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Autore: JosephineStories    26/05/2018    1 recensioni
La vita di Amy Davies scorre tranquilla: tra studio, amici e lavoro sembra non avere problemi.
Eppure le sue notti sono tormentate da un incubo, che col passare del tempo diventa sempre più reale.
Un incubo dagli occhi di ghiaccio.
Quegli occhi saranno la sua rovina o la sua salvezza?
Presto si renderà conto che non si può fuggire da ciò che la perseguita...
Copyright © 2015, Josephine-C
Questa opera letteraria è coperta da diritto d'autore e, in rif. alla Legge 22 Aprile 1941, n. 633 ogni tentativo di plagio,
in questo e altri luoghi, è punibile a norma di legge e pertanto verrà segnalato alle autorità competenti.
La parziale o totale copia del contenuto è punibile penalmente.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
Capitoli:
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Quella parola, quell'unico grido disperato, spezza il silenzio del mattino già turbato dallo sparo e soprattutto spezza il mio cuore.

Vedo Corinne cadere in ginocchio davanti a me, poi sento il tonfo delle sue spalle sul duro pavimento.
Per un momento resto lì paralizzata, quasi non riesco a comprendere la scena che ho di fronte e la macchia scarlatta che si sta allargando sotto di lei.
Subito mi avvicino, inginocchiandomi al suo fianco e incredibilmente lei mi sorride, avvicinando debolmente una mano al mio viso.

-Do... dovevano spararmi, per sentire quella parola uscire dalla tua b... bocca- sussurra con un filo di voce.

Sento le lacrime farsi strada sul mio viso e la paura attanagliarmi. Soprattutto sento il senso di colpa stringermi come una morsa; sono stata ingiusta con lei.

Le accarezzo i capelli. -Sh...ti prego non parlare. Non affaticarti, chiamerò qualcuno...- mi guardo intorno frenetica, urlando con tutta la voce che mi resta.

-Aiden!! David!! Aiuto! Vi prego, aiutatemi!!-

Lei mi stringe la mano, per richiamare la mia attenzione: il viso è stanco e quegli occhi, così simili ai miei, sembrano perdere lentamente la loro luce.

-È tardi, bambina mia. Ma prima, devi sapere la verità, devo... d...devo darti...- cerca di parlare, nonostante l'immensa fatica che le costa -la mia borsa... prendila. D... devo dirti...- viene interrotta da un fortissimo colpo di tosse, che le scuote il petto violentemente e vedo un rivolo di sangue uscire dalla sua bocca.

Una parte di me sa benissimo che non ce la farà... che quella ferita al petto è mortale, ma l'altra si aggrappa disperatamente alla speranza.

-No! No ti prego, non parlare. Qualcuno tra poco verrà ad aiutarti! Resta con me, coraggio. Aiden!! Jess!! Maledizione, dove siete?!- provo a tamponare la ferita con le mani, ma non serve a nulla: il sangue esce copioso e Corinne inizia a respirare sempre più debolmente.

-T... tutto quello che ho fatto, è stato per proteggerti. Ti voglio bene, piccola mia- sussurra.

-Mi dispiace tanto! Perdonami- singhiozzo e lei mi sorride debolmente, poi distoglie improvvisamente lo sguardo da me e lo indirizza alle mie spalle; sembra che qualcosa abbia attirato la sua attenzione.

Il suo viso si illumina, come se avesse visto la cosa più bella del mondo. Vedo trasparire un amore sconfinato dai suoi occhi, riconosco quello sguardo che spesso dedicava a me e che io non capivo.

-C... Cristopher- biascica meravigliata.

Il mio cuore manca di un battito. Non è possibile, lui è morto.

Mi volto di scatto, ma non c'è nessuno dietro di me.

Quando riporto lo sguardo su Corinne, i suoi occhi sono chiusi e ha un sorriso stampato sul volto. Il suo petto ha smesso di alzarsi e abbassarsi: è immobile e pallida.

-No!!- cerco di scuoterla, di tamponare la ferita ancora più forte, faccio qualunque cosa affinché si riprenda.

-Amy ma che...- sento la voce di Aiden alle mie spalle che si gela, dopo aver messo a fuoco la scena e subito dopo sento un urlo di Jess.

Aiden si precipita accanto a me, vedo il dolore riflesso nei suoi occhi mentre  guarda i miei frenetici e disperati tentativi di salvarla.

Poi cerca di bloccarmi per le spalle. -Amy... Piccola, è andata via. Non c'è più nulla che tu possa fare.-

La mia testa non riesce a elaborare ciò che sta cercando di dirmi, non posso accettare che qualcun altro sia morto per colpa mia.

-No, dobbiamo aiutarla! Chiama un'ambulanza Aiden!! È soltanto svenuta, respirerà vedrete... è solo svenuta. Non è morta, non può essere morta- continuo con un massaggio cardiaco, imparato a una lezione di primo soccorso qualche anno prima.

Vedo Jess stringersi tremante al petto di Aiden ed entrambi guardarmi con quell'espressione... quella che tutti mi dedicavano dopo la morte di mio padre: compassione.

Corinne continua a restare immobile di fronte ai miei disperati e caparbi tentativi, mentre la mia vista è talmente appannata dalle lacrime, che vedo soltanto il rosso del suo sangue sulle mie mani.
Non sta succedendo davvero, non possono aver fatto questo.

"Tutto ciò che ho fatto è stato per proteggerti"

Mi ha sempre ripetuto questa frase, ogni volta che ci siamo incontrate ed è vero: questo ha cercato di fare. Perché io invece non riesco a proteggere le persone che amo?

-Amy, ti prego, basta. Smettila. Non c'è più nulla da fare, ti stai facendo solo del male- sussurra Jess tra le lacrime; mentre sento Aiden chiamare la Sicurezza dello Stato.

Poi qualcuno mi cinge i fianchi e mi tira via con forza.

-No!! Devo aiutarla! Voi non capite! Io devo... devo...- la mia voce si spezza e sento che le gambe non mi sorreggono.

Lui mi tiene ancora più forte, voltandomi, il suo viso mostra tutto il dolore che sta provando. Non so nemmeno quando è arrivato...

-Amy, so che fa male, ma devi lasciarla andare. Lasciala andare- sussurra David al mio orecchio, con la sua voce profonda e rassicurante, stringendomi a sé.

-Perché?! Perché sta succedendo tutto questo?!- urlo, battendo i pugni sul suo petto.

Sento le lacrime e la disperazione impossessarsi di me e quell'orribile sparo, rimbomba nella mia testa in continuazione.

-Troveremo i responsabili, te lo giuro. Troveremo chi ti sta facendo questo- la sua voce è fredda e minacciosa.
Quando ha quel tono furioso, non puoi far altro che credergli e temere per coloro a cui è indirizzato. So che David è anche questo...

Prende il mio volto tra le sue mani. -Cos'è successo?! Chi è stato?- domanda.

-N... non lo so. Ha detto di aver scoperto la verità, stava per rivelarmela quando...- Improvvisamente mi tornano alla mente le sue parole -la sua borsa! Ha detto che voleva darmi qualcosa.-

Cerco confusamente intorno a noi, mentre le lacrime continuano a scivolare incessanti sul mio volto e vedo una piccola borsa accanto all'ingresso.

La stringo a me e non ho il coraggio di voltarmi, di guardare il suo corpo. Mi domando quante cose orribili possano accadere a una persona, prima che crolli del tutto.
David mi riporta all'interno della tenuta, non appena sentiamo le auto della Sicurezza sfrecciare verso l'edificio. Mi accompagna al bagno posto al primo piano, per aiutarmi a lavare via il sangue che imbratta le mie mani.
Il sangue di Corinne... di mia madre... il mio sangue.
Mi lascia un attimo sola, andando in camera a riporre la borsa al sicuro. Non la consegneremo alle autorità.

Mentre guardo quel liquido abbandonare le mie mani, il mio sguardo è quasi assente ma migliaia di pensieri aleggiano nella mia testa.

Tutte le persone legate a me e che amo stanno morendo ed è colpa mia.
Se avessi ascoltato Corinne fin dall'inizio, tutto questo non sarebbe accaduto; se fossi tornata a Baia del Sole quando me l'aveva chiesto, adesso mia madre sarebbe viva e anche lei.
Sono stata così stupida, testarda come al solito. La cosa che fa più male, è che sono stata egoista: tutto quello che è successo, è nato dalla mia voglia di scoprire la verità.
Se avessi conosciuto il prezzo di questo mio desiderio, mai l'avrei cercata.
Non posso fare a meno di assillarmi con una domanda, torturarmi quasi con lo stesso dubbio: chi sarà il prossimo? Jess? Aiden? David? Non posso permetterlo.

Io devo andare in fondo a questa storia, scoprire ciò che lega me e Anita. Non posso farne a meno, ma nessun altro pagherà al mio posto. Loro devono stare lontani da me, non posso permettermi di perdere un'altra persona che amo, non credo riuscirei a sopravvivere. Per quanto provi un dolore indicibile solo a pensarci, devo farli andare via, tutti.

Il rumore della porta interrompe i miei pensieri. David si avvicina cautamente a me.

-Un agente della Sicurezza vuole parlarti. Ho insistito affinché attendesse domani, ma nemmeno io sono stato in grado di posticipare tutto. La comparsa di Corinne dopo così tanti anni, il fatto che avevi dichiarato di non averla mai più vista, hanno creato dei sospetti. Sta' attenta a ciò che dici- mi accarezza il viso con aria seria.

Mi allontano immediatamente da lui, come se il suo tocco mi avesse scottata. Anche se resta perplesso dalla mia reazione, non gli dà peso.

Ci avviamo nella sala da pranzo grande e noto Nora con le lacrime agli occhi, seduta di fronte a un uomo vestito di nero: deve essere l'agente.

Ripeto per filo e per segno quanto è successo e
ciò che ho raccontato il giorno in cui ho rivendicato il mio nome, mentendo su tutto quello che riguarda i precedenti incontri con Corinne e Nora fa lo stesso.

Questa è una faccenda che dovrò sbrigare da sola, non posso certo raccontare dei miei incubi o del perché Corinne mi ha abbandonata; mi prenderebbero per pazza.
Prima di lasciarmi andare, l'agente mi assicura che dopo le dovute indagini, il corpo mi verrà restituito per i funerali.
Il corpo? È questo ciò che resta della donna che mi ha messa al mondo? Non voglio sentire altro, non posso.

Mi alzo subito e corro via. David mi segue, nel frattempo anche Jess e Aiden vengono interrogati.

Chiudo la porta alle mie spalle e fisso la borsa di Corinne adagiata sul mio letto, mentre mi siedo.

Adesso so cosa devo fare.

-Mi dispiace di non avertelo potuto evitare, vedrai che adesso non ti disturberanno più. Non permetterò a nessuno di entrare- mi rassicura David, sedendosi accanto a me.

Allunga una mano, cercando di stringere la mia che subito ritraggo. Soffoco la dolorosa sensazione del mio corpo, che invece implora e brama il suo tocco, più di ogni altra cosa.

-Parlami, Amy, devi sfogarti. Devo permettere agli altri di starti vicino, non puoi affrontare tutto questo da sola- la sua voce dolce mi fa sentire ancora più male.

Sono parole che mi ha ripetuto spesso in questi giorni...

Prendo tutto il coraggio che ho, tutta la forza che mi resta, preparandomi mentalmente a ciò che sto per fare. È necessario, mai più metterò il mio egoismo davanti a tutto il resto.

-Voglio che tu te ne vada- dico con voce fredda, non lasciando trasparire emozioni.

Quelle parole suonano aliene e terribili alle mie orecchie, vorrei rimangiarmele ma non posso; sono necessarie.
Lui resta per un momento in silenzio, poi sbuffa, ponendosi di fronte a me. Io invece non ho il coraggio di guardarlo.

-Sei sconvolta. Non andrò da nessuna parte, non ti lascerò sola a torturarti.-

Sembra così sicuro, finalmente si è aperto a me e io dovrò ripagarlo con un rifiuto. Perdonami, ti prego, vorrei dirgli.

Devo essere più diretta. -Non hai capito, David, io non voglio che tu stia con me. Non ti voglio vicino, devi andartene!- mi alzo, allontanandomi da lui e dandogli le spalle.

Sembra inizialmente sorpreso dalle mie parole, come se lentamente ne stesse mettendo a fuoco il significato. Tuttavia è ancora scettico, glielo si legge in faccia.

Si avvicina ma io mi allontano. So già che basterebbe un suo tocco, un suo bacio, per farmi crollare.

-Non capisco... cos'è cambiato? Sei solo confusa.-

Sento qualcosa nella sua voce, una sorta di paura che sta cercando di nascondermi.

-Tutto è cambiato e non sono mai stata più lucida. Non vedi cosa sta succedendo?- rispondo nervosa.

Lui si passa una mano tra i capelli. -Lo possiamo affrontare insieme. È insieme che possiamo andare avanti! Tutto quello che ci siamo detti ieri, l'hai dimenticato?- 

A questo punto capisco che così non lo convincerò...

Devo ferirlo.

È troppo testardo per rinunciare. Devo dirgli qualcosa che gli spezzi il cuore, che faccia rialzare di nuovo le sue difese. Quelle difese che tanto faticosamente ho fatto crollare.

Lascio che il mio viso assuma una maschera fredda e impassibile. -Non c'è nessun noi. Io non ho intenzione di continuare a stare con te- adesso lo guardo negli occhi, per fargli capire che non sto mentendo, che non è un momento dovuto al fatto che sono sconvolta... per convincerlo che credo in ciò che sto dicendo.

-Chi mi dice che non sia colpa tua? Che tutto questo non sta succedendo perché stiamo insieme?! Davvero credi che potrei mai amare, colui che ha lo stesso aspetto dell'uomo che mi aggredisce nei miei incubi?!- urlo sprezzante.

Lui si irrigidisce visibilmente: le mie parole l'hanno colpito come uno schiaffo in pieno viso.

Deglutisce in difficoltà -sai bene che non ti farei mai del male... - riesce a bisbigliare dopo qualche secondo.

Per essere convincente, so di dover far leva sulle sue paure e so anche che non me lo perdonerà mai.

-Adesso, ma chi può assicurarmi che non me ne farai in futuro? Chi mi assicura che non impazzirai come Frederick?! In fondo sei un suo discendente, per quanto cerchiamo stupidamente di ignorarlo. Corinne mi aveva avvisata di starti lontana, io non l'ho ascoltata e ora lei è morta! Farò come mi ha sempre detto. So solo la metà delle cose orribili che hai fatto, David Van Dalen, e mi disgustano. Nemmeno voglio sapere o oso immaginare il resto!-

Lo vedo sgranare gli occhi, per la durezza insita nelle mie parole.

È straziante fargli questo. -Credi che io non pensi continuamente a ciò che hai fatto a Sue?! Chi mi garantisce che non sarò la prossima? Mi dispiace, ma il gioco non vale la candela. Credi davvero che una come me, possa stare con uno come te?- cerco di mettere tutto il disprezzo possibile nella mia voce.

Ho racchiuso in queste parole tutte le sue paure e insicurezze... ora crederà che l'ho sempre preso in giro. È per il tuo bene.

Mi fissa incredulo, come se avesse visto un fantasma, come se per un momento non volesse credere a ciò che ha sentito.
Poi vedo il suo sguardo cambiare, in qualcosa di dolorosamente familiare: la sua postura è rigida e i suoi occhi mi fissano in maniera diversa, sono distanti e freddi come la prima volta che ci siamo visti.

Lentamente sta elaborando il senso delle mie parole e vedo quella dolorosa consapevolezza farsi strada sul suo viso. Vorrei correre verso di lui, stringerlo tra le mie braccia e implorarlo di perdonarmi; invece tengo i piedi ben piantati a terra, preparandomi a ciò che mi dirà, al dolore che mi causerà con le sue parole e con i suoi gesti.
Perché se c'è una cosa che ho imparato di David Van Dalen è che quando lo ferisci, lui ti ferirà il doppio. Sappiamo entrambi chi dei due è stronzo per natura.

Si avvicina minacciosamente a me, ormai è a un centimetro dal mio viso.

-Spero che ti sia divertita in questi giorni a prenderti gioco di me, con tutte quelle cazzate. Avevi solo bisogno di qualcuno che ti aiutasse nelle tue ricerche- la sua voce è misurata e gelida, le sue lame d'argento puntano nei miei occhi trafiggendomi. -Anche io dovevo ascoltare gli altri. Togliermi lo sfizio, scoparti la prima sera che ti ho vista e tornare alla mia vita. Se penso a quanti giorni ho sprecato con te e tutte le tue stronzate! Non sai quanto mi penta di non averlo fatto. Ma non preoccuparti, ragazzina, posso assicurarti che imparo sempre dai miei errori- mi guarda con disprezzo, convinto che l'abbia preso in giro e che gli abbia sempre mentito.

Il suo sguardo, le sue parole, si accumulano a ciò che è successo oggi e mi straziano l'anima. Come affronterò tutto questo?

Si volta e va via su tutte le furie, sbattendo la porta. Per quanto mi aspettassi una reazione del genere, fa male e tanto.

Corro anche io verso la porta, stringendo la maniglia e impongo a me stessa di non aprirla e corrergli dietro.
Torna da me, ti prego, vorrei urlare.
Invece resto in silenzio, mordendomi l'interno della guancia fino a farlo sanguinare.
Scivolo lentamente sul pavimento, strusciando le spalle lungo la superficie della porta. Conosco quello sguardo: cercherà di non pensare, di dimostrare a se stesso che non conto nulla... magari tornando alle sue vecchie abitudini.
Andrà da Valerie? Da Margaret? Non ho nemmeno il diritto di essere gelosa.
Se per proteggerlo deve credere che lo disprezzi, così sia.

Soltanto ora, in questo preciso istante capisco Corinne: per tenere David al sicuro ho dovuto ferirlo, abbandonarlo.
L'amore verso qualcuno ti spinge a mettere l'altra persona al primo posto. Perché l'amore, quello vero, non è mai egoista. Lei mi amava così tanto che per proteggermi ha rinunciato a me, sua figlia; avrei voluto capire prima, avrei voluto avere la possibilità di conoscerla e volerle bene come a una madre.

Sento bussare alla porta e dalle voci capisco che devono essere Jess e Aiden.
Per quanto dolore mi causi devo continuare, ora tocca ai miei amici andare via, tornare al sicuro.

Quando entrano mi fissano sospettosi.

-Cosa diavolo hai fatto al pallone gonfiato? È uscito come una furia. Non che questo mi dispiaccia, sia chiaro- dice Aiden, sedendosi accanto a me e Jess fa lo stesso, guardandomi curiosa.
Anche se cercano di mascherarlo, vedo quanto in realtà sono scossi e preoccupati per ciò che è successo.

Faccio un bel respiro per calmarmi, prima di parlare. Vi proteggerò.

-Dovete andare via, domani stesso. Voglio restare sola- continuo ad avere un tono distaccato.

Jess sgrana gli occhi spiazzata. -È questo che hai detto a David? Credi davvero che ti lasceremmo qui?- domanda incredula.

-Non ve lo sto chiedendo. Tornerete a casa, non ho intenzione di ospitarvi ulteriormente alla tenuta- sto cominciando a odiarmi. Lo fai per il loro bene, mi ripeto.

Sembra ferita dalle mie parole. -Io non capisco, non puoi affrontare tutto da sola. Non possiamo lasciarti qui, Amy, ragiona!- è in totale confusione.

-Starò benissimo. Non amavate l'isola? Capisco che l'idea di vivere in questo posto, serviti e riveriti, possa allettarvi ma dovrete rinunciarci.-

La mia migliore amica a queste parole ammutolisce; non si aspettava certo che li accusassi di una cosa del genere...

Aiden, che fin ora era rimasto in silenzio, sentendomi discutere così con Jess, mi guarda in cagnesco.

Poi si alza e si pone di fronte a me, incrociando le braccia al petto. -Amèlie Davies, chi credi di imbrogliare?- sbotta infuriato.

Lo fisso sorpresa. -Non so di cosa tu stia parlando. Voglio solo starmene da sola, se non è chiedere troppo- cerco di mantenere un tono freddo.

Aiden continua a guardarmi minacciosamente. -Voglio sapere immediatamente cos'hai in mente e non continuare con queste cazzate, perché con me non attacca! Potrai ingannare il pallone gonfiato, ma non me che ti conosco meglio delle mie tasche!-

Non si è bevuto minimamente nemmeno una delle mie parole...
Sospiro abbattuta, dovevo immaginare che Aiden si accorgesse dei miei propositi... mi conosce troppo bene.

-Voglio tenervi al sicuro. Stare accanto a me in questo momento è il modo migliore per morire e non lo permetterò- confesso, guardando i luminosi occhi verdi del mio migliore amico.

Lui sbuffa, scuotendo la testa con disapprovazione, come se avessi detto la cosa più folle che abbia mai sentito.

Anche Jess si pone di fronte a me e il suo sguardo non promette nulla di buono. -Quindi il tuo brillante piano qual è? Restare da sola qui? Allontanare tutti quelli che ti amano? E se qualcuno dovesse aggredirti? Cosa farai, sentiamo, gli lancerai contro qualche disegno dal tuo album?!- urla, fuori di sé dalla rabbia.

-La cosa più grave è che credevi davvero che saremmo andati via! Non vuoi ospitarci? Perfetto! Torneremo alla pensione!- aggiunge offesa.

Non credo di averla mai vista così arrabbiata. Mi sento tremendamente in colpa ma non me ne pento.

Aiden si volta verso di lei, accarezzandole il viso. -Calmati, Jessica, non lasceremo Amy da sola. Per quanto a volte sia stupida, è pur sempre la nostra migliore amica e dobbiamo accettarla così com'è- la rassicura, incenerendomi con lo sguardo e facendomi ammutolire.

Quando mi guarda così mi fa sentire piccolissima, sembra davvero un fratello maggiore. Direi che decisamente non sono riuscita a convincerli.

-Non oso immaginare cosa avrai detto a quel povero ragazzo! Lo avviso subito- Jess prende il cellulare preoccupata.

Sgrano gli occhi allarmata e la blocco -no! David starà meglio lontano da me, questa storia coinvolge anche lui. È stata la mia presenza a procurargli quei sogni, devo tenerlo al sicuro.-

-Deve essere lui a decidere. Tu non dici nulla?- chiede a Aiden che resta in silenzio. -Il fatto che David non ti piace non deve influenzarti, Aiden!- lo rimprovera.

-Questa è una decisione che spetta ad Amy- ha uno sguardo strano mentre pronuncia quelle parole.

Jess sbuffa, alzando gli occhi al cielo.

Dopo avermi fatto una lavata di testa infinita ed essersi assicurati che stessi bene, mi lasciano sola.

Più tardi, altri membri della Sicurezza verranno a interrogarci. Per adesso devo riflettere e cercare di dimenticare la scena che ho davanti agli occhi.

Mi volto guardando il letto e scorgo la borsa di Corinne.
Per un momento ho paura di scoprire cosa contiene; non vorrei dover affrontare altre questioni dolorose per adesso.
Tuttavia la curiosità vince la paura e decido di aprirla: l'unica cosa che contiene è un libro, il libro che rubai quel giorno, proprio in questa casa.

Il suo titolo ancora mi sorprende e incuriosisce.

"I CUSTODI"

"devo dirti la verità" ricordo le sue ultime parole.

Cosa c'entra la verità con un vecchio libro di strane leggende?
Mi avvicino alla scrivania per sfogliarlo; almeno mi distrarrà da tutto questo e dalla dolorosa mancanza di David, dall'immagine di Corinne distesa immobile...

Quando lo apro, l'illustrazione iniziale mi sconvolge. Perché ora ne sono sicura: quello è l'amuleto di Anita.
La pietra rossa, la frase scritta sotto l'illustrazione... sono i miei sogni che piombano nella realtà.

"L'amuleto prima della vita stessa

Questa non è una frase qualunque: ricordo il sogno dell'ultima volta, il giuramento e questa stessa frase ripetuta da tutte quelle persone.

Chi diamine eri Anita Amalia Deveraux? Cosa nascondeva la tua famiglia? Cosa nascondevi tu?

Rileggo la prima parte della storia, ricominciando a tradurre con non poca difficoltà la lingua antica, in cui il testo è scritto.

"Il nostro pianeta, tutto ciò da noi conosciuto, è dominato da energia.
Taluni tendono a chiamarla fortuna o sfortuna, altri ancora bene e male.
Coloro dotati di fervida fantasia e immaginazione la chiamano magia.
In realtà, ciò che è del tutto passato inosservato alla maggior parte degli uomini, è che il nostro mondo, così come lo conosciamo, si trova sotto il dominio di quelli che chiamiamo Flussi.
Essi, sia positivi che negativi, mantengono l'equilibrio e convergono sulla nostra Terra grazie a dei Tramiti, posizionati dalla natura in punti strategici e del tutto non casuali.

Come tutto ciò sia possibile, sfugge all'umana comprensione.

Tale equilibro, delicato da mantenere, è vitale per far sì che il mondo resti sempre lo stesso e non muti nel peggiore dei modi.

Tutto ciò è rimasto celato all'uomo per secoli.

Tuttavia, come abbiamo avuto modo di constatare, ciò che sfugge all'intuizione di molti, non passa inosservato all'arguzia di pochi. Così, un gruppo di sventurati diede inizio alla ricerca di tali luoghi, con l'intento di appropriarsi e godere dei benefici che i Flussi Positivi possono donare, tenendo il massimo riserbo, invece e per fortuna, sulla posizione di convergenza dei flussi negativi."

Più leggo e più strane sensazioni e confuse reminiscenze si fanno largo nella mia testa. In particolare un'immagine si fa strada tra i miei ricordi e sento cambiare qualcosa intorno a me.

La stanza è nella penombra, illuminata leggermente delle candele; la conosco bene, visto che è quella di Anita.
I miei capelli sono sciolti in morbide onde sulle spalle e sono seduta allo scrittoio. Leggo questo stesso libro, stringendo l'amuleto tra le mie mani. Non è la prima volta che mi dedico a questa lettura.

"Una buona Custode deve conoscere la propria storia" ripete sempre mio padre.

Quando torno alla realtà sono sorpresa e impaurita: mai i ricordi di Anita erano stati così espliciti.
Faccio un bel respiro, preparandomi a leggere il resto. Sto seriamente cominciando a pensare che questa leggenda c'entri parecchio con i segreti che Corinne cercava di nascondermi.

"Trovati i tre luoghi di convergenza, senza alcuna remora essi si appropriarono dei Tramiti, incastonandoli in amuleti e sfruttandone l'immenso e pericoloso potere. Mai errore fu più grande, mai conseguenze furono più funeste di quelle causate da chi sfrutta la natura; da chi si appropria di ciò che dovrebbe restare celato.
Più i tre uomini si arricchivano, più si circondavano della benevolenza dei Flussi Positivi, più intorno a loro caos e disperazione si diffondevano come terribile pestilenza.
Resisi conto dell'aberrazione commessa, cercarono di porvi rimedio, riponendo i Tramiti al loro posto: nulla cambiò, i mali del mondo si abbatterono sulla Terra e i Flussi Negativi presero il sopravvento su quelli positivi.
Ormai convinti che le deplorevoli azioni da loro compiute, avrebbero portato l'umanità all'estinzione, si riunirono in preghiera. Fu un'implorazione alla natura stessa, perché avesse pietà delle loro sventurate anime e di quelle di tutta l'umanità, ormai corrotta.
L'unione dei tre amuleti, la convergenza dei tre Tramiti, scatenò un evento impensabile: riavvolse il filo degli eventi.
Con la consapevolezza del futuro, i tre uomini furono rimandati nel passato, nell'istante esatto in cui si impadronirono dei Tramiti, ma prima che ne sfruttassero i benefici per infimi scopi.

Decisero così di sfruttare la loro seconda possibilità al meglio.
I Tramiti infatti, entrati in contatto con gli uomini, non potevano più essere riposti: avevano sviluppato una connessione e lealtà nei confronti dei nuovi padroni. Li proteggevano, li cercavano e privilegiavano.
Così, saggiamente, i tre decisero di insediarsi nei luoghi di convergenza e di stabilire in ognuno di questi la propria dimora, cosicché l'equilibrio recuperato mai sarebbe stato alterato, perché loro stessi lo avrebbero custodito.
Con il tempo, i tre Custodi, svilupparono la capacità di resistere ai Flussi benefici degli amuleti e di indirizzarli alla Terra. Insieme agli amuleti divennero essi stessi dei Tramiti: protetti dalle pietre, immuni alla corruzione a cui può indurre tanto potere.
E divennero immuni i loro figli e i figli dei loro figli. Ogni primogenito, discendete dai tre, divenne un custode.

Il loro compito sempre sarà custodire l'equilibrio, proteggere l'amuleto ad ogni costo, subordinati ad un unica legge:

"l'amuleto prima della vita stessa".

Una consapevolezza inizia a investirmi: è come se avessi letto questa storia un milione di volte.

Non può essere! Non può essere vero! È una follia. È questo che Anita nascondeva? Questo è il mistero legato ai Deveraux? Chiudo il libro di scatto.
Non voglio leggere altro, non posso leggere altro.

Quella storia ha solleticato qualcosa tra i miei ricordi: è come se sentissi un richiamo, ricordi che cercano di farsi strada nel buio senza successo...

Ripongo il libro nella borsa di Corinne e poi sento il bisogno di uscire. Non so dove sto andando, è il mio istinto a guidarmi.
Strani sussurri e immagini di un tempo ormai andato, mi travolgono. Non riesco a dargli un ordine o un senso... sono solo spaventata e confusa.

Scendo le scale e arrivo alle porte dello studio. Sento la confusione all'esterno: i membri della sicurezza devono essere ancora fuori.
Entro nello studio e mi guardo intorno, devo fare qualcosa ma non so esattamente cosa, le mie azioni sono quasi automatiche.

Sposto la libreria e noto una vecchia porta.
Come facevo a sapere dov'era? Quella storia ha fatto scattare qualcosa in me... una sorta di interruttore che sta sbloccando tutto il resto.

Inizio a spingerla con tutte le mie forze, finché dopo numerosi sforzi riesco a spostarla.

Un corridoio buio si apre dinanzi a me, facendomi luce con il cellulare decido di attraversarlo. Sono già stata qui, nel mio sogno. Terminato il corridoio noto il pavimento di pietra e la sala dall'architettura medioevale.

Incredibile, essere qui è così strano...
Sono ripiombata nei ricordi di Anita o sono i suoi ricordi a essersi impossessati della realtà?
Spingo l'enorme porta, già sapendo cosa mi ritroverò davanti: il grande tavolo è lì, al centro.

Quindi era tutto vero?

Continuo a guardarmi intorno spaesata, finché una teca cattura la mia attenzione.
Sotto il vetro trasparente c'è una pergamena, ricordo le mani di Anita rompere il sigillo e leggere quella frase ad alta voce:

"Orietur in tenebris lux tua"

Era la sua profezia, ricordo che nel mio sogno fu descritta così la pergamena. È la stessa frase che c'è sulla sua tomba "nascerà in mezzo all'oscurità la tua luce".

Non ci sono dubbi: tutti i ricordi che ho rivissuto erano veri. Quindi anche la storia di quel libro deve esserlo... tutto combacia alla perfezione.

Può sembrare una follia, ma tra tutto ciò che ho vissuto da quando sono arrivata in questo luogo, cosa sembra normale?

Migliaia di domande affollano la mia mente. La più importante è dove si trova quel dannato amuleto? Come ha potuto Anita uccidersi, lasciarlo incustodito, se questo era il suo compito? Ha messo a rischio l'intera umanità se quella storia è tutta vera.

"L'amuleto prima della vita stessa".

Ha infranto l'unica legge che doveva rispettare.

Esploro ancora la sala: le mura sono adornate con arazzi dall'aria preziosa e armi, vecchie spade e pugnali di varie misure, uno in particolare attira la mia attenzione.
Lo conosco bene: è il pugnale che tormenta i miei sogni.

Prendo coraggio e lo sfioro con dita tremanti.

Un dolore fortissimo mi colpisce al ventre, mozzandomi il respiro. Mi piego in due, boccheggiando e facendo cadere il cellulare mentre crollo, annegando nel buio.

   
 
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