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Autore: Abby_da_Edoras    26/05/2018    3 recensioni
Questa è una storia in due parti legata alla mia versione AU della quarta stagione: Tristan ha salvato Elijah dal malvagio influsso di Inadu, ma questa volta è lui a soffrire per le malvagie arti magiche della strega. Elijah, con l'aiuto di Madame Angéle, riuscirà a liberarlo, ma Inadu non accetterà la sconfitta e pianificherà una vendetta terribile contro entrambi, che saranno destinati a grandi sofferenze.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi, sceneggiatori e produttori di The Originals e a chiunque ne detenga i diritti.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio, Tristan
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Comme un ouragan'
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Waste your time on me (prima parte)

 

I've been waiting a lifetime in anticipation 
I've been waiting for so long 
Fighting frustration 
You came along 
With no explanation 
I'm not leaving without you 
You are my destination 
Waste your time on me 
Watch the hours fly by like they do in dreams 
Waste your time on me 
Both of us can stop tryin' to say the right thing 

(“Waste your time on me”- Elisa ft. Jack Savoretti)

 

Era trascorsa una settimana da quando Elijah era stato attaccato da Inadu e poi salvato con l’intervento di Tristan che lo aveva richiamato a sé.

Elijah non aveva riportato conseguenze permanenti, nonostante l’esperienza straziante che aveva vissuto; al contrario Tristan, da quel giorno, non era stato più lo stesso, anche se cercava di fare in modo che il suo Sire non si accorgesse di niente.

Era accaduto che, quando Tristan si era messo a chiamare Elijah per riportarlo indietro, aveva attirato l’attenzione di Inadu. La malefica strega si trovava ancora nel piano ancestrale, prigioniera degli Antenati, perciò non poteva nuocere fisicamente al giovane Conte. Poteva tuttavia tormentarlo mentre dormiva, come aveva fatto con Elijah riaprendo la porta rossa nella sua mente…

Questa volta, però, si era fatta più subdola e astuta e non causava a Tristan degli incubi come quelli che aveva suscitato nel vampiro Originale: se lo avesse fatto, infatti, entrambi avrebbero capito che era lei ad agire e avrebbero presto trovato il modo di renderla inoffensiva. Così Inadu, mentre Tristan dormiva, si avvicinava a lui nel piano ancestrale e, pian piano, gli sottraeva l’energia vitale, ogni notte un po’ di più.

I primi giorni il Conte De Martel non se ne era nemmeno accorto e aveva attribuito quella leggera stanchezza alla preoccupazione e all’angoscia provate al pensiero di perdere il suo amante. Eppure quella debolezza non accennava a passare e, anzi, Tristan si sentiva ogni giorno più spossato e fragile e qualsiasi cosa facesse gli procurava una fatica immensa.

Ben presto Elijah si accorse che il suo piccolo Conte non era più quello di prima e iniziò a preoccuparsi seriamente: lo vedeva sempre più pallido, il suo spirito sembrava fiaccato, aveva gli occhi cerchiati di nero e, la notte, si addormentava stremato tra le sue braccia come se perdesse conoscenza. Tuttavia sapeva di non poter esprimere apertamente i suoi dubbi a Tristan che, al suo solito, li avrebbe liquidati con una battuta pungente per sviare il discorso. Decise perciò di tentare una strategia meno diretta.

“Tristan” gli disse quel mattino, mentre facevano colazione, “ricordi la serata che abbiamo trascorso a Marsiglia poco più di un mese fa? La cena e la passeggiata al porto?”

“Certo che la ricordo” replicò Tristan, tenendo gli occhi fissi sul croissant che stava sbocconcellando per non rivelare la luce che gli aveva fatto risplendere il volto al solo ripensarci. Quella serata era stata meravigliosa e sarebbe rimasta per sempre tra i suoi ricordi più felici: lui ed Elijah avevano cenato e passeggiato fuori come una coppia qualsiasi e, alla fine, avevano ballato nell’intima penombra del Vecchio Porto, cullati da una dolce canzone che proveniva da uno dei locali… Come avrebbe mai potuto dimenticare un solo secondo di quella notte incantata?

“Stavo pensando che potremmo farlo ancora, magari stasera o domani. Mi sembra il modo migliore per ringraziarti di avermi salvato dall’incubo in cui Inadu mi aveva fatto precipitare” propose il vampiro Originale.

Tristan alzò gli occhi su di lui, quegli occhi così grandi e azzurri che, però, sembravano aver perduto parte della loro luce.

“Mi piacerebbe molto, magari però… forse sarebbe meglio domani sera e così potremmo prenotare presto, non so, magari verso le sette…” mormorò. L’idea di uscire a cena lo faceva sentire stanco e debole al solo pensiero, ma non avrebbe mai ammesso questa sua fragilità davanti al suo Sire.

Elijah finse di non capire.

“Tristan, non hai ancora capito dopo mille anni che i vampiri non hanno bisogno di dormire? Possiamo andare a cena quando più ci aggrada” ribatté con un sorriso.

Tristan gettò il tovagliolo sul tavolo con un gesto spazientito.

“Devi sempre farmi notare che sono un giovane viziato e che ho voglia di oziare?” sbottò, in una reazione sproporzionata rispetto alla battuta affettuosa del vampiro Originale. “Eppure dovresti sapere bene che è soltanto a causa tua se sento tanto bisogno di riposare, dopo tutto ciò che ho passato nel container!”

Elijah accusò il colpo, ferito. Rimase a guardare il giovane Conte che si alzava da tavola indispettito, senza ribattere, consapevole del fatto che era la pura verità: Tristan sentiva un bisogno di dormire insolito per un vampiro, ma solo da quando aveva vissuto l’agonia che lui stesso gli aveva inflitto.

Un silenzio cupo cadde tra i due, entrambi si rendevano conto di essere nel torto ma erano incapaci di ammettere la verità.

Sembrava assurdo che ci fosse sempre qualcosa che finiva per dividerli e che impediva loro di aprirsi l’uno con l’altro, anche adesso, anche dopo tanto tempo, anche nei momenti in cui avrebbero potuto godere della reciproca compagnia.

Tristan avrebbe voluto allontanarsi dalla sala da pranzo, ma la debolezza unita all’emozione lo vinse, ebbe un capogiro e vacillò. Subito Elijah si precipitò verso di lui e lo accolse tra le braccia prima che il giovane potesse crollare a terra.

“Tristan, ti senti male?”

L’accento di affettuosa e sincera preoccupazione nella voce di Elijah fu ciò che mandò in pezzi la fragile armatura del Conte De Martel: quella sollecitudine che aveva desiderato per secoli, che aveva visto rivolta alla famiglia, perfino ad Hayley, adesso era tutta per lui. Il suo Sire non si limitava a volerlo e a provare attrazione per lui, lo amava davvero con tutto il suo essere, si angosciava nel vederlo sofferente così come aveva sempre fatto con i suoi fratelli e sorelle…

Questo bastò a infrangere la maschera di Tristan che si aggrappò convulsamente al suo uomo e scoppiò in un pianto disperato che rivelava la sua paura; non si era mai sentito così debole, non ne capiva il motivo e questo lo terrorizzava.

“Sono stanco” mormorò tra le lacrime, “mi sento sfinito ogni giorno di più, anche se non faccio niente… non mi sento riposato nemmeno dopo aver dormito tutta la notte, io non so cosa mi stia succedendo, non mi era mai capitata una cosa del genere, io…”

Elijah lo avvolse in un abbraccio, cercando di infondergli la sua forza e il suo calore, spaventato anche lui dallo strano malessere che tormentava il suo piccolo Conte.

“Forse è colpa mia, forse hai impiegato troppe energie per riportarmi indietro” gli disse, con la bocca tra i suoi capelli e il cuore a pezzi al pensiero di essere, ancora una volta, la causa delle sofferenze del suo amante. “Devi riprendere le forze, riposare di più e magari nutrirti, posso procurarti delle sacche di sangue fresco, penserò io a tutto, non temere, Tristan, non sei solo. Ci sono io. Questa volta, almeno, sono con te…”

La vertigine non era passata, ma tra le braccia del suo Sire e circondato dal suo affetto e dalla sua premura Tristan non aveva più paura. Se anche fosse morto in quel momento, sarebbe morto felice stretto all’uomo che amava da mille anni…

In quell’istante, all’improvviso, squillò il telefono.

Elijah avrebbe voluto ignorare quel rumore fastidioso, quell’importuno che si permetteva di disturbarli in una situazione simile, ma fu Tristan a insistere perché rispondesse.

“Potrebbe essere importante” disse, a fatica. “Adesso mi sento meglio, aiutami a distendermi sul divano e poi rispondi alla chiamata…”

Elijah accompagnò il Conte fino al divano e lo aiutò a mettersi comodo, poi andò all’apparecchio per rispondere. Quando udì la voce di Madame Angéle si sentì sollevato: sapeva che era stata lei a rivelare a Tristan quello che doveva fare per salvarlo da Inadu e, chissà, forse avrebbe trovato il modo di guarire il suo giovane amante dalla prostrazione che lo tormentava.

Monsieur Mikaelson, sono lieta di sentire che sta bene” esordì la Reggente delle streghe di Marsiglia. “Ho chiamato per annunciarvi che, finalmente, la mia amica italiana ha ritrovato il diario della sua antenata, con le formule che furono usate per sconfiggere lo spirito malvagio che si era incarnato nella Bàthory. Arriverà domani a Marsiglia e potremo organizzare un incontro…”

“Mi fa piacere saperlo, Madame Angéle” la interruppe Elijah. In quel momento nemmeno la possibilità di eliminare Inadu sembrava toccarlo, tutto ciò che lo preoccupava era la salute di Tristan. “Tuttavia c’è qualcosa di più urgente e credo che non sia una coincidenza che lei mi abbia chiamato proprio ora: il Conte De Martel soffre di un malessere che lo indebolisce e forse lei potrebbe aiutarlo, così come ha fatto con me.”

“Sarò da voi tra un’ora al massimo” rispose subito Madame Angéle, che aveva sviluppato una sincera simpatia per Tristan.

Tranquillizzato, Elijah chiuse la comunicazione e si diresse verso il divano sul quale giaceva Tristan, per sedersi accanto a lui e informarlo di ciò che aveva detto la strega.

Madame Angéle giunse alla villa poco più di mezz’ora dopo e le bastò entrare nel salone dove si trovavano Elijah e Tristan per rendersi conto della situazione: il malvagio influsso di Inadu la colpì come un odore sgradevole.

“Avverto la forte presenza di Inadu” disse la strega, aggrottando le sopracciglia. “Sono certa che sia lei a tormentare Monsieur De Martel.”

“Ma non è possibile” reagì Tristan, turbato. “Io non ho mai avuto incubi e non sento il suo influsso. Quella creatura indegna non oserebbe mai avvicinarmi tanto!”

Monsieur De Martel, lei è il custode di una delle sue ossa” replicò Madame Angéle in tono grave, “pertanto Inadu può entrare in contatto con la parte più intima di lei senza farsene accorgere. Le sta risucchiando le energie, immagino per vendicarsi di averle impedito di colpire Monsieur Mikaelson e per averla sfidata ancora una volta. E’ un essere malvagio e crudele e non accetta che qualcuno la ostacoli.”

“Se è così, che cosa possiamo fare per fermarla?” intervenne Elijah.

Non si poneva il problema di come Inadu avesse fatto a raggiungere Tristan, ciò che gli premeva veramente era bloccarla prima che potesse distruggerlo.

Monsieur De Martel ha potuto risvegliare lei dall’incubo in cui Inadu l’aveva gettata grazie alla forza del legame che vi unisce” rispose la strega al vampiro Originale, “e lei farà lo stesso per il suo amico.”

“Cosa devo fare?”

Gli occhi di Elijah fiammeggiavano. Era pronto a tutto pur di proteggere il suo piccolo Conte e si sentiva anche in colpa perché Inadu aveva scatenato la sua ira su di lui a causa sua: la malvagia creatura voleva distruggere Elijah, ma era stato Tristan a opporsi a lei e questo l’aveva offesa, spingendola a vendicarsi. Ancora una volta Tristan era costretto a soffrire e stava rischiando persino la vita soltanto perché lo amava e si era esposto per salvarlo.

Fine prima parte

 

 

 

 

   
 
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