Waste your time on me (prima parte)
I've been waiting a lifetime in
anticipation
I've been waiting for
so long
Fighting
frustration
You came along
With no
explanation
I'm not leaving
without you
You are my
destination
Waste your time on
me
Watch the hours fly
by like they do in dreams
Waste your time on
me
Both of us can stop
tryin' to say the right thing
(“Waste your time on me”- Elisa ft. Jack Savoretti)
Era trascorsa una
settimana da quando Elijah era stato attaccato da Inadu e poi salvato con
l’intervento di Tristan che lo aveva richiamato a sé.
Elijah non aveva
riportato conseguenze permanenti, nonostante l’esperienza straziante che aveva
vissuto; al contrario Tristan, da quel giorno, non era stato più lo stesso,
anche se cercava di fare in modo che il suo Sire non si accorgesse di niente.
Era accaduto che,
quando Tristan si era messo a chiamare Elijah per riportarlo indietro, aveva
attirato l’attenzione di Inadu. La malefica strega si trovava ancora nel piano
ancestrale, prigioniera degli Antenati, perciò non poteva nuocere fisicamente
al giovane Conte. Poteva tuttavia tormentarlo mentre dormiva, come aveva fatto
con Elijah riaprendo la porta rossa nella sua mente…
Questa volta, però, si
era fatta più subdola e astuta e non causava a Tristan degli incubi come quelli
che aveva suscitato nel vampiro Originale: se lo avesse fatto, infatti, entrambi
avrebbero capito che era lei ad agire e avrebbero presto trovato il modo di
renderla inoffensiva. Così Inadu, mentre Tristan dormiva, si avvicinava a lui
nel piano ancestrale e, pian piano, gli sottraeva l’energia vitale, ogni notte
un po’ di più.
I primi giorni il
Conte De Martel non se ne era nemmeno accorto e aveva attribuito quella leggera
stanchezza alla preoccupazione e all’angoscia provate al pensiero di perdere il
suo amante. Eppure quella debolezza non accennava a passare e, anzi, Tristan si
sentiva ogni giorno più spossato e fragile e qualsiasi cosa facesse gli
procurava una fatica immensa.
Ben presto Elijah si
accorse che il suo piccolo Conte non era più quello di prima e iniziò a
preoccuparsi seriamente: lo vedeva sempre più pallido, il suo spirito sembrava
fiaccato, aveva gli occhi cerchiati di nero e, la notte, si addormentava
stremato tra le sue braccia come se perdesse conoscenza. Tuttavia sapeva di non
poter esprimere apertamente i suoi dubbi a Tristan che, al suo solito, li
avrebbe liquidati con una battuta pungente per sviare il discorso. Decise
perciò di tentare una strategia meno diretta.
“Tristan” gli disse
quel mattino, mentre facevano colazione, “ricordi la serata che abbiamo
trascorso a Marsiglia poco più di un mese fa? La cena e la passeggiata al
porto?”
“Certo che la ricordo”
replicò Tristan, tenendo gli occhi fissi sul croissant che stava
sbocconcellando per non rivelare la luce che gli aveva fatto risplendere il
volto al solo ripensarci. Quella serata era stata meravigliosa e sarebbe
rimasta per sempre tra i suoi ricordi più felici: lui ed Elijah avevano cenato
e passeggiato fuori come una coppia qualsiasi e, alla fine, avevano ballato
nell’intima penombra del Vecchio Porto, cullati da una dolce canzone che
proveniva da uno dei locali… Come avrebbe mai potuto dimenticare un solo
secondo di quella notte incantata?
“Stavo pensando che
potremmo farlo ancora, magari stasera o domani. Mi sembra il modo migliore per
ringraziarti di avermi salvato dall’incubo in cui Inadu mi aveva fatto
precipitare” propose il vampiro Originale.
Tristan alzò gli occhi
su di lui, quegli occhi così grandi e azzurri che, però, sembravano aver
perduto parte della loro luce.
“Mi piacerebbe molto,
magari però… forse sarebbe meglio domani sera e così potremmo prenotare presto,
non so, magari verso le sette…” mormorò. L’idea di uscire a cena lo faceva
sentire stanco e debole al solo pensiero, ma non avrebbe mai ammesso questa sua
fragilità davanti al suo Sire.
Elijah finse di non
capire.
“Tristan, non hai ancora
capito dopo mille anni che i vampiri non hanno bisogno di dormire? Possiamo
andare a cena quando più ci aggrada” ribatté con un sorriso.
Tristan gettò il
tovagliolo sul tavolo con un gesto spazientito.
“Devi sempre farmi
notare che sono un giovane viziato e che ho voglia di oziare?” sbottò, in una
reazione sproporzionata rispetto alla battuta affettuosa del vampiro Originale.
“Eppure dovresti sapere bene che è soltanto a causa tua se sento tanto bisogno
di riposare, dopo tutto ciò che ho passato nel container!”
Elijah accusò il
colpo, ferito. Rimase a guardare il giovane Conte che si alzava da tavola
indispettito, senza ribattere, consapevole del fatto che era la pura verità:
Tristan sentiva un bisogno di dormire insolito per un vampiro, ma solo da quando
aveva vissuto l’agonia che lui stesso gli aveva inflitto.
Un silenzio cupo cadde
tra i due, entrambi si rendevano conto di essere nel torto ma erano incapaci di
ammettere la verità.
Sembrava assurdo che
ci fosse sempre qualcosa che finiva per dividerli e che impediva loro di
aprirsi l’uno con l’altro, anche adesso, anche dopo tanto tempo, anche nei
momenti in cui avrebbero potuto godere della reciproca compagnia.
Tristan avrebbe voluto
allontanarsi dalla sala da pranzo, ma la debolezza unita all’emozione lo vinse,
ebbe un capogiro e vacillò. Subito Elijah si precipitò verso di lui e lo
accolse tra le braccia prima che il giovane potesse crollare a terra.
“Tristan, ti senti
male?”
L’accento di
affettuosa e sincera preoccupazione nella voce di Elijah fu ciò che mandò in
pezzi la fragile armatura del Conte De Martel: quella sollecitudine che aveva
desiderato per secoli, che aveva visto rivolta alla famiglia, perfino ad
Hayley, adesso era tutta per lui. Il suo Sire non si limitava a volerlo e a
provare attrazione per lui, lo amava davvero con tutto il suo essere, si
angosciava nel vederlo sofferente così come aveva sempre fatto con i suoi
fratelli e sorelle…
Questo bastò a
infrangere la maschera di Tristan che si aggrappò convulsamente al suo uomo e
scoppiò in un pianto disperato che rivelava la sua paura; non si era mai
sentito così debole, non ne capiva il motivo e questo lo terrorizzava.
“Sono stanco” mormorò
tra le lacrime, “mi sento sfinito ogni giorno di più, anche se non faccio
niente… non mi sento riposato nemmeno dopo aver dormito tutta la notte, io non
so cosa mi stia succedendo, non mi era mai capitata una cosa del genere, io…”
Elijah lo avvolse in
un abbraccio, cercando di infondergli la sua forza e il suo calore, spaventato
anche lui dallo strano malessere che tormentava il suo piccolo Conte.
“Forse è colpa mia,
forse hai impiegato troppe energie per riportarmi indietro” gli disse, con la
bocca tra i suoi capelli e il cuore a pezzi al pensiero di essere, ancora una
volta, la causa delle sofferenze del suo amante. “Devi riprendere le forze,
riposare di più e magari nutrirti, posso procurarti delle sacche di sangue
fresco, penserò io a tutto, non temere, Tristan, non sei solo. Ci sono io.
Questa volta, almeno, sono con te…”
La vertigine non era
passata, ma tra le braccia del suo Sire e circondato dal suo affetto e dalla
sua premura Tristan non aveva più paura. Se anche fosse morto in quel momento,
sarebbe morto felice stretto all’uomo che amava da mille anni…
In quell’istante,
all’improvviso, squillò il telefono.
Elijah avrebbe voluto
ignorare quel rumore fastidioso, quell’importuno che si permetteva di
disturbarli in una situazione simile, ma fu Tristan a insistere perché
rispondesse.
“Potrebbe essere
importante” disse, a fatica. “Adesso mi sento meglio, aiutami a distendermi sul
divano e poi rispondi alla chiamata…”
Elijah accompagnò il
Conte fino al divano e lo aiutò a mettersi comodo, poi andò all’apparecchio per
rispondere. Quando udì la voce di Madame Angéle si sentì sollevato: sapeva che
era stata lei a rivelare a Tristan quello che doveva fare per salvarlo da Inadu
e, chissà, forse avrebbe trovato il modo di guarire il suo giovane amante dalla
prostrazione che lo tormentava.
“Monsieur
Mikaelson, sono lieta di sentire che sta bene” esordì la Reggente delle streghe
di Marsiglia. “Ho chiamato per annunciarvi che, finalmente, la mia amica
italiana ha ritrovato il diario della sua antenata, con le formule che furono
usate per sconfiggere lo spirito malvagio che si era incarnato nella Bàthory. Arriverà domani a Marsiglia e potremo organizzare
un incontro…”
“Mi fa piacere
saperlo, Madame Angéle” la interruppe Elijah. In quel momento nemmeno la
possibilità di eliminare Inadu sembrava toccarlo, tutto ciò che lo preoccupava
era la salute di Tristan. “Tuttavia c’è qualcosa di più urgente e credo che non
sia una coincidenza che lei mi abbia chiamato proprio ora: il Conte De Martel
soffre di un malessere che lo indebolisce e forse lei potrebbe aiutarlo, così
come ha fatto con me.”
“Sarò da voi tra
un’ora al massimo” rispose subito Madame Angéle, che aveva sviluppato una
sincera simpatia per Tristan.
Tranquillizzato,
Elijah chiuse la comunicazione e si diresse verso il divano sul quale giaceva
Tristan, per sedersi accanto a lui e informarlo di ciò che aveva detto la
strega.
Madame Angéle giunse
alla villa poco più di mezz’ora dopo e le bastò entrare nel salone dove si
trovavano Elijah e Tristan per rendersi conto della situazione: il malvagio
influsso di Inadu la colpì come un odore sgradevole.
“Avverto la forte
presenza di Inadu” disse la strega, aggrottando le sopracciglia. “Sono certa
che sia lei a tormentare Monsieur De Martel.”
“Ma non è possibile”
reagì Tristan, turbato. “Io non ho mai avuto incubi e non sento il suo
influsso. Quella creatura indegna non oserebbe mai avvicinarmi tanto!”
“Monsieur De
Martel, lei è il custode di una delle sue ossa” replicò Madame Angéle in tono
grave, “pertanto Inadu può entrare in contatto con la parte più intima di lei
senza farsene accorgere. Le sta risucchiando le energie, immagino per
vendicarsi di averle impedito di colpire Monsieur Mikaelson e per averla
sfidata ancora una volta. E’ un essere malvagio e crudele e non accetta che
qualcuno la ostacoli.”
“Se è così, che cosa
possiamo fare per fermarla?” intervenne Elijah.
Non si poneva il
problema di come Inadu avesse fatto a raggiungere Tristan, ciò che gli
premeva veramente era bloccarla prima che potesse distruggerlo.
“Monsieur De
Martel ha potuto risvegliare lei dall’incubo in cui Inadu l’aveva gettata
grazie alla forza del legame che vi unisce” rispose la strega al vampiro
Originale, “e lei farà lo stesso per il suo amico.”
“Cosa devo fare?”
Gli occhi di Elijah
fiammeggiavano. Era pronto a tutto pur di proteggere il suo piccolo Conte e si
sentiva anche in colpa perché Inadu aveva scatenato la sua ira su di lui a
causa sua: la malvagia creatura voleva distruggere Elijah, ma era stato Tristan
a opporsi a lei e questo l’aveva offesa, spingendola a vendicarsi. Ancora una
volta Tristan era costretto a soffrire e stava rischiando persino la vita
soltanto perché lo amava e si era esposto per salvarlo.
Fine prima parte