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Autore: ElasAster    26/05/2018    0 recensioni
Non vedo nulla di vivo, di fronte a me vedo solo una landa desolata che racconta di aviditā e distruzione. Penso di essere da solo, ma chissā se da qualche parte c'č qualcun altro.
Davanti a me si staglia un orizzonte piatto e morto.
Penso, a questo punto, che la vita del pianeta sia nelle mie mani, anche se non so bene da dove iniziare...
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Capitolo 1

 

All'apertura della porta sento uno spiffero freddo accarezzarmi le gambe e mi ritrovo su un piccolissimo pianerottolo illuminato da una debole luce soffusa.

Davanti a me, c'è una lunga scaletta a pioli che porta in superficie. Ma prima di uscire, penso sia meglio dare un'occhiata più approfondita al mio bunker.

Infatti, vicino alla porta c'è un baule di alluminio da cui recupero un piccolo kit di sopravvivenza abbastanza completo.

Il kit in questione è composto da un machete, una borraccia vuota, uno zaino, un acciarino e una Beretta da 9mm con rispettive munizioni.

Spero di trovare dell'acqua fresca, altrimenti non resisterò al lungo.

A questo punto penso che non mi resti che uscire all'aria aperta per esaminare la situazione e decidere il da farsi.

La scaletta cigola sotto i miei movimenti, ma malgrado sia visibilmente ossidata e malmessa, sembra reggere ancora il mio peso.

Spalanco la grata che mi sovrasta e mi guardo attorno, rimanendo parecchio deluso. Speravo che la natura avesse preso il sopravvento sul mondo come le ho sempre visto fare.

Di fronte a me si staglia la desolazione, nessuna traccia di vita, nessuno in giro, niente di niente.

Prendo un bel respiro, segno che l'aria è ancora respirabile.

La terra brulla si sgretola sotto i miei passi e poco più in là vedo un albero, o almeno il piccolo tronco secco e morto che ne resta. Mi avvicino e controllo il tronco, per assicurarmi di non trovare qualcosa che possa nuocermi in qualche modo, come uno scorpione, una tarantola o chissà che altra diavoleria.

Dopo essermi accertato di essere in sicurezza, appoggio le mani sul tronco stretto e inizio a spingere.

Sento la terra sollevarsi un po' sotto ai miei piedi e poi qualcosa che si spezza.

Le radici secche si rompono, facendo cadere il tronco a terra e sollevando una piccola nube di polvere.

Mi accovaccio e vedo che sotto la base del tronco è tutto secco, probabilmente non piove da mesi o addirittura anni.

Ad un certo punto inizio a pensare. E se avessi sbagliato ad ibernarmi? Se fosse stato inutile e fosse stato meglio rimanere a morire con gli altri? Adesso non mi sarei ritrovato a lottare contro una morte ancora più lenta e dolorosa come morire di fame o di sete.

La malinconia mi assale e quella pistola assume tutta un'altra aria. Dapprima un oggetto di difesa ora diventa una via di fuga dalla sofferenza, dalla fame e dal dolore.

Mi stendo a terra e ripongo l'arma nello zaino, prima che mi venga qualche idea idiota da suicida.

Dopo qualche minuto steso al sole con gli occhi chiusi mi rimetto seduto, la luce che con le palpebre chiuse mi faceva vedere un lucente rosso, ora mi fa vedere tutto blu attorno a me.

A questo punto penso che stare lì non serva a nulla, quindi mi adopero per trovare traccia di qualche costruzione e soprattutto viveri.

Un po' più in là vedo un'altura e decido quindi di salirci sopra, magari posso vedere se c'è qualcosa di raggiungibile.

Guardando da una parte non vedo nulla ma, girandomi, ad un paio di chilometri di distanza, vedo un agglomerato di edifici.

Mi appunto mentalmente la posizione di questa minuscola montagna e mi incammino con lo zaino in spalla, il machete nel fodero, la borraccia legata allo zaino ed una tenue speranza dentro di me.

   
 
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