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Autore: Laura Taibi    27/05/2018    1 recensioni
"Questa è una storia che parla di coraggio, d'amore e di sacrificio. Una storia che nessuno ha mai raccontato.
La storia di come Parigi fu salvata e, con essa, il mondo intero.
La storia di come un gatto uccise una coccinella."
Questa fanfiction è disponibile anche in audiolibro sul canale youtube degli ambrogisti anonimi, che ne detengono i diritti di pubblicazione.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Chat Noir guardò la scatola che aveva tra le mani. Gli orecchini della coccinella brillavano, quasi a voler attirare la sua attenzione.

 

Non poteva credere che, dopo quello che avevano passato, tutto sarebbe finito di lì a pochi minuti e che lui, proprio lui che aveva sempre guardato le spalle a Ladybug, adesso dovesse decretarne anche la fine.

 

Alzò lo sguardo su Marinette, che adesso lo guardava con un'espressione decisa.

 

Era bellissima.

 

Lo era sempre stata, certo, ma in quel momento, adesso che sapeva ciò che era e quello che stava facendo per il bene del mondo, la vide sotto una luce totalmente nuova e si rese conto che, qualsiasi cosa fosse successo, il suo posto era al suo fianco.

 

Poggiò una mano sulla scatola e prese fiato, ma Marinette si avvicinò a lui. «Adrien» disse, sfiorandogli il braccio e avvicinandosi a lui «Prima che tu lo faccia, devo dirti una cosa.»

 

Lui agganciò gli occhi azzurri di lei, senza dire nulla.

 

Marinette alzò lo sguardo, sorridendo debolmente. «Ti amo» sussurrò, a pochi centimetri dal suo viso. «Volevo dirtelo prima di tornare ad essere soltanto Marinette.»

 

Adrien passò la mano libera sul fianco di lei e l'attirò a se e le loro labbra s'incontrarono mentre i loro cuori battevano forte, all'unisono.

 

«Ti amo anch'io» disse lui, staccandosi controvoglia dalle labbra di lei «e ti amerò per sempre proprio perché sei Marinette.» Le sorrise dolcemente. «E sei la mia Ladybug, la mia milady e... sei tutto ciò di cui ho bisogno.»

 

Marinette ricambiò il sorriso, con quel nodo nel cuore che pian piano si scioglieva nel sentire quelle parole, che tanto a lungo aveva sognato di udire.

 

«Sei certa di questo... siamo ancora in tempo» disse lui, guardando la scatola.

 

Marinette gli prese dolcemente la mano e gliela poggiò sul portagioie, annuendo.

 

Chat Noir fece un respiro e, per l'ultima volta, disse «Cataclisma.»

 

La scatola si fece scura e iniziò a sgretolarsi e, con lei, tutti i miraculous al suo interno.

 

Una miriade di luci multicolore presero a vorticare nella stanza, quasi come se danzassero. I kwami erano stati liberati insieme a sua madre.

 

Tikki e Marinette si guardarono sorridendosi tristemente, poi il piccolo kwami seguì i suoi fratelli, trasformandosi in una luminosissima scia rossa, prima di sparire con gli altri.

 

La ragazza barcollò e Chat Noir la prese al volo, prima che finisse sul pavimento.

 

«Che le è successo?» chiese spaventato al maestro Fu.

 

«Si riprenderà, sta tranquillo» lo rassicurò quello.

 

Adagiò Marinette a terra, dopodiché ritornò ad essere Adrien. Si voltò ed osservò suo padre. Anche il miraculous della farfalla era andato distrutto.

 

«Non ricorderà nulla neanche lui, vero?» chiese il ragazzo.

 

Il maestro Fu scosse la testa. «Sei stato coraggioso oggi» disse. «Adesso sei l'ultimo portatore rimasto.»

 

Adrien osservò il suo anello. Restava solo un'ultima cosa da fare. «No» disse sfilandoselo, «non potrei continuare a essere Chat Noir... non

 

più.» Si voltò a guardare Marinette, con gli occhi chiusi e il volto sereno. «Ho una nuova missione adesso.»

 

Plagg, si avvicinò ad Adrien e lui si voltò a guardare il suo kwami. Lui, che fino a quel momento si era sempre dimostrato impassibile e insensibile, stava singhiozzando, mentre enormi lacrimoni gocciolavano attraverso il suo viso fino a schiantarsi a terra. Il ragazzo mise le mani a coppa e lo prese delicatamente. «Plagg, stai davvero piangendo per me?» disse, a metà tra il divertito e l'intenerito.

 

Il kwami tirò su col naso. «Ma n-non dire sciocchezze» singhiozzò «sto piangendo per il camembert!»

 

Adrien sorrise e lo avvicinò a se, senza che l'altro protestasse, Poi si tolse l'anello e lo consegnò a maestro Fu. «Lo tenga al sicuro, la prego.»

 

Maestro Fu annuì, prese il miraculous tra le mani e si avviò verso l'uscita del covo.

 

Il ragazzo si voltò, chiamandolo. «Cosa farà adesso?» chiese.

 

«Mio caro ragazzo» esclamò l'altro «un guardiano fa sempre ciò che deve fare per proteggere il mondo.»

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Marinette aprì gli occhi, guardandosi intorno. Non sapeva come avesse fatto ad arrivarci, ma si trovava in una stanza d'ospedale, bianca e asettica. Sul comodino un mazzo di fiori freschi era stato sistemato con cura dentro un vaso e una miriade di palloncini e biglietti ingombravano ogni centimetro disponibile.

 

Aveva le idee confuse. Un vago ricordo di un akuma, Chat Noir, Papillon... e Adrien.

 

Come se lo avesse invocato, proprio in quel momento il ragazzo fece il suo ingresso nella stanza. Aveva i vestiti stropicciati e le occhiaie di qualcuno che non dormiva decentemente da giorni.

 

Non appena il ragazzo la vide corse al suo letto, sorridendo. «Ti sei svegliata finalmente!» esclamò. Sembrava davvero sollevato.

 

«Io... si...» disse lei, confusa.

 

Adrien le prese le mani e le strinse nelle sue. «Ero così preoccupato! Sei rimasta incosciente parecchi giorni.»

 

Marinette scosse la testa, ancora confusa. «Non capisco, cosa è successo?»

 

L'altro tentennò. «Cosa ricordi?» chiese a sua volta.

 

«C'era un akuma» iniziò Marinette, sforzandosi nel tentativo di ricordare «e c'era un vecchio, Chat Noir e Ladybug...»

 

Adrien trattenne il respiro.

 

«Non so. Forse hanno combattuto e poi... poi...»

 

Il bacio.

 

Marinette sentì una vampata di calore sul viso. Era diventata rossa e aveva uno sguardo talmente buffo che Adrien non poté fare a meno di sorridere.

 

«N-noi due c-ci... cioè i-io e te... noi...?»

 

Il ragazzo si avvicinò a lei e, sfiorandole una guancia, la baciò. «Si, direi proprio di si.»

 

Passarono il pomeriggio a parlare. Adrien le disse di come un akuma fosse entrato in casa sua, seguito da Papillon in persona, e avesse tentato di fare del male a loro e a suo padre. Le disse di come Chat Noir e sopratutto Ladybug avessero salvato tutta Parigi, di come avevano sconfitto Papillon una volta per tutte prima di sparire nel nulla.

 

«Credi che li rivedremo mai?» chiese Marinette ad un tratto.

 

Adrien sospirò, guardandola negli occhi... i suoi splendidi occhi azzurri. «Chissà, forse un giorno.»

 

Dalla finestra entrò una fresca brezza che anticipava la primavera imminente e Adrien si voltò a guardare il cielo. Aveva dovuto rinunciare a sua madre, dicendole addio per sempre, e aveva decretato con le sue stesse mani la fine di Ladybug. Non l'avrebbe mai più vista, non avrebbero più volteggiato tra i tetti di Parigi e il suo yo-yo non avrebbe mai più purificato perfide akuma...

 

Marinette gli accarezzò una guancia, sorridendogli e Adrien ricambiò.

 

Parigi non avrebbe mai dimenticato la sua coccinella e lui non avrebbe mai dimenticato ciò che lei aveva fatto per il bene di tutti. Aveva sacrificato tutto e si era comportata da vera eroina.

 

Forse lei non avrebbe mai ricordato chi era stata o cosa aveva fatto, ma non importava. Adesso era il suo turno di proteggerla, di starle accanto e di amarla come aveva sempre fatto... in fondo, non era questo il compito di un eroe?

 

 

 

 

 

 

 

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Doppio aggiornamento.

 

Andate al prossimo capitolo per leggere il finale!

   
 
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