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Autore: heliodor    27/05/2018    3 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Salvare il villaggio
 
La 'Principessa Balmira attraccò al porto di Valonde a mattino inoltrato. I marinai fecero appena in tempo a gettare fuori la passerella prima che lady Gladia l'attraversasse per raggiungere il molo.
Indossava la lunga veste con i simboli del suo circolo a coprire il vestito lungo e vaporoso che aveva indossato per l'occasione. I valletti avrebbero pensato a scaricare il suo bagaglio e portarlo a palazzo.
Nel frattempo lei aveva fretta di raggiungere il circolo per conferire con Khone.
Una carrozza inviata dal decano l'attendeva alla fine del molo.
Uno stregone dai modi affettati andò a  riceverla. "Lady Gladia" disse esibendosi in un leggero inchino. "È un onore averla come nostra ospite."
Lady Gladia salì sulla carrozza e si lasciò trasportare fino al tempio del circolo. Era una giornata piovosa e le strade erano deserte. L'ultimo temporale estivo si era abbattuto sulla città e ora si stava spostando a sud. Presto il sole di mezza estate avrebbe di nuovo inondato il golfo.
Per lei che si era lasciata alle spalle Taloras e il suo cielo sempre grigio, era una cosa di poco conto.
Due gocce non l'avrebbero fermata.
Quando arrivò al circolo lo stregone che l'aveva accolta al molo l'aiutò a scendere. Lei gli porse la mano e lui la sostenne con un gesto galante, quindi la scortò all'interno del tempio.
L'edificio era grande il doppio di quello che sorgeva a Taloras e non era circondato da mura. Tuttavia degli stregoni montavano la guardia davanti all'ingresso.
Al loro passaggio si fecero da parte, osservandola in silenzio mentre entrava nel tempio.
"Da questa parte" disse lo stregone. "Il decano vi sta aspettando."
Lo studio di Khone era al terzo piano, in un'ala isolata dal resto del tempio. Una semplice porta di legno lo divideva dal corridoio.
Lo stregone bussò due volte.
"Avanti" disse una voce all'interno.
Lo stregone aprì la porta e invitò lady Gladia a entrare. Lei non se lo fece ripetere due volte e varcò la soglia.
Lo stregone richiuse la porta.
Khone era in piedi di fronte all'unica finestra dello studio e guardava fuori. Si voltò con un movimento lento e solenne, come se fosse studiato.
O forse era l'età che gli impediva di muoversi più in fretta di così.
Khone era anziano e aveva vissuto così a lungo che il suo maestro, Zanvyss, aveva combattuto contro Malag nella prima guerra. Da allora erano passati più di ottant'anni.
Lady Gladia l'aveva visto solo due volte prima di allora. La prima era solo una bambina. La seconda fu al funerale di suo padre.
Fu in quel giorno che Khone la reclutò per diventare membro del circolo supremo.
"Benvenuta" disse il decano. "È la prima volta che vieni a Valonde, lady Gladia?"
"Sì, vostra grazia" rispose lei.
"Chiamami solo Khone. Com'è stato il viaggio?"
Il maltempo l'aveva reso piuttosto duro, per lei che non amava viaggiare per mare. Aveva combattuto contro la nausea per quasi tutta la traversata. "Molto bene" disse esibendo un leggero sorriso.
Khone annuì. "So che hai rivisto Robern."
"È... passato a salutarmi."
"Cosa vi siete detti?"
"Non abbiamo parlato molto."
"Mi dispiace per quello che è successo."
Ti spiace davvero?, pensò lady Gladia. "Robern sapeva dove trovarmi."
Khone annuì grave. "C'è stata una grave fuga di notizie. Imperdonabile, vista la posta in gioco."
La posta in gioco, pensò lady Gladia. Qual era la posta in gioco, in quel caso? Lei ci aveva pensato a lungo in quei mesi, cercando di trovare una risposta. Emirjon non le aveva rivelato niente del grande piano che era stato elaborato cento anni prima. Ancora oggi quel piano continuava, portato avanti dagli eredi, sia di sangue che morali, di quelli che l'avevano concepito.
Lady Gladia si era fatta un'idea di ciò che stava succedendo, ma nessuno di quelli con cui aveva parlato sembrava conoscere che pochi particolari del quadro generale.
O almeno erano abbastanza bravi a mentire da farglielo credere.
Solo che lei non si fidava più di nessuno, nemmeno di Khone.
"Dal tuo silenzio" disse il decano. "Immagino che tu ti sia posta delle domande."
"Ci sono delle questioni che mi preme conoscere" disse.
"Lo so, ma dovranno attendere."
"Dimmi solo una cosa. Come faceva Robern a sapere dove fossi?"
Khone chiuse gli occhi. Quando li riaprì lady Gladia capì che la risposta non le sarebbe piaciuta. "Siamo stati noi a dirglielo."
Lady Gladia lo fissò in silenzio per qualche secondo. "Perché?"
"Perché andava fatto. Per salvare il buon esito del piano."
"Hai sacrificato mio figlio?" Lady Gladia non riusciva a credere a quello che sentiva.
Khone annuì. "Non è stata una decisione facile. Purtroppo avevamo poco tempo e non potevamo interpellarti prima che... che Robern facesse quello che ha fatto."
"Potevate impedirlo."
"Se non fosse stato lui, sarebbe stato qualcun altro. I nemici che combattiamo sono già tra noi. Mentre lavoravamo al nostro piano, lui tesseva la sua rete."
"Chi?" Era quello il grande segreto che n Emirjon né Larys avevano voluto rivelarle.
"Malag" disse Khone.
Lady Gladia si sentì vacillare. "Lui è morto decine di anni fa."
"Sta per tornare" disse Khone. "I cento anni sono quasi passati e lui sta preparando il suo ritorno. Quando il tempo sarà scaduto, la guerra riprenderà dal punto in cui era stata interrotta."
"Ma Bellir..."
"Nessuno sa che cosa è accaduto quando lui e Malag si sono incontrati."
"Lui l'ha ucciso."
"Malag non può essere ucciso così facilmente" si limitò a dire Khone.
"Ma allora cosa..."
"Lasciamo da parte questo argomento, per ora. Parliamo del motivo per cui sei qui. Oggi parteciperai alla prima riunione del circolo supremo."
Lorys le aveva già anticipato qualcosa al momento della partenza, ma non le aveva detto di più.
"Che cosa devo fare?" chiese al decano.
"Ascoltare e aiutarmi."
"A fare cosa?"
Khone sospirò. "Ci incontreremo con re Andew di Valonde."
"Anche lui fa parte del circolo?"
"No, ma ha un ruolo molto importante" spiegò Khone. "Saremo solo noi tre a questa riunione."
"Che cosa vuoi che faccia esattamente?"
"Dovrai convincere re Andew che è necessario un nuovo sacrificio affinché il piano abbia successo."
Gladia ebbe un tuffo al cuore al solo pensiero. "Marget aspetta un bambino. Così ho sentito dire."
Khone annuì grave. "Abbiamo accolto la notizia della sua gravidanza con immensa gioia. È davvero un peccato che la situazione sia così compromessa."
Gladia deglutì a vuoto. "Non credo di essere la persona adatta."
"Invece lo sei" disse Khone fissandola negli occhi. "E tu lo sai."
"Io..."
"Tu conosci Marget. Siete amiche."
"Ci siamo conosciute durante la guerra contro i signori di Faradun." Gladia ricordava bene quel conflitto. Era stato breve, appena due lune, ma era costato parecchie vite. Più di cento tra streghe e stregoni avevano perso la vita per fermare Chana e Vishana, i due signori della guerra che avevano rovesciato i legittimi sovrani di Faradun e minacciavano i regni vicini. Lei e Marget avevano combattuto in prima linea fino alla conquista della capitale. Erano state tra le prime ad attraversare la breccia nelle mura creata dai gemelli Kasraan e Hadjin. Quell'azione eroica era costata la vita al secondo dei gemelli, caduto in un'imboscata. Lei e Marget avevano vendicato la sua morte.
Anni dopo la sua amica aveva sposato re Andew, diventando la sovrana di Valonde.
"E conosci Robern" proseguì Khone.
Sentire pronunciare quel nome le provocò un brivido lungo la schiena. Non aveva dimenticato il giorno in cui l'unico amore della sua vita era tornato per infliggerle il dolore più grande che avesse mai provato.
Lo sguardo di Khone divenne ancora più cupo. "Sappiamo che lui è alla ricerca di informazioni sugli eredi."
"Sapeva di me."
"Solo perché era coinvolto direttamente, ma siamo stati attenti a non rivelargli troppo. È stata una vera fortuna."
Non per me, pensò Gladia. "Se pensate che il figlio che Marget aspetta sia uno degli eredi, perché non lo proteggete?"
Khone abbassò gli occhi. "Conosci la leggenda di Ammil e Dameesha?"
Gladia scosse la testa.
"Ammil era un principe del continente vecchio che amava viaggiare. Un giorno capitò per caso in un villaggio di contadini. Questi lo accolsero con feste e canti, ma quando scese la notte quelle brave persone corsero a rinchiudersi in casa. Erano terrorizzati da Dameesha, una pantera-leone di aspetto e forza demoniaca che li tormentava. La belva amava pasteggiare con gli animali rinchiusi nei recinti, ma la sua vera passione erano i fanciulli dalla carne più tenera. A ogni nuova luna i contadini portavano fuori dal villaggio uno dei bambini estratto a sorte e lo offrivano alla belva, che li lasciava in pace fino al pasto successivo. Ammil, indignato, protestò e batté con furore il capo villaggio, accusandolo di non avere avuto il coraggio necessario per affrontare egli stesso l'animale. Infine proibì per sempre quella pratica che lui riteneva barbara. Con la luna nuova, Dameesha si presentò all'esterno del villaggio certa di ricevere il suo tributo di carne, ma restò a bocca asciutta. Così fece per le due lune successive. Ammil, soddisfatto, lasciò il villaggio convinto di aver risolto il problema. Mesi dopo ripassò in quei luoghi e trovò solo morte e distruzione. Dameesha, privata del suo tributo, era tornata con altre pantere-leone e aveva ucciso tutti quelli che le si erano parati davanti. Solo uno era sopravvissuto, un vecchio ormai prossimo alla morte, cui toccò l'ingrato compito di raccontare quella terribile storia."
"Vuoi dare quel bambino in pasto a Malag?" chiese Gladia con le lacrime agli occhi.
La bocca di Khone si piegò all'ingiù. "Voglio solo che il villaggio sopravviva per un'altra luna."
 
Gladia percorse distratta la salita che portava al castello di Valonde. Era la prima volta che lo vedeva, ma ne aveva sentito parlare. Le sembrava quasi di conoscere le cento guglie che sormontavano il maschio, le mura dipinte di un bianco abbagliante sotto il sole, così brillanti da sembrare alabastro e l'immenso arco a volta che si innalzava per cento metri, sotto al quale bisognava passare per accedere all'immenso cortile.
Il profumo dei fiori appena sbocciati la raggiunse quando ancora non era in vista dell'entrata vera e propria.
Un picchetto di trenta guardie sorvegliava l'entrata. Grazie alla presenza di Khone non fu un problema superarle. Il decano era così conosciuto e apprezzato che nessuno osò chiederle cosa ci facesse lì e che cosa volesse.
Bastava la sua sola presenza a rassicurarli.
Il castello vero e proprio iniziava dopo una scalinata, in cima alla quale si apriva un portone alto venti metri. Sotto di esso li attendeva un uomo dall'aspetto aitante. Il viso squadrato era incorniciato da capelli folti e castani e da una barba ben curata. Indossava abiti di comoda flanella e un mantello rosso porpora sulle spalle larghe recava i segni del circolo di Valonde.
"Ti presento re Andew" disse Khone con un gesto quasi distratto.
Gladia si inchinò. "Vostra maestà..."
"Lasciamo perdere queste formalità" disse il re con tono aspro.
Gladia avvertì subito la sua ostilità e fu tentata di ritrarsi, ma restò dov'era.
"Khone mi ha già accennato qualcosa" proseguì Andew. "Voglio che tu mi dica la verità, Gladia. Robern è davvero così pericoloso?"
Gladia si guardò attorno. Nessuno dei valletti e dei cavalieri presenti nel cortile sembrava curarsi di loro.
"Parla pure, a Valonde non ci sono spie" la esortò il re.
"Le spie di Malag sono ovunque."
Andew ghignò. "Malag, Malag. Anche tu sembri credere a questa leggenda? È morto da quasi un secolo. Nessuno può tornare dal regno dei morti, neanche con un incantesimo di necromanzia."
Gladia guardò Khone.
"Digli di Robern" disse il decano.
"Se non sbaglio era il tuo compagno" disse Andew.
"Era molto di più" disse Gladia. "E ha ucciso il mio... il nostro bambino." Ricordare quell'evento le procurava un dolore enorme, come se un coltello le venisse rigirato in una ferita mai chiusa. Sentiva le gambe piegarsi e le forze venirle meno, ma si costrinse a restare in piedi.
"Un erede?"
"Così diceva il mio maestro."
"E tu gli hai creduto?"
Gladia annuì. Non gli disse che voleva credergli per dare un senso alla sua vita. Ma gli aveva creduto. Quello era vero.
Andew scosse la testa. "Non so nemmeno io perché sto dando credito a queste sciocchezze."
"Tuo padre credeva nel progetto" disse Khone.
"Mio padre credeva in molte cose" disse Andew sprezzante. "E nessuna di esse si è mai avverata."
"Arram vedeva lontano" disse Khone.
"Ed è morto sognando un mondo che non esisterà mai" disse Andew.
"Robern esiste davvero" disse Gladia raccogliendo tutto il coraggio che aveva. "E vuole fare del male alla tua famiglia."
"Se ci proverà io lo fermerò" disse il re con sfrontatezza.
"Il migliore stregone di Taloras ha fallito" disse Gladia.
"Il migliore di Taloras è di gran lunga inferiore ai nostri iniziati. Pesino la piccola Bryce potrebbe..."
Khone gli pose una mano sul braccio.
La frase di Andew restò sospesa a mezz'aria. "Scusami, dimenticavo le regole dell'ospitalità. Sei la benvenuta a palazzo. So che tu e Marget siete amiche."
"Abbiamo combattuto insieme" disse Gladia con modestia.
"Allora ti farà piacere incontrarla. È nei suoi appartamenti. Chiedi a un valletto di indicarti la strada."
Gladia guardò Khone, che le rivolse un cenno d'assenso. "Col tuo permesso."
Andew la ignorò.
"Facciamo due passi" disse il decano.
Gladia li lasciò ed entrò nel castello vero e proprio. Era molto più grande e imponente del castello di corallo a Taloras, ma meno splendido ed elaborato, si disse con una punta d'orgoglio. Richiamò l'attenzione di un valletto e si fece scortare fino alle stanze della regina.
Qui un maggiordomo la annunciò per poi farla entrare nella stanza.
Marget l'atteneva in piedi, il ventre rigonfio sotto i vestiti leggeri e vaporosi. Sorrideva. "Mi chiedevo quando saresti venuta" disse la regina.
Gladia sorrise imbarazzata. "Passavo di qui per caso e sono venuta a trovarti."
Si abbracciarono a lungo. Gladia era più alta di lei e sembrava una sorella maggiore che stesse coccolando quella minore.
"Come stai?" chiese Marget dopo averle indicato una sedia imbottita.
Gladia sedette composta, i gomiti appoggiati sulle cosce e la testa incassata nelle spalle. "Bene. Adesso."
"Ho sentito parlare di quello che è accaduto" disse Marget con espressione sofferente. "Non mi dicono molto per non turbarmi, come se temessero di farmi andare in pezzi. Ma ho già avuto quattro splendidi figli e ho combattuto in tre guerre prima di sposarmi. Non sono così delicata."
"Vorrei essere anche io così forte" disse Gladia.
"Sei sempre stata tu la più forte."
"Non ne sono più così certa, dopo quello che è successo con Robern."
"Vuoi parlarne?"
Gladia la fissò per qualche secondo, poi disse: "Malag sta per tornare. I cento anni di pace stanno per terminare e gli eredi non sono ancora tra noi. Tu porti in grembo uno di loro, se quello che dicono Khone e gli altri è vero."
Marget la fissò in silenzio.
"Tu sai di cosa parlo, vero?" fece Gladia.
"Mio padre mi accennò qualcosa quando mi disse che avrei sposato Andew. Mi disse che era per un bene superiore e che dovevo accettare il sacrificio, anche se sapeva che amavo un altro uomo."
Gladia annuì. "Sono più o meno le parole che hanno detto a me."
"Adesso non so più a chi o cosa credere" disse Marget con aria affranta.
"Credi in quello che vuoi, ma ho il sospetto che abbiano sacrificato il mio bambino per salvare il tuo. E che ora stiano per fare la stessa cosa."
Gladia la fissò sbigottita. "Andew..."
"Lui non sa niente, ma crede di poter risolvere tutto con la forza. Ma non si tratta di questo."
"Qui a palazzo sono al sicuro."
"Ma non potrai restarci per sempre. E nemmeno il tuo bambino. Prima o poi si presenterà l'occasione giusta e qualche spia di Malag ne approfitterà."
"Se Robern osasse presentarsi Andew lo ucciderebbe senza alcuna difficoltà. È il più forte stregone vivente."
Era proprio quello che Gladia temeva. "Se Robern cadrà, Malag invierà altri due stregoni. E se anche questi falliranno, ne invierà tre e poi quattro e poi cinque finché non otterrà ciò che vuole. E non si fermerà a tuo figlio. Distruggerà la tua intera famiglia."
Marget si rannicchiò nella sedia. "Che cosa posso fare allora?"
"Tu niente, ma io posso provare a parlare con Robern."
"A quale scopo?"
"Cercherò di convincerlo ad accettare uno scambio, ma non sarà facile. E indolore."
"Che tipo di scambio?"
Gladia la fissò negli occhi. "Una vita in cambio di una vita."

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