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Autore: Adeia Di Elferas    27/05/2018    2 recensioni
Maracaibo, Venezuela. Una misteriosa ballerina di origine cubana nasconde più un segreto e in una notte senza luna la sua vita prende una piega del tutto inattesa...
Immortalata in una notissima canzone, questa è una storia di impronta creola che ha da sempre colpito moltissimo la mia immaginazione.
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fuggire, fuggire... Ma dove? Zazà era abbastanza abile, in mare, ma le onde si stavano ingrossando e senza carte nautiche sottomano né stelle era quasi impossibile capire dove stesse andando.

La costa si allontanava sempre di più, e con essa anche il cadavere di Pedro e il furore di Fidel, ma davanti a lei c'era solo buio.

Il vento impetuoso rendeva quasi difficile respirare e il dondolio della barca le stava dando la nausea.

Mare forza nove, ecco cos'era. Con quel tempo, nemmeno i marinai più esperti si azzardavano a lasciare il porto. Invece lei, una donna sola, senza vestiti e senza più un posto in cui tornare, stava sfidando l'ira della natura.

Aveva cominciato a piangere senza avvedersene, quando, nel fragore della tempesta che cominciava a riversare su di lei anche una pioggia intensa e gelata, soprattutto per quella stagione, un rumore sinistro la fece voltare di scatto.

L'albero maestro si era spezzato di netto. Difficile dire se per il vento, se perché già malmesso o se per pura sfortuna.

L'impatto con il ponte fu tremendo e Zazà, che era aggrappata al timone con tutte le sue forze, si vide sbalzare in aria, per poi ricadere rovinosamente in mare.

Il sapore del sale, l'acqua che entrava nel naso, invadendole i polmoni, l'incapacità di capire dove fosse, e la confusione. Tutto la portò a pensare che la sua fine fosse arrivata.

Rimase immobile, lasciando che il mare entrasse in lei e che la corrente la trasportasse negli abissi e invece, come a premiarla per il suo coraggio, le onde la riportarono a galla.

Immersa nel mare nero come il cielo che vi si specchiava, Zazà tornò a respirare a fatica, senza sapere cosa fare. Poteva nuotare? Ma verso dove?

Un'onda la travolse, togliendole di nuovo il fiato, e poi si imbatté in un pezzo di legno, probabilmente uno degli ultimi resti della barca con cui aveva cercato la fuga.

Si aggrappò a quella illusione di salvezza e, appena gli occhi smisero di lacrimarle per via della salsedine, si guardò attorno per capire che fare.

Quando l'andare delle onde glielo permetteva, riusciva a scorgere in una direzione abbastanza precisa qualche luce, segno della costa che aveva appena lasciato. Mentre scrutava l'orizzonte, però, un dettaglio le fece venire i brividi.

Come una bandiera, nella notte scura, si stagliava una pinna nera. La donna, sconvolta, cominciò a mulinare le gambe, per allontanarsi, ma il pescecane nuotava veloce e stava andando verso di lei.

Sentì il morso nella coscia, rude, famelico, e fu sicura che sarebbe morta così.

Però, sentirsi per la terza volta nell'arco di una notte sul punto di morire, le diede una forza che non sapeva di avere.

Mentre il sangue usciva copioso dalla sua carne, rendendo la bestia ancor più affamata, Zazà prese il pezzo di legno a cui si era aggrappata e, sfruttando uno spuntone di ferro che ne usciva, cercò di colpire il pescecane.

Non seppe nemmeno lei come fece a colpirlo, ma dopo qualche minuto molto convulso, il grosso pesce la lasciò andare e nuotò lontano, come se improvvisamente avesse capito di aver davanti una preda troppo difficile da conquistare.

Appena il pescecane fu lontano, come se avesse ricevuto un preciso ordine dall'alto, la tempesta cominciò ad acquietarsi.

Le onde si fecero meno intense e la pioggia diminuì fino a smettere. Il vento si affievolì e alla fine rimase solo una leggera brezza e, passate le nuvole, perfino la luna tornò a illuminare il mare nero come inchiostro in cui Zazà stava andando alla deriva.

Debole per il sangue perso, stremata per la lotta che aveva dovuto intraprendere, disperata per la consapevolezza di aver perso tutto quanto in un'unica notte, la giovane cubana che aveva fatto sognare Maracaibo chiuse gli occhi e si abbandonò alla corrente, confidando in una forza superiore che le desse aiuto.

 
   
 
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