Questa non è una storia come Dawson’s  Creek e neanche di cenerentola. Questa è la mia storia. E se avete aperto questo link per leggere il classico amore che finisce con un lieto fine, avete sbagliato.

Non è il classico racconto di un’adolescente innamorata, questa è la storia di una Cenerentola sfortunata, che scoccata la mezzanotte si ritrova a fare i conti con un’amara realtà.

Io sono Marika, sono una tredicenne e ho una vita perfetta- Certo per chi la guarda da fuori-. Gli amici mi chiamano Maka, ma a voi questo poco importa, quello di interessante è l’amore.

Da piccola giocavo poco con le bambole, preferivo giocare a nascondino. Tutt’ora lo faccio in fondo cos’è nascondino? Nasconderci dietro a qualcosa per non farci vedere. Ebbene si, tutt’ora io nascondo quella che sono alla gente.

A voi hanno mai raccontato le favole? Quelle di Biancaneve, Cenerentola, la Bella addormentata nel bosco, la Bella e la Bestia. E vi hanno mai parlato del principe azzurro?  A me si, ma nessuno mi aveva detto che…non esisteva.

Sapete quando vi capita di amare una persona in particolare? Quando la vedete vi batte il cuore, vorresti piangere dalla gioia, che a volte ti ferisce. Eh già l’amore ti ferisce, è dolce, è silenzioso, ma è anche tagliente. Io credevo nell’amore nel lieto fine e invece non è così. Il lieto fine è così poco reale, in fondo quante di noi hanno un amore andato per il verso giusto? Ve lo dico io 1 su 10. Peccato che quelle altre nove soffrano, e forse io sono una di quelle.

Forse sono una principessa, o forse solo una veggente. Che il suo futuro le fa paura. Non sopporto le lacrime, eppure le mie le amo. La morte non mi fa paura, è solo una fine.

Siete ancora convinte di volermi continuare a leggere? La mia non è una bella storia, ma è intrigante.

Non sono la tipa emo, punk, dark, anche se li amo. Ho una prospettiva di vita tutta mia.

Tutto partì quel giorno, era il duemilaotto e si sa come vanno le cose le bambine stanno su MSN ormai anche bambine di otto anni, io ero una dodicenne che lo usava solo per comunicare con più amici tutti insieme quando non era possibile uscire, mangiare una pizza o qualcosa del genere. Non sapevo che avrei poi trovato l’amore. Un contatto, un contatto misterioso uno in più alla mia lista di seicentoquarantanove contatti, a me non cambiava niente, ora non fate prediche so che non si accetta la gente che non si conosce, che non le bisogna dare confidenza, eppure a me piace, piace conoscere gente di tutte le parti d’Italia, scambiarsi di culture qualche parola così nei propri dialetti, ma tutti dovevano rigorosamente non superare i sedici anni.

Quel ragazzo era così perfetto, dolce, sensibile, romantico… o meglio bono, bastardo, e tremendamente dolce. I classici ragazzi che piacciono a delle “bambine” ed era il classico ragazzo che piaceva anche a me.

Che male c’era in fondo? Il male si nascondeva nei nostri occhi, quell’odio che riuscimmo a trasformare in amore. Amore eh già a tredici anni amore. Un parolone una filosofia, un’emozione o forse semplicemente un male.

Amore, male…non c’è collegamento è così non c’è filo logico. O almeno così sembrava a me povera e stupida illusa di una adolescente. L’amore è bastardo, è dolce, è fragile e se non corrisposto è dolore, sangue, lacrime. Comincia a farvi schifo eh? Non sono una psicopatica, non sono un’autolesionista, sono semplicemente un’adolescente diversa dalle altre.

Queste emozioni dovremmo provarle tutte da grandi eppure l’amore degli adolescenti è così puro, così… speciale, così unico.

Non girate pagina se non volete leggere, non piangete, non soffrite. E’ la mia vita.

C’è una frase che mi piace, l’amo dice: amo gli adolescenti perché tutto quello che fanno, lo fanno per la prima volta. E’ così no? Il primo bacio, il primo amore. Eh già il primo amore quello speciale, quello che sarà incancellabile, quello che ne potrai uscire fuori o con un trofeo oppure, bhè oppure sentendoti una fallita, una povera ragazza che sul punto più bello è stata lasciata oppure ha lasciato. E’ così ragazzi, è così che va la vita, ci si prende, ci si lascia, si soffre e si dimentica. Eppure per te è così.

Il tempo passa, il malumore passa, ma tu non passi mai, resti qui fisso a fissarmi e puntare il mio cuore ancora una volta. Ma non ci riuscirai a distruggerlo di nuovo, non con me.

Che male c’è? Nell’amare segretamente? E già a distanza di un anno io ti amo ancora. Con quante altre ragazze sei stato dopo di me? Quattro? Cinque? Dieci? Non mi è mai importato, ti guardo ancora così, tremendamente incantata  dal silenzio dei tuoi occhi, il canto silenzioso delle tue parole e quel maledetto pulsare del tuo cuore. Credi che ti dimentichi ora? No, tesoro mio. Io non voglio dimenticarti è come lasciarti morire, non ho mai voluto piuttosto soffro in silenzio.

Non ti voglio più vedere, ne sentire eppure quando prendo distanze mi manchi. Mi manchi come l’ossigeno a dieci metri sott’acqua, mi manchi come manca la forza di gravità nello spazio. Mi manchi semplicemente.

A volte è così duro andare avanti senza qualcuno, quel qualcuno che da senso ai tuoi giorni, che ti riempie il cuore di gioia. Quel qualcuno sei tu.  

Morire è dolce, è silenzioso, non fa alcun dolore. Ma io non rinuncio a vedere il tuo sorriso ogni volta che posso, io non rinuncio a riaverti come amico. Non posso farlo

Ma continuiamo con la storia.

Un ragazzo normale, tra mille ragazzi che ci sono qui, un semplice ragazzo, un perfetto bastardo. Quelli che ti fanno soffrire, che ti fanno piangere, che ti fanno pensare, che ti fanno contorcere di dolore. Ti metterò un nome in codice per non farti scoprire la gente è piena di malizia. Ti chiamerò Mirko. E tu sai perché questo nome, ora si spiega anche la bugia di sempre.