Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Ellen McRyan    28/05/2018    2 recensioni
Che cosa sarebbe accaduto se Lord Stark avesse avuto un'altra figlia?
Questa fan fiction narra gli eventi di Game of Thrones da un nuovo punto di vista.
NdA: Corrisponde alla prima serie di GoT, libro AGoT
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Catelyn Tully, Jon Snow, Nuovo personaggio, Robb Stark, Theon Greyjoy
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'The Northern Flower'
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LYRA

La sala grande era invasa da uomini sul piede di guerra. Erano sciamati su Grande Inverno da ogni fortezza del Nord, occupandone ogni angolo. E laddove non avevano trovato spazio, si erano accampati tutto attorno.
«Per trent’anni ho fatto montagne di cadaveri, ragazzo.» stava dicendo Grande Jon Umber. «Sono l’uomo giusto per comandare la tua avanguardia.»
Gli occhi di tutti si spostarono su Robb, seduto all’altro capo del grande tavolo posizionato nella Sala Grande. «Galbart Glover guiderà l’avanguardia.» puntualizzò ancora una volta lui, in modo pacato ma fermo.
«La dannata Barriera si scioglierà prima che un Umber marci dietro a un Glover!»
Lyra poteva vedere che Robb stava per esaurire la pazienza. Gli uomini del Nord erano valorosi e fidati, ma terribilmente cocciuti e permalosi, lei ne sapeva qualcosa.
«Io guiderò l’avanguardia o prenderò i miei uomini e li condurrò a casa.»
Vide Robb sospirare di fronte a quell’attestazione, esalando piano il respiro con gli occhi chiusi. Quando li riaprì, i suoi occhi erano quelli di un lupo. Tutto il suo volto era mutato, e quello appariva a loro come un Robb che non avevano mai visto prima. Coloro che lo conoscevano da sempre divennero silenziosi. Bran rimase con il boccone a penzoloni in bocca e persino Theon si fece serio e guardingo.
«Siete libero di farlo, Lord Umber.» esclamò Robb. Il suo tono di voce era sempre pacato e fermo, ma si intuiva che celava anche altro. Si alzò in tutta la sua statura. «E quando avrò finito con i Lannister, marcerò indietro a Nord, vi stanerò dalla vostra fortezza e vi appenderò a una forca per tradimento.»
Quando suo fratello finì di parlare il silenzio era ormai calato su tutta la sala. E tutti adesso erano in attesa.
«Tradimento?» esclamò Umber tirandosi in piedi.
A quel punto tutti si alzarono. A parte lei, Bran, Theon e i pochi che vivevano a Grande Inverno.
«Non starò qui seduto a ingoiare insulti da un ragazzo così giovane che puzza ancora di latte!»
Lord Umber portò la mano alla spada e accanto a loro Theon, fulmineo, fece altrettanto. Ma fu Vento Grigio a balzare sul tavolo e a scagliarsi contro il Grande Jon.
Nessuno fece niente mentre le grida dell’uomo a terra invadevano la Sala.
«Il mio Lord padre mi ha insegnato che sguainare l’acciaio contro il lord cui si è giurato fedeltà significa morte.» osservò Robb dall’altro capo della grande tavola, mentre Umber si tirava in piedi borbottando. «Ma… sono sicuro che il Grande Jon voleva soltanto tagliarmi un pezzo di carne.»
«La vostra carne… è dannatamente dura!» esclamò l’altro mostrando la mano insanguinata cui mancavano due dita per poi scoppiare a ridere.
Anche Robb si mise a ridere e ben presto attorno a loro tutti lo seguirono. Solo lei e Bran si guardavano attorno a disagio, perplessi. Una fanciulla e un bambino, mentre quegli uomini adulti che sarebbero presto andati in guerra passavano come se nulla fosse dalle offese lavate col sangue alle risate. Lyra si incupì, sentendo che il peso che aveva sul cuore era diventato ancora più greve.

Stava accadendo di nuovo. Se ne andavano. Verso il pericolo. E la lasciavano indietro. Ancora.
Lyra era furiosa. Per l’ennesima volta maledì gli Dei per averla fatta nascere femmina. E per averle dato un braccio così esile. Robb non l’avrebbe certo portata con sé. Da quando aveva deciso di partire, lei aveva tentato in tutti modi di convincerlo. L’aveva pregato e implorato e persino minacciato. Ma niente, suo fratello non aveva voluto saperne. Per dirla con le parole di Theon: puoi mettergli in mano una spada, ma un fiore rimarrà sempre un fiore. Se non altro, aveva espresso il concetto in modo stranamente poetico per i suoi canoni, evitando di addentrarsi su quello che poteva essere l’uso più consono di una donna in guerra.
Nonostante amasse Robb più di qualsiasi altro dei suoi fratelli, una parte di lei l’aveva odiato. Come poteva essere così egoista? Non capiva? Voleva solo proteggere la sua famiglia. Più di ogni altra cosa. Come lo voleva lui.
Lei sarebbe rimasta a Grande Inverno a badare ai fratelli più piccoli e al castello. Era sempre stato così. Gli uomini in battaglia e le donne a casa con i bambini. Era quello il suo dovere. Ma era così stanca di essere quella che doveva sempre occuparsi degli altri. Dei fratelli più piccoli. Di sua madre. Del castello. A nessuno era mai venuto in mente di chiedere se a lei andasse bene.
Non si era mai perdonata per aver lasciato che suo padre partisse per Approdo del Re senza portarla con sé. Si era convinta che forse le cose sarebbero andate diversamente se lo avesse fatto. Tutto perché la regina Cersei non voleva avere il fantasma di Lyanna Stark intorno. E suo padre non voleva che lei andasse al Sud. Ma lei non era Lyanna. Non era sua zia. Era Lyra. L’inutile Lyra, che veniva sempre lasciata indietro, mentre coloro ai quali voleva bene andavano a rischiare la vita.
Sospirò rabbrividendo nell’aria fresca della notte, mentre attorno a lei gli uomini si affrettavano negli ultimi preparativi. Avevano stabilito di partire al calare del buio per disorientare eventuali spie. Anche se ben presto sarebbe sorto un nuovo giorno e la colonna di ventimila uomini al seguito di Robb Stark non sarebbe stata più un segreto per nessuno. Se non altro, almeno Robb era davvero in buona compagnia. Sorrise, confortata a quel pensiero.
I cavalli nitrivano e scalpitavano, impazienti. Suo fratello si staccò dagli uomini con cui stava parlando e venne verso di lei. Per dirle addio, si disse. All’improvviso, inaspettatamente, sentì la morsa gelida del terrore impadronirsi di lei. Non voleva vacillare proprio davanti a Robb. Non voleva che suo fratello portasse con sé l’immagine di lei in lacrime. Nemmeno Bran e Rickon avevano pianto quando li aveva salutati. Lottò furiosamente contro il fiume di sentimenti che voleva avere la meglio su di lei. Per qualche attimo si sentì come il vessillo del metalupo sbattuto dal vento, lassù in cima alla torre.
Dunque era giunto il momento. E nessuno dei due riusciva a trovare le parole.
Si guardarono per un lungo istante, poi l’espressione grave di entrambi si sciolse in un sorriso. Lyra avrebbe voluto abbracciarlo, ma dubitava che suo fratello gliel’avrebbe permesso davanti a tutto l’esercito. Eppure, un attimo dopo, fu lui a stringerla.
«Presto saremo tutti di nuovo insieme, te lo prometto.» mormorò, dopo averle posato un bacio in fronte.
«Sarà meglio. Altrimenti verrò a cercarti.» gli rispose lei in tono di sfida.
Nell’incerta luce della luna osservò le sagome nere finché non svanirono nella notte, mentre nella sua mente continuava a riecheggiare la voce del loro padre: Quando la neve comincia a cadere e venti gelidi soffiano, il lupo solitario perisce, ma il branco unito sopravvive. 
   
 
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