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Autore: LazySoul    29/05/2018    2 recensioni
La storia è ambiantata al sesto anno.
I protagonisti indiscussi sono i pensieri e le emozioni provate da Draco Malfoy ed Hermione Granger.
Pensieri che forse li porteranno ad avvicinarsi l'uno all'altra, oppure ad allontanarsi irrimediabilmente...
Estratto:
«Cosa vuoi ancora da me?», gli chiese: «L'umiliazione dell'ultima volta non è bastata?»
Ripensò a quello che gli aveva confessato sotto l'effetto del Veritaserum e le sue guance diventarono subito incandescenti per la rabbia e l'imbarazzo.
«Oh, Mezzosangue, pensi davvero che io mi possa accontentare di così poco?», mormorò lui, ora talmente vicino da farle percepire il suo odore.
E Hermione lo vide. Era lì, proprio davanti ai suoi occhi: il desiderio.
Malfoy la voleva.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Ron Weasley | Coppie: Blaise/Pansy, Draco/Hermione
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gioco di Sguardi'
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16. Finta indifferenza

 

«Hermione, hai finito? Io e Calì avremmo bisogno del bagno!», urlò la voce acuta e fastidiosa di Lavanda oltre la porta, disturbando il silenzio che regnava sovrano nella torre Grifondoro fino a pochi secondi prima.

Era mercoledì mattina, Hermione aveva passato il giorno precedente a evitare qualsiasi persona incontrasse, nell'attesa che il Veritaserum terminasse il suo effetto. Per sua sfortuna era stata costretta a intrattenere una conversazione con Lavanda e per quanto Hermione avesse provato a non dire qualcosa di offensivo, le aveva ammesso che la sua voce al mattino era paragonabile ad una tortura. Lavanda si era offesa e ora faceva di tutto pur di tormentarla. 
Hermione aveva passato la notte in bianco a pensare a un modo per farla pagare a quell'arrogante di Malfoy; era giunta alla conclusione che ignorarne la presenza fosse il metodo migliore.
Per la prima volta dopo parecchio tempo, Hermione si stava guardando allo specchio con un'attenzione ai dettagli che, per il suo aspetto fisico, prestava raramente. 
Con uno sguardo colmo di risoluzione decise di domare i capelli con una coda di cavallo, poi, esasperata dalla voce di Lavanda, uscì dal bagno. 
La Brown le lanciò un'occhiata indispettita, poi scomparve oltre la soglia con Calì, lasciando Hermione da sola in camera.
La ragazza si preparò per la giornata, indossando la divisa scolastica e mettendosi la borsa con dentro i libri a tracolla.
Non riusciva a impedirsi di pensare a quello che era successo il giorno precedente, al modo subdolo in cui Malfoy l'aveva costretta a dirgli cose che lei, di sua spontanea volontà, non gli avrebbe mai detto.

Mentre si dirigeva verso la Sala Grande per colazione, ripensò al sorriso crudele e compiaciuto, sfoggiato dal Serpeverde, quando si era sentito dire la verità che lei aveva provato a tenergli nascosta.

Si sentiva destabilizzata.

Ora che era stata smascherata, ora che era stata costretta ad abbandonare il copione prestabilito, la sua parte consolidata all'interno della recita; cosa le restava?

Si bloccò al centro del corridoio, fissando il vuoto per qualche istante: «Sei stata stupida», si disse, con una pacatezza disarmante.

Non era arrabbiata con se stessa, non troppo almeno.

Era amareggiata dal modo subdolo in cui Malfoy era riuscito a smascherare le sue bugie.

Sarebbe davvero bastato ignorarlo? Sarebbe riuscita in tal modo a vendicarsi? Almeno in parte?

Riprese a camminare, lentamente, per poi bloccarsi nuovamente.

Si era dimenticata di aspettare Harry e Ron in sala comune.

Fece per tornare indietro, poi ci ripensò e decise che si sarebbe preoccupata di inventare una scusa credibile per quando fossero comparsi anche loro in Sala Grande. Avrebbe potuto dire loro che era dovuta andare via presto, senza aspettarli, per consegnare un elaborato facoltativo alla McGranitt. Harry e Ron non avrebbero faticato a crederci.

«Sì, non faranno altre domande», disse a mezza voce, camminando spedita lungo i corridoi.

«Non lo trovi cambiato?», chiese una voce femminile alla sua destra, attirando la sua attenzione.

Solo in quel momento Hermione si rese conto di essere nell'atrio della scuola e di avere a meno di due metri Pansy Parkinson e Blaise Zabini, entrambi diretti verso la Sala Grande come lei.

«Lo trovo sempre il solito insopportabile, borioso, antipatico...»
Il moro venne interrotto dall'amica, che gli tirò un colpo sulla spalla, zittendolo: «Sì, va bene. Però è tutte queste cose in modo diverso rispetto al solito».

«Se lo dici tu», rispose Zabini, sollevando le spalle con nonchalance.

«Forse dovresti parlargli».

Il Serpeverde si bloccò all'ingresso della Sala Grande: «Non ci penso proprio».

Hermione smise di origliare e si voltò brevemente alle sue spalle.

Draco Malfoy era a pochi passi di distanza, gli occhi puntati su di lei e un sorriso compiaciuto in volto.

Poteva udire il battito cardiaco impazzito della ragazza? Poteva leggere il turbamento nel suo viso?

Il biondo si avvicinò e la riccia decise che non era pronta per uno scontro. Non in quel momento.

«Dove sono San Potty e Weasel, Mezzosangue?», chiese Draco Malfoy, deciso a non lasciarla fuggire così in fretta: «Pensavo che non poteste girare per i corridoi da soli, che doveste sempre spostarvi in branco».

Hermione pensò che le provocazione del Serpeverde fossero a dir poco fiacche, prive del tipico sentimento di odio che le accompagnava di solito.

«Pensavi male», disse lei, fermandosi a pochi passi dall'ingresso della Sala Grande, una strana sensazione di malessere allo stomaco.

Non pensava che, dopo esser stata smascherata, sarebbe stato così difficile ritornare a recitare la stessa parte di sempre. Eppure era così. Perché continuare a mentire? Che senso aveva?

Hermione strinse le mani a pugno, dentro di lei si agitava una vera e propria tempesta di pensieri che si accavallavano come onde, si avvolgevano in spirali come trombe d'aria e si abbattevano come grandine al suolo.

Malfoy le si affiancò: «Tu dici?»

Hermione si rese conto che il Serpeverde stava facendo di tutto per continuare una conversazione che non sarebbe mai dovuta nascere. La cosa inizialmente la infastidì, poi si rese conto che lui non poteva farne a meno; aveva bisogno di essere al centro dell'attenzione.

La riccia si ricordò la sua risoluzione quella mattina, il suo desiderio di vendetta e il suo proposito: ignorare Draco Malfoy.

Sbuffò sonoramente, poi entrò in Sala Grande senza degnarlo d'ulteriori attenzioni.

Così fece per i successivi tre giorni. Ogni volta che lo vedeva, fingeva di non vederlo, ogni volta che lo sentiva parlarle, fingeva di non sentirlo.

Ritrovò l'equilibrio, quello che temeva di aver perso quando gli aveva confessato cose inconfessabili a causa del Veritaserum; era tornata l'Hermione bugiarda e indifferente di prima.

O almeno, questo era quello che credeva Malfoy, quello che lei aveva fatto di tutto per fargli credere.

Ma di notte, quando nessuna la vedeva, nascosta dalle tende del baldacchino, Hermione si dava piacere pensando a lui e si chiedeva per quanto ancora sarebbe riuscita a resistere e a non impazzire.

  
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