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Autore: TheSlavicShadow    29/05/2018    0 recensioni
26 prompt, 26 settimane, 26 storie.
So let it hurt, let it bleed
Let it take you right down to your knees
Let it burn to the worst degree
May not be what you want, but it's what you need
Sometimes the only way around it
Is to let love do it's work
And let it hurt
Yeah, let it hurt
{Let it hurt - Rascal Flatts}
{{WARNING: NON C'E' NESSUN CROSSOVER, MA PER UNA FANFIC DI SNK NON MI ANDAVA DI CREARE UN ALTRA FIC (capitolo 5)}}
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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2. Purezza, trasparenza, limpidezza.

Prompt: Acqua
Pairing: Marco Bodt/Jean Kirschtein
Warning: hurt/con poco comfort perché SnK fa schifo, mourning…?



 

Aveva affondato le dita nella sabbia. Aveva lasciato che il tatto fosse l’unico senso all’opera in quel determinato momento.

Non voleva pensare. Non voleva sentire. Voleva solo capire cosa si provasse con quella sabbia a contatto con la pelle. Era così diversa dalla sabbia che aveva toccato per tutta la sua vita. La sabbia del fiume non era così. Non era mai così asciutta. E la sabbia per costruire era sempre grossa. Questa sabbia era proprio strana.

Aveva alzato lo sguardo verso i suoi compagni. Doveva esserci qualcosa di sbagliato nel modo in cui ridevano spensierati. Dovevano essere concentrati sulla missione. Dovevano pensare solo a quella. Non dovevano rincorrersi spensierati sulla spiaggia.

Non dopo tutte le perdite che avevano avuto per arrivare fin lì.

Eren e Connie si rincorrevano come due bambini che non avevano mai visto qualcosa di spiacevole nella loro vita. E un po’ li stava invidiando. Molto, in realtà. Riuscivano a gioire di quel traguardo e tutti erano partecipi di questo loro festeggiamento.

Avrebbe dovuto gioirne anche lui. Erano arrivati al mare. La distesa di acqua salata più grande di quando non avessero mai immaginato. Avrebbe dovuto rincorrere Eren e spingerlo in acqua. Lo aveva minacciato così tante volte di farlo. E Eren allora lo minacciava subito di picchiarlo. E gli animi finivano per scaldarsi.

E Marco li divideva. Con il suo sorriso. Con le sue parole sempre calme. E loro due, idioti che non erano altro, gli davano retta.

Sembrava essere passata una vita intera da quando erano solo delle reclute. La vita era davvero spensierata allora, se la comparava a quello che stavano vivendo in quel momento.

Si erano fatti una promessa. Di notte, mentre si intrufolavano uno nel letto dell’altro e parlavano a voce bassa fino ad addormentarsi, parlavano di quello che desideravano per il futuro. E per colpa di Armin desideravano poter vedere il mare almeno una volta. Il ragazzo gli aveva parlato così a lungo di quella distesa infinita di acqua, e loro desideravano vederla, toccarla, e anche assaggiarla. Avevano un sogno. Ne avevano diversi. Avevano progettato tutto un futuro insieme, perché erano sicuri che nulla li avrebbe mai separati.

Avrebbero visto il mare insieme. Questa era una promessa.

E ora era lì da solo.

Perché Marco non c’era più.

E Marco doveva vedere il mare. Marco doveva vedere tutta quell’acqua. Perché Marco era come l’acqua. Era puro, era limpido. Ed aveva la forza di trascinarti ovunque, a volte lentamente, altre con la forza di un fiume in piena. Marco doveva vedere il mare, perché gli sarebbe piaciuto, perché avrebbe potuto prenderlo in giro. Perché era il loro sogno.

“Jean, lui non vorrebbe vederti così.”

Aveva voltato solo un po’ la testa quando Armin aveva parlato accanto a lui. Non si era neppure accorto che gli si fosse avvicinato. Lo credeva ancora assieme ad Hanji a raccogliere reperti.

“Probabilmente mi starà guardando dandomi dello stupido. Lo so.”

Aveva guardato il mare e voleva piangere. Voleva piangere e urlare e chiamare il suo nome fino a quando non gli esplodevano i polmoni. Lo aveva fatto. C’erano notti in cui non riusciva a dormire e il ricordo di Marco lo perseguitava. Lo avrebbe fatto per sempre.

La sua purezza, la sua trasparenza. Il suo Marco che vedeva del buono in tutti quanti e che tutti loro avevano pianto.

“Spero che questo panorama gli piaccia quanto sta piacendo a me.”

Aveva fatto un debole sorriso, continuando a guardare l’acqua chiara e limpida che si estendeva davanti ai suoi occhi.

 
   
 
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