Film > Master & Commander
Segui la storia  |       
Autore: Spoocky    31/05/2018    3 recensioni
[Parte della Hurt Comfort Christmas Challenge del gruppo Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart: https://www.facebook.com/groups/534054389951425/]
[Bookverse] Coda a "Duello nel Mar Ionio" NON è però necessario averlo letto per capire!
In seguito allo scontro con i Turchi, Tom Pullings è rimasto gravemente ferito e Stephen fa del suo meglio per prestargli conforto ma soprattutto per salvargli la vita.
Nel frattempo Jack cerca di tenere insieme il piccolo mondo della Surprise, senza l'aiuto del suo prezioso Primo Ufficiale ma soprattutto senza il suo migliore amico accanto.
Dedicata a James_T_Kirk
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Missing moments in Patrick O'Brian'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Eccoci a metà!
Il Disclaimer è sempre lo stesso.

Buona Lettura ^.^


L’alba portò un abbassamento della temperatura a 101,3° F[1] e Tom poté finalmente riposare un po’, insieme a Stephen che si assopì di nuovo con le braccia conserte sul tavolo.

Jack aveva appena smontato dalla guardia e riuscì a riposare decentemente prima che Killick entrasse di prepotenza con il bacile per radersi e la colazione.
Il comandante Aubrey consumò il pasto rapidamente e si diresse verso la cabina di Stephen.
Entrò senza bussare, piegando automaticamente la testa sotto il basso stipite.

Non fu sorpreso di trovare il povero Pullings addormentato nella branda e Stephen accasciato sul suo tavolo, con un rivolo di saliva che gli colava dalla bocca semiaperta.
Intenerito, il comandante gli appoggiò le mani sulle spalle e lo scosse dolcemente.
Come aveva previsto, si girò brontolando ma Jack si premette un dito sulle labbra e lo spinse fuori dalla porta da dove Killick lo avrebbe trascinato in cabina per ripulirlo e nutrirlo.
Il comandante poi prese la sedia e l’accostò alla branda di Pullings, ancora irrigidito per le sue stesse ferite vi si accomodò come meglio poteva ad aspettare il ritorno del medico.

Non trascorse molto tempo prima che il respiro del ferito accelerasse e l’unico occhio visibile si aprisse: “Capitano?”
Aubrey sorrise, coprendogli una mano con la sua: “Buongiorno, Tom. Come state?”
Il giovane ufficiale tentò di raddrizzarsi per rispetto al superiore ma fallì miseramente, ricadendo sul cuscino: “Non bene temo, signore. Se posso chiedere, perché siete qui voi? Dov’è il dottore?”
“Ho fatto io la seconda guardia stanotte, per questo non sono ancora sul ponte. Quanto al dottore, beh...anche lui ha il diritto di nutrirsi ogni tanto, non credete?”
“Naturalmente, signore! Solo...solo...” quel poco del viso che era ancora visibile sbiancò e i lineamenti si contrassero.
Jack sentì la mano sotto la sua aggrapparsi alla coperta e la strinse leggermente: “Volete che faccia venire qui il dottore?”
Pullings fece un gesto di diniego con la testa e sussurrò: “Ora passa...ora passa...”

L’ ‘ora’ di Tom si tradusse in diversi minuti ma poi la fitta sembrò scemare, lasciandolo pallido e coperto da una patina di sudore freddo: “Scusatemi...”
“Per cosa? Piuttosto, c’è qualcosa che possa fare?” con un sorriso impertinente aggiunse “Non avrete mica bisogno...di usare il vaso?”
Il poveretto, timido come pochi altri in nella Marina di Sua Maestà, avvampò immediatamente: “N-no! N-no davvero, signore!”
Aubrey si lasciò andare ad una risata poderosa, di quelle che riservava per le sue battute migliori, incurante del fatto che facessero ridere praticamente solo lui. La sua allegria contagiosa strappò tuttavia un sorriso all’ufficiale ferito, raggiungendo l’obiettivo che si era prefissato.
Ricompostosi, il comandante proseguì: “Seriamente, c’è qualcosa che posso fare per voi, Tom?”
“Beh signore, se non vi dispiace, dietro di voi ci sarebbe un bicchiere d’acqua...potreste aiutarmi ad accostarlo alle labbra, per cortesia?”
“Ma certo! Ecco. Fate piano.” Il ferito era talmente debole che Jack dovette sorreggergli la testa perché potesse bere, ma ormai aveva maturato una certa esperienza data la sovrannaturale capacità del suo compagno di vita nell’attirare incidenti e disgrazie su di sé e lo fece senza battere ciglio.

Aveva appena posato il bicchiere che uno Stephen imbufalito fece il suo ingresso nella cabina: “Vergogna, Jack, vergogna!”
“Cosa avrei mai fatto questa volta? Sentiamo.”
“Beh, tanto per cominciare...oh! Salve, Tom! Che piacere vedervi sveglio! Un momento e sarò subito da voi. Come dicevo, tanto per cominciare ti sei ingollato tutte le aringhe per la colazione e ti sei scolato tre quarti della caffettiera. Poi sei piombato qui come un cavallo imbizzarrito per dare il tormento al mio paziente...Non ridere! Non c’è assolutamente niente di divertente!”
“Vi sto tormentando, Tom?”
Pullings arrossì di nuovo: “S-signore...i-io...”
“Ignoratelo, Tom! E tu, Jack, vergogna e disonore! Non vedi che il poverino ha la febbre? Dovevi proprio venire qui con la tua finezza da pachiderma a disturbare! E non dire che non è vero: i tuoi muggiti si sentivano fino al maschione di prua!”
A quella Jack scoppiò a ridere di nuovo, e più forte di prima. Sapeva per esperienza che avrebbe solo esasperato l’ira funesta dell’amico ma non poté trattenersi davanti a quella disgraziata ‘i’ di troppo, per non parlare della mancata specifica[2]. Quella povera ‘i’ aveva squarciato la paratia già lesa dal ‘pachiderma’: Aubrey non sapeva l’esatto significato di quest’ultima parola ma il solo sentirla gli faceva venir da ridere.
“Il maschione...il maschione di prua! Per l’amor di Dio! Stephen, questa è proprio bella!”
“Si, si! Ridi pure. Ha! Ha! Ha! Vedremo quanto riderai quando ti si strapperanno i punti e dovrò ricucirti da capo. E adesso fuori di qui, che il Cielo ti strafulmini!”

Ancora piegato in due dalle risa, Jack uscì dalla piccola cabina – non senza aver dato un’ultima pacca d’incoraggiamento al povero Tom – e se ne andò tutto allegro sul ponte di coperta.
Né lui né l’amico avrebbero preso sul serio quelle imprecazioni: tali piccole schermaglie erano all’ordine del giorno, soprattutto quando Stephen non completava il suo ciclo di otto ore di sonno seguite da un litro di caffè per ritornare umano dal vegetale che era appena sveglio.
Ad ogni modo, il piccolo battibecco era servito a Jack per superare l’ansia della notte e a Stephen per sfogare il suo malumore mattutino.
Quanto a Tom, il poveretto era talmente spossato da non aver seguito il filo della conversazione. Forse Stephen aveva ragione, forse aveva esagerato.
Se anche fosse ne sarebbe valsa la pena, se non altro per quel ‘maschione di prua’ che lo avrebbe fatto ridacchiare per il resto della giornata.
Comunque le cose stavano volgendo al meglio.

Le cose non stavano volgendo al meglio proprio per niente.
Tanto per cominciare, il sudore causato dalla febbre aveva fatto attaccare le fasciature ai punti e cambiarle fu un travaglio quasi peggiore di quello del giorno precedente.
E questa volta, tutta la buona volontà di Thomas Pullings non bastò a non urlare.
Lo stesso Maturin era grigio in viso e teneva le labbra tanto strette da scomparire mentre svolgeva quel compito ingrato.

Quando ebbe finito di levare le bende, rasò le guance del paziente – onde evitare che i peli infettassero la ferita – e spalmò sulle suture un leggero strato di unguento alla malva e salice bianco.
Mentre questo asciugava cambiò le medicazioni al torace ed alla caviglia, applicò un cataplasma all’arnica sulle ossa rotte e gli raccolse i capelli con un nastro, per evitare che gli andassero sul volto.
Quando gli ebbe fasciato di nuovo la testa, il ferito aveva appena la forza di reggere il termometro tra le labbra.
102,2° F[3].

Male! Molto male.

E andò peggiorando: già appena dopo mezzogiorno la temperatura era a 104° F[4] e neanche la corteccia di china bastò per abbassarla.
Il povero Tom tremava come una foglia e sudava copiosamente, lamentandosi per il dolore delle ferite esacerbato dalla febbre e agitandosi nella branda, incapace di trovare sollievo.
Poco dopo il tramonto iniziò a sussurrare frasi incoerenti e cercò di alzarsi per salire sul ponte: aveva sentito la campana e credeva di essere di guardia. Stephen non dovette comunque prendere dei gran provvedimenti per trattenerlo dato che riusciva a malapena a stare seduto e non era assolutamente in grado di alzarsi.
Dopo un paio di tentativi falliti, si arrese e ricadde sulla branda, mugolando penosamente.

La situazione si protrasse per giorni e Stephen era sempre più disperato: in condizioni normali avrebbe praticato un salasso o applicato delle sanguisughe per abbassare la temperatura ma Pullings aveva perso quasi due litri di sangue e non poteva assolutamente cavargliene altro senza correre rischi.
Cambiare le medicazioni era un tormento: le bende impregnate di essudato che non si separavano dalle ferite, la pulizia delle suture e gli spostamenti che tutto ciò implicava gli causavano un dolore insostenibile e spesso le sue urla risuonavano per tutta la nave, facendo piangere il cuore a chiunque le sentisse.
Oltretutto non teneva giù niente proprio a causa della febbre alta, non si riusciva a somministrargli altro che pochi bicchieri d’acqua al giorno e, forse, una tazza di tisana.
Non poteva certo gestire le pozioni ed i boli che generalmente somministrava ai suoi pazienti.

Gli faceva le spugnature regolarmente e lasciava impacchi freddi sul collo, i polsi e le caviglie anche per un’ora di seguito ma la temperatura si ostinava a rimanere su quel fatidico 103,1°F. Durante il giorno, il caldo mediterraneo non portava certo beneficio ma era di notte che la febbre poteva alzarsi fino a 105°F[5] e restarci anche per un paio d’ore.
Allora Maturin apriva la finestra e indirizzava la brezza sul volto febbricitante del suo paziente ma non si azzardava a togliergli la coperta e scoprirgli il petto nel timore che potesse ammalarsi: era molto debole e la febbre lo aveva consumato al punto da far temere al medico il sopraggiungere della consunzione.
 
 
[1] 38, 5° Celsius
[2] I masconi sono le paratie della prua. In genere ci si riferisce ad essi come ‘mascone di dritta’ o ‘mascone di sinistra’ al singolare e si chiamano semplicemente ‘masconi’ al plurale.
[3] 39° Celsius.
[4] 40°  C
[5] 40,5°C
 
 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Master & Commander / Vai alla pagina dell'autore: Spoocky