SERPENTI&DELINQUENTI
Leggo solo offese;
un popolo dalle mille pretese,
non si capisce più niente,
tutti con la lingua biforcuta come il
serpente.
E pronti a mordere;
terrore
finanziario,
terremoto
tutt’altro che bonario;
non scuote la Terra, bensì le borse,
e fermano anche le corse
in bicicletta,
poiché pare ci siano buche;
tornano di moda le mucche,
no, le pecore,
per pulire giardini pubblici,
poiché nessuno lo fa più.
Ma questo è l’inferno, forse?
Il caos?
Non ci capisco più niente,
ti bombardano in tv,
in ogni tg,
sui social poi la guerra
è multimediale,
nazionale,
la gara a chi la spara più grossa.
Han detto che è morto il fratello
sbagliato
solo perché non ha promosso un
aborto;
un aborto di governo,
in partenza già morto,
gridano
alla prevaricazione ogni benedetto
giorno,
ma che si vuole?
È che richiedono espulsioni,
cercano Alì Babà e i quaranta ladroni
tra squadriglie di cafoni
che gridano e poi si vendono
ai migliori offerenti,
ai migliori proventi;
guadagnano milioni
e magari si fingono laureati,
così fanno i trilioni
li vanno a spendere ad Antigua,
volo ai Caraibi
passando per l’Indonesia
e la Tasmania;
là ci sono bellissime ville
e i nomi di persone illustri non sono affatto
rari.
Polemiche;
esplodono
come le bandiere che vogliono fare
sventolare.
Giunoniche
le pretese,
non contarci che essere possano
uscirne
illese,
e c’è chi ha paura,
chi ha un risparmio deve nasconderlo
deve agguantarlo
perché c’è un qualche tarlo
che premedita di bruciarglielo;
c’è chi l’ha presa come un lutto,
chi grida assassini,
chi medita casini,
chi coltiva affari birichini
e chi si dedica ai vari giochini
di moda al momento,
perché un giorno ci si odia,
l’altro ci si innamora,
quello dopo finisce in tragedia;
dimora
in fiamme
la notte
oscura
Gerusalemme,
Betlemme,
non si conosce più
la retta via smarrita,
si prosegue la propria partita
personale
in solitaria,
perentoria
la richiesta di chi necessita
di una mano,
chi non ce la fa veramente più,
e nessuno che ti aiuta,
che ti ascolta,
che sia lì per te,
a risollevarti offrendoti un tè,
che ti porge una mano
o parole gentili.
È una realtà sanguinaria,
che vive nello spettro delle
recessioni,
delle retrocessioni,
delle distorsioni,
delle fatidiche illusioni;
ad ognuno di noi
il compito di districare il vero dal
falso,
ma non basta,
non basta la telecamera
in cui ci si riprende mentre
si urla,
si insulta,
si accusa liberamente
si cerca a tutti costi un delinquente
con fare impertinente
e ci si finge intransigente.
NOTA DELL’AUTORE
La poesia non vuole giudicare nulla e nessuno, né far
politica. Assolutamente.
La verità è che nei giorni scorsi ogni volta che accedevo ai
social era tutto pieno di insulti, di video aberranti, di discorsi senza capo né
coda portati avanti a caso da persone a caso, appunto.
Al di là di ciò che accade, sono rimasto sconvolto dalla
portata di tutta questa violenza verbale… una cosa allucinante. Imporsi sugli
altri urlando come pazzi, gridando nelle piazze contro i passanti, insultando gratuitamente
il prossimo… davvero terribile, a mio avviso. Mi sono vergognato io al posto
loro.
Ecco, la mia ispirazione poetica di questa settimana non è
riuscita ad andare oltre a tutto ciò. Perdonate e scusate la mia poesia, se la
ritenete biasimevole. Io stesso vi chiedo scusa. Ma tutto ciò mi ha lasciato
davvero molto scosso, talmente tanto da non riuscire a mettere una pietra sopra
a cose che sarebbe meglio non sapere o dimenticare subito.