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Autore: Cactusassy    01/06/2018    1 recensioni
Sakura Haruno, padre giapponese da cui, a duo dire, non ha preso assolutamente nulla.
La fonte della sua particolare bellezza proviene senz'altro dalla madre, una panettiera proveniente dalle più povere steppe della Russia orientale.
Fin dalla tenera età, la ragazza dai capelli rosati,
dimostrò un'incredibile vocazione per la medicina, al che la madre si trovò di fronte ad un bivio.
Affidare la sua unica figlia al più grande medico conosciuto, lasciandola andare fino in Germania col rischio di non rivederla mai più ; o continuare a vederla tutti i giorni, riservandole nulla di più che un futuro fatto di rape e terra da zappare.
E fu così che la scelta più ovvia divenne anche la più dura.
Oggi Sakura Haruno, 23 anni, è uno stimatissimo medico con un appartamento nel cuore di Berlino.
Ci sono solo due piccolissimi problemi.
Corre l'anno 1940 e la nostra piccola Sakura è ebrea.
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Shikamaru Nara | Coppie: Hinata/Naruto, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Ino
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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Sakura Haruno,23 anni, padre giapponese da cui, a suo dire, non ha preso assolutamente nulla, se non lo strano nome. La fonte della sua particolare bellezza proviene senz'altro tutta dalla madre, una panettiera proveniente dalle più povere steppe della russia orientale. fin dalla tenera età, la ragazza dai capelli rosati, mostrò un'incredibile vocazione per la medicina, al che la madre , seppur a malincuore, si trovò davanti ad un bivio: affidare la sua unica figlia al più grande medico conosciuto, lasciandola andare fino in Germania, col rischio di non vederla mai più; o continuare a vederla tutti i giorni, riservandole nulla di più che un futuro fatto di rape e terra da zappare. E fu così che la scelta più ovvia divenne anche la più dura. Oggi, Sakura Haruno, 23 anni è uno stimatissimo medico ,con un lussuoso appartamento nel cuore di Berlino. Ci sono solo due piccolissimi problemi. È l'anno 1940, e la nostra piccola Sakura è ebrea. ~ ~ ~ ~ ~ Un gemito sommesso ed un gran bruciore alla fronte, che Sakura cercò invano di far smettere di pulsare, passandoci sopra le dita candide. L'avevano tatuata, o meglio marchiata. È questo il destino dei facoltosi medici ebrei. Venivano marchiati solo gli eletti , coloro a cui veniva concesso l'onore di non morire in un'angosciante campo di lavoro, e Sakura era una di quelli. Si alzò dalla scomoda branda senza mai lasciar cadere le mani dalle tempie, quasi potessero esplodere senza quel sostegno. Valutò più volte l'idea di guardarsi allo specchio,e ogni qualvolta si decideva ad avvicinarcisi si ritrovava comunque a strizzare con forza gli occhi, troppo impaurita di vedere il riflesso del suo volto. Un fastidioso bussare la ridestò dai suoi pensieri, indossò una vestaglia color malva, il giusto per essere presentabile, e si diresse verso la porta. "Chi è?" Dopo qualche secondo, parso un'eternità, sentì dei movimenti provenire dal corridoio, al che poté finalmente sentire la voce dell'interlocutore. "Sono io, Sakura" Senza pensarci due volte la rosa aprì frettolosamente la porta, facendo entrare una donna sulla cinquantina, capelli lunghi e biondi tenuti in due code basse, con un rombo nero in fronte, che in realtà non sciupava affatto la sua bellezza, se possibile la esaltava ancora di più. "Tsunade!" Si lasciò sfuggire un gridolino, saltandole letteralmente addosso per intrappolarla in un lungo abbraccio. La donna ricambia ben volentieri quel gesto d'affetto, carezzando con dolcezza le spalle della ragazza, per poi allontanarsi quel tanto da poterle studiare il volto. Un velo di disappunto coprì gli occhi verdi di lei, che con l'apprensione di una madre prese a passarle un dito sul tatuaggio fresco. "Ti hanno marchiata" Constatò la donna quasi con tristezza. In quegli anni lei e Sakura stabilirono un rapporto simile a quello tra madre e figlia, divenendo l'una il sostegno dell'altra. La ragazza annuì, rassegnata a dover convivere con quel disegno in fronte per il resto della vita. "È il caso di pulirlo, non vorrai ti faccia infezione" Constatò Tsunade, avviandosi verso la sua borsa, per prendere il necessario. "P-puoi farlo tu?" Un sussurro, quasi impercettibile ad orecchio umano, non passò inosservato dalla donna, che alzò un sopracciglio in risposta. "N-non voglio vedermi allo specchio" Spiegò Sakura ,la voce strozzata da un singhiozzo trattenuto. Quelle parole colpirono la donna come grossi macigni, dovette sforzarsi, e non poco, per mantenere un contegno e non fiondarsi ad abbracciarla nuovamente. "Tesoro non puoi evitare gli specchi per il resto della tua vita" Spiegò, cercando di mantenere un tono fermo. Vedendo l'aura di apatia che aveva iniziato a circondare l'allieva, le si avvicinò il tanto da poterle prenderle il mento tra le dita, per farle alzare il viso e poterla guardare negli occhi. "E poi secondo me ti dona molto" Effettivamente quel tatuaggio non faceva altro che accentuare la bellezza quasi esotica della ragazza, rendendola ancora più unica. Un timido sorriso si fece strada sulle labbra della rosa, che arrossì leggermente al livello delle guance. La donna iniziò a pulire la ferita con l'aiuto di un panno, per poi coprire la pelle lesa con un sottile strato di crema per lenirne il bruciore e velocizzarne la guarigione. Finita la medicazione la ragazza si sentì subito meglio, e non solo per la fronte che aveva smesso di pulsare. "Ti lascio sola, devo tornare in ospedale, un altro gruppo di soldati è stato mandato al macello" Disse la bionda con un filo di malinconia, dirigendosi alla porta. L'odio nei confronti dei soldati era inevitabile, ma nel campo medico non si fanno distinzioni, salvare vite è la priorità, amico o nemico che sia. "Mi vesto e ti raggiungo" Disse la rosa con convinzione, voleva uscire il più velocemente possibile da quella camera. "No, tu sei richiesta al campo" La donna nascose il viso al di là dell'entrata, incapace di guardare negli occhi la sua allieva. Sakura annuì silenziosamente. Forse quella camera non era così male adesso, malgrado il lerciume e la muffa sui muri era sempre meglio che le tende stracolme di anime in pena in bilico tra vita e morte. Una volta sola lasciò che quel sospiro di disperazione uscisse dalle sue labbra delicate, per poi iniziare a vestirsi. Quando fù costretta a lasciare il suo appartamento ad Alexanderplatz riuscì a raccattare alla bene e meglio lo stretto necessario per sopravvivere alla guerra : camice,qualche vestito,un paio di pantaloni da lavoro, calze pesanti , due maglioni e la sciarpa rossa che le regalò la madre prima di partire. Di rovinare gli unici vestiti in suo possesso non se ne parlava neanche, quindi, con un po'di esitazione e disgusto, si decise ad indossare l'unico paio di pantaloni a disposizione, per poi cercare invano una maglietta, che ovviamente non si poteva magicamente teletrasportare dal suo vecchio appartamento al suo "nuovo" armadio. Passò ancora qualche secondo a scrutare le profondità del guardaroba, per poi guardarsi la canottiera striminzita del pigiama. "Posso sempre coprirla col camice" Pensò ad alta voce, vestendosi , per poi pettinarsi alla bene e meglio. Al fine di evitare lo specchio evitò di truccarsi, quel marchio era già abbastanza appariscente di per sé, inoltre doveva ancora digerire l'idea di avere un volto diverso. Ripiegati accuratamente gli strumenti in una borsa, si mise quest'ultima in spalla, sbattendo la porta alle sue spalle. Percorso lo stretto e umido corridoio, il volto pallido di Sakura raggiunse finalmente l'aria aperta. I raggi del sole sembrano carezzarle il viso,facendo trapelare un po'di tepore in quel cappotto malconcio. Il sorriso della ragazza si trovò a spuntare quasi spontaneamente di fronte a quel tempo così bello, contrastante con il clima cupo che affliggeva da tempo la città. «sarà una giornata di merda» Pensò tra se e se, senza smettere di sorridere, cercando di darsi forza per non abbattersi già di prima mattina. Prese la metro, affollata come al solito, troppo anche per chi schifava la popolazione ebrea, costretto quindi a starle ad un palmo dal naso, senza contenersi dal mandarle qualche espressione di sdegno. Ignorando pesantemente tutto quell'odio immeritato, la piccola Sakura attese pazientemente che tutti scendessero all'ultima fermata cittadina, rimanendo praticamente sola su quel freddo vagone, se non fosse per un'altra ragazza, probabilmente infermiera, rimasta seduta su un sedile poco distante da lei. I capelli biondissimi tenuti legati in una stretta ed alta coda, gli occhi grigi truccati alla perfezione. Si lanciarono sguardi curiosi, senza accennare ad aprir bocca. "Anche tu al campo" La bionda interruppe il silenzio, divenuto oramai troppo pesante per entrambe. "Già" Si limitò a rispondere la rosa,sorridendole appena. "Comunque io sono Ino" Sakura esitò appena a stringerle la mano ,se le avessero viste parlare probabilmente se la sarebbe vista brutta. "Tranquilla, non c'è nessuno" La incoraggiò. "Se ti vedessero parlare con me finiremo entrambe male" Rispose, ancora titubante. La vide storcere il naso, in disaccordo con le sue parole. "A me non importa, a parer mio siamo tutti uguali" Malgrado la rosa apprezzasse davvero la confessione di Ino, si trovò nella posizione di farla desistere. "Il punto è che a loro" E nel dirlo indicò il nulla attorno a sé con un dito. "Importa fin troppo" Spiegò Sakura, seria più che mai. La ragazza però non si arrese, iniziando a parlare a raffica, al che la rosa fu costretta a chiudersi nel suo mutismo per non iniziare a chiacchierare come una persona qualsiasi avrebbe fatto. "Sai, oggi è il mio primo giorno al campo, mi sono laureata in infermieristica appena la settimana scorsa e sono già stata chiamata" Confessò infinite la bionda. Quelle parole, accompagnata dal tono triste colpirono la rosa nel profondo, facendole provare una grande tenerezza nei confronti della novellina. La metro fermò la corsa ,e le due si prepararono a scendere. Percorsa la breve scalinata che dava direttamente sul campo, le ragazze fecero per separarsi, iniziando ad incamminarsi , ognuna direzionata al proprio tendone di appartenenza. "Comunque sono Sakura" Si decise finalmente a rispondere. "Sarà dura oggi, se hai bisogno mi trovi lì" Disse indicando la struttura di chirurgia. "Ti ringrazio" Disse Ino, contenta che l'altra l'avesse quantomeno considerata. "Buona fortuna" E si divisero, ognuna per la sua strada. . _ . _ . _ . Dopo un'intera giornata a correre da una parte all'altra del tendone, ormai allo stremo, la piccola Sakura si prese un atto di pausa, che usò saggiamente, uscendo il più in fretta possibile da dell'inferno che puzzava terribilmente di morte. Decise di fare una passeggiata, avventurandosi alla ricerca dalla ragazza del treno. Camminò a lungo, cercandola senza successo, e si decise quindi di fare delle visite ai malati "importanti",tenuti in alloggi privati situati al confine del campo. Si accese una sigaretta, ingannando il gelo della notte, continuando a camminare, arrivando alle porte dell'edificio. Spense il mozzicone sotto alla suola della scarpa, per poi aprire il pesante portone in ferro, facendosi strada sino all'accettazione. "identificarsi prego" "Medico chirurgo Haruno Sakura" Mentre la guardia era intenta a trovare il suo nome nella lista dei medici di turno,delle urla attirarono l'attenzione di Sakura, che si stava mangiando le unghie nell'attesa del permesso. "Può andar" Non lo lasciò neppure finire di parlare che già si era fiondata nel lungo corridoio, cercando di capire da dove provenisse tutto quel baccano. Individuata la stanza non fu difficile capire il perché delle urla. "Non si azzardi a toccarmi!" Un uomo dai capelli neri come la notte,più o meno della sua età, era immobilizzato ad un lettino, la gamba presentava una brutta ferita da arma da fuoco, infetta tra l'altro. "Dobbiamo amputare sigonr generale, non c'è altra via" Il dottore era già col seghetto pronto in mano, un'espressione alquanto sadica gli dipingeva il volto. Tra il paziente ed il medico c'era un altro ragazzo biondo intento a far da scudo a quello che doveva essere un suo amico. "Esigo il parere di un altro medico!" Urlò quest'ultimo, in preda ad una crisi di nervi. Kabuto, così si chiamava quello scellerato di uomo armato di sega e bisturi, si fece avanti brandendo le sue "armi", facendo indietreggiare il biondo. "Si dia il caso che io sia il medico più competente in circolazione" Disse, scansando il ragazzo, pronto ad operare sul paziente ancora cosciente. La rosa non resistette di fronte a quello scempio, entrando nella sala operatoria con un'arroganza tale da far girare tutti i presenti. "Si fermi immediatamente razza di macellaio da due soldi!" Urlò in preda alla rabbia, strappando il seghetto dalle mani di quel barbaro. "Cosa ci fa qui una sporca ebrea?" Domandò quest'ultimo, sputando per terra con marcato disgusto. Al contrario delle sue aspettative, Sakura incassò il colpo,rimanendo impassibile. "Questa sporca ebrea,come dice lei, sa distinguere un principio di fascite necrotizzante da una gamba in cancrena!" Affermò lei, che aveva capito al volo il reale problema del poveretto sul lettino,che si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo. "E ora se ne vada!" Kabuto, oramai con le spalle al muro, si trovò a dover abbandonare la sala operatoria, non prima però di averle mandato qualche insulto. Sakura, dal canto suo, iniziò a pulire la ferita, ignorando arrogantemente le occhiate che i due soldati si stavano scambiando perplessi. "Dov'è la cartella del paziente?" Domandò con professionalità al biondo, che colto alla sprovvista praticamente gliela lanciò. "Ehm... grazie" Disse la rosa alzando un sopracciglio, per poi iniziare a leggerla, trovando parecchi errori da valutazione in tutto il plicco. Decise quindi di tenere per buoni solo i dati anagrafici, sperando che almeno quelli fossero corretti. "Bene, signor Uchiha, dovrò comunque operarla per asportare i tessuti danneggiati" Spiegò con calma, continuando a leggere . "Probabilmente le rimarrà una cicatrice, ma per la gamba non c'è pericolo" Un espressione sollevata si fece largo sul viso del generale, facendo sorridere la rosa. "Tu sei?" Chiese Sakura al ragazzo in piedi, che nel frattempo si mise in una postura più consona alla sua persona. "Vice generale Naruto Uzumaki!" Disse con convinzione, arrossendo appena al livello delle orecchie. "Bene, ti dispiace farmi da assistente? Non preoccuparti, dovrai solo passarmi gli strumenti" Spiegò, vedendo l'espressione leggermente preoccupata dell'Uzumaki, che si trovò ad annuire, seppur controvoglia. "Ti farò un'anestesia locale su tutta la gamba, non ti farà male, ma potresti sentire un po'di pressione." Prelevò dell'anestetico con l'aiuto di una siringa, per poi ignettarlo poco sopra la caviglia, sotto al ginocchio e tra la coscia e l'inguine. "Sentirai la gamba scaldarsi, per poi formicolare" Il generale annuì, sentendone già gli effetti. "Signor Uzumaki nella mia borsa ci sono bisturi, pinze e garze sterili, me le può portare?" Il biondo annuì, iniziando a frugare nel borsone,tornando poco dopo dalla donna. L'operazione durò diverse ore, nelle quali Sakura si preoccupò di eliminare il proiettile , per poi rimuovere scrupolosamente ogni traccia di tessuto morto. "Uzumaki puoi andare a riposare, adesso posso continuare da sola" Disse mentre ripuliva la ferita. Il ragazzo senza farsi pregare annuì, per poi tornare nei suoi alloggi. "Abbiamo quasi finito signor Uchiha" Annunciò, iniziando con la sutura. Non udendo risposta alcuna si decise ad alzare per un momento gli occhioni verdi da ciò che stava facendo, per spostarli sul viso dell'uomo che stava operando. Un piccolo sorriso si fece largo sul viso della ragazza dai capelli rosati. « sta dormendo» Si perse un momento a studiare il volto di quell'uomo, notando solo ora i suoi lineamenti delicati, marcati solo al livello della mascella. I capelli neri erano sparsi sul cuscino, l'espressione rilassata, il respiro regolare. Rimase a guardarlo qualche secondo, finché non si rese conto che forse era meglio terminare l'operazione. Dato l'ultimo punto si preoccupò di fasciare la ferita con delle garze, per poi riporre gli strumenti sporchi nel lavandino. Si accorse di essere al limite della stanchezza quando, raggiunto un angolo della stanza, si trovò ad accasciarsi contro il muro, troppo esausta per trovare un giaciglio migliore. Senza nemmeno accorgersene, si sbottonò i primi bottoni del camice per potersi mettere un po'più comoda, ignorando il fatto di avere solo una canottiera striminzita a coprirla. Raggomitolatasi su se stessa incontrò immediatamente morfeo,che l'accolse tra le sue braccia, facendola addormentare all'istante. "Grazie" Quel debole ringraziamento riccheggiò a lungo tra le pareti della stanza,come un eco. Ma Sakura era troppo debole anche solo per udirlo chiaramente,e convincendosi di averlo solo sognato, Si addormentò col sorriso, felice di aver fatto la cosa giusta. Bene ,questo è il primo capitolo, è la prima volta che pubblico su questo forum, quindi non siate troppo cattivi, sono una principiante 🌼 Cambierò molti nomi, soprattutto quello di Adolfino, per adattarla meglio. Ci tengo a specificare che è solo ispirata al periodo storico, quindi vi impedisco di utilizzare date o eventi citati nella storia in eventuali temi/verifiche (specifico,non si sa mai). Fatemi sapere cosa ne pensate, a presto. La vostra Sassy 🌵
   
 
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