Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Rivaille_02    01/06/2018    0 recensioni
«Senti. Quand'è il tuo turno?».
«Di pomeriggio dall'una alle quattro. Se devo fare gli straordinari resto fino alle cinque» lo informò il ragazzo confuso. Levi gli porse il bicchiere vuoto.
«Verrò qui a bere il tè quando sarà il tuo turno allora» gli disse mentre prendeva il portafoglio per pagare. Eren e Petra si guardarono straniti ma felici allo stesso tempo. Il ragazzo non riuscì a togliersi il rossore dal viso. «Qual è il tuo nome, ragazzo?» gli chiese Levi dandogli i soldi.
«Eren. Eren Jaeger» rispose lui prendendo il denaro. L'uomo guardò l'ora: le quattro e cinque.
«Scusami se ti ho trattenuto oltre il tuo turno. Ci vediamo domani, Eren» lo salutò andandosene.
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Salve signore, cosa vuole ordinare?» chiese Eren a Levi sorridendo.
«Il solito» rispose lui mettendosi a sedere. Il ragazzo, allora, andò a subito a preparargli un tè nero. Era felice di essersi avvicinato a un po’ a lui in quei giorni. Avevano preso l’abitudine di uscire tutti i pomeriggi dopo che Eren finiva il turno. A volte riaccompagnava Levi in hotel, dove aveva l’occasione di parlare con Hanji e Mike. La donna, quando lo vedeva, non faceva altro che fargli domande mentre l’altro aveva la strana abitudine di annusarlo, cosa che faceva con tutti.
«Ecco a lei» gli disse Eren porgendogli la tazza di tè nero. Si avvicinò poi al suo orecchio. «Posso assistere alle prove oggi, Levi?» gli sussurrò facendo sorprendere l’uomo. Si sentì improvvisamente arrossire all’udire il suo nome detto in quel modo e il suo battito del cuore iniziò ad aumentare. Non capiva il perché, era la prima volta che gli succedeva.
«Non penso che puoi finire ora il tuo turno, Eren» gli disse bevendo il tè.
«Posso chiedere il permesso al capo dicendo che ho avuto un problema in famiglia». Levi lo guardò sorpreso: non avrebbe mai pensato che Eren potesse mentire così. «Sai Levi, gli studenti sono bravi a inventare scuse» gli spiegò ridacchiando. L’uomo sospirò.
«Va bene» gli disse appoggiando il bicchiere vuoto sul bancone per poi pagare e tornare nella sua stanza. Chiusa la porta, appoggiò la schiena ad essa mettendosi la mano sul cuore per poi stringere la maglia. Fece scivolare la schiena, sempre appoggiata alla porta, fino a mettersi seduto. Strinse i denti.
“Cos’era...? Perché mi sentivo in quel modo...?” si chiese Levi agitato. “Maledetto ragazzino... sarà davvero il caso di  continuare a stare con lui?”. Decise di non dire niente ad Hanji: avrebbe solamente peggiorato la situazione.
Arrivato il momento delle prove, Eren si fece trovare  all’hotel dove si incontrò con i No Name. Era emozionato all’idea di stare in macchina con loro e assistere alle loro prove con il resto dello staff. Erano in auto differenti: la band, Eren e i manager in una e lo staff in un’altra. Il luogo delle prove e del concerto era il teatro più famoso di Shiganshina, il Colossal Theatre.
«Eren, conosci questo teatro?» gli chiese Hanji entrando.
«Certo! Oltre ad essere il più famoso, è anche il più grande della città e può ospitare più scuole» spiegò il ragazzo ancora emozionato.
«E quante scuole ci sono?».
«Non tante... Shiganshina non è molto grande». Eren si voltò poi verso Levi. «Levi, qual è la prima canzone in scaletta?» gli chiese curioso.
«“Hizamazuke Butadomo Ga”» rispose continuando a guardare avanti.
«Posso cantare mentre vi guardo?».
«Certo! Magari, quando finiamo le prove, ti facciamo cantare al posto di Levi!» esclamò Hanji ridendo. Il ragazzo arrossì di colpo dicendo che non era molto intonato ma la donna insistette, quindi accettò insicuro. Eren notò delle persone con delle macchine fotografiche, forse paparazzi, ma non ci fece molto caso una volta iniziate le prove, siccome era impegnato a cantare e ad ammirare Levi. L’uomo, durante le esibizioni, non faceva altro che guardare il ragazzo e Hanji se ne accorse, tanto che lo prese da parte e gli chiese cosa vedeva in lui. Levi fu allora costretto a dire tutto.
«Il mio migliore amico è gay!» esclamò la donna sorpresa portandosi le mani al petto.
«Cosa?» domandò lui confuso.
«Ti piace Eren!» precisò lei.
«Mi piace un ragazzo?».
«Ti piace un ragazzo!».
«E questo ragazzo è Eren?»
«E questo ragazzo è Eren!».
«Smettila di ripetere quello che dico» disse secco Levi. Hanji si scusò. «Comunque, come fa a piacermi un ragazzo?».
«Ti piace, tutto qui».
«Ma come...?».
«L’amore non ha sesso. Se ti piace una persona ti piace, maschio o femmina che sia» spiegò Hanji sorridendogli. Levi rimase in silenzio. Era confuso. Non riusciva a capire com’era possibile che gli piacesse un ragazzo. Sospirò.
«E se davvero mi piace, come glielo dico?».
«Glielo dici e basta» rispose la donna come se fosse una cosa ovvia. «Ma se sei così insicuro riguardo i tuoi sentimenti, prenditi del tempo per riflettere». Al sentire quella frase, l’uomo non poté fare altro che abbassare la testa e ringraziarla.
Tornati in hotel, Levi si chiuse nella sua stanza e pensò ad Eren. Si mise il pigiama che gli aveva regalato il ragazzo durante una loro uscita. Era celeste con quelli che dovevano essere giganti disegnati in bianco. C’era anche un cappellino con lo stesso tema. Si buttò sul letto, prese il telefono e andò su Instagram. Cercò il profilo di Eren e, una volta trovato, aprì la chat e gli mandò un selfie con il pigiama. Tornò poi sul profilo e lo seguì.
“Ma cosa sto facendo...” si chiese affondando la testa nel cuscino. Il telefono vibrò: Eren gli aveva risposto. Levi si sentì arrossire appena lesse il messaggio. Il ragazzo gli aveva detto che era carino con quel pigiama e subito dopo gli mandò una foto. La aprì e vide che era un selfie dove Eren era sdraiato sul letto e gli mandava un bacio. Gli diede poi la buonanotte con un cuore. Levi arrossì ancora di più e ricambiò.
“Mi piace Eren...? Lo conosco da una settimana... com’è possibile?” continuò a chiederselo per un bel po’. Siccome non riusciva a prendere sonno, andò a farsi una doccia ma, appena entrato, sentì squillare il telefono. Lo prese e rispose.
«Pronto?».
«Levi, dove sei?» gli chiese una voce maschile dal tono agitato.
«In doccia, perché? Che succede Eren?».
«C’è un uomo che mi sta seguendo e il bello è che l’ho visto oggi alle prove! Che sia un paparazzo?» il ragazzo era preoccupato su quel che sarebbe potuto accadergli.
«Penso... ma che diamine ci fai in giro all’una di notte?!» domandò Levi preoccupato e confuso.
«Ero a casa del mio migliore amico».
«A fare cosa?».
«Studiare». L’uomo si sentì arrossire.
“Allora mi piace...? Come si spiega questa gelosia sennò? Ma poi perché devo essere geloso se non so nemmeno se è etero o no?!” si mise una mano sulla fronte. “Hanji ha ragione, devo farmi meno problemi” pensò sospirando.
«Levi, che devo fare?!» gli chiese Eren in preda al panico. Levi sbatté il pugno al muro e uscì dalla doccia.
«Vieni qui. Ti aspetto alla hall» affermò lui tornando in camera.
«Cero di fare veloce» disse il ragazzo per poi riattaccare.
L’uomo appoggiò il telefono sul letto e aprì l’armadio. Cercò dei vestiti da mettersi ma. Non trovando niente, lo richiuse e guardò il pigiama che stava indossando prima. Sospirò.
“Vado in pigiama, tanto devo solo aspettarlo nella hall” pensò vestendosi.
Una volta rimesso il pigiama, scese le scale e andò nel luogo prestabilito. Quando arrivò Eren, lo saluto cordialmente e si avvicinò a lui.
«Ti porto in camera, vieni» disse Levi guardandolo.
«Quanti letti ci sono?» gli chiese.
«Uno». Eren arrossì.
«Singolo o matrimoniale?».
«Matrimoniale». Si fece ancora più rosso.
«E dormirò insieme a te?».
«Vuoi dormire in terra?». Il ragazzo scosse la testa. «Andiamo allora» gli disse l’uomo girandosi.
Arrivati in camera, Eren si sentì in imbarazzo. Levi lo invitò a sedersi da qualche parte e a mettersi comodo. Il ragazzo si levò allora le scarpe e si sedette sul letto. L’uomo si mise davanti a lui.
«Vuoi dormire o fare altro?» gli chiese guardandolo.
«“Altro” in che senso...?» domandò Eren arrossendo.
«Bere qualcosa, parlare... cosa fate voi ragazzi quando state a casa dei vostri amici?».
«Di solito giochiamo alla PlayStation...» rispose guardandosi intorno. «Però non ce l’hai, quindi...» abbassò la testa imbarazzato. Levi si mie a sedere accanto al ragazzo.
«Quindi si dorme» affermò indicando i cuscini. «Sarai stanco, no?». Eren annuì. «Allora sdraiati e dormi. Buonanotte» disse sdraiandosi. Il ragazzo fece lo stesso. Si sentiva in imbarazzo. Non riusciva a dormire. Si girò dalla parte dell’uomo: era di spalle e gli scappò un sorriso quando lo vide con addosso il pigiama che gli aveva comprato. Si avvicinò d’istinto e gli afferrò la maglia. Levi arrossì un po’, anche se Eren non poteva vederlo.
«Sai Levi, anche se ci conosciamo da poco più di una settimana, sento che mi sto pian piano innamorando sempre di più di te» sussurrò lui pensando che l’altro stesse dormendo. L’uomo strinse i pugni.
«Prima mi piacevi, sentivo proprio che quel che provavo per te era amore, e per questo rifiutavo tutte le dichiarazioni d’amore delle ragazze a scuola» continuò.
“Perché? Non sapevi nemmeno se avresti avuto l’opportunità di incontrarmi in questo modo...” pensò mordendosi il labbro.
«Sognavo sempre di avere un’occasione come questa e finalmente posso rimanere solo con te... e nello stesso letto! Chi l’avrebbe mai detto?» sorrise. «So che è impossibile che tu pensi lo stesso ma mi piaci, Levi...». Levi si girò.
«Eren» lo chiamò. Il ragazzo subito arrossì e si pentì per quel che aveva detto. «Quindi ti piaccio...?».
«S-sì...?». L’uomo sospirò.
«Penso che...» iniziò accarezzandogli la guancia. «No, non penso, sono sicuro che...» esitò per un momento, giusto il tempo di far incontrare i loro occhi. «Anche tu mi piaci, Eren» dichiarò poi. L’altro rimase stupito. Gli prese la mano e gli sorrise.
«Posso... baciarti?» gli chiese più rosso di prima. Levi acconsentì, quindi lo baciò, ignaro di quel che avrebbe causato in seguito.
   
 
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