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Autore: gio694    01/06/2018    0 recensioni
"Sotto il pergolato, fu lì che lo vidi. Avanzava con passo deciso e ostentava quella sicurezza che io non sarei mai riuscita ad avere....
Magari un giorno ci rincontreremo, non sarà né un giorno di sole, né un giorno di pioggia, sarà una di quelle giornate confuse, quando il sole gioca a nascondino con le nuvole ed i pensieri si dividono tra passione e razionalità."
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Matteo

 
Sotto il pergolato, fu lì che lo vidi. Avanzava con passo deciso e ostentava quella sicurezza che io non sarei mai riuscita ad avere. 

Più si avvicinava e più i miei occhi riuscivano a distinguere i dettagli del volto: la pelle bianco latte, i capelli scuri e lo sguardo spavaldo di chi è abituato ad ottenere tutto e subito. Mi aveva raggiunto, mi rivolse uno sguardo veloce e fece cenno con la testa di seguirlo: “Ora tocca a te!” la sua voce era dura, impudente e le sue parole risuonavano come un obbligo, non come un invito. Cominciò a camminare verso i cespugli, lontano dagli altri.

Lasciai il libro che stavo leggendo, perché da quando avevo visto quella figura di ragazzo avvicinarsi, avevo letto la stessa riga per dieci volte senza coglierne il senso e le parole scorrevano sotto i miei occhi prive di nesso logico.

Mi alzai e lo seguii, mi precedeva di cinque passi, non si era neanche girato per vedere se fossi dietro di lui, sapeva che l’avrei fatto indipendentemente da quanto avrei dovuto camminare. Non accelerai il passo per camminargli affianco, fu lui che si fermò e girandosi appena, aspettò che io gli fossi vicina. Avevo una domanda che mi torturava da quando era apparso nella mia visuale “Cosa sei tu per me?” ma pronunciare quelle parole a voce alta avrebbe aumentato il suo ego e la mia autostima era troppo fragile per sopportare tutta quella superbia.

Eravamo all’altezza dei cespugli, quell’ammasso di foglie faceva si che nessuno potesse vederci.  Si fermò all’improvviso: “Ti porto a casa!”, stavolta la sua voce era leggermente più dolce, ma manteneva sempre il suo tono autoritario. Non parlammo durante il tragitto, non ci guardammo neppure. Arrivati a casa, mi indicò il divano ed io, obbediente come una bambina, mi ci sedetti. Lui andò verso il televisore, non lo accese, ma iniziò a trafficare con i cd, mi alzai e lo raggiunsi silenziosamente. Dopo aver scelto la traccia del cd, si girò e si ritrovò ad un palmo dal mio viso, tentò di superarmi per raggiungere la porta ma io non lo lasciai passare, non me lo sarei fatto sfuggire, non di nuovo.

Mi fissò: “Vuoi ballare?” Quella domanda fu come una secchiata d’acqua gelata, inaspettata. “Si!”. Mi prese per i fianchi e iniziammo a dondolare, non andavamo a tempo con la musica, ma non importava. Non gli chiesi se facesse così con tutte, non lo volevo sapere, volevo solo illudermi che quel trattamento fosse riservato unicamente a me e come se mi avesse letto nel pensiero alzò lo sguardo: “Io non ballo, mai!”, “Mai?” La mia voce era incerta e zoppicante “No!” “Io adoro ballare!” Le parole mi sfuggirono prima che potessi accorgermene “E cos’altro ti piace fare?” Non credevo che si sarebbe interessato a me “Mi piace…correre, ma sono molto buffa quando corro!”  Sorrise che cosa strana, non era da lui, si accorse del mio sguardo sorpreso e tornò subito al suo consueto ghigno indecifrabile. “Buffa?” “Si, a volte mentre corro e passa l’autobus, mi copro il viso con una mano per non farmi vedere, ma ottengo sempre l’effetto opposto!” Sorrise di nuovo, questa volta era un riso puro, genuino, che avessi scalfito quel pezzo di ghiaccio che aveva al posto del cuore?

La canzone era finita, ma nessuno dei due dava segno di volersi allontanare dall’altro “A te cosa piace fare?” All’improvviso non dondolavamo più, “Vieni, ti faccio vedere!”  Uscimmo in strada e ci avviammo verso il porto, la spiaggia era ricoperta dalle barche, ci avvicinammo ad una coperta da un telo blu. Lo sollevò e ne uscì una barca non molto grande, dello stesso colore del telo. “Questa l’ho rimessa a posto io!” “E’ meravigliosa e…funziona?” “Si, ma ha bisogno ancora di qualche ritocco”. Mi aiutò a salire, il pavimento della barca era pieno di corde, reti e attrezzi vari, ma la cosa che mi colpì tra tutto quel disordine fu un libro, lo raccolsi “Catullo”, recitava il titolo “Tu, lo hai letto?” Si girò verso di me “Ho letto qualcosa, lo conosci?” “Roba di scuola, è quello che odio di meno!” Le sue labbra si distesero in una smorfia, poi gli occhi si spostarono dal mio viso verso il cielo grigio che prometteva pioggia “Andiamo!”  riposizionò il telo sull’imbarcazione e prima che venisse coperta notai il nome dipinto sul lato “Il risveglio dell’Aquila”.                                                                       
Mi prese per mano e ci allontanammo dalla spiaggia. Camminammo un altro po’, così mano nella mano, ogni tanto mi spostava una ciocca di capelli ribelli e sorrideva, ci sedemmo su un muretto e lui con il cappuccio tirato su sembrava ancora più ribelle e affascinante di come appariva di solito. Ad un certo punto sentii la voce di una donna chiamarmi “Ehi tu!” mi girai, ma ebbi appena il tempo di scorgere una donna con un cappotto rosso, perché subito lui mi prese le mani e disse “Adesso devo andare!" “Ci rivediamo?” Lui annui.

Lo fissai intensamente e sembrava come se stesse svanendo, come se fosse trasparente, forse erano i miei sensi che si stavano annebbiando.       
Mi girai per cercare aiuto, ma quella donna non mi ascoltava, continuava solo a chiamarmi “Ehi tu!” la ignorai e mi rigirai verso di lui, ma non c’era già più.

“Guarda che dico a te, quante volte ti devo chiamare prima che mi senti?”            
 
Mi svegliai di scatto nel mio letto, con la luce del sole che entrava dalla finestra. Non era stato altro che un sogno, mi lasciai prendere dallo sconforto, ma poi pensai che forse.."un giorno ci rincontreremo, non sarà né un giorno di sole, né un giorno di pioggia, sarà una di quelle giornate confuse, quando il sole gioca a nascondino con le nuvole ed i pensieri si dividono tra passione e razionalità. Io starò seduta sotto un pergolato, rileggendo per la decima volta la frase di quel libro che proprio non riesce ad entrarmi in testa e tu, beh, tu camminerai con la tua solita aria spavalda, il ghigno stampato sul volto, senza dire una parola mi prenderai per mano e mi porterai dove vuoi tu.                                     

Io non opporrò resistenza!"
Angolo dell'autrice Ciao, se vi è piaciuta la storia, avete qualche osservazione o qualche critica, aspetto numerose le vostre recensioni!! :) :)
  
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