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Autore: Indaco_    01/06/2018    4 recensioni
Il cuore di Amy saltò un battito capendo bene che quel devastante e incredibile dettaglio non era affatto dovuto ad una semplice coincidenza.
I puri e grandi occhi del piccolo erano di un accecante verde magnetico.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dance'
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AMY

Quella sera conobbi i vari pargoli di ogni coppia, era incredibile vedere i copioni della madre o del padre in versione ridotta! Ed erano anche incredibilmente teneri, soprattutto i più piccoli, in questo caso il figlio di Cosmo e Tails di 3 anni appena: Lawrence, un piccolissimo volpino giallo limone, dotato di ben due code e con due meravigliosi occhi azzurri. Rouge e Knuckles avevano due gemelli: Richard, un pipistrello grigio piombo con due furbissimi occhi violetto e la piccola echidna Coco, con lunghi capelli e gli occhi azzurri della madre.
Jet e Wave avevano Victoria, una piccola rondine color cipria di 5 anni. I piccoli dopo essersi presentati spostarono l’attenzione su Justin, il quale senza imbarazzo si unì ai nuovi compagni senza molti problemi.
Tutti cominciarono a farmi un sacco di domande riguardo agli anni trascorsi: cosa avevo fatto, che lavoro avevo trovato, ecc. Risposi cercando di restare il più vaga possibile, non erano stati anni spensierati, anzi, ricordarli non era facile. Crescere un figlio da sola non è semplice, soprattutto con Jason che terrorizzava e creava più problemi che risolverne. Quando mi stufai di tutti quei quesiti rivolti al passato, decisi di cambiare argomento e cominciai a fare io le domande.
 < Allora ragazzi e ragazze ditemi, i vostri pargoli sono le vostre fotocopie e … in fatto di poteri? Avete trasmesso i geni “buoni” o avete fatto cilecca? > Domandai con sarcasmo sapendo bene di innescare un discorso complesso.
Aprì il dialogo un orgoglioso Silver, gonfiando il petto gongolante e con un sorriso soddisfattissimo sulle labbra.
< Certo che sì fragola vagante! Beyoncè ha iniziato a sollevare il biberon telepaticamente a 11 mesi! Se non sono buoni questi geni, non so quali lo siano allora! > Mi rispose orgoglioso e vanitoso il riccio bianco con una punta di ironia. Blaze lo guardò sollevando un sopracciglio e prese parola
< Rihanna ha cominciato ad andare letteralmente a fuoco ad un anno … non sai i danni! > Sospirò la gatta con un sorriso orgoglioso. Entrambi erano molto felici di aver passato i poteri ai figli, erano pochi i mobiani che vantavano capacità così sorprendenti come il controllo del fuoco e la telecinesi, ed erano poche le coppie che potevano vantare, non una, ma ben due figlie così promettenti.
< Lawrence ha cominciato a spiccare qualche voletto per la casa! E’ fantastico vedere come riesce a destreggiarsi tra invenzioni e mobilio! >Esclamò entusiasta Tails, immaginando già i voli assieme al volpino per i cieli di Mobius.
< Anche Victoria vola! Sa già planare molto bene a quel che racconta Jet > Esclamò Wave sistemandosi la fascia e lanciando un’occhiata al falco suo marito, per spronarlo a continuare il discorso
< Ali robuste e buone piume! E’ un asso nel volo! > Disse sollevando l’indice con espressione raggiante.
Rouge si intromise nel discorso, con un sorriso malizioso e sicura di se
< Il mio Richard ha un fiuto eccezionale per gioielli e pietruzze varie … devo dire che rubacchiare gli riesce parecchio bene! E la mia Coco … >  venne interrotta da un eccitatissimo Knuckles, che concluse la frase al suo posto
< … e Coco ha una forza paragonabile solo alla mia! L’altro giorno ha sollevato il divano senza sforzo > disse quasi commosso dal gesto di sua figlia, portandosi una mano al cuore con aria sognante. Una breve risata si scatenò nel gruppo originata dal comportamento dell’echidna.


Per tutta la serata ricordammo situazioni spassose accadute durante il periodo scolastico, le risate furono assicurate e mantenute dal continuo bisticciare dei tre ricci adulti: non erano cambiati di una virgola, il trio “S” (Shadow, Sonic e Silver) si era mantenuto tale e quale a come l’avevo lasciato. Io e le altre ragazze ci trovammo a parlare di figli e della nuova “fiamma” di Tikal, un certo Zenit, una tigre con cui si stava frequentando, a parer suo molto gentile e romantico.
< Bhe, diciamo che la sorpresa dell’anno non va  al tuo ritorno Amy > Introdusse di punto in bianco Silver, facendomi capire che qualcosa di grosso bolliva in pentola, un fremito di curiosità mi fece rabbrividire.
< Uuuuuh … tu e la mia cuginetta vi sposate? > Tentai di indovinare con un sorriso sornione. Si notò benissimo che Blaze si ricompose sulla sedia con gli occhi speranzosi, Silver preso un po’ alla sprovvista e dall’imbarazzo arrossì leggermente,
< b-bhe n-no, non ancora per il momento > si giustificò il riccio argento, per la prima volta in grande difficoltà, tentando di riguadagnare un pizzico di compostezza.
< Ma bensì, il nostro serioso e scorbutico Shadow … si è fidanzato! > Concluse gioiosamente Silver, più entusiasta del riccio nero in questione. Mi voltai verso il diretto interessato felicemente colpita
< oh-oh, e chi è la fortunata Sha’? > Gli chiesi con un sorriso malizioso. Le guancie del riccio si imporporarono e cercando di rimanere freddo e staccato cominciò a raccontare sognante
< si chiama Maria, è una riccia bionda, occhi nocciola, è … speciale > esclamò con un sospiro ammaliato.
< Wow, sono curiosa di conoscerla! Per farti perdere la testa in questo modo deve essere una vera fata! >Commentai stupita cercando di immaginare questa misteriosa Maria. Shadow annuì imbarazzato e poi ricambiò la domanda
< E invece, tu e Jason? > Chiese completamente ignaro della situazione spinosa tra Justin e suo padre. Presi qualche secondo prima di rispondere, pensando ad una risposta breve, rapida e indolore
< diciamo che potrebbe andare meglio, non è un periodo facile ultimamente, ha problemi al lavoro e perciò è molto nervoso > conclusi in modo evasivo per non entrare nel dettaglio.Mi salvarono dal discorso spinoso i bambini, che rientrarono a passo trascinato verso i genitori dopo aver passato tutta la serata tra le giostre del parchetto. Il mio piccolo stropicciandosi gli occhi si arrampicò sulle mie gambe e si appoggiò a me sbadigliando sonoramente, erano tutti molto stanchi, effettivamente per loro si stava facendo tardi.
< Forse è meglio andare > replicò Jet notando che la pargoletta si era profondamente addormentata su di lui, Tails annuì a sua volta soprattutto perché Lawrence dormiva tra le sue braccia da parecchio. Dopo i saluti e un giro di abbracci, baci e promesse di ritrovo, ci avvicinammo alle macchine. Sonic gentilissimo e con molta premura adagiò Justin nel sedile posteriore, osservai affascinata la scena, era così tenero quando se ne occupava lui! Poi con un cenno del capo mi ordinò di salire. Con una certa difficoltà riuscii a sedermi comodamente, la macchina era troppo bassa per i miei gusti. Uscii dal parcheggio e si immise nella statale cominciando ad accellerare velocemente.
< Ti avverto Sonic, se corri come prima ti riduco a sfilacci > lo minacciai con una punta di ironia e un sorriso, come risposta roteò gli occhi
< Va bene, facciamo a modo tuo allora >rispose con sarcasmo frenando bruscamente. La frenata mi portò in avanti il busto, facendomi quasi sbattere la testa sul cruscotto. Il segnalatore di velocità si bloccò sui 60 km/h.
< Cosa stai facendo? > Chiesi preoccupata mentre una fila di macchine cominciava ad accumularsi dietro di noi
< ti sto imitando > mi rispose con naturalezza non curandosi della lunga coda di auto alle nostre spalle,
< non mi blocco sui 60 io! Ma non faccio nemmeno i 300 come hai fatto tu prima! > Risposi a tono mentre i primi clacson cominciavano a farsi sentire. Rise divertito per poi accelerare fino a perdere di vista la lunga coda di automobili che si era formata dietro di noi.
L’adrenalina per la serata appena passata era ancora in circolo, rendendomi irrequieta come una ragazzina alla sua prima festa.  
< E’ stata una bellissima serata, voi, i bambini … era da secoli che non mi divertivo così! E poi sono così felice di stare di nuovo con voi, mi sento finalmente … completa.  > Esclamai con tono liberatorio desiderosa di condividere con lui quello che provavo.
< Il gruppo non era completo senza di te, d’altronde siamo cresciuti assieme, abbiamo affrontato tutti i problemi sempre uniti. Abbiamo pianto e abbiamo gioito assieme, non siamo più la "compagnia” di amici, siamo diventati una grande famiglia come hai notato. La nostra amicizia è la base su cui si fonda tutto e tu ne hai fatto parte e continuerai a farla. Ti abbiamo aspettato a lungo confetto, ma non fa niente, ora sei qua ed è questo l’importante. E se pensi che ti lasceremo andare di nuovo, ti sbagli di grosso! > Esclamò Sonic con un sorriso soddisfatto mentre controllava la strada, gli sorrisi a mia volta grata per il discorso che aveva appena formulato, le sue parole erano state come un ventata di aria fresca per i miei pensieri, regalandomi un’innata speranza e una gioia di vivere che avevo dimenticato da tempo.  
< Se penso a tutto il tempo che ho sprecato … > mormorai pensando ai 5 anni buttati al vento, alla bugia che si stava gonfiando e diventava più pericolosa di giorno in giorno, al pensiero di dover prima o poi confessare una notizia del genere, rabbrividì dal terrore. Il riccio restò in silenzio per qualche secondo, era leggermente incartato, non sapeva se affrontare il discorso legato alla nostra separazione o se lasciar morire il discorso. Optò per la seconda opzione.
< Meglio tardi che mai, no? E poi 5 anni non sono tantissimi > tentò di consolarmi imbarazzato,
< e invece sono tanti … ho perso anni importanti della mia vita per nulla > sospirai amareggiata ricordando quel terribile periodo.
< Ti ripeto di no, hai 20 anni Amy … hai una vita davanti! Non essere così negativa e così dura con te stessa! Hai fatto degli sbagli, tutti li facciamo, è normale! Ma hai appena rimediato a gran parte di essi ritornando a Mobius, perciò inizia a goderti la tua nuova vita e non pensare al passato! > Concluse con tono serio che non ammetteva repliche. Quelle parole furono la mia medicina, sentii di essere libera e felice, avevo tutto quello che mi rendeva felice e anche di più, non dovevo far altro che godermi le cose più importanti della mia vita.
 

Entrò nel garage con particolare attenzione, il terrore di strisciare la macchina era ben evidente sul suo viso. Soddisfatto del parcheggio scese e mi aprii la portiera, aiutandomi ad alzarmi. Dopodiché slacciò le cinture al piccolo e con prudenza e attenzione lo prese in braccio attentissimo a non svegliarlo.
< Lo porto io, tranquilla > mi sussurrò il riccio salendo le scale dietro di me, arrivati nella camera lo adagiò sul letto e gli rimboccò le coperte. Gli stampai un bacio sulle guanciotte
< buonanotte tesoro mio > mormorai accarezzandogli con leggerezza la massa di aculei blu elettrico adagiati sul cuscino. Poi uscimmo dalla stanza in punta di piedi per non svegliarlo, chiusa la porta lanciai un’occhiata indagatrice a Sonic che si trovava al mio fianco
< l’esperienza di rimboccare le coperte dove l’hai fatta? >Gli chiesi con una punta di ironia incrociando le braccia al petto. Un sorriso orgoglioso si stampò sulle sue labbra, il movimento della bocca fece brillare l’anellino appuntato alla pelle,
< è uno dei miei tanti talenti >si pavoneggiò con naturalezza scrollando gli aculei mentre si dirigeva in bagno. Lo seguii a ruota, ammaliata dal suo modo di fare,
< oh complimenti, è un grande talento! Dovresti metterlo a disposizione all’umanità! > Lo punzecchiai prendendo lo spazzolino da denti,
< tutta invidia la tua > rimbeccò lui posando sulle setole una micro punta di dentifricio.
< La mia esperienza batte il tuo talento! E’ dalla nascita di Justin che gliele rimbocco ogni singola sera > mi vantai a mia volta con un sorriso superiore infilandomi lo spazzolino in bocca.
< Jason non l’ha mai fatto? > Chiese spontaneo cercando di mantenere il tono scherzoso. Tolsi lo spazzolino con calma e decisi di essere il più sincera possibile.
< No, non l’ha mai fatto a dir la verità > dissi con tono normalissimo, come se stessimo parlando di torte e non del padre manesco di Justin. Sistemai lo spazzolino in fretta
< Buonanotte Sonic, ti ringrazio ancora sia per la serata sia per tutto quello che stai facendo per noi > dissi con sincerità addolcendomi un po’, desiderosa di concludere in fretta il discorso delicato. Fece un sorriso sarcastico e si appoggiò al lavandino con la gamba
< se parlarne ti da fastidio puoi dirlo semplicemente sai? Sono cose private e delicate, è normale che tu non voglia condividerle, anzi, scusami  se sono stato così impiccione > replicò con infinita gentilezza mettendo via il suo spazzolino blu. Sospirai e guardai in basso, molto imbarazzata dalle sue parole
< Non ti devi scusare, io … fa male parlarne, mi si apre una voragine sotto i piedi ogni volta che ci penso, è complicato spiegare la situazione alle persone, temi sempre il loro giudizio > risposi con una nota di imbarazzo torturandomi un aculeo.
< Le cose si sistemeranno, tutte quante. Sei lontana da lui, hai noi, prenditi tempo per decidere cosa fare. E ora è meglio che vai a dormire, hai bisogno di riprenderti > rispose paziente avvicinandosi alla sua camera. Annuii e aprii la porta della stanza,
< buonanotte confetto > sussurrò per non svegliare Justin, accompagnando la frase con un occhiolino,
< buonanotte So >risposi allo stesso modo sorridendogli grata per la comprensione. Mi infilai a letto e mi accomodai accanto a Justin, il quale stava dormendo profondamente, gli sfiorai le guancie con le labbra  e poi appoggiai la testa sul cuscino. Ripensai alle parole che mi aveva confessato il riccio, mi vergognai per il comportamento immaturo che avevo dimostrato, cercare di evitare il discorso non aiutava ne me ne lui. Inoltre, se consideravamo il fatto che Sonic era padre di Justin, era un suo diritto sapere tutto il possibile sul pargolo e sul patrigno. Dopo parecchi istanti un senso di tranquillità e pace mi accolse nel mondo dei sogni, chiusi gli occhi mentre la mente cominciò a viaggiare per i fatti suoi. 



Un urlo acutissimo gridato a pieni polmoni mi svegliò di soprassalto, Justin stava urlando nel sonno, coperto di sudore e tremante. Sebbene profondamente addormentato il suo viso mostrava un’espressione angosciata e terrorizzata. Accesi la luce e cominciai a scrollarlo per svegliarlo, le mani mi tremavano, non sopportavo vederlo in quello stato,
< Justin! Svegliati! E’ solo un brutto sogno! > esclamai cercando di farmi sentire sopra le sue urla sempre più dolorose, ma era così preso dal sogno da rimanerne intrappolato all’interno, sembrava che non riuscisse a sentirmi. La porta si spalancò ed entrò il riccio blu, con gli occhi sgranati e una faccia sconvolta, preoccupatissimo dalle urla del piccolo,
< cos’ha? >Esclamò avvicinandosi e tirandolo a sedere,liberandolo dalle coperte aggrovigliate. Justin dopo qualche attimo, con un grosso respiro, aprì gli occhi e intontito dal sonno e dal contatto con la realtà smise di urlare. Appena mi focalizzò e si accorse di essere sveglio si saldò al mio collo, sprofondando il viso sulla mia spalla
< mamma! >Esclamò scoppiando in sonori singhiozzi mentre le  lacrime scendevano a fiotti. Sonic sospirò di sollievo riprendendo un po’ di colore in faccia, per poi guardarmi interrogatorio. Avvolsi il mio piccolo con le braccia e lo strinsi a me,
< Justin, tranquillo! Era solo un brutto sogno, non preoccuparti! >Tentai di tranquillizzarlo con voce incerta e tremante. Non era la prima volta che succedevano crisi del genere, anzi, ultimamente questi tipi di sogni diventavano sempre più ricorrenti.
< Ti aveva ucciso! C’era sangue ovunque e io non sapevo cosa fare! Aveva un coltello gigante e tu avevi la gola tagliata! > Sputò fuori mentre i singhiozzi lo facevano sussultare, era terrorizzato e le lacrime cadevano copiose. Sonic era sconvolto, probabilmente non pensava che la situazione fosse così grave, cominciò a mangiucchiarsi una pellicina sul pollice nervoso.
< Non lo farà mai tesoro, non è cattivo Jason > tentai di tranquillizzarlo accarezzandogli i capelli,
< E INVECE SI CHE LO E’ > urlò con disperazione ricominciando a piangere più forte di prima, tremava come una foglia, scosso dai singhiozzi.
Rimasi senza parole, era la prima volta che non riuscivo a gestire la situazione, mi sentii così scoperta che per un attimo mi sentii persa nel vuoto, non sapevo cosa rispondere a quella rabbia e alla paura che provava Justin perché era la stessa paura che provavo io. Grazie a Dio, il riccio blu prese posizione, liberandomi dalla necessità di rispondere, me lo rubò dalle braccia e con un sorriso gli asciugò le lacrime,
< no che non lo è piccolino, molte volte le persone si comportano da cattivi perché hanno un problema che non riescono a gestire, ma questo non significa che sono cattive, semplicemente devono risolvere questo problema per essere buone > lo tranquillizzò lui parlando con dolcezza. Justin sembrò riprendersi, tirò su col naso e parve rifletterci sopra,
< e se fosse davvero cattivo? > Gli chiese con ansia minacciando di far sgorgare altre lacrime,
< allora verrai a vivere qui, ok? >Concluse So con un sorriso soddisfatto asciugandogli l’ultima lacrima. Justin sorrise e gli si tuffò al collo
< si va bene! >Esclamò incollandosi a lui. Respirai profondamente prima di soffocare, visto che avevo trattenuto il fiato fino a quel momento. Liberata da un peso colossale mi sentii fluttuare nella pace e nella serenità. Ero stupita e molto grata a Sonic, la semplicità con la quale aveva affrontato il discorso delicato era da invidiare. Probabilmente Justin non era convinto del discorso di suo padre, ma si era tranquillizzato ed aveva anche sorriso e questo, per il momento, bastava ed avanzava. Quando si staccarono dall’abbraccio, che ammirai con tanta,tanta felicità, il piccolo blu ritornò da me e si accoccolò tra le mie braccia,
< ho fame > esclamò sospirando, ben sapendo che doveva aspettare ancora un po’ per fare colazione. Un risolino si levò sia da me sia dal riccio adulto, risollevando il morale generale. I nostri sguardi si incrociarono per qualche istante per poi cadere di nuovo su Justin, il quale si era addormentato, stavolta in un sonno più tranquillo.
Due istanti dopo sentii i suoi occhi verdi trafiggermi di interesse
< è stato lui a picchiarvi, vero? > chiese con semplicità senza girarci attorno, respirai profondamente e sbattei le ciglia per trattenere le lacrime che minacciavano di scappare dal mio autocontrollo ferreo.
< Sì, è stato lui > risposi senza mezze misure accarezzando nervosa gli aculei del mio piccolo,
< anche Justin? >Continuò serio con stupore. Annuii e le lacrime cominciarono a scorrere come fiumi, le asciugai velocemente con il dorso della mano,
< ti giuro, ho cercato di proteggerlo in tutti i modi ma non ci sono riuscita, ultimamente va sempre peggio, i-io non c’è la faccio più, sono una pessima madre … sto crollando Sonic > mormorai odiandomi per aver ammesso la mia debolezza.
< Pessima madre? Non ti rendi conto di quello che hai fatto e stai facendo allora. Stai crescendo un figlio da sola, con un padre violento dietro da gestire e la tua vita da portare avanti. Hai cresciuto Justin in maniera fantastica, è educato, rispettoso, intelligente, ubbidiente … e dici di essere una pessima madre? Hai un figlio meraviglioso ed è tutto merito tuo. L’hai protetto e lo stai proteggendo alla grande Amy! Non crollerai ora! Sei la donna più forte che conosca! Hai aiuto qui, non sei più da sola, riprenditi e poi torna in carreggiata, Justin ha bisogno di te > Esclamò con grinta trasmettendomi una carica pazzesca. Mi asciugai le ultime lacrime e ripresi il controllo, confortata dalle sue parole che riempivano i buchi lasciati dall'incertezze e dalla paura.
< Hai ragione, ha bisogno di me e non posso e non voglio mollare > replicai lanciando un’occhiata al mio piccolo.
< Bene! Tirati su leonessa, hai ancora qualche ora per riposarti > esclamò alzandosi in piedi con un sorriso soddisfatto, ma prima che potesse fare un passo lo presi per mano e lo fermai.
Quel breve, insignificante contatto fece arrossire e imbarazzare entrambi, i battiti cardiaci aumentarono di colpo. Come in un film mi passarono davanti tutti i baci, le carezze, gli sguardi avvenuti tra noi. Vedere cosa era rimasto del nostro amore mi fece comprendere di quanto complicata e imprevedibile fosse la vita, di quanto e cosa avevo perso. Sonic era stato il centro della mia vita finché non scoprii di essere incinta.  Fuggita da Mobius, non mi ero mai più soffermata a riflettere sui miei sentimenti verso il riccio, troppo impegnata dalla gravidanza prima e dal piccolo dopo. Non avevo guardato altri uomini, non perché fossero mancate le opportunità, ma non ero mai riuscita a trovare qualcuno che mi desse quel senso di sicurezza e di appoggio che mi dava il riccio blu. Quando Justin dimostrò totalmente che non era figlio di Jason, (e questo avvenne a 10 mesi, quando cominciò a correre a velocità supersonica) i dubbi e le domande su suo padre erano nati spontanei.
Com’era diventato? Aveva figli? Si sarebbero mai conosciuti? Lo avrebbe accettato? 
In quel momento sentivo il bisogno di averlo al mio fianco, per aiutarmi a crescere Justin e per aiutare me stessa a non cadere nel baratro della disperazione. Ma prima della mia necessità mettevo le sue, non potevo costringerlo a fare il padre e tantomeno a restare al mio fianco. I miei sentimenti verso di lui erano composti da un misto di gratitudine, ammirazione, rispetto e imbarazzo, sia per quello che avevo fatto in passato sia per come mi ero ridotta.
Gli mollai la mano appena sentii calare un’insicurezza fotonica, cercai di apparire il più informale possibile
< grazie, sul serio, mi hai salvato da una posizione molto … delicata > gli dissi infinitamente grata del suo intervento, leggermente imbarazzata dal gesto impulsivo che avevo esercitato. Lui sorrise arrossendo impercettibilmente, non riuscii a non pensare a quanto cazzo fosse bello,
< qualsiasi cosa per voi > mormorò sincero uscendo dalla stanza con un sorriso soddisfatto.  



Spazio autrice: Buonasera a tutti, ecco un altro capitolo. Segnalatemi qualsiasi errore, accetto molto volentieri critiche e consigli.
                       Baci!
  
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