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Autore: StrongerH    02/06/2018    1 recensioni
La storia di Kat Evergreen comincia a San Francisco. Dopo essersi allontanata da New York e dalla famiglia, decide di ricominciare da capo, senza pensare al passato. Frequenta la San Francisco State, e nel frattempo lavora part-time in una biblioteca. Dopo che il suo migliore amico, Mash l'ha convinta ad andare ad una festa, tutto cambia. Kat incontra, in un modo quasi imbarazzante ed irripetibile, Jayden West: donnaiolo, tatuato, bello e impossibile. Nonostante per Kat sia lo stereotipo del "bad boy", qualcosa in lui la attrae. Le coincidenze non giovano poi, mettendolo sempre sul suo cammino, in un modo o nell'altro. Kat però non vuole cascarci. Vuole pensare a se stessa. Ha un passato oscuro da cui scappare, e da dimenticare, e un futuro pieno di speranza.
Ma come se il destino avesse già deciso, Kat sembra avere le mani legate. Dovrà sorbirsi quel sexy e dannato Jayden West, ma croce sul cuore, non se ne innamorerà... O almeno spera.
Alla fine cosa può farci, se è vittima di Un pazzo Amore a San Francisco?
Tutti i diritti riservati. ©
StrongerH
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo | Contesto: Universitario
Capitoli:
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Capitolo quattro:

 

La festa questa volta non è in una confraternita, bensì in una vera e propria casa. Anzi, è una reggia. È così tanto grande che quasi assomiglia a casa mia a New York. Storco il naso e faccio finta di niente. Beck è raggiante. Ha addosso un vestito pieno di paillettes dorate e delle scarpe aperte nere sotto. Io invece sono rimasta sui casual, come mio solito. Ci facciamo un varco tra la folla per entrare e la folla si triplica quando entriamo. La casa è invasa da persone che non ho mai visto, è un caos infernale. La musica è al massimo del volume, così tanto alta che quando Beck si volta per parlarmi vedo solo le sue labbra muoversi. 

«Come?!» urlo per farmi sentire. Lei si avvicina a me. «Dicevo se ti andava di prendere qualcosa da bere!» urla anche lei. Annuisco e cerchiamo di farci spazio per arrivare alla cucina. Dopo dieci minuti buoni di gomitate nei fianchi delle persone per riuscire a passare, riusciamo ad arrivare in cucina, e quasi vorrei urlare dalla disperazione, odio essere in mezzo a tutta questa gente. 

Beck si volta verso di me con in mano una bottiglia di tequila. Scuoto la testa «Sono astemia!» urlo per sovrastare la musica, lei annuisce e mi passa una lattina di Sprite, che accetto volentieri. La tengo volutamente lontana dai capelli e dai vestiti. Non vorrei succedesse ciò che è successo ieri. 

Dopo aver preso da bere usciamo fuori in giardino dove riusciamo a respirare. 

«Sono io o è enorme questa casa?!» chiede Beck. Alzo gli occhi al cielo «Si direi di si.» 

Mentre balliamo a ritmo di musica, completamente rilassate, Beck si irrigidisce di colpo. «Beck?» chiedo confusa. 

«È-è qui.» balbetta lei nel mio orecchio.

«Ma chi?»

«Il ragazzo… per cui ho una cotta.» ridacchio.

«Uuh-uuh! E chi sarebbe?» 

Lei indica un ragazzo vicino alla piscina. Per un momento mi casca la mascella. È il ragazzo di ieri, di oggi… l’incubo!

«Lui?!» dico indicandolo meglio. Lei ridacchia.

«Ma no! Non Jayden, non sono così scontata!» ridacchia di nuovo. 

Tiro un sospiro di sollievo, ci mancava pure che fosse innamorata del maniaco, al quale ora posso associare il nome Jayden. 

«Il ragazzo accanto a lui, Ethan…» dice con occhi sognanti. Mi volto a guardarlo, ed effettivamente capisco perché sta quasi sbavando. È alto quanto Jayden, ha la pelle olivastra e degli occhi verdi che si vedono anche a chilometri di distanza. Guardandoli non so chi dei due sia più bello, anche se gli occhi continuano a cadermi su Jayden, che non si è minimamente accorto della mia presenza. E ringrazio Dio per questo. 

«Perché non vai a parlarci?» mi stupisco del mio consiglio, dato che nemmeno io avrei il coraggio di andare a parlare con un ragazzo che mi piace, ma so che forse adesso è la cosa più giusta da dire a Beck. 

«Oddio… Non lo so… E se non gli piacessi? E se…» la blocco portandole una mano sulla bocca.

«Tu farnetichi troppo, andiamo è solo un ragazzo!» ridacchio, anche per stemperare la tensione. 

Non ho il tempo di accorgermi di quello che sta succedendo, che mi ritrovo la mano di Beck nella mia. Beck marcia verso Ethan e tiene me stretta al suo fianco. Impallidisco all’istante, perché faccio due più due. Io e Beck stiamo andando a parlare con Ethan e di conseguenza, con Jayden. Una parte di me mi sta urlando di correre a gambe levate, scappare a casa, e chiudermi nell’armadio. L’altra parte di me, quella più razionale, mi urla di scappare a prescindere. Lui è di spalle appena arriviamo, mentre Ethan ci sorride. 

«Salve signore!» 

«Ehi» dice Beck. Oh andiamo Beck! Potresti fare meglio di così.

«Ciao.» bofonchio io, e appena Jayden sente la mia voce, si volta di scatto. I suoi occhi si incatenano ai miei, e tutto il resto accanto a noi scompare. Ci sono solo i suoi occhi di ghiaccio fissi nei miei, e quasi mi si blocca il respiro. Cosa diavolo mi sta succedendo? Distolgo  lo sguardo per spezzare quella specie di incantesimo, e punto gli occhi su Ethan. 

«Sei nel mio stesso corso di Arte Contemporanea giusto?» chiede Ethan sorridendo a Beck. E lei annuisce e sorride. 

«Sono Beck, e lei è la mia amica Kat.» dice indicando prima lei e poi me. Lui annuisce. 

«Ethan, piacere. E lui è…» 

«Jayden.» risponde lui, al posto di Ethan. Freddo e distaccato. 

 

Mentre Beck e Ethan non fanno che parlare di Arte, seduti su una panchina intorno ad un piccolo falò,  io mi stringo nella mia giacca di jeans e guardo altrove, anche se sono cosciente che Jayden mi sta fissando. È accanto a me, su un’altra panchina. 

«La vuoi smettere di fissarmi come un maniaco?» chiedo sottovoce così che possa sentirmi solo lui. 

Lo sento irrigidirsi un attimo al mio fianco, poi rilassarsi. 

«Non sono un maniaco, Kat.» pronuncia il mio nome come se fosse nato per essere pronunciato da lui. Alzo gli occhi al cielo. Si sta comportando da maniaco… Oh andiamo chi voglio prendere in giro. 

«Potresti essere un sociopatico megalomane con manie ossessivo-compulsive.» bofonchio a disagio. Lui ridacchia accanto a me.

«È la cosa migliore che ti è venuta in mente?» 

Faccio l’enorme sbaglio di voltarmi a guardarlo. Mi scocca uno di quei sorrisi che Mash chiama “strappamutande”, dannazione. 

«Allora, cosa studi?» cambio discorso, cercando di non sembrare noiosa, anche se so di esserlo al cento percento. 

«Arte della comunicazione con specializzazione in marketing.» lo guardo stranita. 

«E perché eri nel corso di Letteratura Inglese?» 

«Per aggiungere crediti, dovevo scegliere un paio di corsi extra. Erano quasi tutti pieni, e le opzioni erano: Letteratura Inglese e Arti Visive, oppure Biologia Molecolare e Chimica Inorganica Avanzata.» 

«E suppongo che tu non sia un asso in biologia o chimica…» ridacchio, e lui sembra seccato. 

«In realtà non sono poi così difficili, semplicemente preferivo il contesto letterario e artistico, piuttosto che scientifico.»

Ecco l’ennesima figura di merda, gli ho dato praticamente dell’ignorante e stupido, che idiota. «Certo, capisco.» annuisco, e porto la mia attenzione sulla lattina di Diet Coke, che ora sto stritolando tra le mani. 

«Jaaayyy!» ci voltiamo di scatto, e una ragazza dai capelli rosso fuoco si avvicina a lui, sedendosi sulle sue ginocchia. «Mi sei mancato!» ridacchia. È un po’ sbronza, ma riconosco il genere. Oca, stupida e con un ego smisurato. Mi fissa con una freddezza assurda, e i suoi occhi si chiudono in due fessure. Ho quasi paura che si metta a ringhiare. Aggiungiamo alla lista dei complimenti anche: malefica e figlia di Satana. 

Lui le accarezza i capelli. «Reiley, ciao.» la sua voce diventa più roca. 

La rossa fa una risata nasale, e subito alzo gli occhi al cielo. Mi alzo dalla sedia e Beck mi guarda, ma la tranquillizzo con lo sguardo, Ethan è completamente affascinato da lei, e le sorride dolcemente quando si volta di nuovo verso di lui. Sono quasi gelosa. Decido di fare una passeggiata nei dintorni, e dato che il giardino è immenso, incomincio a camminare tranquillamente. Il telefono squilla, e inconsciamente rispondo senza vedere chi mi sta chiamando. 

«Pronto?»

«Katniss…?» la voce di mia madre riecheggia nell’altoparlante e mi blocco sul posto. 

«M-mamma?» balbetto. Oh no, no, no, no. Catastrofe. È più di un mese che non rispondo alle sue chiamate. Il sangue mi si congela nelle vene.

«Mi hai risposto, finalmente.» gracchia. Non ricordo una sola volta in cui la voce di mia madre sia stata amorevole. 

«Per sbaglio.» borbotto. La sento sbuffare. 

«Ora che il tuo piccolo esperimento è finito, puoi tornare a casa? Abbiamo parlato con il rettore della Columbia, ti ammetteranno se dimostrerai di volerlo.» Una parte di me vorrebbe urlare in questo momento. Non sono scappata via per un dispetto, o perché sono una figlia ingrata. Sono scappata via per il mio benessere fisico e psicologico, perché restare in quella casa, con loro… dopo le cose che sono successe… Mi mette i brividi anche solo pensarci. 

«Questo è il punto mamma, non voglio andare alla Columbia.» cerco di tenere i nervi saldi, respiro, ma il mio corpo è ancora bloccato, i miei piedi non ne vogliono sapere di fare anche solo un altro passo, e ho le gambe così molli che potrei accasciarmi a terra da un momento all’altro. 

«Stai rinunciando ad andare ad un’università della Ivy League per frequentare quella bettola della San Francisco State? Dio santo Katniss! Cosa ho fatto di sbagliato per avere una figlia come te?» ha alzato il tono della voce. Mi tremano le mani.

«Lo sai benissimo cosa hai fatto.» sibilo. 

«Smettila con quella storia signorina, è un capitolo chiuso.» biascica lei. 

Vorrei urlare, strapparmi i capelli, tornare a New York solo per dare fuoco a quella casa nella quale non mi sono mai sentita a mio agio. 

«Non è chiuso, è chiuso per voi. Ho delle ferite che non si chiuderanno mai mamma, lo sai? E la colpa è solo vostra. E voi siete troppo egoisti e orgogliosi per ammettere la verità. Dimenticami mamma, cancella questo dannato numero, e sparisci dalla mia vita.» ho le lacrime agli occhi, so che sto per piangere e vorrei solo scappare via di qui. Mia madre non risponde neanche, chiude la telefonata, e come per magia, mi sblocco, cadendo in ginocchio sul prato fresco. Mi rialzo e a passo svelto mi avvicino verso Beck.

«Ehi io… devo andare.» farfuglio in preda al nervoso. Beck mi guarda negli occhi e si alza di scatto.

«Kat, è tutto okay?»

«Si, no… non lo so. Vorrei solo tornare a casa.» biascico. So che sono quasi in lacrime. 

«Ethan, potresti accompagnarla tu?» chiedo, e lui annuisce velocemente, ma Beck scuote la testa.

«Sei mia amica, non ti lascio tornare a casa da sola, così.» si volta verso Ethan, lo saluta con due baci sulle guance e si danno appuntamento per domani, poi mi prende per mano e incominciamo a camminare. 

Passiamo di fronte a Jayden e alla rossa, e lui mi fissa negli occhi. Per la prima volta, non è annoiato o distaccato, ha lo sguardo preoccupato, e ho paura che lo sia per me.

   
 
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