Il regno oscuro del destino
“Do… Dove mi
trovo?” domandò Madoka. Batté le
palpebre e si
guardò intorno, rabbrividendo, spifferi gelati le sferzavano
il corpo minuto.
“Benvenuta
agl’inferi, mia dea. Questo è il mio oscuro regno
del destino, al di fuori del tempo. Un luogo dove posso nutrirmi di
dolore e
disperazione” rispose una voce femminile.
“Homura, sei tu?”
domandò la dea.
“Sono una demone che un
tempo rispecchiava quel nome. Non ci
può essere speranza in questo luogo e solo io posso viverci.
Se non scapperai
da qui, finirai imprigionata, come una bellissima farfalla rosa, in una
ragnatela lilla” rispose Homura. Avanzò,
scivolò fuori dall’oscurità e si mise
davanti alla luce blu scuro delle candele. Teneva stretto tra le
braccia un
peluche con la forma di un Incubator.
Madoka vide il proprio riflesso negli
occhi rossi del
giocattolo.
“Non voglio lasciarti da
sola al tuo dolore” disse e la voce
le tremò.
“La mia sofferenza deriva
dalla tua mancanza. Il desiderio
verso una creatura pura come te mi dilania” rispose Homura. I
lunghi capelli
mori le ondeggiavano intorno al corpo, le sue unghie laccate di rosso
spiccavano sulla sua figura oscura.
Madoka tentò di allungare
una mano verso di lei, ma si trovò
davanti uno specchio che le rimandò il proprio riflesso.
Indietreggiò, vedendo
una se stessa ragazzina, batté le grandi ali candide, alcune
piume le finirono
tra i capelli rosa.
Homura schioccò le dita e
la vide scomparire.
“Non ti
permetterò mai di ritrovarmi, anche se dovessi perderti
in eterno” sussurrò.