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Autore: Sueisfine    05/07/2009    2 recensioni
Once there was a man who had a little too much time on his hands. He never stopped to think that he was getting older. But when his night came to an end, he tried to grasp for his last friend, and pretend that he could wish himself health on a four-leaf clover. (Scissor Sisters)
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Theodore 'Ted' Schmidt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ancora un semaforo rosso.
Si deciderà a scattare e diventare verde, prima o poi. L’attesa sembra infinita.
Appoggio per un istante la testa al finestrino dell’auto, e socchiudo gli occhi.
Sono a dir poco esausto, non ne posso più di guidare.
Dov’è casa mia ? Dov’è il mio appartamento ? Dove sono la mia via, il mio parcheggio, le scale che portano al mio pianerottolo ?
A dire il vero, pensandoci bene, non so nemmeno se la strada che ho fatto sia esattamente quella che mi riporterà a casa. Ma sono talmente sfinito che scaccio il pensiero al volo.
Vorrei solo dormire per sempre.
Un colpo di clacson isterico e vibrante mi fa trasalire. La macchina dietro di me mi fa giustamente notare che è il caso di procedere, dato che il semaforo ha finalmente dato il via libera. Mi scuso con un cenno della mano allo specchietto e proseguo.
Svolto a destra. Rettilineo.
La strada è desolata. Anche perché sono appena le cinque e mezza del mattino.
Un’improvvisa tristezza mi assale.
Non è che io non abbia mai visto Pittsburgh all’alba. Non è la città ad essere diversa. Sono le condizioni in cui io mi presento ad essa che mi spaventano. Mi spaventa la reazione che può avere nel vedermi ridotto in queste condizioni. Un po’ come lo sguardo giudicante di una nonna severa.
E tutto ciò mi intristisce incredibilmente…

He said:
Is this the return to Oz ?


No, ehi, ehi, un momento, qui dobbiamo ristabilire le priorità. Urge un raccoglimento.

Freno bruscamente in mezzo al nulla, e la mia macchina produce il suono di un’agghiacciante sgommata sull’asfalto.

Ascolta bene, Theodore.
Il nuovo Ted non può intristirsi, semplicemente perché non ha nulla di cui intristirsi.
Il nuovo Ted, tirato a lucido, è pronto per il trionfale ritorno in società, pronto anche per la battaglia, se vogliamo, orgoglioso e spavaldo come mai finora.
Il nuovo Ted può finalmente camminare a testa alta, perché per la prima volta ha rispetto di se stesso, si accetta per come è, e tutti debbono agire di conseguenza.
Il nuovo Ted non può preoccuparsi, semplicemente perché non ha nulla di cui preoccuparsi. Nulla che possa occupare in negativo i suoi pensieri.
Perché non c’è cosa al mondo che, adesso, possa fargli del male.
E’ in possesso delle armi con cui combattere, ora sa come affrontare ogni situazione, ora, finalmente, può. Dopo tanta attesa, dopo tanto tempo a masticare delusioni.
E vincerà, la vittoria sarà sicuramente sua, non si lascerà abbattere dalle insidie del mondo, dalle brutture che la sorte gli riserva, stavolta.
Lui non si piegherà, stavolta.
Per il nuovo Ted, la sconfitta non è nemmeno lontanamente contemplabile.
Non questa volta.

Riparto, ingranando la prima, non più triste ma leggermente soddisfatto, tant’è che mi sento addosso un invincibile ghigno di sfida.

Non c’è più stolto di chi osa sfidare sapendo di non poterselo permettere.
E chi proverà a sfidarmi, capitolerà inesorabilmente.

C’è da dire che sicuramente sono più lucido di ieri mattina.
E della mattina precedente, e di quella prima ancora.
Pensandoci bene, non credo di aver mai perso così tante ore di sonno in vita mia. Nonostante la mia presunta semi-lucidità, non riesco comunque a tenere gli occhi aperti.
Guido piano, alla ricerca di un qualche segnale familiare che mi dia la sicurezza di starmi dirigendo nel luogo giusto.
Sì, eccolo sbucare alla mia sinistra, come se nulla fosse, il portone del mio palazzo. Accosto, e spengo il motore.
Rimango con le mani incollate al volante, indeciso se scendere o meno. Il terrore mi paralizza, anche se so che non dovrebbe.
Alzo gli occhi verso lo specchietto retrovisore, e quel che vedo non mi piace per niente. Il bel tipo dal ghigno sicuro e sfrontato, che prima aveva fatto compagnia alle mie riflessioni, si è volatilizzato.
Al suo posto c’è qualcuno che non conosco. Qualcuno il cui sguardo incontro per la prima volta oggi, dopo giorni.
I capelli ingrigiti e spettinati. Il colorito spento, la barba ispida, le labbra screpolate. Provo ad inumidirle passandovi sopra la lingua, ed infilo una mano tra i capelli, per dar loro una parvenza di cura, seppur molto lontana. Per gli occhi, invece, non credo ci sia molto da fare. Così infossati sembrano guardare un altro mondo.
Quello che vedo nello specchietto, sì, forse lo riconosco.
E’ il volto di un fantasma.
Una persona, un uomo, alla soglia dei quarant’anni, che, per suo volere, ha smesso di vivere qualche mese fa, e la cui presenza ora aleggia nei dintorni, tormentando le persone che lo amavano ed infestando le loro case.
E’ finita, non si può tornare indietro.
Il fantasma si infila una gomma da masticare in bocca, da’ un’ultima occhiata a quello che una volta era il suo viso, gli ammicca con nostalgia prima di aprire la portiera e mettersi in piedi, dopo ore.
Attorno a lui, solo vuoto e silenzio.
Dentro di lui, solo vuoto e silenzio.
Il cielo, che si avvia ad una nuova giornata, lo saluta amabilmente, augurando anche a lui una nuova, bellissima giornata.

The grass is dead,
The gold is brown
And the sky has claws -


Entro dal portone, salgo lentamente i gradini, uno ad uno. Voglio assaporarmi tutto il tragitto.
La mia porta. Infilo le chiavi, che tintinnano tra loro, e la serratura si sblocca. Apro, senza preoccuparmi di far troppo rumore.
Il vociare diffuso di un notiziario precede la mia entrata, accosto la porta e sono dentro. Quand’ecco che lo vedo.
Steso sul divano grigio, rannicchiato in posizione fetale sul fianco sinistro, quasi come sentisse troppo freddo, con la mano sotto il suo cuscino maculato.
Lì, profondamente addormentato, c’è il mio compagno. Emmett.
La persona che amo, la persona che mi ama.
Che è anche la stessa persona che ho abbandonato completamente a se stessa in questi giorni, lasciandola del tutto sprovvista di una qualsiasi notizia da parte mia.
Questo, nella mia contorta logica, solo per evitare a me stesso l’umiliazione di arrivare a mentirgli, e a lui il dolore di scoprirmi a mentire. Non sono abituato a dire bugie, e non voglio iniziare proprio ora.
A che scopo, poi, far sapere alla persona che ami che non hai nemmeno provato a riprenderti dopo quel che è successo ? Con che faccia presentargli il conto dopo neanche un misero tentativo ?
Ed il vederlo così, indifeso e devoto, come solo lui riesce ad essere nei rapporti con gli altri, mi riporta di nuovo nella realtà, scaraventandomi con veemenza sul pavimento di casa mia, in quella realtà da cui sono voluto a tutti i costi scappare. Ricordandomi che l’egoismo paga. E paga sempre.
Tirò su col naso, e faccio per dirigermi in camera.
Questo capriccio, questa mia voglia di evasione, pagherà forse un prezzo troppo alto.
Un prezzo che, destatosi, si rivolge a me con un’angoscia difficilmente tollerabile.
«Non mi dici neanche ciao ?».
Non so se sarò disposto a sopportare un’altra perdita.
Non so se sarò disposto ad accettarlo.
Un groppo in gola, e la gomma da masticare che diventa improvvisamente amara.

What once was emerald city
Is now a crystal town.


Le parole faticano a venire a galla.
Quel che sento in bocca è solo amarezza, per qualcosa che ho buttato via troppo presto, che ho sprecato, calpestato, dilaniato, ed irrispettosamente gettato tra i rifiuti quand’era ancora ardente.
Qualcosa che poteva avere un lieto fine, e che invece ha trovato la sua unica fine in una pugnalata tra capo e collo, tutt’altro che lieta.
Il vecchio Ted si fa strada quel tanto che basta per convincere il nuovo Ted a voltarsi, e guardare negli occhi Emmett.
Ma nessuno dei due, pur unendo le forze, riesce a sostenere lo sguardo deluso ed incattivito dell’amore, appena accortosi della pugnalata assestata alle sue spalle. Così il capo si abbassa, mesto, sconfitto per l’ennesima volta, pronto a redimersi, a scusarsi, continuando a masticare una gomma diventata troppo amara per chiunque.

Quindi è questo ciò che si prova nel momento in cui si assapora la distruzione ?
  
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