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Autore: CyberNeoAvatar    03/06/2018    2 recensioni
Choyoshi Miho è una residente di Shosou, una città del Giappone. Fiera, conturbante e disposta ad ogni cosa per ottenere ciò che vuole, fa della sua vita letteralmente ciò che vuole, è un pessimo soggetto dell'alta società. Yusa Futako, il vero protagonista della storia, invece, è un ragazzo molto più povero, dietro cui però si cela qualcosa, e sarà proprio compito suo, seppur involontariamente, riportare Miho su un sentiero più dignitoso. Ma, al di là della storia di questi due ragazzi, c'è qualcosa di ben più oscuro che è finito sulla Terra... qualcosa di assai più sinistro e pericoloso, che Futako e Miho si troveranno costretti a fronteggiare, in un faccia a faccia con oscuri segreti e un avversario davvero letale sia per loro che per il mondo.
Altra fic uscita dalla mia penna (?). Tutta la storia è ambientata in un universo narrativo differente da Zexal, Arc V e Vrains, seppur avanti nel tempo, perciò ci saranno sia Xyz (anche Numeri), che Pendulum (anche Draghi di Zarc), che Link (incluso probabilmente il tipo Cyberso introdotto con essi).
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Crow Hogan, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Introduzione dell'autore-

Credevate? Credevate davvero che CyberFinalAvatar fosse completamente morto dalla sezione Yu-Gi-Oh! ? A tal proposito, ho il rammarico di dover annunciare, per chi avesse letto la fanfic Pokémon e sta aspettando il seguito, che purtroppo non ci saranno altri capitoli, almeno per il momento: da ora quella fic è sospesa fino a nuovo ordine. Nel frattempo, ho deciso di creare una nuova fic da zero... ma cambiando il mio nome in CyberNeoAvatar, visto il mio ritorno sulla scena ygo xD 

Si continua con le premesse, già proposte nella trama. Allora, questa storia intanto sarà presumibilmente scollegata da tutte le altre mie fic (cioè, avevo fatto alcuni collegamenti “ dimensionali” tra di loro... non dico altro) in quanto una vera e propria ripartenza da zero xD e sarà distaccato dalle altre serie Yu-Gi-Oh! come logica (eccetto 5D's, di cui ovviamente condivide i personaggi con alcune vecchie conoscenze della suddetta era), e uscite di carte, quindi fin da ora aspettatevi pure Xyz (anche Numeri), Link, Pendulum (draghi di Zarc inclusi) e anche tipi di mostri (come Wyrm e probabilmente anche Cyberso), inoltre avremo Life Points a 8000 nei duelli. Ah, e inoltre ci saranno anche carte OCG, ossia quelle in uscita in Giappone, a cui metterò una traduzione provvisoria da me fatta. Per il resto, cos'altro posso dirvi? Gustatevi lo spettacolo!




Capitolo 1 – La città chiamata Shosou. 

<< Ci siamo tutti?>>.

<< SIIII'!>>.

<< VOGLIAMO VEDERLO IN AZIONE?!>>.

<< SIIII'!>>. Quelle grida echeggiarono nella notte buia, all'interno di uno stadio veramente grande, in risposta alla dichiarazione di un sovreccitato arbitro. Il posto era situato nella parte settentrionale della costa giapponese, ed era gremito di gente.

<< Allora che aspettiamo?! Che entri il maestro dalle ali nere, il veterano, CROOOOOW HOGAAAAN!>> riprese il commentatore. Subito, dalla pista a fondo stadio, da una cavità nascosta sbucò fuori un veicolo. Nero come l'oscurità, ma con parti arancioni ben visibili, esso si rivelò essere una moto, dal quale il guidatore fece un gesto amichevole al pubblico, e questo scatenò un'esplosione da parte del gruppo, che applaudì e esultò a più non posso.

Crow sorrise. Non era affatto passato poco tempo dalla sconfitta di ZONE e dall'ultima sfida tra Jack e Yusei, ma lui era sempre lo stesso: la sua divisa nera e marrone, il suo casco da pilota erano tali e quali ad allora, e lo stesso valeva per la sua fidata Blackbird. Solo il suo sguardo era parzialmente cambiato, più segnato sotto i tatuaggi gialli che solcavano il suo viso già da tempo immemore. Dopotutto, chi non cambierebbe dopo quattordici anni?

Giunse con sicurezza alla linea di partenza. Il suo avversario, un tipo robusto sulla cinquantina a bordo di una moto più poderosa della sua, si lasciò sfuggire un sorrisetto maligno:<< Niente male, come entrata in scena. Sicuro di non deludere le aspettative?>>.

<< Non penso, nonnetto.>> ribatté Crow, e il sorriso dell'opponente scomparve:<< Se dici così, vuol dire che non hai capito di che cos'è capace il qui presente Crow Hogan.>>.

<< Se siete pronti... che il Duello Turbo abbia inizio!>> ruggì il cronista:<< In base alle ultime regole, si giocherà su Mondo Velocità – Neo, e tutte le carte saranno ammesse, purché non siano in lista delle carte proibite e limitate e che non siano carte magia terreno! Mondo Velocità – Neo, attivazione!>> luci olografiche si espansero dai rispettivi veicoli:<<  Chi raggiunge per primo la prima curva inizia il duello! Three, two, one... GO!>>. Al medesimo segnale, il due partì spedito, ma a raggiungere la curva per primo fu Crow.

<< Sei lento, vecchietto!>> esclamò Crow.

<< Grrr...>> ringhiò l'avversario.

<< Inizierà il nostro Crow!>> annunciò il cronista, suscitando ulteriore tifo tutt'intorno.

<< Non perderò un solo secondo.>> ghignò Crow, già sulla scia dell'azione:<< Evoco Alanera – Auster il Vento del Sud in posizione di attacco!>>. In resto del duello fu effettivamente una cosa rapida... la cosa certa però è che fu proprio Crow a vincere.

Mezz'ora dopo, il guidatore della Blackbird era intento a viaggiare sul suo veicolo. Quella trasferta per affrontare il nuovo torneo in corso in Giappone stava rendendo bene, non aveva mai collezionato tante vittorie prima. 

<< Attento a te, Jack.>> disse tra sé con sicurezza:<< Voglio proprio vedere la tua faccia quando ci vedremo.>>.

<< A-Aspetta!>>. La voce attirò la sua attenzione: c'era un uomo che si era appena spostato sulla strada che stava attraversando, e lui si trovò costretto a frenare alla svelta. Non era troppo vecchio, alla luce del lampione, avrà avuto circa la sua età – attualmente di trentatré anni – e i suoi capelli erano grigiastri, con ciuffi di un colore più scuro diffusi sui bordi.

<< Ehi, sei impazzito, amico?>> gli chiese dopo una frazione di secondo Crow:<< Se fossi andato più veloce...>>.

<< Io... ti prego...>> borbottò lo sconosciuto:<< Aiu...tami...>>. Solo ora Crow notava che i suoi occhi azzurri tremavano in maniera innaturale... e non solo quelli, tremava tutto. 

<< Tutto bene?>> domandò Crow, scendendo ma senza avvicinarglisi troppo. Poteva sempre avere un qualche tipo di attacco.

<< N-No... non va bene...>> scosse il capo l'uomo, appoggiando il braccio scosso dai tremiti sul vetro della Blackbird per sostenersi.

<< Vuoi che ti porti in ospedale?>>. L'uomo non rispose, ma il suo braccio tremò tanto da togliersi dal vetro del mezzo di trasporto. E come lo fece, nel sostenersi, lo sguardo di Crow venne sconvolto da un'espressione inorridita, perché le pupille dell'uomo vennero assorbite dalle palpebre, lasciando a guardarlo solo il bianco degli occhi.

<< No... NOOO!>> gridò l'uomo, prendendosi la testa, e mentre le uniche altre due persone presenti su quella strada lo guardavano – un tipo in abiti eleganti e la cicca in bocca e una donna vestita in maniera alquanto succinta – il suolo circostante cominciò a vibrare. 

<< Che diavolo...?>> iniziò Crow al rendersi conto del tremore che sentiva sotto i suoi stivali. Ma non era ancora tempo di sorprendersi, perché l'asfalto si riempì di crepe sia attorno a lui che ai piedi degli altri due passanti, e un fumo chiaro e indefinito iniziò a fuoriuscire da esse.

<< E... questo cosa...?>> si chiese il tipo dalla cicca in bocca, mentre la donna istintivamente gli si stringeva. Il fumo uscito dal suolo però parve “ sentirlo”, perché si “ voltò” verso di lui... e lo guardò con occhi demoniaci.

Ci fu un grido e tutto finì in un lampo: davanti a Crow, quel fumo mostruoso aveva assalito la coppia e aveva sfondato ad entrambi la testa con tentacoli d'aria malefica, e il sangue bagnò il marciapiede prim'ancora che i loro corpi si abbattessero al suolo. Il fu Signer della Coda del Drago Cremisi rimase impietrito a quella visione tanto sanguinaria e improvvisa.

<< Li... ha...>> balbettò finalmente Crow, ma questo parve segnare la sua fine. Anche le altre creature di fumo si voltarono verso di lui, pronte ad aggredirlo, quando...

<< VIAAAA!>>. Il tale con gli pupille nelle palpebre riprese ad urlare, e fu come vedere la scena di prima al contrario: il fumo uscito stava venendo lentamente spinto a rientrare nelle fenditure nell'asfalto.

<< Sei... Sei tu... a controllare quelle cose?>> gli domandò Crow con tono tremante, ancora sconvolto da quel duplice assassinio a cui aveva appena assistito. Lui non rispose: una sorta di aura di fumo usciva da ogni poro della sua pelle, come se fosse bollente.

<< S...Shosou...>> balbettò la voce. C'era qualcosa di innaturale nella sua voce, ora, qualcosa che gli faceva venire la pelle d'oca:<< Si... Shosou... la voce... andare là... devo cercare... colui che si trova a Shosou... AAAAAH!>> un altro urlo agghiacciante, e l'aura di fumo vorticò intorno a lui, divenendo nera e nascondendolo alla vista, con un vento che minacciò di far cadere Crow. Ma durò un'istante, e quando svanì, il fumo nero evaporò... ma dietro di esso l'uomo misterioso non c'era più.

<< Dove...?>> disse in fretta Crow, guardandosi intorno sbalordito. Batté le palpebre, incredulo. Non c'era proprio più traccia di lui. 

Se non fosse per i resti ancora freschi delle vittime di quel fumo maledetto, così raccapriccianti da chiedersi come mai non avesse avuto ancora un qualche tipo di rigurgito, avrebbe pensato di essersi sognato tutto. Ma no, lui era lì. Era appena stato testimone di un assassinio di massa, a cui aveva rischiato di aggiungersi anche lui. Non era un sogno, era la cruda realtà.

Evitò di guardare ancora quei cadaveri, quei crani così perforati da cui si poteva ancora vedere la materia celebrale. La sua mente però, nel recuperare lucidità, non poteva fare a meno di tornare su un dettaglio: le parole pronunciate da quell'uomo nel corso della sua follia omicida, prima della sua scomparsa. Shosou... conosceva quel posto. E a quanto pare, rifletté Crow, quell'incontrollabile assassino era intenzionato ad andarci, per cercare qualcuno... forse ad uccidere anche quello sconosciuto bersaglio?

“ Mi conviene chiamare qualcuno.” pensò ben presto lui, scuotendosi un'ultima volta:“ Qualcuno deve occuparsi di questi poveri corpi... e certamente sarebbe assurdo se si pensasse che sia stato io a fare tutto questo, con tutti gli elementi insoliti che ci sono qui. Per lo meno non è accorso nessun altro... o le vittime sarebbero potute essere... anche di più...”. 

Mentre la sua mano cercava il proprio cellulare per chiamare le forze dell'ordine, realizzò che non si poteva lasciare quel qualcuno in un simile potenziale pericolo.

Doveva fare qualcosa...



La mattina seguente, in tutt'altro luogo, in una città situata nella parte centrale del Giappone...

“ Questa è Shosou, la città dove sto. Un luogo niente male, anche se dopo un po' ti comincia a venir noia. Il suo nome sta per gara della vittoria, da quel che mi dissero tanto tempo fa, e penso che sia azzeccatissimo: la città intera è un complesso dedicato alle gare, alcuni dicono addirittura che le gare tra Duellanti Turbo siano nate qui. Ma non bisogna pensare solo a gare con mezzi con il motore. Anche diversi podisti e ciclisti si recano da queste parti per partecipare a campionati mondiali, è una sorta di tempio dello sport. La città, per questo, è anche molto grande. Ovviamente i centri abitati non mancano, altrimenti che città sarebbe se fosse dedicata unicamente agli sportivi? Abbiamo piazze con mercati molti fiorenti, non mancano rotonde confortevoli per i più giovani. Non c'è che dire, è una città all'avanguardia, con le migliori tecnologie, e molte impiegate per i duellanti. Ah, e non mancano gli stadi, anche se forse non sono proprio splendidi come quelli-della-grande-Neo-Domino-City, come dicono tutti fino alla nausea.

“ E naturalmente ci sono io. 

“ Un'avvenente fanciulla che fa praticamente parte della noblesse della città, che vuole sempre esserci. Per me la vita è una sorta di divertimento, almeno per quanto riguarda la mia persona. Voglio sempre esserci, qualunque sia il prezzo... oh, certo, gli uomini sono così faciloni... non è poi difficile per una bella e avvenente ragazza come me, ottenere ciò che vuole.”.

Questi erano i pensieri che si poneva Choyoshi Miho mentre, girandosi distrattamente i lunghi riccioli rosso fuoco che le scendevano dai capelli non molto pettinati sulle orecchie, prendeva il sole sul balcone da una sdraio, in una semplice vestaglia leggera dal quale si intravvedeva il suo intimo, e il corpo di una bellezza alquanto seducente, pensando ad un'eventuale intervista che poteva, magari un giorno, rilasciare. In particolare, l'ultima parte di quei pensieri le fece allargare un sorrisetto molto malizioso.

Non che fosse proprio famosa. Ma essendo uscita con diversi uomini prima d'ora, molti dei quali di una certa levatura, era spesso al centro dell'attenzione. I suoi genitori non c'erano più, ma il patrimonio che le avevano lasciato le permetteva un'ottima autonomia. Autonomia che non mancava di sfruttare come preferiva...

A rompere il silenzio la raggiunse una signora non tanto alta, dalle maniche rimboccate. Ella le lanciò uno sguardo carico di disapprovazione da sopra la sdraio prima di sentenziare:<< Non so se hai sentito, ma hanno appena citofonato. Potevi andare a rispondere...>>.

<< Non avevo sentito, Rie...>> le rispose distrattamente Miho. Rie era la donna che pagava perché le sbrigasse le faccende domestiche. Non che ci fosse un motivo particolare per farle fare a lei, se non che Miho odiava le faccende domestiche. E Rie era anche stata una vecchia amica di sua madre, il che le dava la facoltà di essere un po' più impertinente del dovuto.

<< Chissà come mai.>> sbottò lei ironica.

<< Invece di fare le solite battutine, non dovevi già essertene andata da dieci minuti?>> domandò Miho, con aria impassibile.

<< Mi sono trattenuta ancora un po', ma se preferivi risistemare tu le ultime cose...>>.

<< No no, grazie mille. Chi era comunque?>>.

<< Un certo Boume Hajime. Gli ho detto che saresti andata tu a rispondere, anche se...>> lì risultò più fredda:<< … immagino abbiate un appuntamento. Quindi vestiti e vai.>>.

<< Non fare la parte di mia madre, ci penso da sola.>> chiuse gli occhi la giovane. Rie se ne andò, dicendo qualcosa sottovoce. Miho sapeva che la situazione non le piaceva, come non le piaceva tutte le altre volte.

Miho si alzò dalla sdraio, e si stiracchiò un poco, senza alcuna vergogna di stare al balcone così spoglia. Poi, raccolto un accappatoio lì vicino, se lo mise e si diresse al citofono, chiedendo:<< Signor Boume?>>.

<< Sì, sono io.>> chiese di rimando l'uomo dall'altro capo.

<< Salga pure.>> sorrise compiaciuta lei, sbloccando l'ingresso del palazzo. Rie era già uscita, bene. Si mise un attimo allo specchio e si sistemò i capelli, tanto il suo conoscente avrebbe impiegato qualche istante a salire. Per quel poco tempo fece il possibile, quindi i suoi occhi ambrati si spostarono sulla porta, da cui puntualmente si propagò il suono musicale del campanello. Aprì la porta.

<< Signorina Choyoshi.>> esclamò l'uomo che le si parò di fronte all'uscio. Boume era un uomo fatto in giacca e cravatta, avrà avuto sui quarant'anni, e capelli neri irregolari gli uscivano dal cranio, sparpagliandosi un po' lì e un po' là, ma nel complesso davano un bell'effetto. Aveva un posto importante in una società di grande rilievo della città, perciò era una persona altolocata:<< Siete incantevole come sempre.>>.

<< Adulatore.>> sorrise la ragazza, divertita, mentre quello improvvisava un baciamano. Nel farlo, lei si accorse che i suoi occhi erano piuttosto arrossati, probabilmente il risultato di diverse ore di lavoro. Bene, sarebbe stato un punto a suo favore.

<< Spero di non essere arrivato in un momento indiscreto.>> aggiunse Boume, alludendo al suo accappatoio.

<< Ma si figuri, l'ho invitata io, no? Si accomodi.>> e chiusa la porta alle spalle del nuovo arrivato, lo invitò nel suo salotto. Per fortuna c'era Rie, altrimenti divani e poltrone sarebbero stati ancora in disordine, si disse lei:<< Si sieda pure dove preferisce.>>.

<< Grazie.>> disse Boume, accennando un sorriso inespressivo e prendendo posto ad una poltrona:<< Dunque, ha voluto che ci vedessimo... mi può spiegare come mai?>>.

<< Non sono stata molto chiara in effetti... ma verrò subito al dunque.>> sorrise ancora Miho, lei rimanendo invece in piedi:<< Sa, per la festa che si tiene tra due giorni...>>.

<< Ah, intende quella per festeggiare il nuovo appalto?>>.

<< Sì, quella della vostra società. Ci sarà tantissima gente “ in”, e, come dire, non ho l'invito, o un accompagnatore che mi ci porti.>>.

<< Una ragazza giovane e bella come lei? Me ne sorprendo.>> disse Boume, vagamente sorpreso.

<< Forse...>> disse, appena maliziosa, la ragazza:<< … perché sto provando a farmi invitare proprio adesso?>>.

<< Oh, ecco spiegato il motivo della mia presenza.>> comprese Boume:<< Pensavo fosse qualcosa di più importante.>>.

<< Si aspettava un altro appalto per caso? Non che la sua società ne abbia poi così bisogno, con il successo che ha già.>> osservò Miho.

<< Date le compagnie che frequenta soventemente, non vedo perché proprio io...>>.

<< Eppure è semplice: nonostante queste compagnie, la festa è riservata principalmente a coloro che vengono invitati dalla vostra società. Perciò... diciamo che avevo l'imbarazzo della scelta. Non potreste, che so, procurarmi l'invito, o portarmi con lei?>>.

<< Comprendo cosa si aspetti da me, ma credo sia piuttosto difficile.>> ammise Boume, portandosi una mano al mento:<< Come ha giustamente detto, la festa è riservata solo ai vip e alle altre persone che la nostra società decide di invitare.>>.

<< Ma per me, non può far proprio un'eccezione?>> domandò ancora Miho, con uno sguardo quasi supplichevole.

<< Non nego che aiutarla sarebbe un piacere, ma proprio non è possibile.>> scosse il capo Boume:<< Perciò...>> ma Miho non intendeva mollare. Con una movenza quasi felina gli si avvicinò, e lentamente si aprì l'accappatoio. Boume rimase immobile.

<< Non è proprio possibile?>> domandò la ragazza, più seducente che mai, lasciandosi cadere sulle spalle l'indumento:<< Ne è sicuro?>>. Il dipendente della famosa società era lì per lì per aprire la bocca, ma non lo fece. Lei anticipò la sua reazione e, presa la sua mano, gliela fece scivolare sulla sua vestaglia venuta alla luce:<< Basta un invito...>>.

Boume rimase in silenzio, mentre le sue dita sfioravano la gamba morbida e perfetta di lei. Ad un tratto, l'altra mano di lui le prese la schiena e la fece sedere sulle sue gambe, e con un sussurro le disse all'orecchio:<< Vedrò cosa posso fare...>>. Avido, affondò la testa sulla sua gamba, e Miho iniziò a sentire il piacere salirle in corpo.

Non era certo la prima volta che lo faceva. Era spesso in questo modo che si garantiva l'accesso alle feste private. Lei amava giocare in quel modo, anche se quegli uomini non le interessavano. E di solito nemmeno loro provavano nulla di più. Ma come aveva pensato lei stessa, per una ragazza bella come lei non c'era problema a ottenere quello che voleva, era una sorta di perverso gioco.



Passò quel pomeriggio con il suo compagno provvisorio, poi si mise a dormire subito dopo che se n'era andato soddisfatto. Inutile dire che Rie, quando risistemò il letto, non ebbe il minimo dubbio su cos'era successo, ma sapeva anche che cercare di convincere Miho a pentirsi era un'impresa persa in partenza. E a Miho stava bene, perché lei faceva della sua vita quel che voleva e non voleva renderne conto a nessuno.

Più tardi uscì dal suo appartamento lussuoso, e si diresse in strada. Ad attenderla c'era un'amica che aveva visto spesso alle feste, a cui stavolta certo non si presentò in accappatoio. Indossava invece un vestito rosa shocking niente male, dalla gonna molto corta e due aperture sui fianchi che le permettevano di sfoggiare le sue curve, nonché una discreta scollatura. Le piaceva mettere su un abbigliamento provocante. I suoi capelli erano sistemati meglio, lisci e raccolti – anche se non erano tanto lunghi, alla fine – eccezion fatta per i riccioli dalle orecchie, che erano rimasti dov'erano.

<< E così ce l'hai fatta a farti invitare, Miho?>> domandò l'amica dai capelli bruni mentre camminavano per una via qualunque della città. Costeggiavano un cinema popolare in città, proprio sotto ad una grande pista adibita ai Duelli Turbo.

<< Sì, Jacqueline.>> annuì Miho, ridacchiando. Jacqueline era mezza francese, per questo si chiamava con un nome così inusuale per una giapponese:<< Sapessi che versi fa...>>.

<< No, davvero?>> esclamò Jacqueline, che era conoscenza delle sue discutibili abitudini.

<< Già, non è proprio il tipo che si vorrebbe al tuo fianco. E tu che ti aspetti i migliori cavalieri dall'alta società.>>.

<< Beh, non si può mai sapere chi... oh, quello non è il tipo con cui sei andata alla festa dell'anno scorso?>> domandò all'improvviso l'amica, fermandosi. Miho aguzzò lo sguardo: un trentacinquenne dallo sguardo vacuo, che teneva le mani in tasca, stava consultando un cartello elettorale ai margini del marciapiede.

<< Ah sì... quello tanto geloso quando gli ho detto che non andavo matta per lui.>> disse Miho:<< Accidenti, non ho proprio voglia di parlargli, è uno stupido.>>.

<< Non ci ha ancora viste. Entra in quel negozio, svelta.>> la invitò la ragazza, indicandole un negozio proprio lì di fianco:<< Ti avviso io quando se ne va.>>. Miho non perse nemmeno tempo a rispondere, scivolò silenziosamente all'interno del posto. Si girò verso l'interno del locale e rimase di stucco.

Senza volerlo era finita in un negozio chiaramente disposto per addobbi funebri. Diverse corone di fiori adornavano la vetrina, ma erano anche disposte su degli scaffali, dove si trovavano anche ceri, santini e dipinti luminosi, alcuni anche appesi dal soffitto a mo' di lampadario. Non mancavano quelle che – e Miho deglutì – avevano tutta l'aria di essere bare, anche se erano palesemente finte. Se avesse saputo di essere entrata in un luogo del genere, sarebbe andata nel negozio accanto...

<< Attenta, lei!>> la chiamò una voce alle sue spalle. Miho si voltò, e...

<< AAAH!>> si lasciò sfuggire un grido la ragazza, trasalendo all'istante: come si era girata si era trovata una bara aperta di fronte, con tanto di un teschio decorativo al suo interno. A momenti prendeva un infarto!

<< Si calmi, non è nulla di grave. È di gomma.>>. La voce veniva da dietro la bara, e le gambe di una persona si potevano benissimo vedere sotto fondo dell'oggetto. Miho respirò un poco, mentre la persona passava oltre.

<< Dico!>> esclamò infine lei, indignata:<< Potrebbe anche cercare di non portare a spasso quel coso.>>.

<< Lo so, ma questo andava rimosso... le chiedo umilmente scusa.>> disse il tale, posando la bara dal bancone del negozio e girandosi a guardarla:<< Non l'ho proprio vista, con la bara davanti...>>.

Ora che era girato verso di lei, poteva vederlo bene. Era un ragazzo giovane, e nemmeno niente male a dire il vero. Sarà stato leggermente più piccolo di lei, non poteva avere più di diciannove anni. Aveva occhi chiarissimi, di un azzurro molto profondo; i capelli, folti e principalmente di un grigio chiaro, presentavano anche una parte di capelli rossi scuri che sbucavano a ciuffi da quel grigiore. Indossava semplicemente un maglione sopra ai pantaloni da lavoro.

<< Uhm, beh... sei scusato.>> borbottò Miho, tralasciando le formalità al vedere la sua età inferiore:<< Solo cerca di stare più attento.>>. Il ragazzo sorrise.

<< Posso esserle utile?>> iniziò il ragazzo:<< Qualunque cosa cerchi per abbellire una bara o una tomba, noi l'abbiamo. Ghirlande, santini... abbiamo anche degli incensi arrivati dalla Gran Bretagna, sono davvero ottimi per dare al defunto nel riposo eterno il giusto onor...>>.

<< Lascia stare, non voglio comprare niente.>> lo interruppe Miho:<< Magari ci penserò quando avrò necessità... ero, ehm, entrata solo a guardare.>>.

<< Ah.>> disse il giovane commesso, senza smettere di sorridere:<< In tal caso, se volesse esaminare qualcosa in particolare, può sempre chiedere a me. Potrei esserle molto utile.>>.

<< Se lo dici tu... ma tu, che sei così giovane, lavori in un ambito del genere? Non aspiri ad altro?>> domandò la ragazza, osservando distrattamente un dipinto luminoso.

<< Capisco la sua domanda, signorina, e anche la stranezza.>> continuò il ragazzo:<< Però vede, quando si hanno pochi soldi da qualche parte bisogna pur iniziare. Ho preso al volo l'opportunità di prendere questo impiego, e anche se pochi l'avrebbero accettato io ne avevo bisogno...>>.

<< Addirittura un lavoro del genere, però.>> notò critica Miho:<< I tuoi genitori non ti hanno detto nulla al riguardo?>>.

Per una breve frazione di secondo il sorriso del diciannovenne sembrò sul punto di annullarsi. Lui però lo sostenne e rispose con una certa fermezza:<< Purtroppo, i miei genitori non ci sono più.>>.

<< Oh...>> mormorò Miho, accorgendosi di essere stata indiscreta:<< Mi spiace, non volevo...>>.

<< Non poteva saperlo.>> la rassicurò lui:<< E poi c'è ancora il fratello di mia madre, che mi ha mantenuto la scuola. Però nemmeno lui è tanto ricco, pertanto mi ha indirizzato qui quando il padrone del negozio, che è un suo amico, cercava un commesso.>>.
 
<< Ah.>> sussurrò Miho. Non poteva negare che il ragazzo le facesse un po' pena:<< Scusa... com'è che ti chiami?>>. Proprio in quel momento, entrò Jacqueline.

<< Miho, il tuo pretendente se n'è andato.>> disse quest'ultima. Si guardò intorno:<< Sei finita proprio in un bel posto, vedo.>>.

<< Certo.>> sorrise ironica Miho:<< Andiamo, allora.>>.

<< A presto, signorine. Spero di rivedervi.>> le salutò il giovane al banco:<< E, signorina... il mio nome è Futako. Yusa Futako.>>.

<< Eh? Ah, me lo ricorderò.>> annuì Miho, affrettandosi ad uscire da quel posto, poi si rimise a camminare sul marciapiede con l'amica.

<< Hai parlato con quel Futako?>> domandò la mezza francese:<< Sembrava piuttosto carino.>>.

<< Lascialo perdere.>> scosse il capo Miho, chiudendo gli occhi:<< Se non l'avessi capito dal posto in cui lavora, è un poveraccio. Niente che ti possa interessare.>>. Dopo che lei ebbe gettato un'ultima occhiata al negozio alle loro spalle, non ne parlarono più.



La festa del giorno dopo si svolgeva all'interno della lussuosa villa del proprietario della società. Quando Miho arrivò era accompagnata da Boume, che aveva fatto la sua parte: era riuscito a far sì che i suoi superiori acconsentissero a portarsi dietro un'amica. Per l'occasione, la ragazza aveva indossato un vestito blu notte ornato di decorazioni intorno alla gonna in più strati, simili a fili di perle, mentre la sua scollatura era ancora più ampia, facendo vedere i bordi di un reggiseno lilla. Aveva anche due orecchini che luccicavano come stelle. In quanto a Boume, era sempre in giacca e cravatta.

<< Il braccio, mia cara.>> le intimò Boume dopo averla fatta scendere dalla limousine con cui era andata a prenderla. Lei lo fece, e venne guidata davanti alla villa. Due gorilla anch'essi in giacca e cravatta, ma a differenza di Boume vestiti non di nero ma di bianco, controllarono gli inviti e li fecero entrare.

Era tutto strapieno nella stanza del ricevimento. Ci doveva essere l'intera casta dominante intorno a quei tavoli, e i camerieri arrivavano da ogni dove, sfrecciando in mezzo alle folle per rendersi disponibili a tutti i presenti. Un pregiatissimo lampadario d'oro diffondeva luce ovunque, facendo scintillare le posate dei tavoli da buffet, dove c'era ogni genere di cosa una persona affamata potesse desiderare. Ai muri si potevano osservare quadri disegnati da famosi pittori, mentre in giro erano esposte anche statue di vetro di noti atleti, sicuramente commissionate da scultori d'alto rango. Tutto quello sfarzo diceva molto sul proprietario della casa.

Boume e Miho si avvicinarono, e quest'ultima chiuse un occhio: i flash delle macchine fotografiche erano scattati non appena si erano avvicinati. Questo piaceva a Miho, trovarsi al centro dell'attenzione.

<< Cerchiamo il mio capo.>> disse al volo Boume. Entrambi si fecero strada tra il vociare degli elegantissimi invitati, finché nel guardarsi intorno...

<< Non è lui?>> domandò Miho. Lei conosceva di vista il suo principale, ed essendo una personalità ben nota e lei sempre in mezzo alle feste, come poteva non riconoscerlo?

Lo trovarono davanti ad una statua, a conversare con due persone. Il principale di Boume era alto, sul metro e novanta, e portava capelli bruni molto ben curati, tirati sapientemente all'indietro da un solo lato. I suo viso era caratterizzato da tratti duri, ma lo ammortizzava il suo sorriso piuttosto vivo mentre conversava. 

<< Nakano!>> lo chiamò Boume, e il suo principale si voltò.

<< Hajime, eccoti qua.>> disse Nakano, con aria gioviale. Mentre stringeva la mano a Boume, Miho osservò come, eccetto per il sorriso, il suo viso sembrasse sempre molto duro:<< Ci hai messo una vita.>>.

<< Esagerato, saremo stati in ritardo di cinque minuti.>>.

<< E questa che è con te, se non erro, è la ragazza di cui mi hai parlato...>>.

<< Sono Choyoshi Miho, piacere.>> allungò una mano verso di lui Miho. Lei si aspettava che la baciasse, ma lui rimase immobile.

<< Yamagima Nakano.>> rispose Nakano, e lei abbassò la mano:<< Io però l'ho già vista. C'eravate all'ultima festa per l'anniversario della fondazione della città?>>.

<< Certo, come in tutte le feste di tendenza.>> sorrise Miho, rammentando di esserci stata sei mesi fa:<< Ma rispetto a quella, la vostra sembra molto molto... più sontuosa, e sono splendide le vostre sculture.>>.

<< Lei mi lusinga.>> disse Nakano, lieto:<< Comunque, benvenuta nella mia umile dimora. Permettete che le presenti il signor Fujaku, il mio segretario generale...>>.

<< Incantato.>> disse goffamente uno degli uomini che stava con lui, un tipo un po' più massiccio e quasi pelato con la barbetta, accennando un inchino.

<< … e Youki Ryo.>>.

<< Molto, molto lieto.>> disse Ryo, prendendole la mano e accennando un baciamano. Miho sorrise: a primo impatto, quel Ryo la ispirava di più. I suoi modi parevano più eleganti, e quei suoi capelli biondo acceso erano veramente splendidi. Le sue pupille erano invece scure, in contrasto con i capelli, ma ricchi di un certo fascino misterioso. Indossava un abito bianco che sembrava quasi la fotocopia di quelli usati nei film da Dracula:<< Begli orecchini, come brillano!>>.

<< Grazie. Erano di mia madre.>> chiuse gli occhi lei, contenta del complimento.

<< Non so se lo sa, ma Youki Ryo è un famoso ingegnere del campo delle attrezzature sportive, dell'automobilistica e dei duelli.>> spiegò Nakano:<< Diverse nuove vetture da corsa portano il suo marchio.>>.

<< Oh, non solo quelle, statene certo.>> sorrise Ryo, spostando lo sguardo altrove.

<< Vedo che non siete particolarmente modesto.>> osservò Miho.

<< Negare sarebbe solo un'inutile perdita di tempo, no?>> la guardò l'ingegnere:<< Semplicemente ho la decenza di riconoscere i miei meriti.>>.

<< Anche noi li riconosciamo.>> si intromise il goffo Fujaku:<< Le abbiamo appunto chiesto di passare sotto le nostre dipendenze.>>.

<< Il signor Youki ha un'alta opinione di se stesso però, ritiene che per esaltare al meglio il suo ego debba lavorare da solo...>> spiegò Nakano.

<< Mi spiace che perdiate tempo nel tentativo di convincermi, ma la mia moralità è questa.>>.

<< E' un motivo in più per cercare di insistere.>> disse Nakano, sorridendo ancora:<< Ammiro il suo ego, avevo la stessa caparbietà quando cominciai la mia scalata nella Expantor.>>.

<< La sua società ha molto di cui vantarsi.>> sospirò Ryo:<< Io comunque, non vorrei perdermi tutta la festa...>>.

<< Giusto, giusto, nemmeno noi possiamo trascurare gli altri ospiti.>> ammise il proprietario della Expantor, alzando un calice:<< Un brindisi a questa festa, amici.>> e senza che dovesse ripeterlo, gli altri brindarono con lui.

La festa continuò tranquilla. I paparazzi ebbero tanto da cui lavorare, con tutte le personalità presenti. Miho ovviamente non perdeva il tempo per intromettersi e mettersi a scambiare opinioni su di loro. Dopo un po', comunque, riuscì a sganciarsi da Boume e prendersi un posto a sedere dal buffet con alcune amiche mondane. Era una festa divertentissima, almeno per i suoi standard, e valeva proprio la pena di parteciparvi.

<< Guardate là!>> esclamò una delle sue amiche all'improvviso:<< Oh... e lui! Touri Katashi.>>.

<< “ Quel” Touri Katashi?>> domandò un'altra.

<< Certo, non lo riconosci?>> disse la terza amica.

L'uomo che era appena entrato nella stanza, Touri Katashi, aveva sui trentotto anni. Si presentava con una giacca rosso scuro, senza cravatta, e jeans eleganti. Come Nakano aveva tratti piuttosto duri, ma che davano al suo viso tratti ben più attraenti dei suoi. Ad ogni lato della testa i capelli, corti e abbondanti in cima, erano tagliati a formare una sorta di saetta. La sua espressione al momento si guardava intorno.

<< E' un commissario di polizia così giovane ed affascinante...>> sospirò una delle amiche di Miho, rapita.

<< Già, ma non si è ancora capito come mai tutto ad un tratto avesse smesso di gareggiare nei Grand Prix di Duelli Turbo?>> domandò Miho.

<< No, onestamente...>> scosse il capo un'altra amica:<< Non si sbottona mai con nessuno su questo punto.>>. Miho sbuffò: possibile che con tante amiche in certi ambiti ancora non si fosse scoperto nulla? Sembrava proprio che Katashi ce la mettesse tutta a nascondere quella informazione.

<< Scusate se vi disturbo, signore.>>. Miho e le altre si girarono, e il segretario Fujaku le avvicinò:<< Ma c'è il signor Boume che vorrebbe parlare alla signorina Choyoshi.>>.

<< Oh... ah sì?>> domandò Miho:<< Perché non viene qui?>>.

<< Credo che voglia parlare di qualcosa... in privato, ecco.>> si inchinò sempre con la sua goffaggine Fujaku. Miho annuì sospirando e si alzò dal tavolo per farsi aprire la strada dall'uomo, che seguì fin fuori dalla stanza. C'era poco da immaginare sul perché il suo accompagnatore volesse parlarle in privato... si vede che non si era affatto stancato della sua compagnia.

<< Per di qua.>> le fece segno Fujaku, salendo su per una rampa di scale da cui scendeva il classico tappeto rosso. 

<< Vedo che ha voluto proprio appartarsi.>> commentò Miho.

<< Eh sì.>> le rispose il segretario senza girarsi. Finalmente arrivarono ad una delle stanze della villa, e Fujaku aprì la porta:<< Se vuole accomodarsi...>>.

<< Ok, d'accordo.>> replicò Miho, entrando. Non era nei patti che dovessero fare qualcos'altro alla festa, e francamente non ne aveva granché intenzione. 

Ma ci volle meno di un minuto perché si accorgesse che l'interno della camera – si, era una camera da letto – in cui era stata condotta era vuota. Non c'era traccia del suo accompagnatore.

<< Dov'è Boume?>> domandò Miho, sospettosa, girandosi verso Fujaku. Lui però aveva appena chiuso a chiave la porta della stanza.

<< Beh, ora siamo soli.>> affermò Fujaku.

<< E allora?>> chiese Miho. La sua sospettosità si stava rafforzando. 

<< E allora...>> disse il segretario, sbottonandosi la giacca:<< … è tempo che paghi pegno, non le pare?>>.

<< Che vuole dire?>> domandò la ragazza, scostandosi. Lei arretrava, mentre lui avanzava, e indietreggiando finì inevitabilmente per inciampare sul letto alle sue spalle. Fujaku ne approfittò per afferrarle un braccio:<< Ah!>>.

<< Ma come, non lo sapeva già?>> domandò il segretario, avvicinandola a sé:<< Non si è chiesta come Boume sia riuscita a convincerci a lasciarla entrare?>>.

<< ... mi fa male...>>.

<< Per farla entrare, ha fatto pressioni su di me.>> proseguì lui, stringendo la presa anziché allentarla:<< Alla fine siamo giunti ad un accordo, ossia... di dividere la sua affascinante amica con il sottoscritto. Deve aver pensato che non c'era nulla di male, dato che tipo di persona è lei...>>.

<< Se fa qualcosa... grido!>> esclamò Miho, spaventata. Sì, lei era andata spesso con tante persone, ma solo perché era “ lei” a volerlo. Loro avevano combinato tutto senza che fosse minimamente informata... e lei non voleva.

<< Gridare? Ahahahah!>> rise sguaiatamente lui:<< Ha idea del trambusto che c'è per la festa? E siamo anche al terzo piano, dal secondo nessuno la sentirà. E ora diamoci da fare...>> la tirò a sé per baciarla, ma nel momento stesso in cui le sue labbra toccavano le sue, Miho riuscì ad assestargli un calcio sulle parte parti basse:<< AH! Maledetta... PUTTANA!>> e con un gesto rabbioso la schiaffeggiò così forte che se ne sentì l'eco.

<< AH!>> gridò la ragazza, e in fretta il tipo si gettò su di lei. Non voleva... era praticamente uno stupro:<< MI LASCI! MI LASCI!>>.

<< Calma, tanto che differenza ti fa a te? Non ti sei fatta problemi ad andare con Boume per venire qui, no? Allora dati da fare, sgualdrina!>> esclamò Fujaku. Miho chiuse gli occhi, non voleva guardare, anche se continuava a opporre resistenza sapeva che non ce l'avrebbe fatta a resistergli.

Proprio quando ormai sembrava non esserci più via di scampo, una coppia di mani unite calò come un maglio sulla testa del segretario. Quest'ultimo lanciò un lamento e alzò la testa, ma la sua azione coincise con l'arrivo di un rapidissimo pugno che lo sorprese in piena faccia,  scaraventandolo giù dal letto.

Miho era rimasta senza fiato. Alle spalle di Fujaku era spuntata dal nulla una terza persona. Chiunque fosse, era rivestita con una tuta di colore azzurro scuro in parte metallizzata, percorsa da filamenti neri che non si capiva bene se fossero decorativi o reali; al braccio sinistro portava una sorta di aggeggio viola che attraversava l'intero arto fino a congiungersi con un dispositivo sferico inserito a mo' di spalliera, connesso anche ad una sorta di cintura verde, mentre un colletto nero era alzato al di sopra di esse. Portava un casco sempre azzurro, che ricordava quello dei Duellanti Turbo.

L'individuo in tuta rimase a controllare per un secondo che Fujaku fosse fuori combattimento, poi però si volse verso Miho e le tappò frettolosamente la bocca con i suoi guanti color bianco fantasma – stesso colore dei suoi stivali – e le intimò:<< Non dire nulla, non lasciarti sfuggire una voce.>>.

La ragazza batté le palpebre: non avrebbe comunque detto niente, perché lo sguardo che vedeva attraverso la visiera aperta ai lati del casco l'aveva già ammutolita. Aveva già visto quello sguardo non più di un giorno fa, in un negozio di arredi funebri...

Yusa Futako la stava guardando intensamente.



-Epilogo dell'autore -

Allora, che ve n'è parso, cari lettori? Si, sono consapevole che il personaggio di Miho sia rimasto sulle scatole a parecchi di voi ( e non ho motivo di darvene torto) ma il personaggio è stato concepito così: odioso. Però come scritto nell'introduzione dovrebbe essere Futako in qualche modo a “ redimere” questa ragazza, pertanto vi prego di pazientare. Anche perché penso che il finale vi abbia per lo meno incuriosito su questo punto: come la redime se la conosce appena e... ma che è, vi rovino la sorpresa XD ? Io vi auguro buonanotte, o buona giornata a secondo di quando leggerete, e vi ringrazio dell'attenzione. Bye bye!
  
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