Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: Chiga    03/06/2018    0 recensioni
Una ragazza di paese si trasferisce in una grande città dove vive esperienze forti sia in positivo che in negativo. L'incontro con una anziana nobildonna le cambierà la vita.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Erano trascorsi alcuni mesi da quella mattina in cui aveva caricato la valigia sul pullman e aveva lasciato il paese.  Non si era voltata indietro a guardare sua madre che era rimasta sola in piazza a sventolare il fazzoletto con cui ogni tanto si asciugava una lacrima. Mentre il grosso autoveicolo percorreva i tornanti scendendo verso la pianura, Stefania aveva sentito qualcosa che le si frantumava dentro. Quel viaggio rappresentava la rottura del cordone ombelicale, lo sradicamento dalle proprie radici, la prima volta da sola ad affrontare il mondo. Bastò però imboccare l’autostrada, con le sue corsie dritte ed  assolate, perché affiorasse la speranza e lei cominciasse a sognare la sua nuova vita.
Zia Santina l’aspettava alla stazione degli autobus. Tutto il traffico della capitale sembrava concentrato intorno a loro, o almeno così parve a Stefania. Sentiva le tempie pulsare forte, il cuore accelerare i battiti mentre il bus urbano le conduceva a casa. Santina  insieme al marito Piero si erano offerti di ospitarla. Gli zii erano persone semplici  che non navigavano certo nell’oro e Stefania pensava che la loro disponibilità fosse un dono generoso da ricambiare con affetto e collaborazione in casa.
Era stata proprio Santina a trovarle il lavoro. La donna infatti faceva pulizie in diversi appartamenti e negozi; quando seppe che la profumeria aveva bisogno di una commessa di bella presenza, pensò subito a sua nipote e in quattro e quattr’otto l’aveva fatta venire dal paese. Così Stefania era arrivata e aveva cominciato a lavorare.
I primi giorni in negozio furono difficili perché lei non aveva alcuna esperienza. Certo, la sua presenza fisica era notevole: alta, snella con un mantello di capelli neri, un viso dall’ovale perfetto in cui brillavano due carboni ardenti. Una ragazza ideale per reclamizzare trucchi e profumi, tanto che la proprietaria la usò all’inizio come una modella che “indossava” i prodotti in vendita.
Stefania però  era venuta a Roma, non per avere gli occhi impiastricciati di ombretti  o il viso di fard, ma per diventare una brava commessa, per farsi un’esperienza. Così s’impegnò a fondo per migliorare e anche grazie ai consigli delle sue colleghe, riuscì a dimostrare di essere non solo bella ma anche capace.
Quel  lavoro ora le piaceva e voleva a tutti i costi tenerselo stretto anche se era part-time e a tempo determinato.  Se le difficoltà sul posto di lavoro erano state risolte, non si poteva dire altrettanto per quelle a casa degli zii . I problemi infatti erano iniziati poco dopo il suo arrivo ed andavano aumentando di giorno in giorno. Stefania aveva capito subito che Santina e Piero non erano una coppia ben affiatata, ogni  occasione era buona per litigare, Piero alzava spesso la voce e talvolta era volato anche qualche piatto. Lui poi usciva di casa stravolto e faceva ritorno tardi. Allora Santina s’accendeva una sigaretta per calmarsi e cercava di rassicurare la nipote : “Non è cattivo, solo che è fatto così!”; ma la ragazza restava sconvolta da quelle scene tanto più che lei ripensava ai suoi genitori che le avevano offerto un modello di coppia molto diverso.
Quando Piero entrò in cassa- integrazione, una bufera s’abbatté su quella casa, l’atteggiamento dell’uomo peggiorò  sensibilmente. L’atmosfera stava diventando pesante, la parola “soldi” risuonava  continuamente tra quelle mura, ora accompagnata dal rumore di un ceffone, ora da quello di un oggetto rotto o di una porta che sbatteva.
Stefania  che non guadagnava abbastanza per andare a vivere da sola chiese alla zia di trovarle qualche lavoretto per incrementare le sue magre entrate. Così quando Santina seppe che la contessa cercava una ragazza per farle compagnia alcune ore, sgomitò tra le varie candidate e riuscì a proporre sua nipote.
La contessa era un’anziana signora che viveva sola con  la sua cameriera in un grande appartamento che sembrava un museo. Era zeppo di mobili e oggetti antichi e preziosi, testimonianza di un nobile passato ormai anacronistico, ma che rappresentava tutto il mondo della ottuagenaria nobildonna.
“Attenta signori’, che la vecchia è scorbutica!” aveva detto il portiere mentre l’accompagnava, ma Stefania quando se la trovò di fronte rimase colpita dal suo viso: zigomi alti, labbra sottili, naso affilato;  la ragnatela di rughe intorno agli occhi non sminuiva la vivida forza dello sguardo ceruleo che la scrutava attentamente. “Siediti” le disse la contessa “Da dove vieni?”.
Stefania le parlò del suo paese in Abruzzo e le raccontò un po’  della sua vita.
Mentre le parole le uscivano di bocca, vedeva i tratti della nobildonna distendersi piano, piano sino a  tramutarsi in un sorriso. “Sei un dono del cielo!” fece la donna “Con il tuo racconto mi hai portato indietro nel tempo :  alle mie vacanze in quelle zone, alle passeggiate con gli amici che ora non ci sono più, alle mie prime esperienze da sciatrice”. “Credo proprio che andremo d’accordo!” concluse.
Da quel giorno tra l’anziana signora e la ragazza si creò una sorta di legame costituito dal filo dei ricordi.
Con quel secondo lavoro, Stefania stava raggranellando qualche soldo che puntualmente finiva nella cassa comune, ma la situazione in casa degli zii non era per nulla migliorata, anzi l’atteggiamento che Piero assumeva talvolta nei suoi confronti la metteva a disagio.
Quella mattina stava pensando proprio al senso di timore che le incuteva quell’uomo e alle difficoltà della sua giovane esistenza, quando in negozio entrò Dario; un giovane dall’aspetto distinto in giacca e cravatta, con un ciuffo biondo che gli ricadeva sulla fronte. Andò dritto verso di lei, ignorando le altre due commesse. Stefania che era assorta nei suoi tristi pensieri fu costretta suo malgrado a dedicargli tutta l’attenzione di cui era capace in quel momento.
“Cerco un profumo da donna” disse lui “Ma non ho le  idee molto chiare”.
Stefania sfoderando il più incantevole dei suoi sorrisi rispose : “Sono qui per aiutarla, può darmi qualche indicazione sulla destinataria?”. Il giovane non le staccava gli occhi  di dosso mentre controvoglia  la informava circa l’età e il tipo di donna cui  doveva regalarlo; ma mantenne il riserbo sul rapporto esistente tra loro. Dopo aver odorato varie fragranze, optò per il classico “Chanel n. 5”; si fece fare un pacchetto-regalo, pagò e se ne andò.
Era entrato in quella profumeria non proprio centrale perché vicina all’azienda di cui era direttore. Dario era uno che finora dalla vita aveva avuto solo  cose belle. Sfruttando la sua laurea e le sue capacità organizzative, aveva fatto rapidamente carriera nell’azienda in cui era stato assunto. Ben presto si era guadagnato la fiducia del proprietario, un ricco industriale che, non solo gli aveva affidato l’incarico di direttore, ma anche quello che per un padre è il bene più prezioso: sua figlia.
Fiorenza era una giovane di buona cultura, di sani principi, fedele, ma non proprio bella. Certo i vestiti d’alta moda, l’opera sapiente del parrucchiere e dell’estetista compensavano in parte le sue disarmonie somatiche, ma per il carattere non potevano fare nulla. Scontrosa e antipatica, pronta a sparlare di tutti, era accettata in società esclusivamente per i suoi soldi. Credeva sempre di essere superiore agli altri, anche quelli del suo stesso ambiente. Era “brutta” dentro. Fiorenza  però si era innamorata pazzamente di Dario ed il loro fidanzamento era stato lo scotto che il giovane aveva dovuto pagare per il posto da direttore.
Il profumo era per lei, ma Dario mentre le porgeva il pacchetto vide comparirgli davanti l’immagine della commessa sorridente. Fu una frazione di secondo, ma sufficiente a fargli decidere di tornare quanto prima in quel negozio per approfondire la conoscenza della ragazza di cui non conosceva neppure il nome.
Due mattine dopo si recò alla profumeria, stavolta per un dopobarba. Passò una settimana e ritornò ad acquistare una crema e così per  diversi giorni. Ogni volta che vedeva Stefania e le parlava sentiva crescere l’attrazione nei suoi confronti, fino a che un giorno la invitò ad uscire con lui, approfittando di un pomeriggio libero. Furono le più belle ore che Stefania avesse mai trascorse.
Conobbe l’amore e si sentì finalmente donna mentre le mani di lui accarezzavano i seni tondi e sodi, indugiavano lungo i fianchi per poi insinuarsi tra le cosce, procurandole una sensazione di umido piacere.
Da quella volta s’incontravano appena potevano.
Per Dario forse era soprattutto un’attrazione fisica, ma Stefania in breve tempo s’innamorò perdutamente di lui. Il suo sentimento era così forte che la ragazza si confidò con la contessa da cui continuava a lavorare.
La nobildonna l’ascoltò, ma la mise in guardia :”Non ti fidare di un uomo che ti può offrire solo ritagli di tempo, perché lo sai bene che lui difficilmente lascerà la sua fidanzata. E’ una storia vecchia come il mondo, cara mia!”.
La vita di Stefania trascorreva più o meno tranquillamente: lavorava, amava Dario e rifletteva sulla sua situazione; mai avrebbe immaginato quello che stava per accaderle.
Da un po’ di giorni l’atmosfera che regnava in casa degli zii sembrava più tranquilla, forse perché lei c’era poco, giusto per mangiare e dormire. Poi una sera accadde un fatto sconvolgente.
La zia Santina era dovuta uscire per badare ai bambini di una signora presso cui lavorava.
In casa stavano soltanto lei e lo zio. Ad un tratto mentre erano seduti davanti alla televisione, l’uomo cominciò a guardarla con insistenza, sembrava avesse gli occhi incollati sul suo giovane corpo di donna trasudante umori afrodisiaci. Le si avvicinò, la costrinse ad alzarsi e la sbatté contro la parete. Il respiro corto, le pupille dilatate, la bocca semiaperta in un ghigno, pronta a pregustare il piacere rubato. La teneva forte con le mani mentre lei si divincolava con tutta la sua disperazione. “Ferma puttana, col giovanotto ricco sì e con me no?” disse con voce roca.
Fece per sbottonarsi i pantaloni, ma dovette mollare un po’ la presa, allora la ragazza approfittò per tirargli un calcio e cominciò a colpirlo con i pugni sul petto.
Proprio in quel momento Santina fece girare la chiave nella serratura. “Se dici qualcosa a tua zia, ti ammazzo!” l’avvertì lui.
La vigliacca sopraffazione perpetrata dall’uomo ne rivelava tutta la miseria morale; non c’era stato stupro, ma solo perché la moglie era rientrata prima del previsto.
Quella violenza subita sconvolse l’esistenza della ragazza che pensò di  andarsene immediatamente  .
Non sapeva a chi rivolgersi, anche perché si vergognava di raccontare quanto le era accaduto. Trascorse una  notte insonne ad escogitare una soluzione mentre radunava le sue cose e preparava la valigia.
Quando verso l’alba  riuscì ad appisolarsi un po’, sognò suo padre; era la persona che più aveva amato e che il destino le aveva portato via anzitempo, ma era l’unico uomo di cui ora si poteva fidare. In sogno lui disse che la sua “bambina” era cresciuta ed ora era una donna  il cui compito era quello di affrontare la vita nel bene e nel male, ma sempre con coraggio; lui le sarebbe stato accanto.
Così la mattina , senza farsi vedere, uscì con la sua valigia e lasciò per sempre quella casa.
Quando arrivò alla profumeria le altre commesse la tempestarono di domande, ma lei si limitò a rispondere che gli zii non potevano più tenerla in casa; allora una di loro le offrì  ospitalità per qualche giorno, assicurandole che il fratello sarebbe passato nel pomeriggio in negozio per prendere la sua  valigia . Certo era una soluzione temporanea, ma sempre meglio che finire in qualche pensione equivoca!
Per tutta la mattinata, Stefania pensò a Dario e a come lui potesse aiutarla, ma tutte le  possibilità che si affacciavano alla sua mente venivano automaticamente scartate, perché per ricevere aiuto avrebbe dovuto dirgli  la verità. Pensò quindi di non cercarlo e di prendere tempo.
Mentre svolgeva il suo lavoro, ma con la testa stava altrove, ricevette la telefonata della cameriera che, da parte della contessa la sollecitava a recarsi appena possibile da lei. Così verso le 13.00, alla chiusura del negozio si recò dalla nobildonna e soprappensiero si portò dietro la valigia. Era stato il suo inconscio a farle fare quel gesto, ma lei si limitò a pensare “Accidenti, ogni volta che la prendo in mano sembra più pesante!”. Contrariata, la lasciò nell’ingresso ed entrò nella camera della contessa. La signora era a letto. Il medico era andato via da poco, le aveva prescritto molti farmaci e riposo a quanto diceva la cameriera; le sue  condizioni di salute si erano un po’ aggravate, ma lei aveva una tempra forte e anche stavolta ce l’avrebbe fatta. L’aveva chiamata urgentemente per comunicarle che aveva bisogno della sua presenza per più ore al giorno. “Ho necessità di qualcuno che si occupi di me e lo sai che di te mi fido, ti chiedo un sacrificio troppo grande?” disse alla ragazza.
“No, contessa!” rispose Stefania e in quel momento le parve di udire la voce di suo padre che sussurrava:    “Parla, parla … raccontale tutto!”. Allora  si sedette accanto al letto, posò la mano su quella dell’anziana e dette voce a tutto il suo dolore.
La nobildonna l’ascoltò attentamente poi con delicatezza le accarezzò il viso e disse: “Tra noi si è creato un legame che non si può spezzare, ci sosterremo a vicenda; vieni a vivere in casa mia e avremo risolto i nostri problemi”. E così fu. Iniziò  una convivenza che arricchì interiormente entrambe; a vederle sembravano nonna e nipote. In tutta questa  nuova situazione, che posto occupava Dario?
I due continuavano a frequentarsi e lui continuava a restare attaccato a Fiorenza e al prestigio socio-economico. Nulla era mutato se non che Stefania, quando s’incontravano, paventava i baci e le carezze di lui, i momenti d’intimità. La bocca e le mani di Dario erano diventate improvvisamente quelle di un estraneo. Ogni volta che lui l’accarezzava, riviveva quella scena penosa. La violenza subita da parte dello zio aveva infranto per sempre i suoi sogni di fanciulla; ci sarebbe voluto del tempo per venirne fuori.
Gli incontri tra i due divennero sempre più rari fino a scomparire, con la cessazione del lavoro alla profumeria che coincise con l’aggravarsi delle condizioni di salute della contessa.
Da quel momento, Stefania passava tutto il suo tempo assistendo amorevolmente l’anziana signora.
Trascorsero così alcuni mesi tra miglioramenti e ricadute finché un giorno la contessa non si riprese più; perse conoscenza, il suo respiro si fece affannoso poi ad un tratto flebile fino a cessare del tutto. Se n’era andata così, dolcemente. Sembrava una vecchia bambina nel suo enorme letto a baldacchino, tra i mobili e i quadri in quella casa-museo  dove aveva rivissuto frammenti della sua giovinezza grazie a Stefania.
Il dolore scese su quella casa e sul cuore della ragazza.
Dopo aver espletato le dolorose incombenze  del caso, visto che la contessa non aveva parenti diretti, la giovane si accinse a lasciare quella dimora  cui si era affezionata. Infatti dopo la morte dell’anziana signora non poteva ad alcun titolo vivere in quell’appartamento. Così con l’animo colmo di tristezza, radunò ancora una volta le sue cose e riempì la valigia che stavolta non voleva chiudersi,  tanto era zeppa.
Mentre s’affannava a trovare qualche soluzione, arrivò un telegramma: era il notaio che la convocava per il pomeriggio. “Che vorrà da me?” pensò “Forse comunicarmi che devo sloggiare al più presto perché una schiera di sconosciuti nipoti deve prendere possesso dell’immobile!”.
Non sarebbe stata una novità, certe cose succedono , eccome! Ma lei era già preparata ad andarsene, così si vestì con cura e all’ora prestabilita andò dal notaio. Mentre saliva le scale pensò che sulla via del ritorno avrebbe comprato un borsone per mettere quello che non entrava in valigia.
Appena fu introdotta nello studio, riconobbe il notaio; quell’uomo distinto e un po’ attempato lo aveva visto un paio di volte in casa della contessa negli ultimi mesi. Quando lui pronunciò la frase: “Mi accingo a dare lettura del testamento”, Stefania si guardò intorno interrogativamente, c’era soltanto lei!
L’uomo, comprendendo il suo stupore, le disse: “Non si meravigli signorina, la povera contessa  le voleva davvero bene!”. L’anziana nobildonna le aveva infatti lasciato in eredità l’appartamento con tutto quello che c’era dentro ed un cospicuo conto in banca. La ragazza era diventata ricca da un  momento all’altro ; la semplice commessa precaria, giunta a Roma da un paese dell’Abruzzo, era ora un’ereditiera!
Il suo mutato status socio-economico la rese appetibile alle mire di Dario che  ora si dichiarava pronto a rompere il fidanzamento con Fiorenza.
“Potremo investire il tuo denaro, ricavare una fortuna dalla vendita dell’appartamento, per non parlare dei mobili e di tutti gli oggetti preziosi. Altro che dirigere un’azienda, io e te ne diventeremo proprietari! Che ne dici Stefy?” disse lui presentandosi a casa sua nascosto dietro un enorme mazzo di rose rosse.
Lei però non acconsentì. L’amore per Dario era stato bello, ma era passato da un pezzo. Quest’ultima  mossa poi era la riprova della grettezza del suo animo, dell’egoismo e dell’interesse per il denaro; tutti aspetti della sua personalità che lei non aveva mai voluto vedere prima. Li aveva intuiti forse, percepiti grazie alle parole della contessa, ma mai riconosciuti in modo così forte e diretto.
Lo congedò con un sorriso, ma con parole ferme: “Non abbiamo più nulla da dirci, comunque grazie per i fiori, sono il primo regalo che ricevo da te!”-
Sistemò le rose in un vaso e si guardò intorno soddisfatta, poi guardò dentro di sé e vide che tutto era in ordine, il suo equilibrio si stava ricomponendo; comprese di essere abbastanza forte per guarire da tutte le ferite e provare a gettarsi nel mondo. Per fare questo però aveva bisogno di rivisitare i suoi sogni. Allora andò a cercare la valigia. La trovò in un ripostiglio, ancora piena di quegli oggetti che aveva portato dal paese quando era una ragazza semplice e piena di speranze.
Stefania era perfettamente consapevole che la sua nuova condizione economica rappresentasse la  massima aspirazione per una ragazza povera, ma era anche sicura che per essere veramente felice, doveva dare vita a quei sogni racchiusi nella valigia.
 
 
 
 
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Chiga