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Autore: StrongerH    03/06/2018    0 recensioni
Red Hamilton è una classica liceale diciassettenne. Orfana di padre, vive da sola con sua madre a Ventura. Tutto fila liscio, fin quando sua madre non si innamora di Craig Parker, brillante avvocato di Los Angeles, che dopo soli sei mesi decide di chiedere a sua madre di trasferirsi da lui, Red compresa.
Red non impazzisce all'idea, ma è costretta a farlo. E così, rivoluziona la sua vita. Nuova casa, nuova scuola, nuovi amici. Fin qui, tutto sembra essere nella norma, a parte un piccolo problema: I tre figli di Craig, che hanno passato l'estate a New York dalla madre, dopo aver inizialmente deciso di restare a vivere lì, fanno marcia indietro, e nel bel mezzo di una cena, si presentano, per niente emozionati della nuova arrivata.
Più di tutti, Easton Parker, soprannominato lo "Spezzacuori" non sopporta Red, anzi, la detesta. Eppure, nonostante l'odio reciproco, e le battute sarcastiche, man mano che il tempo passa i due sembrano avvicinarsi sempre di più. Easton soprattutto, dovrà ricredersi, quando incomincerà a provare sentimenti contrastanti verso Red. Sentimenti che lo "Spezzacuori" non ha mai provato per nessuno. Ma Red è sicura, non sarà l'ennesima vittima di Easton.
Presente anche su Wattpad. #StrongerH
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Scolastico
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Capitolo due: Sei la fottutissima Red Hamilton 

 

Scappo via dalla cena imbarazzante risalendo in camera mia, e mi fiondo sul letto con un tonfo. Nelle mie orecchie riecheggia la battutina di Easton, e più ci penso, più mi verrebbe voglia di scendere di nuovo giù per prenderlo a schiaffi. Istintivamente compongo sul telefono il numero di Clay, il mio migliore amico, e mi accomodo fuori, sulla balconata. 

«Baby!» mi urla lui al telefono. Il mio cuore si riempie di un calore noto. Clay è il mio migliore amico dall’età di tre anni. Da quando all’asilo lui aveva spinto Rebecca Addams perché mi aveva rubato Barbie Magie delle Nevi e le aveva tagliato una ciocca di capelli. Da quel momento in poi, Clay mi ha protetta, sostenuta e aiutata. È stato presente anche e soprattutto dopo la morte di mio padre, ed è solo grazie a lui ed Alice se sono riuscita ad andare avanti. Alice, come Clay, è la mia migliore amica, con una differenza, ci siamo conosciute il primo giorno delle medie, e dopo quel giorno il nostro terzetto è rimasto imbattibile. Senza lei sarei rimasta il maschiaccio che ero sin dall’elementari. È riuscita a farmi capire come sistemare i capelli, o truccarmi (senza esagerare ovviamente). Alice e Clay sono le mie anime gemelle, senza la loro presenza qui mi sento persa.

«È  un casino qui Clay…» bofonchio portandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.

«Cosa è successo?» è preoccupato, lo si sente dal timbro della voce, è più bassa, più roca. Quanto mi manca il suo essere iper protettivo in questo momento. 

«A cena mi sono seduta nel posto sbagliato al momento sbagliato, e ovviamente sul posto del più stronzo degli stronzi.» ammetto a bassa voce. 

«Sei seria? Mi stai chiamando per un posto a tavola? Cristo, Red.» bofonchia lui, innervosito. 

«Non hai capito, Clay! È un incubo! Un fottutissimo incubo del cazzo!»  incomincio ad urlare. «Red, non ti sembra di stare esagerando con le parolacce?» mi fa la predica lui.

«Si, lo so, devo ridurre le parolacce, ma per adesso, fanculo!» sbotto. «Baby, mi stai perforando un timpano.» la voce di Clay risuona nell’aria, dopo averlo messo in vivavoce. 

«Non mi interessa, dannazione. Mi sento uno schifo, questa stanza del cazzo è rosa, Clay! Rosa!» bofonchio, e mi scappa quasi da piangere per il nervoso, ma mi trattengo. 

«E vengo a sapere solo ora che ci saranno i suoi figli? Dio no, non esiste. Sei sicuro che tua madre non possa adottarmi?» chiedo piagnucolando. 

«Tesoro, devi darti una calmata. I muri si ridipingono, e per quanto riguarda i figli… puoi ignorarli.» conclude lui diplomatico. 

«Tu forse non ti rendi conto. Il più grande dei tre mi ha praticamente mangiato la faccia perché ero seduta sulla sua stupida sedia. L’altro nemmeno mi ha guardato! L’unico che si è presentato e mi ha sorriso è il piccoletto, e ha soli dodici anni. Non posso okay?» gesticolo come una stupida, da sola, come se lui potesse guardarmi in questo momento. 

«Clay… mi sento già a disagio da sola in camera mia, non riuscirei a sopravvivere qui alle cene, o che ne so, la sera sul divano a guardare la Tv… È tutto un macello.» abbasso la testa, scuotendola. 

«Non ti sembra di stare esagerando un po’?» chiede Clay dall’altro capo della cornetta. «Come farò a fare colazione senza farmi andare il mio amatissimo caffè di traverso? Oh dio. È un incubo.» Lui ridacchia. 

«Red, datti una calmata. Dove diamine è finita la mia cazzutissima e sarcasticissima migliore amica? Ti facevo meno pappamolle.» mi sfotte lui, e io faccio cadere le braccia in un modo fin troppo teatrale. «Andiamo, tu sei Red! Sei la stessa Red che ha messo KO Therry Jamer con un pugno!» Sorrido al pensiero, me lo ricordo ancora come quell’idiota mugolava con una mano sul naso. 

«E sei la stessa Red che ha umiliato metà delle ragazze pompon.» continua lui, spronandomi. «Sei la fottutissima Red Hamilton. Ricordatelo, prima di farti mettere i piedi in testa da tre figli di papà con la puzza sotto il naso.» 

«Hai ragione…» dico tirando su col naso «Che si fotta lui e il suo posto a tavola. E che si fotta anche l’altro, com’è che ho detto che si chiama?» chiedo annoiata. «Elias.» 

«Si, esatto, lui. Si fotta lui e quell’aria saccente. Confermo la mia idea, l’unico che mi sta simpatico è il piccoletto.» Clay ridacchia all’affermazione. 

Sento un rumore sordo provenire  dalla ringhiera, e mi volto di scatto, sorprendendo Easton a guardarmi. 

«Devo andare, ci sentiamo domani Clay.» biascico, poi chiudo la telefonata e mi alzo per rientrare in camera mia. 

«Ti piace la tua nuova camera, principessa?» mi fa un sorriso sornione e poggia i gomiti sul balcone, gongolando. Io alzo gli occhi al cielo, ma è proprio insopportabile. 

«Non chiamarmi così. E no, preferirei sotterrarmi piuttosto che vivere qui.» porto le braccia al petto, sbuffando. «Allora perché non te ne vai?» chiede divertito. 

«Oh non ti preoccupare. Appena finita la scuola volerò via da qui. Fosse l’ultima cosa che faccio. Dio me ne scampi, vivere con voi!» rido, ma sentendomi non è una risata allegra, è più macabra, fa quasi paura. «Ti rendi conto di quello che stai dicendo?» mi chiede sarcastico, quasi a volermi far capire che sta esagerando, e proprio davanti a lui. 

«Senti, coso. Ne ho già avuto abbastanza. È una giornata del cazzo, sono arrabbiata, ma che dico, sono furiosa! E non ho altro tempo da sprecare con te.» entro nella mia camera, chiudo la portafinestra e tiro tutte le tende, così che da fuori non si possa vedere nulla.

Mi appoggio alla finestra e sento Elias che esce fuori, raggiungendo Easton. 

«Novità?» chiede annoiato.

«Non immagini neanche.» 

«Cioè?» chiede curioso.

«Ha un bel caratterino la ragazza. Era qui fino a due minuti fa, mi ha praticamente mandato a fanculo.» alzo gli occhi al cielo, e sento Elias che scoppia a ridere.

«Sul serio? Sembrava tanto una timorata di Dio.» continua a ridere. Io? Tirmorata di Dio? «Beh, non lo è. Cristo, sarà un po’ più difficile del solito.» 

Faccio scattare la serratura della portafinestra ed esco fuori, in pantaloncini minuscoli e una maglia con su scritto “Give me some coffee”. «Lo sapete vero che vi sento?» chiedo sarcastica, alzando un sopracciglio. Easton al posto di restare sorpreso, mi fissa. Fa scorrere il suo sguardo su e giù, soffermandosi sulle mie gambe nude. 

«E tu smettila di fissarmi, pervertito.» lo sgrido, e Elias scoppia a ridere. «Ma è seria?» chiede continuando a ridere, facendomi aggrottare la fronte. 

«No ma complimenti, messi assieme non arrivate nemmeno alla conta minima di neuroni. Che decerebrati.» sputo acida, e Elias si acciglia. «Cosa ha detto la troietta?» chiede. Oh no, questa non doveva dirla. 

Mi avvicino e lo guardo fisso negli occhi. Elias è molto più alto di me. «Scusa puoi ripetere?» 

«Cosa? Il fatto che sei una troia?» ridacchia. Con un gesto fulmineo gli afferro le palle, e Elias emette un mugolio più simile ad un pianto soffocato. 

«Ascoltami bene. Posso sopportare le vostre frasi del cazzo, il vostro sentirvi Dio sceso in terra, perfino quelle facce da idioti patentati. Ma ho un limite, e tu l’hai superato. Chiedimi scusa.» lo fisso dritto negli occhi. 

«No.» sussurra Elias, e aumento la presa. Si accascia in ginocchio, ma non mollo. «Come? Credo di aver sentito male.» Elias si schiarisce la gola «Mi dispiace.» La sua voce è più alta del normale. Lo lascio andare, e lui si accascia definitivamente per terra, tenendosi le gambe con le braccia.

«Sei una sadica del cazzo!» bofonchia rosso in volto. 

«Non immagini neanche quanto.» Detto ciò, mi volto e torno in camera mia, ma prima scocco un’ultima occhiataccia ad Easton. Prima di chiudere la porta sento Elias bofonchiare.

«Bro, credo di avere una palla in gola.» si lamenta, e scoppio a ridere. 

«Va’ in camera tua, idiota. A lei penseremo domani.» risponde cauto Easton, e dei piccoli brividi si formano sulle mie braccia. Oh andiamo Red, non avrai mica paura ora!

 
   
 
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