Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
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Autore: Kodoma    03/06/2018    1 recensioni
Questo è un breve racconto basato una una recente campagna di Vampiri: la Masquerade ambinetata a Miami. La Contessa Bathory, principe di Miami, e sua figlia Valschenka incaricano un gruppo di vampiri molto eccentrici per svolgere due missioni a Tampa. Questo racconto narra delle loro avventure e disavventure. Le storia si svolgerà dal punti di vista dei personaggi, i quali saranno introdotti mano a mano nel corso della storia.
Genere: Azione, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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(8) L'Inseguimento

L'Inseguimento

Irwin

Guardo Cassiopea con una punta di scetticismo, poi torno a scrutare fuori, senza notare niente di sospetto.

«Sei sicura?» chiedo. Il suo sguardo è completamente perso nel vuoto mentre parla. Sembra esserci e non esserci allo stesso tempo.

«Sì, ho appena avuto una visione. Ne sono sicura » dice solenne.

Paracelso dice a Jesse di fare un giro attorno all’isolato, e il ragazzo esegue. Non notiamo nulla, quindi decidiamo di fermare la macchina in una strada laterale. Lucas per qualche motivo insiste a controllare che sotto l’auto non ci siano insetti, e gli altri sembrano approvare. Jesse mi lancia lo sguardo che usa per “ti spiego dopo” quindi lascio fare senza chiederne lo scopo.

Sembra essere tutto a posto. Lucas ritira fuori il suo monitor o come li chiamano adesso, e comincia a toccarlo con le dita a tutta velocità. «Ok, siamo nel circuito delle telecamere del traffico. Vediamo un po’, ecco le registrazioni... questi sono i tre incroci che abbiamo passato negli ultimi dieci minuti, ora metto avanti veloce...» per tre volte vediamo la nostra auto attraversare lo schermo e, ogni volta, tra i vari veicoli ne spicca uno che fa la nostra strada. È strano, uno di quelli che chiamano auto d’epoca, la carrozzeria ben pulita e scintillante.

«Non ci ha passato. Si è accorto che siamo fermi» dico.

Lucas fa cambiare l’immagine un po’ di volte, finché non mostra l’automobile ferma. «Sulla strada principale, una trentina di metri più indietro» dice, un sorriso soddisfatto gli attraversa in fretta il volto.

«Scopriamo chi è?» chiede Paracelso.

«Vado io. Voi aspettate qui» rispondo, uscendo dall’auto.

Il mio compito è di proteggere gli altri, e so come muovermi senza essere visto.

Per strada non ci sono passanti. Una fila di macchine è parcheggiata lungo il lato, nascondendo l’auto d’epoca alla mia vista. Mi abbasso, restando vicino alla fiancata delle automobile, e comincio ad avanzare silenzioso. C’è molta luce, gli ultimi metri saranno un problema, ma posso scattare abbastanza in fretta da salire nell’auto prima che il conducente abbia il tempo di mettere in moto e allontanarsi, anche restando nei limiti dell’umano. Ancora pochi passi e...

Le trombe dell’inferno squarciano il silenzio della notte, facendomi sobbalzare mentre il mondo esplode in una cacofonia alle mie spalle. Mi volto in una frazione di secondo, la mano stretta attorno all’impugnatura della spada e vedo Cassiopea, caduta a terra, che fissa incredula la macchina accanto a se, i fari che lampeggiano mentre le trombe furiose dell’allarme suonano a tutto spiano.

La fisso, sbalordito, e lei mi lancia uno sguardo molto stordito  che sembra dire “volevo solo aiutare!”

Sento un motore mettersi in moto rombando alle mie spalle, e rivolgo alla vampira un ringhio inumano mentre mi volto e comincio a correre.

Salto sul cofano di una macchina, l’auto d’epoca sgomma uscendo in strada a tutta velocità, mentre la testa e la coda si scambiano di posto in una curva stretta. Mentre riparte e prende velocità spicco un balzo, e le mie dita si serrano intorno al metallo sporgente del paraurti.

I miei anfibi slittano contro l’asfalto mentre vengo trascinato, ma la mia presa è d’acciaio. Cerco di issarmi e risalire, la carrozzeria è liscia, molto dietro di me i motori dell’auto di Cornell cominciano a ruggire.

Il conducente deve avermi notato, perché inizia a sbandare cercando di sbalzarmi via.

Stringo i denti, mi serve un po’ più di forza per questo. Il sangue corre nei miei muscoli, aumentando la loro potenza. Le mie mani si stringono sul metallo, deformandolo come cartone, aprendo solchi e scavando due maniglie. Mi tengo senza sforzo, aspettando che l’auto finisca una curva, poi uso lo slancio per alzare le gambe e sfondare il finestrino posteriore con un calcio, proiettandomi all’interno. Davanti a me c’è...

Non capisco.

Continua a cambiare e contorcersi, a tratti una nuca di capelli neri pettinati, a tratti qualcosa di bianco e deforme.

«Che cazzo fai?! Scendi, vattene!!» mi urla.

Non è un umano. Posso fare a meno di trattenermi. Gli tiro un pugno in faccia, colpendo di striscio il poggiatesta che si piega all’indietro, deformato, e la cosa sbatte la faccia contro il vetro, crepandolo. Giusto un colpo di avvertimento. «Ferma l’auto, e...» comincio a dire.

Continuo a scordarmi di quanto siano sensibili i comandi di questi affari infernali.

Il mio colpo ha sbalzato il conducente di lato mentre stringeva il volante, e l’auto sterza di lato a tutta velocità. Sbattiamo contro qualcosa, sento le ruote stridere contro la strada e il mondo fuori del finestrino sta girando vorticosamente.

La cosa cerca disperatamente di riprendere il controllo mentre io mi reggo. Sbattiamo ancora, poi ancora, e finalmente l’auto si ferma, schiantando il fianco contro un altro veicolo.

« La mia povera macchina...» si lamenta la cosa al volante.

Scatto in avanti e lo afferro, bloccandolo, l’illusione di un aspetto umano che mi danza attraverso le dita. «Perché ci stai seguendo?» ringhio, tirando fuori la daga.

«Calma, calma. Non c’è motivo di essere violenti» dice nervoso, restando perfettamente immobile.

Gli altri ci raggiungono, e trascino il vampiro fuori dalla macchina. Ora vedo bene il suo vero volto, pallido e deforme come quello di un diavolo. Un nosferatu.




***


Cassiopea

La macchina si ferma bruscamente mentre vediamo Irwin alle prese con il pedinatore. Avendo sempre attivato il potere di Auspex, che mi consente di vedere meglio e sentire meglio dei mortali, nonchè le aure delle persone, riesco a capire che esso è un cainita. Scendo dalla macchina e mi appresto ad avvicinarmi a quello che sembra essere l'ostacolo primario alla nostra missione. All'interno della bestia di ferro nemica, al posto del guidatore, vi è un uomo di media statura con i capelli imbrillantinati tirati all'indietro, dall'aria piuttosto anonima. Porta una giacca dal taglio non troppo elegante, dei pantaloni della stessa foggia e una camicia bianca. Sembra la classica persona abituata a confondersi nella folla, l'unica cosa che attira vagamente l'attenzione è lo stile della sua macchina che ricorda un'epoca passata. Il finestrino da cui lo sto osservando ormai non esiste più, è completamente rotto e tutti i vetri sono caduti all'interno. L'uomo urla e strepita mentre Irwin continua a tenerlo per il bavero.

<< LASCIAMI DANNAZIONE! Ho capito, ho capito, sono stato colto in flagrante, ma di certo non sono questi i modi di trattare una persona civile! >>

<< Sono d'accordo con lei. Perdonate l'irruenza del mio amico, ma la sua indiscrezione lo ha a dir poco impensierito >> Dico, appoggiando gli avambracci sul bordo del finestrino << Fossi in lei direi chi è e come mai ci sta seguendo. Immagino non voglia che il mio amico si impensierisca ulteriormente >> Aggiungo sogghignando lievemente, mentre Irwin continua a tenerlo fermo per il bavero.

<< D'accordo, d'accordo! Possiamo parlarne in un luogo più confortevole? C'è un club a pochi metri di distanza da qui! >>

Mi giro per vedere intanto cosa stanno facendo gli altri nell'Hummer. Paracelso è sceso e sta alle mie spalle, gli altri nel frattempo hanno sentito l'intera discussione, grazie ai toni alti e isterici dell'uomo, e discutono sul da farsi. Prima che io abbia il tempo di aprire bocca per rifiutare la gentile offerta, considerando che non mi fido minimamente di questo tizio, Paracelso prende la parola.

<< Va bene, meglio togliersi dalla strada >> Dice, aprendo la portiera della macchina malandata  << Ma non fare scherzi, l'inglese sembra nervoso >> aggiunge poi, sistemandosi nei posti dietro della macchina e mettendo ben in vista il suo bastone da passeggio. Cornel lo segue, e a questo punto decido di fare lo stesso. Irwin nel frattempo è seduto affianco a quello che era il nostro inseguitore. La macchina sta per ripartire, quando Carlos si affretta a cercare di aprire la portiera, ma essa è stata bloccata in qualche modo dall'interno.

<< FERMO! >>

<< Cosa succede? >> gli chiedo con semplicità

<< Non posso lasciarti andare da sola, è pericoloso. >>

<< Come puoi vedere non c'è più posto in macchina. Apprezzo il fatto che tu sia preoccupato, ma non c'è alcun bisogno di esserlo. Sono con Paracelso, penserà lui a me in caso >>

<< Mi dispiace ma non è proprio possibile >> ribatte. Sembra sull'orlo di una crisi isterica.

<< Carlos, apprezzo la tua lealtà ma alle volte sei davvero appiccicoso >> rispondo stizzita.

<< Davvero, non c'è alcun bisogno di preoccuparsi >> ribadisce Paracelso guardandolo dritto negli occhi << La tua padrona è capace di badare a se stessa. In caso ci penseremo noi >>

<< Ma... >>

Carlos non fa in tempo a completare la frase che la macchina incomincia a partire, e lo saluto con la mano divertita. Sono una vampira millenaria, di certo so badare a me stessa. Rassegnato, il ghoul si dirige verso l'Hummer guidata da Jessie.

Il viaggio è silenzioso e dopo pochi minuti,  su indicazione di Paracelso e Irwin, l'uomo parcheggia in un vicolo affianco ad un club. Scendiamo tutti dall'auto, Irwin in qualche modo continua a tenerlo stretto per un braccio. Mi sto avviando verso il club così come aveva suggerito Paracelso, quando proprio lui mi ferma mettendomi una mano sulla spalla. Ha ragione: se dovessimo avere problemi non potremmo lasciare testimoni. A quanto pare stavamo solo cercando un luogo più appartato per interrogarlo. Mi giro e mi rivolgo al vampiro.

Avrei preferito non farlo, davvero.

Se prima era un uomo di media bellezza, adesso non lo è più. La sua pelle, grigia e squamata, tesa su un corpo scheletrico e saltano subito agli occhi i bubboni che la ricoprono, con un colorito tra il grigio cadavere e il giallo itterizia. Gli occhi sono infossati, il naso è incartapecorito e le guance sono scavate. I capelli lunghi sono bianchi e unti, portati indietro e con il riporto a mascherare la calvizie. Le sue dita sono lunghe e dalle unghie pronunciate.

Un nosferatu.

Per Zeus, detesto quegli orribili topi di fogna, e non in senso metaforico. La maggior parte di loro vive nelle fogne e sono considerati le "spie" del mondo cainita, sono degli ottimi recettori di informazioni, ma hanno solo quello di positivo. Viscidi, orribili, ma astuti. Per loro è buona educazione quando parlano con gli altri cainiti smettere di nascondersi sotto il loro travestimento e mostrare il loro vero volto. Io preferirei facessero il contrario. Gli altri nel frattempo ci hanno raggiunto e si apprestano ad ascoltare la conversazione.

<< Allora, siamo venuti nel posto che voleva. Può dirci adesso chi è e come mai ci sta seguendo? >>

<< Il mio nome è Wilhelm Kramer >>  Dice, porgendomi la mano per presentarsi << Per quanto vi stia seguendo però, vi conosco solo di nome e non tutti voi >>

<< Cassiopea Person >> Mi presento, stringendogli la mano a denti stretti ma cercando di non essere scortese. Caspita che schifo!

Anche tutti gli altri si presentano, tranne Lucas, il quale si rifiuta. Wilhelm lo guarda, inarcando le sopracciglia. Brutto βαρυεγκεφαλος.  Sul serio fai così, dannato Tremere del cazzo? Dopo tutti i guai che ci stai causando? Incredibile, davvero. E pensare che il tuo clan dovrebbe essere formato da gente con un minimo di φρόνησις.

<< Deve perdonare il mio compagno di gruppo, è estremamente riservato, talmente tanto da risultare sgarbato a volte >> dico al Nosferatu facendo un sorriso imbarazzato e scoccando un'occhiataccia a Lucas. Giuro che quando torneremo a Miami farò finta di non conoscere e non aver mai incontrato Lucas nella mia non vita.

<< Tornando al dunque, come mai ci segue? >>

<< Si è sparsa in giro la voce della vostra missione, ovvero che siete qui a Tampa per recuperare un oggetto per la Contessa, un oggetto d'arte. L'unico motivo per cui vi seguivo era per scoprire cosa dovevate prendere per poter recuperare qualcosa di simile io stesso >>

Potrei dire che è imbarazzato? Non riesco a capire.

<< Come mai? >>

<< Per entrare nelle grazie della Contessa >>

Ah, che carini gli arrampicatori sociali  penso sarcastica. Anche se è meglio questa motivazione di molte altre.

<< Siccome mi avete distrutto la macchina e trascinato in malo modo qui, in questo vicolo puzzolente, sareste disposti a dirmi quello che siete venuti a prendere? >>

Gli altri nel frattempo si sono messi in disparte a parlottare e discutere sul da farsi. Di mio non sarei d'accordo. Se fosse una trappola? Non ci si può fidare di un individuo simile. Mentre gli altri prendono la loro decisione, Wilhelm incomincia a pormi una serie di domande riguardo le mie frequentazioni, in particolare la mia conoscenza di Jessie, lo Zimbello di Miami.

<< Strano vedere una persona così altolocata con un... una persona simile >> dice, bloccandosi a metà della frase, probabilmente per non insultare il mio compagno di gruppo.

<< Si è vero, in genere non sarebbe comune vederci nello stesso gruppo >>

<< Siete amici? >>

<< In queste circostanze lavoriamo insieme >>

<< Quindi è solo per lavoro? Non prova quindi simpatia per lui? >>

<< Non ho detto questo >> Rispondo, sorridendo a denti stretti

Non avevo calcolato i pettegolezzi che si sarebbero andati a formare da questa missione. Sono una persona di alto rango mentre Jessie è un Vile, un senza clan,  particolarmente disprezzato per il fatto che si ostina a voler vivere come un umano. Se il resto della Polis mi vedesse con Jessie ci sarebbe uno scandalo. Piccolo, ma pur sempre uno scandalo. Per quanto mi riguarda, Jessie è adorabile, per quanto poco saggio. La comunità dei cainiti è piccola ed è difficile sopravvivere da soli. Se tenesse per se la sua filosofia di vita, per lui tutto sarebbe molto più semplice. E devo dire anche per me, in questo momento. Dannato nosferatu. Nel frattempo gli altri sono giunti ad una decisione.

<< Ti diremo ciò che siamo venuti a prendere, a patto che tu ci informi se qualcuno ci sta seguendo o ci seguirà in futuro nella nostra permanenza a Tampa. Non vogliamo che episodi simili succedano di nuovo e tu sembri intenderti di queste cose >> dice Paracelso.

<< Si può fare >> risponde Wilhelm con serietà.

<< Se però qualcosa dovesse succedere, ti verremo a cercare >> dice Irwin.

Classico gorilla.

Mi chiedo comunque se queste persone ci stiano con la testa. Non ci si può fidare, è un dannatissimo nosferatu! Se proprio si è disperati si richiedono informazioni ai nosferatu in cambio di altre, e dopo si verifica che siano vere soprattutto. Questi sono peggio delle Arpie. Decido quindi di farmi da parte mentre gli altri continuano a discutere i termini del patto, in quanto ciò che penso non è ciò che pensa la maggioranza. Mentre mi allontano un po', assorta come sono nei miei pensieri, sento la voce di Paracelso.

<< ... Mi dispiace comunque per la tua macchina, è davvero bella ed è un peccato che sia stata ridotta in tal modo. Posso offrirle le riparazioni se vuole >>

<< La ringrazio della sua cortesia >> risponde Wilhelm.

Sei troppo buono Paracelso, davvero. Anche se suppongo che la tua gentilezza sia dovuta più al tuo amore per le macchine antiche che per pura bontà d'animo.

Salutiamo il nostro nuovo "amico" e saliamo di nuovo sull'Hummer per tornare finalmente al nostro rifugio temporaneo. E' stata una giornata davvero stancante. Il viaggio prosegue ancora una volta nel più totale silenzio, nessuno ha voglia di parlare dopo tutto quello che è successo oggi, e io nemmeno. Arrivati in hotel, alla reception diciamo il nome del Principe, e subito ci vengono fornite quattro camere prenotate a suo nome. Jessie e Irwin si prendono una camera, io e Carlos un altra. Lucas, che come al solito ha una vera e propria passione per complicare la vita a lui e agli altri che lo circondano. Incurante del fatto che con questa sua mossa potrebbe offendere ulteriormente il Principe, decide invece di andare in un altro rifugio, dove non può essere trovato. Ci diamo quindi appuntamento alle nove di sera davanti all'hotel per svolgere la missione il giorno successivo. Cornel e Paracelso invece si prendono quindi le due camere restanti.

Sbuffando per la stupidità di Lucas, salgo le scale che portano al secondo piano, dove ci sono state date le camere, seguita dal resto del gruppo e dal ragazzo della reception. Queste camere, ci spiega il ghoul della reception, sono state fatte in modo da avere una botola che può essere aperta solo dall'interno, in modo che il cainita ospite possa mettersi all'interno e dormire indisturbato, anche se durante il giorno dovessero passare le signore delle pulizie. Entrata in camera mi dirigo verso il bagno per andare a rinfrescarmi, ma voltandomi per chiudere la porta vedo Carlos, che mi lancia un'occhiata in tralice.

<< Mi hai fatto preoccupare >>

<< Sei fin troppo apprensivo >>

<< Siamo in una città in cui non sei mai stata, non sai usare la tecnologia, non sai sparare e sei entrata in macchina con un tizio che ha passato il suo tempo a pedinarci! Hai visto poi che faccia aveva? Ti pare il caso?! >>

<< Non ero da sola, Carlos. >> rispondo << Per quanto le tue argomenti siano valide, sono passibili del quarto criterio di forza delle osservazioni induttive >>

<< Cassiopea non ricominciare, non puoi sempre cavartela utilizzando argomentazioni filosofiche, non siamo in un'aula universitaria... >>

<< Fin ora me la sono sempre cavata >> gli dico, facendogli l'occhiolino e chiudendo la porta prima che lui abbia il tempo di dire altro.

Sospiro. Si spera che la notte successiva vada meglio. Se esiste speranza per una creatura delle tenebre.





Nota di uno degli autori

Salve a tutti! Volevo avvisarvi che probabilmente la prossima settimana potrebbe esserci un ritardo nella pubblicazione poichè tutte le persone che scrivono sono sotto esame. Inoltre ne approfitto per ringraziare Fenris, gentile come sempre nelle sue recensioni. Buon proseguimento di serata
Kodoma.
 
















 

  
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