Anime & Manga > Lupin III
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Autore: JigenS    04/06/2018    0 recensioni
'' Mi affretto a rovistare tra pile di trucchi e qualche banconota racimolata dalle ultime rapine di ''fortuna'', quando trovo il pacchetto, ma me lo ritrovo ovviamente mezzo spoglio. E io di solito le conto bene le sigarette.
E le ho contate bene anche qualche ora prima: ne ho fumate 15 in tre ore, ma ora ne rimangono solo due, perciò Fujiko deve essersene soffiate tre. Maledetta ladra…
... e che colmo. Già; beh chissenefrega, ormai. Io ho rubato di peggio, forse.
...
Volto di nuovo lo sguardo verso di lei e annuisco: decisamente di peggio. ''
Genere: Erotico, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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(Capitolo da correggere; scritto da mobile- Le note per alcune citazioni a Bukowski verranno aggiunte con la modifica! Stay tuned!)



A volte mi domando: “ma la gente capirà mai che io sono un ladro e un uomo di pistola o che cosa altro si crede che io sia?”, ma nel dubbio rispondo che cosa; voglio dire, insomma, che a volte la gente c’ha una bella faccia tosta e come minimo gliela dovrei pure rompere prima o poi, la faccia, anche se col denaro in mezzo non ho così tanto da scherzarci: fila storto qualcosa e ti ritrovi seduto a terra sotto un ponte, senza sigarette di marca e a fumare le foglie che si schiantano a terra spinte dal vento di chissà quale pianta. E io una volta (ero sbronzo, sia chiaro) ci ho anche provato, ma ho certo finito col dover salutare il mio stomaco e sopportare i brontolii di Goemon che è più che probabile, lui deve davvero aver avuto una infanzia difficile (e il dopo non lo ha affatto migliorato) per non aver mai fatto qualche stupidata del genere; ma alla fine chi se ne frega di queste cose? Al momento sono tutte fregnacce, come direbbe il mio Vecchio, e ho ben altri demoni nella bottiglia da sistemare (e la bottiglia è pure vuota).

[. . .]

Non so se ridere o piangere, ma nel dubbio, visto che mi rimane solo acqua da bere, mi concedo almeno una sigaretta in balcone e attendo il mio cappio.
   “Che sia veloce e indolore, almeno”, mi viene da pensare, mentre ancora la capoccia si domanda come possa capitare a uno come me, di dover fare da… Baby sitter. E ora ho finito persino la sigaretta con tre sole tirate e mezzo in un tempo lampo, che sprecarne un'altra allo stesso modo pare quasi una completa blasfemia; però capite, vero, che la situazione lo richiederebbe pure, conciato come sono e con la dignità che dentro si rode il fegato nel pensare di dover fare da guardia a una mocciosa per conto di…
...Oh, sapete benissimo per conto di chi, dal momento che Lupin si trova ancora nel lusso delle sue prigioni e Goemon - ringraziando Dio - ci evita più che può: parlo di Fujiko, che questa maledettissima volta non ha rapito un cane Deluxe o qualche magnate dell'industria per ricavarci qualcosa, ma Jenny Clarence, figlia del newyorkese Dunton Scott o qualcosa del genere (non si capisce bene, perché sospetto che sia solo un nome di “comodo”, dato il diverso titolo della figlioletta; specie perché lui implicato in casi di droga e sbirri e droga non vanno mai d'accordo, ma forse se diventassero amici sarebbero anche meno bisbetici).


«Chi bussa?» Domando io, appena Harry La Talpa mi contatta al telefono.
«Margot», mi risponde lui.
«Bene. Ora smamma», rispondo brusco e aggancio con forza.
(Sapete, la voce di questo tizio è insopportabilmente acuta e fin troppo arrogante; e anche in questo caso a causa di Fujiko, che deve avergli promesso un bel viaggetto tra i suoi pomi d'oro.)

Sbuffo: «Povero babbeo. Quando hai smesso di prendere il latte? Quando finirai cotto al forno per la festa del ringraziamento? Sai, per essere così stupido devi per forza essere un tacchino; e anche se tu non lo fossi… Ti spennerà, non preoccuparti, e io voglio godermi la scena per ridermela un po’. Però non posso credere che esistano persone così stolte.» E in effetti non ci crederei, se non ne vedessi già un paio, incluso me stesso allo specchio. E Lupin, che ora…
... «Cristo. QUANTO ci siamo spinti oltre, Fujiko?» Deglutisco nel dirlo e mi aggrappo alla faccia con le mani, abbassando lo sguardo al suolo della Camera C10, mentre sento un occhio umido; e mi verrebbe pure da sospettare di piangere, se in fretta non mi accorgessi di essere solo sudato fradicio, perché il condizionatore si è appena guastato, come se non bastasse alla serie di ielle che mi sta portando quella serpe, l'idea di aver ormai tradito Lupin e la strana gelosia che mi suscita ora il pensiero che quel bifolco di Harry possa provarci con quella donna. Ma cosa mi aspettavo, comunque? Lui sarà pure un imbecille, ma è il braccio destro del nostro vero obbiettivo e i soldi di certo non gli mancano.


Spazientito esco un'altra volta fuori in balcone, controllando l’orologio: sono le 7 in punto del pomeriggio, dalla chiamata di Harry è passata al massimo una ventina di minuti, quindi ne dovranno passare ancora dieci affinché Fujiko mi porti il Lucifero ambulante a cui badare e, insomma, l'idea di darmela a gambe sta diventando sempre più allettante.
Già, Daisuke, proprio una bella idea, ma dimentichi una cosa: fuori da quella porta sei circondato dai complici di quella furbetta e ti trovi a sette piani di altezza. Vorrai mica finire come il poveraccio del MacArthur?”, mi domando e già subito so come rispondermi: “no, certo che no, ma dimentichi che sono un professionista e non un poveraccio suicida o uno sbronzo, perché in questo momento forse sono poveraccio senza soldi per l'alcol, quindi il problema della sbronza non si pone e tantomeno sono un aspirante suicida: mi basterà fare i passi giusti su questi balconi e filarmela, visto che poi ora non sta passando nessuno che possa vedermi e cacciare chissà quale urlo. E poi se lo merita, quella, un bidone; chissenefrega davvero dei suoi soldi e di quello che potrei ottenere dopo.” E... così penso, così faccio, lasciando che tutto fili liscio per colui che alla fine, come previsto, non si troverà obbligato a farsi raccogliere dal camion della nettezza urbana per un passo di troppo dai sette metri di altezza del peggior Motel di New York nel basso, puzzolente fondo.

E fu così che io, Jigen, mi ritrovai sotto un ponte, senza sigarette e alcol, a tastare un'altra volta delle foglie di albero.


                                 .. [...] .. 

«Parola d'ordine?»
«Chi bussa?»
«Sapevo di trovarti qui, razza di barbone. Hai rovinato il mio piano!»
Io scuoto le spalle, «sai com'è, Margot, a volte è cosi che va la vita.»
«Sai bene qual è il mio vero nome.»
«Anche Harry lo sa?»
«Vai al Diavolo, Jigen!»
«Quindi a casa da te?»
«... sei sempre il solito.»
«Dai, baby, perché te la prendi tanto? Una rivincita dopo tante partite che mi hai fatto perdere tu me la dovevi, no?» Ma lei alza i tacchi e se ne va.

E fu così (e questa volta per davvero), per l'ennesima volta in quel giorno di caldo asfissiante e contratti col diavolo, che me ne rimasi a proseguire la mia tirata di foglie di chissà quale albero; ma del resto che frega a voi? Se volete sapere il tipo di pianta potete venirmi a trovare sotto il ponte di Hill Park a New York e magari mi offrite pure una sigaretta e un giro al bar se non siete persone senza cuore.

   
 
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