RESPIRA
Chris
appoggiò le mani sul vetro e guardò
all’interno,
socchiuse gli occhi e avvertì una fitta sentendo il rumore
dei macchinari.
“Non
dovresti preoccuparti. L’Esecutore è sopravvissuto a
di peggio, non sarà un po’ di piombo a
ucciderlo”. Si voltò sentendo una voce
femminile e si trovò davanti una donna, aveva un occhio
coperto da una benda e
masticava rumorosamente una gomma.
Chris
deglutì, vedendo che la donna indossava un
semplice top.
“T-tu…
sei…” biascicò.
“Io
mi chiamo Minerva e sono una degli uomini del
futuro boss” disse la donna. Gli sfilò di mano la
ventiquattrore di pelle nera.
“Da come sei vestito, bell’avvocato, direi che sei
venuto qui senza neanche
andare a casa a cambiarti” sussurrò.
Chris
si massaggiò la spalla, notò che un paio di
dottori e diverse infermiere lo fissavano. Arrossì e
incassò il capo tra le
spalle, avvertendo il battito cardiaco.
“Lui
è il mio ragazzo” biascicò.
Minerva
lo afferrò malamente per un braccio e lo
allontanò dal vetro, percorrendo il corridoio bianco
dell’ospedale.
“Sì,
ho sentito parlare di te. Non capisco perché si ostina
a trovarsi amanti e proprietà non consone.
L’ultimo è finito ammazzato, lo
sapevi?” domandò.
Chris
notò il rigonfiamento che la donna aveva sotto
il giacchetto, aperto in modo che si vedesse il suo addome piatto, e
deglutì.
“N-non
sono uno sbarbatello. Sono…” ribatté.
“La
mera ‘femmina’ del boss, se così
vogliamo dire.
Cazzo, cosa darei per farmi una sigaretta”
borbottò Minerva.
Chris
serrò i pugni.
“Voglio
entrare! Voglio stare con lui!” strepitò.
Minerva
inarcò un sopracciglio.
“Fa
pure, ma sappi che potrebbero venire dei killer a
finire il lavoro. Ho il compito di proteggere il futuro Boss, non le
tue
chiappe. Per quanto possa tenere al tuo bel culetto, non ho intenzione
di
perdere tempo a salvarlo quando è lui a rischiare”
disse gelida.
Chris
scosse vigorosamente il capo.
“Non
lo lascerò per paura in questo momento, lui
c’è
sempre stato per me” disse. Corse dentro la stanza di Marin e
si chiuse la
porta alle spalle, le gambe gli tremarono e si avvicinò
lentamente al lettino.
Impallidì,
vedendo il malavitoso con una mascherina
sul volto, il viso grigio.
<
I dottori mi hanno detto che non riesce neanche a
respirare da solo… se non ci dovesse riuscire nelle prossime
ore… non si
sveglierà più > pensò.
I
bip dei macchinari risuonavano ritmici, l’ambiente
era illuminato dalla luce dei loro schermi verdi.
Chris
serrò i pugni.
“Respira,
Marin, ti prego… Respira” esalò.
Deglutì rumorosamente
ed incassò il capo tra le spalle. “Vivi! Torna da
me… Non solo per continuare a
proteggermi, ma perché ho bisogno di te”
biascicò.
Raggiunse
una sedia e ci si accomodò. “Dovranno
buttarmi fuori per separarmi da te, ma tornerò, sempre. Ti
resterò accanto
finché non ti sveglierai, finché non tornerai a
respirare da solo.
Questa
volta sarò io a vegliare su di te. Hai giurato
che sarei sempre stato tuo, ora devi mantenere la promessa”
disse con tono
deciso. Avvertì gli occhi pizzicare, mentre gli diventavano
rossi, ma puntò lo
sguardo sull’altro. Si piegò in avanti e gli
posò un bacio sulla fronte, il
battito cardiaco di Marin aumentò.
Minerva
sbuffò, osservandolo dall’esterno.
<
Però, decisa la puttanella > rifletté.
La
luce del sole andò calando fuori dalle finestre
dell’ospedale, le lancette degli orologi si spostarono in ora
in ora.
Minerva
si alzò in piedi e raggiunse Chris all’interno
della stanza, poggiandogli una mano sulla spalla.
“Si
risveglierà” lo rassicurò.
Chris
la guardò in viso, con espressione grata.
“Lo
credi davvero?” domandò.
Minerva
annuì.
“Lo
credo, pivello”.