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Autore: Spensieratezza    05/06/2018    3 recensioni
Sam Winchester è adorabile, sveglio e magico. è il fratellino minore di Dean, che il maggiore non sapeva di avere. Capirà ben presto che il suo fratellino è speciale, è magico e deve essere protetto da forze oscure che vogliono fargli del male.
Genere: Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU | Avvertimenti: Incest | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sam, Dean e gli Dei '
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Castiel stava dormendo beato come se non avesse un solo pensiero al mondo.

DRIIIN
DRIIIN
DRIIIN

A malavoglia, Castiel si costrinse ad aprire gli occhi.

“Mmm..che c’è? Che succede?”

Notò che la sveglia trillava allo stesso modo.

"Devo essermi dimenticato di spegnerla." disse, guardando entrambe. Prese il telefonino.

“Pronto.”

“Castiel, ma sei ancora a letto?”

Marika? Che cosa ci fai alla sveglia telefonica?”

“See, ciaone proprio, Castiel, hai visto che ore sono?”

Castiel si tenne la testa. Guardò la sveglia.

Le SETTE E UN QUARTO???”

“Ehh si, arriva tutti i giorni alla stessa ora. Brutta abitudine eh?”

Castiel spalancò la porta del salone, inveendo contro la madre.
 

“Perché non mi hai svegliato???”
 
“Tesoro, stavi dormendo cosi bene che mi sembrava un peccato svegliarti” disse la madre, mentre era davanti alla televisione, a sgranocchiare un sacchetto di noccioline.
 
Castiel gemette, infilandosi in bagno.
 
 

“Tesoro, ho sempre pensato che tu sia troppo emotivo, proprio come Marika! I peggiori difetti li hai presi da lei. Ah si, anche da quel bastardo di vostro padre . Rilassati. Il pullman se ne andrà tra poco più di dieci minuti.”

 
Finì di lavarsi i denti e si spazzolò velocemente i capelli e stava per uscire, quando la madre lo fermò.  “Non senza aver fatto colazione.”
 
“Ma il pullman se ne sta andando.” disse Castiel supplichevole.
 
“ Puoi essere in ritardo quanto vuoi, ma sei mio figlio e non te ne andrai senza aver prima fatto colazione” disse la madre.
 
 Esasperato, prese una mela e un succo di frutta alla pesca
 
La madre rimase sbigottita, ma lo lasciò andare.
 
 
Alla fine, Castiel riuscì a prendere il pullman per un soffio. Entrò con il fiatone. “La sveglia ha suonato tardi stamattina?” gli chiese il conducente con un sorrisetto malizioso.

“Mio fratello non è mai in ritardo di solito!” protestò Marika.
Tutti si voltarono verso Marika.

Castiel gemette. Apprezzava l’istinto di protezione della sorella, ma avrebbe preferito che stesse zitta. Si sentiva già imbarazzato da capo a piedi.



“Hai ragione, Mari, di solito sei tu quella in ritardo! Nel senso di quello mentale!” disse un’altra ragazza con cui Marika aveva già litigato in passato.

“Prova a ripeterlo se hai coraggio!” disse Marika.

Castiel cercava di distogliere l’attenzione da quello che stava succedendo. Forse avrebbe dovuto difendere la sorella. Di sicuro lei si sarebbe aspettata che lo facesse, dopo che si era esposta in quel modo, per lui.

 Cercò di infilare il biglietto nel pullman, ma non voleva entrare, cercò di spingere. Niente. Lo stavano fissando tutti.
 
Che idiota, lo stavo infilando dalla parte sbagliata!

Lo sapeva! L’agitazione lo faceva essere sempre così maldestro.
 
“Scusatemi, solo un secondo” disse alla platea.
 
Finalmente riuscì a timbrare il biglietto. Desiderava solo allontanarsi da li, ma sfortunatamente si era dimenticato che teneva ancora in mano la mela e il succo di frutta, senza aver neanche preso un sacchetto in cui infilarli.

“Castiel, lascia che li prenda io!” si offrì Marika frettolosamente.

“N.No! Resta dove seiiiiii!”



 Per l’agitazione inciampò e il succo di frutta cadde per terra, insieme a lui, mentre la mela fece un volo e atterrò in grembo ad un altro ragazzo seduto su uno dei sedili, proprio dietro quello in cui era seduta la sorella.
 
Quando rialzò il viso e si rimise in piedi, la sua umiliazione era completa.

“Mi dispiace, scusatemi” disse al conducente, che borbottò e rimise in moto.
 
“Scusami. Non volevo... sono inciampato” disse, strizzando gli occhi, rivolto al ragazzo dai capelli rossi e con gli occhi azzurri,  cui aveva gettato addosso la mela.
 
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia e sorrise, ma non sembrava volersi prendere gioco di lui.
 
Gli passò la mela.
 
“Figurati. L’importante è che non mi abbia preso in testa.  E poi non dicono*una mela al giorno toglie il medico di torno?* tieni. Puoi sederti qui se vuoi.” Disse il ragazzo dai capelli color fiamma, alludendo al posto lasciato libero vicino a lui.

Castiel guardò la sorella, che gli rimandò un sorriso di incoraggiamento.

Castiel di rimando le sorrise, sedendosi vicino al ragazzo, che, era chiaro, gli piaceva.
 
Marika sospirò, ripassando i compiti per non dover pensare, anche se una voce la prese in giro di nuovo.

“Cosa si prova, Marika, a farsi soffiare i ragazzi carini, dal fratellino più piccolo?” le sussurrò all’orecchio.

“Chiudi quella boccaccia!” gridò lei. Dubitava che la ragazza maleducata sapesse che a suo fratello piacevano i ragazzi, ma le dava comunque fastidio il fatto che per colpa sua, Castiel potesse sentirsi in imbarazzo. Per fortuna non dovevano aver sentito.
 
 


*
 
“Sei fortunato che la mela non sia caduta” disse sorridendo, Ruben. “è la tua colazione suppongo.”
 
Castiel rimase zitto, in imbarazzo.
 
“Anche io non sono riuscito a fare colazione. Stavo per tirare fuori questo” disse con un sorriso da 200 watt.
 
Tirò fuori una di quelle bottigliette di latte al cioccolato che spopolavano tanto dieci o venti anni prima. Castiel cambiò subito espressione. “Lo vuoi? Molto meglio di una mela, no?”
 
“Oh no, non voglio rubarti la tua colazione” disse abbassando lo sguardo. “Io ho la mia mela e il mio succo di frutta” disse indicandoli, sentendosi sempre più stupido.
 
“In realtà non intendevo il mio. Ne ho un altro. Prendi” disse lanciandogli un’altra bottiglietta, senza chiedergli il permesso.
 
“Ti piace il cioccolato, vero?” chiese indeciso.
 
“Certo” sorrise Castiel. “Allora, grazie..”

“Non ti conviene ringraziarmi così frettolosamente..ho intenzione di usarti come cavia per ascoltare le mie nuove canzoni preferite, sto cercando cavie che condividono i miei stessi gusti musicali e dopo il latte al cioccolato non puoi più dire di no!”

Castiel lo guardò esitante.

“Dobbiamo ascoltarle dagli auricolari?”

“Ceeerto, ma non sono un cuore di pietra. Ti lascio prima bere.”

“Vorrei anche io un po’ di cioccolato!” disse Marika facendo la vocetta lamentosa.

Ruben scoppiò a ridere e Castiel rivolse un sorriso grato alla sorella per aver rotto la tensione di quel momento, mentre gli passava la bottiglia. Marika non la prese, ma bevve dalla sua mano.
 


Dopo circa dieci minuti di viaggio, Marika pensò che la presenza di Ruben, uno dei ragazzi più popolari della scuola, tutto sommato, era molto piacevole. Non si sentiva obbligata a dire qualcosa per favorire a tutti i costi la conversazione, né sembrava ritenere un dovere parlare per forza con lei. Si era addirittura messo ad ascoltare la musica con gli auricolari e questo, lungi dall’irritarla, a Marika piaceva molto. Aveva sempre ritenuto affascinanti gli spiriti liberi, quelli che non fanno qualcosa perché sentono di essere tenuti a farlo, ma perché semplicemente gli va di farlo.
 
“Sai, Castiel, hai qualcosa di speciale. Non credo di aver mai visto Marika ridere così, prima di oggi. Di solito ci snobba sempre tutti, è un’impresa riuscire a convincerla a parlare con noi, ma sembra che quando ci sei tu, lei cambia personalità.” Diceva Ruben, allegramente. Castiel si incupì e si tolse l'auricolare, ignorando le proteste del rosso.

Marika sapeva che se lei era una personalità bislacca, Castiel era dieci volte più complesso e sicuramente non aveva preso bene il fatto che Ruben lasciasse intendere che lui voleva riuscire a farla parlare. Dubitava anche che fosse così, ma quello sarebbe sicuramente arrivato a lui.

“Sì, beh, quest’anno frequenterà la scuola con me. Ci divertiremo, vero, fratellino?” gli chiese, prendendolo per il braccio.

Castiel si chiuse in un mutismo assoluto e definitivo.
 
“Marika?” la chiamò d’un tratto Ruben.
 
“Sì?”
 
“Ci siamo fermati” disse Ruben con voce impassibile.
 
Marika socchiuse appena gli occhi e si voltò verso il finestrino, in strada.
 
“Oh dio, ma quel ragazzo è …..”
 
 
 
*

Era in ritardo. Era stata tutta la notte ad assistere quel bambino malato con la febbre, tutta la notte a stargli accanto, a tenergli la mano, a fargli compagnia…senza mai cedere al sonno, senza mai un cedimento. Doveva essere sicura che stesse bene, che fosse scesa la febbre….se fosse risalita e lei si fosse addormentata…come avrebbe potuto perdonarselo? I genitori avevano insistito perché andasse a casa, ma lei non aveva voluto lasciare il bambino. Aveva pianto cosi tanto quando la febbre non accennava a diminuire. Clère non sapeva se era una suggestione della sua mente ma si accorse ben presto che quel pianto la stava facendo uscire pazza. PAZZA. Andò fuori in giardino quella notte per cercare di prendere una boccata d’aria e sentì quel pianto risuonare nelle orecchie, mentre si teneva la testa tra le mani.

Per fortuna poi, sembrò riprendersi e tornò nella stanza del bambino.

Non farò mai più la babysitter, mai più.  promise a sé stessa.

Scegliere di guardare i bambini, era stata una scelta consigliata dai suoi famigliari, che lei aveva assecondato, perché le sembrava quasi per assurdo, che se avesse dimostrato di essere brava, poteva dimostrare a sé stessa e agli altri, di essere una bella persona.

Se fai vedere che ami i bambini, tutti penserebbero che sei una brava persona, no?
 
Verso le 05:00 era crollata nel sonno. Si era sdraiata sul lettino accanto al bambino e si era addormentata.

Si era risvegliata verso le 7:00 e aveva dovuto correre a casa a cambiarsi e lavarsi e correre per riuscire a non arrivare in ritardo a scuola. Aveva preso la moto ed era sfrecciata via.

Aveva due occhiaie blu, il viso stanco, era riuscita a mettersi un po’ di cipria per dare un po’ di colore ma non era sicura di aver ottenuto l’effetto desiderato. Non aveva tempo di controllarsi. Non aveva neanche fatto in tempo a fare colazione. Si era solo messa una sciarpa viola al collo per via del freddo glaciale. Sperò di non fare un incidente con la moto, per la troppa fretta. ….E poi, vide qualcosa che la fece fermare,  con gli occhioni e la bocca spalancati.
 
Cosa stavano facendo Sam e Dean in mezzo alla strada???
   
 
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