The Dreamer
Dedico questo questa Fan Fiction come regalo
di compleanno ritardato a sorè amò Summer, la mia veela ispiratrice.
Erano passati tanti anni, eppure il suo ricordo tormentava ancora il mio
cuore. Ancora popolava i miei sogni, i miei incubi, le mie fantasie. Tu che
forse non ti sei mai accorto di me. Tu che non sapevi forse nemmeno che
esistessi. Tu che mi hai spezzato il cuore riducendolo a della materia
dolorosa. Perché te ne sei andato? Era troppo presto ancora. Ricordo quando
Harry ritornò dal labirinto con la coppa e il tuo corpo. Solo il tuo corpo. Tu
non c’eri più. Ricordo la sensazione di vuoto, come se tutto ciò attorno a me,
stesse per crollarmi addosso. Ricordo come rimasi impietrita e sconvolta. Non
urlai ne piansi. Ti odiai con tutta me stessa. Perché te ne sei andato Cedric?
Perché dovevo soffrire così tanto se nemmeno ci eravamo mai rivolti la parola?
Anzi… a dire il vero una volta si.
Ero su una vecchia Tornado appartenuta a Charlie.
Svolazzavo libera sul campo di Quidditch. Libera.
Mi sarebbe davvero piaciuto entrare nella squadra di Grifondoro, ma era ancora
troppo presto, e nessuno sembrava notasse la mia passione. Eccetto uno.
<< Ciao Ginny! >> esclamò
qualcuno mentre atterravo in picchiata sul campo. Mi voltai per vedere a chi
appartenesse la voce e rimasi senza fiato in gola.
<< Ciao Digg… Cedr… Diggory >>
bofonchiai diventando più rossa dei miei capelli.
<< Per favore chiamami Cedric >>
rise beato montando sulla sua scopa.
<< Ti va bene se ti chiamo Ced?
>> chiesi io sorprendendo me stessa per la sfacciataggine.
<< Si >> rispose lui sorridendo. <<
Ti va se mi alleno un po’ qui con te? >>
Feci cenno di si persa nei suoi occhi
grigi-azzurri.
<< Ti ho vista, devo dire che sei molto
brava >> si complimentò.
Provai a dire qualcosa, ma l’unica cosa che
riuscii a fare fu girare sui tacchi e andare via.
Fifona, fifona, fifona. Mi ripetei per tutto il tragitto.
Da quel giorno non parlai più con Cedric. Ced. Probabilmente lui dimenticò perfino
il mio nome. Nei migliori dei casi invece probabilmente ricordava me come una
pazza.
La verità era che odiavo me stessa e la mia
timidezza. Da quando non c’era più non passava giorno senza che mi chiedessi
cosa sarebbe stato diverso, cosa sarebbe cambiato se lei avesse volato con lui
quel giorno. Niente mi rispondeva una
voce nella mia testa. Un’altra invece era più sognatrice. Forse sarebbe stato l’inizio di una bella amicizia. Magari perfino l’inizio di
qualcos’altro. Ma forse era meglio così. Quanto avrei sofferto se fra me e Ced
ci fosse stato qualcosa? Fosse stata amicizia o… qualcos’altro. Avrei sofferto
di più di adesso? Sembrava quasi impossibile. La morte di Ced fu una svolta
radicale per me. Avevo perso troppo per colpa della mia timidezza. Ero stufa di
essere presa in giro o essere ignorata. Avevo molto da tirar fuori. Così
iniziai a frequentare un ragazzo dopo l’altro. Quasi come per innervosire
Cedric. Che sciocca, che stupida, che sognatrice.
Nessuno dei ragazzi con cui stavo riuscivo ad
amare. Non era possibile amare più di una persona contemporaneamente, e il mio
cuore apparteneva già a qualcun altro. Solo durante il quinto anno successe
qualcosa che fece battere nuovamente il mio cuore. Harry Potter, il ragazzo
sopravvissuto, che ho amato fin da prima che amassi Cedric, stava pian piano
iniziando ad accorgersi di me. Avevo messo da parte da tempo ciò che provavo
per Harry, eppure mi accorsi che pian piano stava tornando fuori tutto quanto.
Ero felice. Ma mi sentivo completamente in colpa. Come potevo innamorarmi di
qualcun altro che non fosse Cedric? Ma perché dovevo crearmi tutti quegli
stupidi problemi? Fra me e Cedric non c’era mai stato niente. Era un semplice
amore non corrisposto. Un amore che mi divorava da dentro. Ma amavo anche Harry.
Ed Harry, sentivo, amava me.
Il cielo era limpido quella sera quando mi
addormentai nel mio letto a baldacchino.
Il sogno che ne seguì fu limpido come il
cielo.
Ero nel campo di Quidditch, stavo volando,
libera, come non lo ero da tempo. Perché sapevo che quando avrei smesso di
volare e fossi atterrata c’era qualcuno ad aspettarmi. Scesi in picchiata sul
campo come quel giorno. Ced mi aspettava. A differenza però di quel giorno, non
indossava gli abiti di Hogwarts. Indossava abiti molto chiari, che con il
contrasto del suo volto da diciassettenne, lo rendevano simile ad un angelo.
<< Ciao Ginny! >> mi salutò pieno
di euforia.
<< Ced >> mormorai io finalmente
felice correndo fra le sue braccia. Scoppiando a piangere finalmente. Piangevo
il lutto di Ced insieme a lui.
Quando la mia voce si sentì pronta a parlare
lo fissai negli occhi e chiesi: << Perché? >>
Lui mi accarezzò i capelli prima di
rispondere. << Dovevo andare Ginny, il mio tempo era finito. Non potevo
restare >> mi sussurrò triste.
<< Ma adesso sei triste… >> dissi
io come una bambina.
<<
Sono triste perché tu sei triste. Non devi esserlo Ginny. Devi essere felice, e
vivere. Devi vivere anche per me >> mormorò dolcemente lui fissandola
intensamente.
<< Non posso! Non posso! >> esclamai fra i singhiozzi.
<< Si che puoi. Tu sei forte Ginny. Lo
so da quando ti ho vista per la prima volta. E ho continuato ad osservarti
affascinato. Tu puoi farcela Ginny. Devi andare avanti. >>
<< Cosa… >> feci scuotendo la
testa. << Tu mi osservavi? >> chiesi.
<< Si, non eri l’unica ad essere
rimasta colpita dal nostro incontro. >> sorrise malinconico. << E
anche dopo, quando me ne sono andato, ho continuato a vegliare su di te.
>> aggiunse.
<< Oh Ced! >> continuai ad
abbracciarlo desiderando che quei momenti non passassero più.
<< Ti amo >> sussurrai infine
incapace di tenermelo dentro. Non volevo tenermi nulla dentro. Era sicura che
quella non fosse un semplice sogno. Lui era veramente con lei.
<< Ti amo anche io Ginny >>
rispose Cedric sfiorandomi le labbra con le sue lasciandomi senza fiato. Un
bacio, solo un bacio. Il dono più grande che potesse farmi.
<< Con Harry sarai felice, io lo so
>> disse Ced baciandomi la fronte.
<< E con te non posso esserlo? >>
domandai stupidamente.
Non rispose. Sapeva che conoscevo la risposta.
All’improvviso fui presa dal panico. Sapevo che il sogno stava per concludersi.
Lo sapevo. E non lo avrei mai più rivisto.
<< Ced non abbandonarmi >> lo
pregai con la voce spezzata.
<< Non ti abbandonerò mai, sarò sempre
a vegliare su di te >> mi disse con tono dolce.
<< Ma non è giusto… Non è la stessa
cosa! >> urlai.
<< E’ il massimo che possiamo
permetterci >> mi sorrise di incoraggiamento.
Quello era il massimo. Non potevo chiedere di
più. Dovevo farmene una ragione.
<< Non verrai più? >> chiesi
sconfitta.
<< Non ne avrai più bisogno >>
<< Io avrò sempre bisogno di te, campione >> gli dissi io.
<< No, sognatrice. Non ne avrai più bisogno. >> rispose Ced.
Sognatrice, era
il miglior aggettivo per descrivermi. Il campione e la sognatrice, due anime
che non avrebbero potuto appartenersi, ma che si amavano più di quanto avessero
mai amato qualcun altro.
<< Ti amo >> mormorammo insieme
tenendoci le mani a vicenda.
Mi svegliai, non di soprassalto come al
solito, ma aprendo gli occhi pian piano, cullata dalla luce del sole che
traspirava dalle finestre. Era l’inizio di una nuova giornata. L’inizio di una
nuova vita.
Ced aveva ragione, con Harry ero felice. In
fondo non era difficile amare due persone, specie se un amore fosse impossibile
e irraggiungibile. Ma erano due amori diversi. Harry era la mia salvezza. Il
mio amore per lui era incondizionato. Sentivo Cedric accanto a me, non potevo
vederlo, parlargli, sentirlo, toccarlo, ma sapevo che era sempre con me. Quel
pensiero mi tranquillizzava. Sebbene il nostro amore fosse impossibile, mi bastava saperlo vicino. Specie in quei
tempi con la guerra che si avvicinava. Ma non ero mai da sola. E non avevo
paura. Ero circondata dall’amore.