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Autore: Maki Tsune    05/06/2018    2 recensioni
Quale storia si potrebbe raccontare se i personaggi di Miraculous avessero vissuto nel periodo di fine 1800 proprio durante la costruzione della Tour Eiffel e dell'Esposizione Universale? Questa storia mostra i personaggi non più adolescenti ma nella prima fase adulta, (20-25 anni) che affrontano la vita e le difficoltà senza miraculous magici ma comunque con maschere, mistero, amicizia e amore.
Genere: Comico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nino, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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4.
“Cosa succede qui?”
“Oh, Alya. Meno male sei qui. Sto cercando dell’acqua da servire al ragazzo a cui mi hai spinta.” La guardò con aria d’accusa. “Non ho ancora capito se è Adrien, però sta male e pensavo che un po’ d’acqua potesse aiutarlo.”
“Punto uno, il fatto di servire è compito mio. Punto due, dovresti tornare da lui.” Disse prendendo una brocca d’acqua e versandolo in un bicchiere.
“Non posso.”
“Perché no?”
“Starnutisce a causa mia.”
Alya rise divertita. “Questa mi è nuova.”
“O meglio, a causa della maschera.”
Alya la guardò “Allora prima di andar da lui dovresti toglierla.”
“Cosa? Che senso ha togliere la maschera se è una festa in maschera! E poi potrebbe riconoscermi e farei davvero una brutta figura. No…noo… assolutamente no. Non la tolgo. È la mia ancora di salvezza dalle figuracce.”
“Ahh, Marinette, Marinette…” sospirò Alya con il bicchiere in mano e spingendola con l’altra mano sulla schiena. “Ora torniamo da lui insieme e gli porgi l’acqua. Va bien? Un passo alla volta, mon amie.”
D’accord.” Prese il bicchiere d’acqua dalla mano di Alya e si avvicinarono al giovane mascherato da gatto, ma prima che ci potessero arrivare, con le mani tremanti Marinette rovesciò l’acqua su un vestito giallo e pizzi in nero.
Oh no. Che guaio! Pensò Marinette sostenuta da Alya.
La signorina su cui versò l’acqua, inspirò pesantemente. “Come osi?!” tuonò.
Je suis très désolé, mademoiselle.”
“E lo spero bene! Sai quanto è costato questo vestito?”
“No, però è solo acqua, si asciuga senza problemi e non rimangono macchie. Siete stata fortunata che non fosse champagne.”
“Ma con chi credi di parlare?!” utilizzò un tono più regale. “Io… sono Chloé Bourgeois! E mio padre è il Prefetto di Parigi!”
Oh no. Di bene in meglio. Pensò sarcasticamente. “Le mie scuse, ma come ho detto non è successo nulla. È solo acqua.”
“Per te forse è solo acqua. Intanto io devo andare in giro così, con questa macchia sul corpetto e chi mi vedrà penserà ad altro.” Sospirò arrabbiata. “Tutto per colpa tua. La mia immagine è rovinata!”
Parbleu. Non c’è bisogno di arrabbiarsi tanto e creare una tragedia teatrale.”
“Ah sì? E allora dimmi, coccinella-so-tutto-io, come credi di risolvere eh? Per colpa tua dovrò andare a casa e cambiarmi e perdere altro tempo a scegliere il vestito perfetto per la serata.”
Marinette si guardò attorno e vide un cameriere portare dei pasti caldi riempiendo il buffet.
Ma certo. Pensò.
“Se avete la pazienza di aspettare, vi mostrerò come farò sparire quella macchia senza che torniate a casa a cambiarvi.”
Senza nemmeno aspettare una risposta, Marinette si allontanò dalla folla che si era creata attorno a loro e riconobbe il cameriere con gli occhiali che parlò con Alya. Gli si avvicinò e gli domandò “Scusatemi. Mi sapete dire dov’è la cucina?”
“Certo.” E le indicò la strada più breve da dove si trovavano. “La prima porta a destra come uscite da questa porta. Ma..” non riuscì a finire la frase “non vi è permesso entrarvi” che Marinette era già fuori dalla sala e aprì la porta indicata da Nino. Con passo veloce si ritrovò in cucina e vide il caos che vi era dentro.
O mon dieu.” Sussurrò a se stessa guardando bene il posto. Un grosso tavolo in legno al centro e i fornelli tutti attorno, con le finestre spalancate per il gran caldo, mentre i camerieri entravano e uscivano con gran attenzione senza ostacolare nessuno.
Marinette ispezionò ogni cosa con la sola vista e trovò uno straccio asciutto e pulito sul grande tavolo. Sorrise trionfante e lo prese subito facendo poi un passo indietro. Appena in tempo, poiché passo davanti a lei il cuoco con un pentolone fumante. Poi fece un giro su se stessa cercando un fornello non occupato e quando lo individuò, con un gran passo si avvicinò e fece riscaldare lo straccio vicino ai fornelli, grazie ai carboni accesi.
Non si rese conto, però, che la cucina era comunicante alla sala dove stavano tutti gli invitati. Il giovane mascherato da gatto nero, cui i starnuti erano momentaneamente passati, la stava osservando da una piccola finestrella tonda sulla porta.
“Certo. Io devo stare qui ad aspettarla, invece lei se la dà a gambe e scappa.” Protestò Chloé cercando la sua amica.
“Non devi buttare fango su persone che non conosci. Specialmente quelle che cercano di aiutare.” Ringhiò Alya in difesa dell’amica.
“Attenta a come parli, altrimenti ti faccio tornare da dove sei venuta. Intensi?”
Alya ringhiò ancora infastidita, mentre Chloé ghignò trionfante.
“Andiamo Sabrina, questa è un’inutile perdita di tempo.”
Marinette prese lo straccio caldo e se lo girò tra le mani. “uuh aahh…scotta…” sussurrò, rimboccando la stessa strada che aveva preso.
“Ecco. Ce l’ho. Uaa… come scotta…” Disse tornando nella sala magna dirigendosi verso Chloé che stava per andarsene, ma si girò per scoprire quale assurda idea volesse mettere in atto.
Marinette appoggiò lo straccio caldo sulla macchia d’acqua senza neanche chiederle il permesso di toccarla. Lo straccio bruciava troppo e per questo Marinette scosse le mani per raffreddarle.
“Siete impazzita? Così mi rovinerete il vestito! E poi scotta! Volete forse bruciarmi viva?”
“Non riuscite a pazientare un po’ e a sopportare questo piccolo calore? Uno straccio caldo che si sta raffreddando non può bruciarvi.”
Gli astanti stavano guardando incuriositi e la musica nell’aria riempiva quel momento d’attesa.
“Ancora un attimo e…” Marinette tolse lo straccio caldo ormai raffreddatosi e la macchia d’acqua non c’era più. “Voilà. Vestito tornato come nuovo.”
Chloé rimase incredula ma non lo volle dar a vedere e cercò di sminuire il suo lavoro e gli applausi che Marinette stava ricevendo, sotto i tanti bisbigli. “Oui, Oui. Ma non montarti la testa, sei solo stata fortunata, coccinella.”
“Io credo che le parole giuste che state cercando siano di ringraziamento.”
Chloé non era affatto contenta e non sapeva come rispondere. Si girò verso l’amica prima di uscire. “Andiamo Sabrina.”
Però! Ingegnosa la ragazza. Pensò Adrien che assistì a tutto.
“Ben fatto” disse Alya nell’orecchio dell’amica, godendosi l’espressione di Chloé.
Marinette le sorrise e Alya le disse ancora a bassa voce portando le mani sulle sue spalle. “Abbiamo ancora un piccolo problema da sistemare. Ti vado a prendere un altro po’ d’acqua.”
Alya si allontanò e Marinette sussultò spostando lo sguardo sul giovane mascherato che la stava guardando molto impressionato.
Marinette si sentì in imbarazzo e Alya tornò con un altro bicchiere d’acqua. “Questa volta cerca di non farlo rovesciare, va bien?”
Marinette annuì. “Ci provo.”
“Brava ragazza.” La prese per le spalle e la diresse verso il suo presunto amore Adrien.
Balbettò un po’. “Vi ho preso dell’acqua. Ma questa volta non lo rovescio. Giuro.” Gli porse il bicchiere con una mano sotto ad esso e l’altra mano a sorreggerlo.
Merci.” Sorrise e prese il bicchiere dalle sue mani, tornando ad avere un pizzichìo al naso. “Ma non è l’acqua o lo champagne il problema, mademoiselle. Sono ancora le vostre piume.”
“Oh, oui. C’est vrai.” Marinette si girò verso Alya mentre il mascherato felino bevve l’acqua.
“Puoi togliere le piume dalla maschera, s’il te plaît?”
“Perché le dovrei togliere?”
Atchoo!
Alya guardò basita il mascherato da gatto nero. “Salut!”
Merci.” Rispose come se avesse il raffreddore, pronunciando quasi tutte le lettere.
D’accord. Ho capito.” Alya prese le piume e le staccò senza difficoltà, come se le avesse strappate dalla pelle di un vero uccello.
 “Le hai tolte tutte, c’est vrai?”
 “Oui.” Mostrò loro le piume rosse e il giovane uomo si mise a starnutire di nuovo, passandosi il fazzoletto rosa sul naso.
“Oh. Pardon.” Alya bisbigliò a Marinette. “Meglio se queste piume le faccio sparire prima che le usi come repellente.”
“Buona idea. Secondo te Adrien ha problemi con le piume?”
“Non lo so. Ma di certo costui sì.” Strinse le piume rosse tra le mani e si allontanò da loro, dando un’occhiata di rimprovero all’amica alzando un sopracciglio. Marinette sorrise imbarazzata, ma non sapeva che quell’uomo, ancora sconosciuto per lei, fosse allergico alle piume.
“Ora mi sento meglio.” Disse Adrien con il naso un po’ rosso. “Ma non avevate motivo per toglierle davvero.”
“Invece sì. Vi facevano star male.”
Adrien rimase sorpreso e sorrise al suo sorriso avvilito. Poi rivolse lo sguardo al fazzoletto che aveva usato e imbarazzato non sapeva cosa fare.
“Oh. Ehm. Questo… glielo farò lavare.” Disse mettendolo nella tasca della giacca.
“Nessun problema. Ne ho altri. Se volete potete tenerlo.”
Il giovane uomo sorrise. “Oh. Come posso farmi perdonare?” Si accorse della musica che riempiva la sala. “Un ballo magari?”
“Un ballo? Perdonare? Ma cosa dite? Non avete nulla da farvi perdonare, anzi dovrei essere io a chiederle scusa.” Gesticolò.
“Giusto. Mi avete quasi ucciso con quelle piume, ma non potevate saperlo.” Ghignò iniziando a mostrare la sua vera natura.
“Come prego?” Marinette alzò un sopracciglio e iniziava a sospettare che quell’uomo non fosse il suo Adrien. Non avrebbe mai risposto senza rispetto e in modo così diretto.
“Mi avete sentito. Un ballo e sistemiamo tutto, siete d’accordo?” Le porse una mano e l’altra dietro alla schiena con un leggero inchino.
“Un ballo? Ma… ma io… non…”
“Cosa siete venuta a fare a una festa se poi non ballate? Courage, ci sono io che vi guido, dovete solo seguire me.”
Bien. Se la mettete così… Vorrà dire che se vi calpesterò i piedi non sarà colpa mia.” Appoggiò la mano alla sua.
“E questo cosa vorrebbe dire? Che non sarei capace a condurre?”
“Io non l’ho detto.” Sorrise furba.
Il giovane uomo si sentì più a suo agio non sapendo chi avesse di fronte ed era quasi certo che non lo sapesse nemmeno lei chi fosse lui.
“Miao…” sussurrò malizioso, compiaciuto dalle risposte acute della ragazza mentre si addentrarono nella pista da ballo assieme ad altri ballerini.
Iniziarono a prendere più confidenza verso l’altro e considerando che il mascherato felino si stava comportando in modo sfacciato, non trovò scuse valide perché non potesse parlare in modo diretto anche lei.
“Mani a posto, micetto. Intesi?”
Mais oui. Sono purr sempre un gentiluomo.”
Risero insieme per la battuta felina e si portarono in pista, mentre gli occhi azzurri della ragazza incrociarono quelli verdi del misterioso mascherato dai capelli dorati.
   
 
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