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Autore: JAPAN_LOVER    06/06/2018    2 recensioni
Misa fece spallucce e, inarcando maliziosamente un sopracciglio, punzecchiò il ragazzo rachitico che le era affianco:
“Non sarai mica gay, Ryuzaki?”
“No, Misa – rispose lui, con la solita voce priva di emozioni – non sono affatto gay!”
“Allora dimostramelo – lo incalzò, con tono di sfida – baciami!”



Sospettata di essere il secondo Kira, Misa era tenuta sotto stretta sorveglianza al Quartier generale. Questo, in fondo, le stava bene perché avere accanto un Light che sembrava non volerne sapere niente di lei, era più facile da riconquistare.
Se è vero che le migliori armi di seduzioni per una donna sono la bellezza e la gelosia, lei su queste cose era sicurissima di poter contare.

L era il più grande detective del mondo impegnato sul caso Kira. Lucido, freddo, razionale, era disposto a ricorre a ogni mezzo pur di catturare il suo nemico. Figuriamoci se si fosse fatto scrupoli ad approfittare di un’ingenua e innamoratissima modella, per raggiungere i suoi scopi.

Uniti da un tacito accordo, chi per primo tra i due verrá meno al patto?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Misa Amane
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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ARRIVEDERCI REM


Giorno 5
Misa si era svegliata in preda agli spasmi. Non era sicura se fino a qualche attimo prima era svenuta o se avesse semplicemente dormito, ma aveva preso conoscenza con un terribile mal testa.
La colonna vertebrale sembrava giunta al limite della sopportazione. In quella perenne posizione verticale, sembrava potersi spezzare da un momento all’altro. Aveva bisogno di stendersi, se non nel suo soffice e comodo letto si sarebbe accontentata anche di un freddo e gelido pavimento.
‘basta che mi possa sdraiare…’ piangeva tra sé, non osando aprire la bocca se non per sospiri di sconforto.
Inoltre, ogni singola fibra del corpo era intorpidita e le doleva, non solo i punti dove il suo carnefice aveva infierito brutalmente. Aveva urlato di dolore quando dei crampi le avevano straziato i piedi e poi si erano estesi sempre più su, fino alle gambe. In quelle grida aveva dato sfogo a tutta la sua sofferenza, fisica e mentale. Perché era terribile, per tutto quel tempo, essere completamente isolati e immobilizzati e sapere che la propria vita dipendesse da qualcuno che, da un momento all’altro, a sua piacimento avrebbe potuto porre fine a tutto.
Inoltre, con quella benda sugli occhi a Misa sembrava di essere completamente al buio. In quelle condizioni, le sembrava di stare nel limbo, di essere stata seppellita ancor prima del suo tempo.
Quel pomeriggio, quando Watari entrò nella stanza si accorse che la prigioniera era già sveglia. Sentendo il consueto rumore della porta e dei passi, Misa sussultò al pensiero di un nuovo ciclo di tortura. Cominciò a piangere e a tremare. Era giunta al limite.
In quel calvario, Rem era sempre rimasta al suo fianco. Lo shinigami aveva odiato il modo in cui quell’uomo avesse torturato la sua protetta, anche se era stato molto attento a non infliggerle evidenti ferite e, ogni volta, si era curato di medicarle le lesioni. Non lo aveva ucciso semplicemente perché un suo intervento avrebbe comprovato la colpevolezza di Misa, e allora si che tirarla fuori di lì sarebbe diventato impossibile.
“Resisti!” le diceva dolcemente Rem, sperando di infonderle un po’ di forza.
Quando Watari iniziò a armeggiare con le attrezzature, Misa non resistette più:
“Uccidimi!” disse lei in un sussurro.
Anche le sue corde vocali sembravano essersi atrofizzate, così come tutte le membra del suo corpo.
“Misa, che cosa hai detto?” trasalì Rem, sconvolta.
Watari non era sicuro che la ragazza avesse parlato, tanto che quella voce era sembrava più un lontano lamentìo.
“Uccidimi!” disse Mise, con più forza.
L’anziano signore trasalì e subito telefonò al suo protetto.
“Pronto?” rispose L.
In quel momento, il detective era al tavolo nella suite, impegnato a fare il punto della situazione con gli agenti.
“Ryzaki, Misa sta parlando!” lo informò il tutore.
L sgranò gli occhi e, balzando immediatamente giù dalla sedia, gli ordinò:
“Presto! Manda le immagini!”
Il giovane detective riattaccò e andò a sedersi sulla sua poltrona, davanti al portale. A ruota, i poliziotti lo seguirono, andando a posizionarsi dietro di lui, davanti allo schermo.
Quando il collegamento si stabilì, le immagini trasmettevano la modella allo stremo delle forze. Il signor Yagami e i suoi uomini, rimasero ancora una volta inorriditi.
L, rimanendo come al solito impassibile, premette un pulsante per attivare il microfono e parlò:
“Misa Amane, mi senti?”
“S…si – ansimò la ragazza – uccidimi!”
“Ryuzaki, questo è troppo!” osservò Matsuda, visibilmente preoccupato.
Il detective lo ignorò.
“Rispondi alla mia domanda – disse perentorio L – ammetti di essere il secondo Kira?”
“No, io non conosco nessun secondo Kira – gemette Misa, poi si rivolse con tono supplichevole a Rem: – ti prego, uccidimi! Non ce la faccio più…preferisco morire…”
Lo shinigami sgranò gli occhi. A quelle parole, sentì montare la rabbia ancora di più.
“Misa, non vorrai… – tentò di dire Rem, inorridita – …mi stai davvero chiedendo di ucciderti?”
“Sì, tu puoi farlo!” rispose Misa.
“Se devo uccidere te, allora ucciderò anche Light! – le disse lo shinigami, pieno di odio – dopotutto, se sei rinchiusa qui la colpa è sua!”
Misa, esasperata, cercò di scuotere la testa ma la costrizione di quei legacci non le consentiva neanche il minimo movimento.
“No.. no.. uccidi me! – insistette la bionda – uccidi me!”
Insieme ai poliziotti, L assisteva tramite schermo a quello che sembrava il delirante effetto di una lunga prigionia.
“Misa…” sospirò Rem, sentendosi completamente disarmata, non ce l’avrebbe mai fatta ad ucciderla.
“Ne ho abbastanza! – urlò Misa, al limite dell’esasperazione e decisa a farla finita – se non vuoi uccidermi tu allora lo farò da sola!”
L sgranò gli occhi ed ebbe un sussulto.
“Maledizione, Watari impediscile di mordersi la lingua!” imprecò il detective, visibilmente sconvolto.
Prontamente, l’anziano prese un cencio e lo legò alla bocca della ragazza. Misa cominciò a piangere convulsamente. Persino il suo estremo tentativo di suicidio era fallito.
Per Rem era uno strazio vederla in quello stato e questo non faceva che accrescere il uno odio nei confronti di Light Yagami.
“Misa, io non potrei mai ucciderti – ammise piano lo shinigami – l’unica cosa che posso fare è liberarti da tutti i tuoi ricordi. Se rinuncerai al possesso del quaderno, ti prometto che non dimenticherai Light e che i tuoi sentimenti per lui resteranno invariati. Fidati di me, devi solo rinunciare alla proprietà e farò in modo che Light Yagami ti salvi!”
Nonostante la crisi di nervi, la bionda riuscì a razionalizzare le parole dello shinigami e, piano piano, sembrò calmarsi.
“Misa, rinunci alla proprietà del quaderno?” domandò ancora una volta Rem.
La modella con quel logoro panno in bocca, non poté parlare. Tuttavia, riuscì ad annuire debolmente, mentre delle lacrime le scendevano dagli occhi, inumidendole il viso.
“Brava, Misa – le sussurrò amorevolmente Rem – hai fatto la scelta migliore! Nel frattempo, cerca solo di resistere!”
Misa perse i sensi e lo shinigami si allontanò, sparendo oltre la parete.
Prima di sparire oltre la parete, Rem accarezzò un’ultima volta la chioma dorata della sua protetta e le passò teneramente la mano scarna sulla fronte. Al detective – che guardava molto attentamente le immagini sul monitor – non sfuggì quel piccolo movimento, come se la frangia dorata fosse stata smossa da un’invisibile folata di vento. Ma era impensabile che lì, in quel sotterraneo, potesse passare la corrente.

GIORNO 6
Misa era rimasta addormentata per più di 12 ore. Al suo risvegliò la sua mente era confusa. Tuttavia, la modella sembrava tranquilla, tanto che L aveva acconsentito a toglierle il bavaglio che, il giorno prima, aveva impedito che accedesse il peggio.
“Misa, come ti senti?” le chiese l’anziano signore dal forte accento inglese.
“C…chi sei? – domandò la modella, sempre bendata – dove mi trovo?”
L, rimasto in collegamento video per tutto il tempo, si accigliò. Come sarebbe ‘dove mi trovo’? Al momento della cattura, le era stato detto chiaramente il motivo del suo arresto, in più nei giorni scorsi era stata sottoposta da Watari ad un estenuante interrogatorio.
Inoltre, da quando era chiusa lì dentro non aveva mandato giù neanche un boccone del cibo che Watari le aveva portato, e tutto ad un tratto si lasciava imboccare di buon grado degli onigiri, come se niente fosse.
Quando Watari lasciò la stanza, per portare via gli avanzi, L stava per ricominciare l’interrogatorio, quando la ragazza bionda lo lasciò di stucco ancora una volta. Il detective stava per portare un cioccolatino alla bocca, quando sentì la voce di Misa.
“Hey, signor maniaco – disse lei, sentendosi spaesata – dove sei? Ora basta con questo gioco, dai!”
L deglutì.
“Maniaco? – trasalì Aizawa – che vuol dire? Ci prende forse in giro?”
All’improvviso, Misa sembrava aver cambiato atteggiamento.
“Non lo sai che il rapimento è un reato, signor maniaco? – continuava la modella, imperterrita – dai, almeno toglimi questa benda. Lascia che ti guardi almeno in faccia, signor maniaco!”
L non si capacitava di quell’improvvisa inversione di rotta.
Due erano le alternative: o Misa Amane stava cercando di prenderlo in giro o, incredibilmente, si atteneva a una verità che gli sfuggiva.
“Misa Amane, prima di addormentarti non hai aperto bocca e hai persino chiesto di essere uccisa – disse il detective, attivando il microfono – è un po’ troppo tardi per fare la finta tonda, non ti pare?”
La ragazza bionda trasalì. Si rese conto che, da quando si era svegliata, i ricordi non erano affatto nitidi, anzi per dirla tutta erano un po’ annebbiati. Dopo un po’ si esitazione, Misa rispose:
“Sei stato tu ad addormentarmi e a rinchiudermi qui dentro – disse stizzita – che c’è? ti diverte da impazzire giocare all’interrogatorio con un modella famosa come me, vero? Brutto pervertito!”
Completamente allibito, L si tormentò le sottili labbra con l’indice.
“Pervertito? Pervertito, io? – disse L, sbigottito – d’accordo, adesso riprendiamo seriamente il discorso iniziato prima che tu ti addormentassi. Dimmi se conosci Light Yagami e per quale motivo ti sei avvicinata a lui?”
Il volto di Misa si illuminò sentendo finalmente il nome di qualcuno che le era familiare.
“Ma Light è il mio ragazzo – rispose lei – ci mancherebbe che non lo conoscessi!”
L’arguto detective ci capiva sempre meno. Prima si rifiutava di parlare e adesso Misa ammetteva persino che Light fosse il suo ragazzo. I pensieri di L furono interrotti dal suono del suo cellulare.
Il detective estrasse con due dita il telefono dalla tasca.
“E’ Light! – avvisò L – Watari, disattiva immagine e sonoro!”
“Subito!” obbedì l’anziano, interrompendo il collegamento.
“L rispose alla telefonata e portò l’apparecchio all’orecchio.
“Sì?”
“Ryuzaki, devo parlarti – disse Light con il tono particolarmente grave – temo di essere io Kira!”
L non si scompose davanti a questo nuovo risvolto.
“Siamo all’Hotel K, stanza 131 – si limitò a rispondergli – ci trovi qui!”
Il sovrintendente si stupì della telefonata da parte di light. Quando il detective riagganciò, con un po’ di esitazione domandò:
“E così Light sta vendendo qui. Dì un po’ Ryuzaki, quanto ancora sospetti veramente di lui?”
L si sentì in dovere di essere onesto con lui. In un momento decisivo come quello, non aveva più senso proteggerlo da quei dolorosi sospetti. Il signor Yagami, doveva accettare che suo figlio potesse essere un assassino.
“Signor Yagami, lei era al corrente che suo figlio e Misa Amane fossero così intimi?” domandò il detective.
L’uomo con gli occhiali esitò un po’ imbarazzato.
“Veramente no!”
“Quindi non sapeva neanche che la signorina Amane, di recente, frequentava casa vostra?” lo incalzò nuovamente L.
Il sovrintendente sgranò gli occhi.
“No, certo che no!” sussultò l’uomo.
“Ormai, non vi è alcun dubbio che Misa Amane sia il secondo Kira – spiegò L atono – considerando il fatto che, di recente, Misa abbia avvicinato Light da un momento all’altro, va da sé che le possibilità che suo figlio sia Kira superano il 70% questa volta!”
Il sovrintendente sobbalzò e, per un lungo attimo, si sentì mancare. Tuttavia, si sforzò di rimanere imparziale e di tenere a bada i suoi sentimenti di padre. Dopotutto, era un rispettabile sovrintendente di polizia. Il signor Yagami si fece forza e, tormentato da mille pensieri, nel più completo silenzio attese l’arrivo di suo figlio.
***
***
***
CIAO A TUTTI!
QUESTO CAPITOLO E’ SERVITO A CURARE LO STATO SPICOLOGICO ATTUALE DI MISA.
NON SO VOI MAI A ME LA SCENA IN CUI MISA DA’ DEL PERVERTITO A L FA SEMPRE MORIRE.
ANZI, SE NON FOSSE PER QUELLA SCENA, CREDO CHE NON POTREI MINIMAMNETE IMMAGINARMI UNA SHIP LXMISA :’D
GRAZIE ANCORA DI CONTINUARE A LEGGERE QUESTA STORIA,
A PRESTOOO : )
JAPAN_LOVER < 3
   
 
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