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Autore: JAPAN_LOVER    07/06/2018    1 recensioni
Misa fece spallucce e, inarcando maliziosamente un sopracciglio, punzecchiò il ragazzo rachitico che le era affianco:
“Non sarai mica gay, Ryuzaki?”
“No, Misa – rispose lui, con la solita voce priva di emozioni – non sono affatto gay!”
“Allora dimostramelo – lo incalzò, con tono di sfida – baciami!”



Sospettata di essere il secondo Kira, Misa era tenuta sotto stretta sorveglianza al Quartier generale. Questo, in fondo, le stava bene perché avere accanto un Light che sembrava non volerne sapere niente di lei, era più facile da riconquistare.
Se è vero che le migliori armi di seduzioni per una donna sono la bellezza e la gelosia, lei su queste cose era sicurissima di poter contare.

L era il più grande detective del mondo impegnato sul caso Kira. Lucido, freddo, razionale, era disposto a ricorre a ogni mezzo pur di catturare il suo nemico. Figuriamoci se si fosse fatto scrupoli ad approfittare di un’ingenua e innamoratissima modella, per raggiungere i suoi scopi.

Uniti da un tacito accordo, chi per primo tra i due verrá meno al patto?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Misa Amane
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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ARRIVEDERCI RYUK


“D’accordo, Light! Faremo come dici tu – acconsentì L, per poi rivolgersi ai suoi uomini: – legheremo Light mani e piedi e lo terremo in una cella per un periodo di tempo. Mogi, Aizawa, portatelo via!”
“M…ma Light…” balbettò il sovrintendente, ancora incredulo.
Con un po’ di esitazione, Mogi e Aizawa si avvicinarono al ragazzo castano e lo ammanettarono.
“Grazie, Ryuzaki – disse Light, prima di lasciare la suite, scortato dagli agenti – solo in questo modo potrò togliermi il dubbio angosciante che Kira si celi dentro di me!”
Light fu quindi scortato nei sotterranei dell’edificio in cui era stata rinchiusa Misa, in una stanza attigua alla sua. Fu scortato in una cella e fatto sedere su una branda. Lì, Aizawa, titubante, si chinò vicino a lui, gli congiunse le caviglie e le legò con una fune. Light colse l’imbarazzo e l’esitazione dei colleghi di sui padre.
“E’ necessario!” li rassicurò Light, abbozzando un sorriso.
Mogi, il poliziotto più alto e robusto di tutti, pose una mano sulla spalla del ragazzo. Dovevano essere loro a far forza al giovane sospettato e al sovrintendente, non il contrario.
“Sii fiducioso, Light – disse Mogi – andrà tutto bene, vedrai!”
“Giusto, andrà tutto bene!” convenne Aizawa, con decisione.
Un invisibile Ryuk, sghignazzava divertito.
Una volta rimasto solo con il dio della morte, Light di adagiò sulla branda con le spalle contro il muro. Dovette sforzarsi parecchio per riuscire a reprimere un ghigno compiaciuto: tutto procedeva secondo i suoi piani. Non credeva che convincere L a farsi rinchiudere sarebbe stato così facile, in questo il suo avversario lo aveva stupito.

GIORNO 20
L era certo che Light si fosse consegnato al fine di provare la sua innocenza. Quindi, aveva preventivato che una volta rinchiuso Light, i delitti non sarebbero cessati; tuttavia, con suo grande disappunto, i criminali avevano smesso di morire di colpo.
‘Light, cosa vorresti dimostrarmi? – continuava a chiedersi l’investigatore – non penserai di farla franca facendomi credere che, pur essendo Kira, non eri cosciente di ciò che facevi. Non sarebbe da te, Light, o meglio, non sarebbe da Kira!’
A complicare le cose si era aggiunto anche il sovrintendente, il quale aveva chiesto di essere imprigionato, a sua volta. Temeva una sua sconsiderata reazione, nel caso si fosse scoperto che suo figlio in realtà era davvero Kira. A questo L aveva dato il suo benestare, ma ciò aveva provocato ulteriore scompiglio negli agenti.
Quel giorno, il detective premette il pulsante che attivava il microfono e si rivolse a Light:
“Light, sono passati solo pochi giorni, ma ti vedo piuttosto sciupato. Sei sicuro di star bene?”
Il ragazzo castano rimase impassibile davanti all’osservazione provocatoria del detective e alle strazianti urla dello shinigami che, ormai da giorni, si dimenava esasperato nella cella.
“Voglio una mela! Meeeelaaaa!” urlava Ruyk, avvinghiando le dita smorte alle sbarre della prigione che nemmeno lui poteva valicare, non potendo allontanarsi dall’umano che aveva il dovere di possedere.
‘E va bene! E’ giunto il momento di salutarci Ryuk’ pensò il ragazzo castano, non potendo pronunciare quella parole ad alta voce.
“Ryuzaki, rinuncio!” disse Light, pronunciando la parola chiave.
Lo shinigami incurvò le labbra in un sorriso. Finalmente avrebbe riassaporato la libertà.
“D’accordo – sogghignò Ryuk, prima di sparire oltre le pareti della cella – come vuoi!”
In quel momento Light perse tutti i ricordi legati al quaderno.
Un po’ smarrito e un po’ confuso, il prigioniero continuò:
“Lo so che sono stato io a chiedere di essere rinchiuso, ma adesso ho capito che è tutto inutile! Ti prego, Ryuzaki, lasciami andare!”
Il detective storse il muso, incredulo.
“Non posso proprio farlo, Light. Come ti ho già detto, da quando sei stato rinchiuso, di colpo i criminali hanno cessato di morire – disse L, sorseggiando il suo caffè – capisci da te che, a come si sono messe le cose, scarcerarti mi è impossibile!”
Nel pieno dello sconforto il ragazzo castano scosse la testa.
“Non crederai che un pluriomicida come Kira possa fare quello che ha fatto senza essere nel pieno possesso delle sue facoltà?” obbiettò Light.
“Anche io sono del parere che Kira non agisca senza una piena consapevolezza – rispose il detective – ma dal momento che il tuo arresto è coinciso con la fine dei delitti, credo che tu nasconda la tua colpevolezza”.
Il prigioniero continuava a scuotere la testa e a fissare la telecamera che, in alto sulla porta, lo stava riprendendo.
“Ryuzaki, ti giuro che non sto mentendo – gridò a pieni polmoni il ragazzo – non sono io Kira. Hai capito? Non sono io Kira!”
Light andò avanti tutta la sera, ribadendo la sua innocenza. Tuttavia Aizawa, Mogi e Matzuda mostravano un certo imbarazzo in quella particolare situazione. L’assenza del loro capo e la sempre più probabile colpevolezza di suo figlio, rendevano sempre più delicata la loro posizione.
Nel frattempo, nella stanza accanto, anche Misa continuava a ribadire la sua innocenza.
La bionda era legata in quel modo da giorni e non si lavava da allora. Non aveva idea di quanto tempo fosse trascorso, ma si sentiva terribilmente sporca.
“Signor maniaco! – disse Misa, richiamando l’attenzione del detective – hey, signor maniaco. Vorrei tanto farmi un bagno!”
L alzò gli occhi al cielo. Adesso ci mancavano anche i capricci di Misa.
“Mi dispiace, ma non è possibile!” rispose il detective, attivando il microfono.
“Eddaii! – protestò rumorosamente lei – mi accontento anche di una doccia veloce. Sai dove abito, no? Almeno portami qualcosa per cambiarmi!”
“Questa faccenda sta diventando sempre più incredibile!” commentò Matsuda, perplesso.
“No, ho detto che non si può!” le rispose pazientemente il detective, ancora una volta.
“No…– piagnucolò lei, esasperata – ma che razza di maniaco sei, eh? Lascia che mi dia almeno una rifrescata! Così potrai anche vedermi nuda, non ti va? Sporco pervertito che non sei altro!”
Il giovane detective cercò di ignorare il tremito che gli era preso al piede destro e tentò di placarlo, sfregandoselo con quello sinistro.
Non sapeva spiegarsi il motivo, ma ogni qualvolta la prigioniera gli dava del maniaco o del pervertito, L si sentiva profondamente a disagio. Eppure lui era abituato a tutto, aveva sempre il pieno controllo delle proprie emozioni, ma quella ragazza impertinente riusciva a metterlo in soggezione.
‘Sarà dovuto sicuramente alla presenza dei poliziotti’ concluse tra sé il detective.

GIORNO 32
Avete visto che roba? Oggi sono morti tutti i criminali che non stati giustiziati da Kira nell'ultimo mese" esordì Matsuda entrando nella suite.
“Già, Kira è tornato” confermò Aizawa.
Il poliziotto più giovane, preso dall’entusiasmo si avvicinò ad L e attivò il microfono per contattare il sovrintendente.
“Capo, è in ascolto? – chiese felice Matzuda – Kira è tornato in azione! Si era solo preso una pausa”
Il sovrintendente, provato dalla dura reclusione, sollevò il capo verso la telecamera e finalmente l’ombra di un sorriso gli illuminò il volto, ormai puntellato da un po’ di barba.
“Dici davvero, Matzuda? – disse con il cuore traboccante di gioia – allora mio figlio è innocente? – ma poi si incupì nuovamente – Ma che dico? Spetta a Ryuzaki stabilire se è innocente”.
L, preso in contropiede dagli ultimi avvenimenti, alzò gli occhi al cielo e si lasciò impietosire dal sovrintendente, ma non ne era del tutto convinto.
“Beh, diciamo ni!” si lasciò scappare L.
“Ha sentito, sovrintendente? È chissà forse è più ‘si’ che ‘no’. Prima era un no secco” rise il giovane poliziotto. Sulla scia dell’euforia generale – tutti erano contenti per il sovrintendente e suo figlio – Matzuda fece per azionare il microfono per avvisare Light della morte dei criminali, ma prima che riuscisse nel suo intento, L protesse il pulsante, colpendo la mano del poliziotto.
“Matzuda, non lo faccia – disse il detective con un tono forse troppo alto – per adesso non diciamo niente a Light”.
Il giovane poliziotto si massaggiò la mano colpita dal detective e annuì. Evidentemente L ancora non era si era persuaso dell’innocenza di Light.

GIORNO 38
Ormai era trascorsa una settimana da quando erano riprese le morti. Mogi e Aizawa facevano pressioni a L affinché liberasse i prigionieri e il sovrintendente.
Il detective, allora, dovette prendere in mano la situazione per sbloccare quella snervante fase di stallo:
“Light è passato più di un mese da quando i criminali hanno cessato di morire – disse L, azionando il microfono – Perché non ti metti una mano sulla coscienza e confessi di essere Kira?”
Il ragazzo castano, così come Misa e il sovrintendente erano arrivati al limite e questo, volente o nolente, il brillante ed eccentrico detective non poteva ignorarlo. Light se ne stava sulla branda, legato mani e piedi in posizione fetale e, ormai allo stremo delle forze, cercava di tollerare il peso di quelle interminabili giornate.
“Ti stai sbagliando, Ryuzaki. Capiscono che le indagini ti abbiano portato a queste conclusioni, ma io non sono Kira! Non sono Kira! – rispose il giovane a pieni polmoni – Usa lo zoom o che diavolo ti pare e guardami negli occhi. Ti sembra lo sguardo di uno che mente?”
L allora premette l’altro pulsante, che azionava il microfono della cella di Misa Amane.
“Amane, davvero non sai chi sia Kira?”.
“Ancora con questa storia? Magari lo sapessi! Lui ha giustiziato il ladro che ha ucciso i miei genitori! Lui si che è dalla parte della giustizia – piagnucolò la modella famosa – sbrigati a liberarti! Voglio vedere Light… Light!”.
Ormai la bionda ripeteva il nome del ragazzo che amava come una litania ogni giorno. Fra tutti, Misa era quella richiusa fa più tempo e non era stata nemmeno la prima a mostrare i primi segni di cedimento. Persino L era rimasto colpito dalla sua forza d’animo, tuttavia non poteva più ignorare che anche lei era giunta al limite.
L spense i microfoni e balzò giù dalla sedia. Poi, si rivolse così ai poliziotti in attesa impaziente di nuovi ordini:
“E va bene! Libererà Light Yagami, ma a una condizione!”
***
***
***
BUONA SERA A TUTTI!
HO IMPIEGATO POCHISSIMO A SCRIVERE QUESTO CAPITOLO, PERCHE’ HO RIUTILIZZATO PEZZETTI DEL CAPITOLO “PRIGIONIA (TERZA PARTE) DI UNA MIA VECCHIA FF.
VI ANNUNCIO CHE DAL NUOVO CAPITOLO LE COSE SI FARANNO PIU’ INTERESSANTI, SE NON ALTRO PERCHE’ FINALMENTE LA STORIA COMINCERA’ A EVOLVERSI UN PO’ DIVERSAMENTE.
GRAZIE MILLE PER LA PAZIENZA DIMOSTRATA FINORA! A PRESTOO : )
JAPAN_LOVER < 3
   
 
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