Film > Star Wars
Segui la storia  |       
Autore: Sistxh    07/06/2018    1 recensioni
Sequel "Invader of the light."
Quando si pensa al diamante il primo colore che viene in mente sicuramente non è il nero, ma il bianco.
Eppure, i diamanti neri sono tra le pietre più preziose per la loro particolarità che li rende unici.
Loro sono due diamanti, attratti dal Lato Oscuro della Forza. L'Oscurità è generosa, paziente e vince sempre. Ma nel cuore della sua forza sta la sua debolezza: una sola scintilla è sufficiente per sconfiggerla.
L'Amore è più di una scintilla... l'amore da fuoco alle stelle.
Genere: Romantico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ben Solo/Kylo Ren, Kylo Ren, Leader Supremo Snoke, Luke Skywalker, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Klelia and Kylo Trilogy.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 Note: Salve, chiedo venia per la mia assenza che è durata circa tre settimane. Ma sono stata impegnata con ultime interrogazioni e cose così. Ho preferito dunque aspettare il termine della scuola per dedicarmi completamente alla storia, senza distrazioni per la testa. Questo lo definirei un capitolo di "passaggio" anche se il legame fra Klelia e Ben si definisce ancora di più e vengono date informazioni per il futuro -bisogna leggere fra le righe per trovarle- comunque, mancano altri due capitoli alla fine di questa seconda parte. Volevo solo dirvi che la terza parte la scrivero durante l'estate e probabilmente verrà pubblicata verso fine agosto-inizio settembre. Detto questo spero che la storia vi stia piacendo, fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione. Ora comincia la discesa verso la distruzione.
Alla prossima. xx
Sistxh 



                                                                                                 VIII.


Steso sotto l'ombra di un'alta quercia, sul prato di quella radura che ormai era divenuta loro, accolto da foglie larghe e steli succosi, Ben si sentiva libero di vagabondare con la mente, trovandosi in un posto perfetto per farsi trasportare dai pensieri. Aveva la pelle sudata ed il corpo ancora affaticato dall'allenamento mattutino; lentamente aprì gli occhi e sbatté le palpebre, in modo da farli adattare ai morbidi raggi del sole. Si guardò intorno, assonnato, solo per rendersi conto che il tramonto era vicino, non aveva mai visto la natura così tranquilla; non c'erano insetti che ronzavano, uccellini che cantavano, non c'era nemmeno il fruscio dei rami mossi dal vento. 
Si mise a sedere e subito il calore penetrò nei suoi indumenti, scivolando attraverso la suola degli stivali; l'unica cosa che voleva era correre e gettarsi nel lago per rinfrescarsi. Così rivolse lo sguardo allo specchio d'acqua e scorse la figura di Klelia, accolta dalla chiara e fresca linfa mentre una miriade di gocce l'accarezzavano scorrendo sul suo corpo nudo, seguendo sulla pelle percorsi che Ben aveva in precedenza tracciato con le mani. La vide sfiorare le proprie curve con una lentezza immane, facendo nascere in lui una soave sensazione di calore. Ciononostante rimase esattamente fermo dov'era, ad osservarla beatamente, assaporando all'infinito la bellezza irreale che la circondava. Quanto tempo era passato? Gli pareva una vita, e invece erano passate solo un paio di settimane da quando l'aveva fatta sua, da quando aveva provato per la prima volta il piacere carnale, ritrovandosi con la propria esistenza completamente sconvolta. Dalla prima volta che l'aveva vista, dal primo sguardo che si erano scambiati, aveva capito che l'avrebbe seguita attraverso l'universo.
Assuefatto da lei.
Klelia era divenuta il carburante che faceva ardere la sua anima, la loro era una storia piena d'incoerenza, costruita con immensa cura, ma con nessuna prevenzione alla distruzione, malgrado i pericoli e l'insensatezza, era finalmente in sintonia con tutto. Ormai erano così isolati che avrebbero anche potuto essere le uniche due creature viventi nell'universo. 

Klelia sollevò il capo nella sua direzione, lasciando incontrare i loro occhi.
L'ambra bramava la pece, cercando di capire cosa stava succedendo nella mente dell'altro.
Klelia avvampò in viso, poi con una determinazione feroce, fece un passo in avanti, mostrando di non provare vergogna. Ben allargò le braccia sorridendo vedendola camminare verso di lui e quando fu abbastanza vicina, si lasciò cadere pacatamente sulle sue gambe. 
"Quanto tempo ho dormito?" chiese Ben mentre avvolgeva il corpo bagnato di Klelia con il suo mantello. La strinse forte a sé, avvertendo l'umidità penetrare attraverso il tessuto della tunica, ma non ne rimase infastidito. "Un paio d'ore," rispose Klelia ridacchiando "dormivi così bene che non volevo svegliarti."
Con naturalezza Ben le prese il volto fra le mani, segno che entrambi stavano accettando la presenza dell'altro, e le lasciò un bacio fugace sulle labbra "L'allenamento di stamattina mi ha distrutto." 
"Sicuro che sia solo questo?" chiese Klelia preoccupata.
Ben si stupiva di come riuscisse sempre ad intuire ogni cosa; la verità era che la notte non dormiva a causa di tutte le cose che gli ronzavano per la testa. Lasciarsi andare per lui era impossibile, anche se eventualmente il sonno lo costringeva a chiudere gli occhi per riposarsi, ponendo fine alla sua veglia apparente. Tuttavia non voleva turbare Klelia in alcun modo, rendendola partecipe dei suoi drammi interiori, quindi si limitò ad annuire. 
"Ricorda che riesco a percepire parte di quello che provi, quindi non puoi mentirmi." 
"Lo so, semplicemente non mi va di parlarne," disse prendendole la mano nella sua "Questa connessione tra di noi per molti punti di vista è una condanna, dato che probabilmente saremo insieme anche dopo la morte."
"Dopo la morte?" chiese Klelia stranita.
"Sì, imparando a preservare la Forza vitale, possiamo manifestare una coscienza che ci permette di entrare in contatto con i vivi dopo la morte, come... fantasmi della Forza."
"Cos'è un fantasma della Forza?"
"E' la sopravvivenza dell'anima, un invito da qualcuno che è morto ma esiste ancora in un certo modo".
Ben vide il volto di Klelia illuminarsi "Ciò significa che potrei interagire con la mia famiglia?"
"No, mio zio ha sempre detto che solo coloro che conoscono appieno le vie della Forza possono diventare un Fantasma e preservare la propria identità."
"Capisco." sussurrò Klelia, abbassando il capo piena di delusione.
"Ma devi sapere che la Forza è presente in ognuno di noi in modo diverso," spiegò alzandole il mento con due dita "c'è sempre speranza."

Stettero in silenzio per un po', partecipi dell'inesorabile scorrere del tempo, godendo uno della presenza dell'altra. Klelia era in ginocchio col capo di Ben poggiato sulle sue cosce, confortante pur essendo pesante; aveva raccolto delle margherite dal prato e le stava intrecciando alle ciocche dei capelli di Ben.
“Non riesco a comprendere come dei fiori possano beneficiare il combattimento.” si lamentò Ben incrociando le braccia.
“Sta fermo!” lo ammonì lei, poggiandogli le mani sulle spalle "Lasciami fare." 
Klelia continuò il suo operato, canticchiando una dolce melodia. In quelle note vi erano pezzi della sua anima, i ricordi della sua infanzia... era stata sua madre ad insegnargliela. Ma non furono le sue lacrime a fermarla, piuttosto l'irrigidirsi del corpo di Ben; la melodia aveva risvegliato qualcosa in lui. Klelia aveva percepito un'ondata di emozioni affogarla, si voltò a guardarlo ed istintivamente lo abbracciò cercando di recargli conforto. "Come fai a conoscerla?" chiese Ben prima di inspirare profondamente.
"Me la cantava mia madre da bambina."
Ben sollevò il capo e la guardò incredulo, i suoi occhi erano freddi "Non riesco a crederci." disse alzandosi.
Klelia spinse via il mantello, la fronte corrugata nella confusione "Perché dovrei mentirti?" chiese mentre si rivestiva "E' una vecchia melodia, cantata dai Ribelli... credevo di averla dimenticata."
"La cantava anche mia madre." il tono della sua voce era piatto, insoddisfatto e le mandò un brivido lungo la schiena.
"Oh, mi dispiace non volevo rovinare tutto," sussurrò Klelia "Perdonami."
"Non ti devo perdonare," sembrava molto calmo "Non ne eri a conoscenza, non è colpa tua."
"Tua madre ti amava e non è riuscita ad aiutarti," gli occhi di Klelia bruciavano di lacrime non versate "e sto fallendo anch'io."
"Nessuno mi può aiutare." il volto di Ben divenne cupo "Né tu, né la mia famigl-"
"Almeno tu c'è l'hai una famiglia!" Klelia lo interruppe bruscamente.
Ben fu sorpreso dalla sua impudenza e vemenza, ma non era pronto ad ammettere le sue debolezze "Non intendevo ferirti."
"Lascia stare, sarà meglio andare." disse Klelia accigliata prima di voltarsi e cominciare a camminare.
                                                                                                             
Klelia si stava rigirando sotto le coperte da un tempo indeterminato, dando la colpa agli sbalzi di temperatura, quando in realtà l'unico colpevole era colui che stava al centro dei suoi pensieri... Ben. Aveva provato più volte a chiudere gli occhi, ma perfino nel buio l'immagine nitidissima del suo volto, abbracciato dalla luce del sole, l'aveva raggiunta divenendo un tormento. Non riusciva più a stare nel letto da sola, era stanca di abbracciare il cuscino, far finta che fosse il petto di Ben, ricordando il suo battito cardiaco. 
Così era uscita dal tempio, ritrovandosi nel cortile esterno dell'Accademia; ogni atomo del suo corpo si era sentito attratto dall'universo che le aveva chiesto di essere osservato. Alzò gli occhi al cielo, l'unica fonte di luce proveniva dal riflesso della luna, che con il suo predominio notturno rese ancora una volta le emozioni di Klelia fortemente frastagliate e le sue viscere estremamente tese. 
Si ritrovò a pensare a quello che Ben le aveva detto sui fantasmi della Forza. “Non potrebbe mai funzionare…” disse a bassa voce "Anche se..." per un attimo la stupida idea di avere ancora la possibilità di parlare con i suoi genitori le balenò nella mente.
Così si sedette a terra, a gambe incrociate, chiuse gli occhi e respirò profondamente.
Lentamente espanse il suo campo sensoriale “Madre... padre... Kyle," li chiamò scrutando il cielo, attese ma non accadde nulla "Mi sento così sola senza di voi, mi mancate tanto. Sono così confusa ed insicura, troppo presa dai sentimenti per dar retta alla ragione..."
Sin da subito aveva creduto che in questo posto avrebbe ottenuto delle risposte, una via da seguire, un aiuto per compiere la sua vendetta. Invece non aveva trovato altro che enigmi senza risoluzioni e nel profondo della sua coscienza sapeva di non dover credere a quelle che apparivano come menzogne, pur essendo verità di gran lunga più soddisfacenti in grado di colmare il suo dolore. 
"Mi avete abbandonata ad un destino così crudele," continuò con le lacrime agli occhi "E mi detesto perché non riesco e non riuscirò mai ad odiarvi.”
Continuò a cercare nella Forza ma fallì miseramente; si sentì così stupida ed incapace, al punto da cominciare a piangere. Si alzò e corse, era da molto che non correva; al mondo c’erano un milione di modi per stancarsi e lei li aveva imparati tutti. Nella fuga senza rendersene conto andò a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno. 
"Klelia, tutto bene?" 
Riconobbe la voce del Maestro Skywalker, ma non riuscì a rispondere e si limitò a muovere freneticamente il capo in segno di dissenso. 
"Stai tremando," disse Luke poggiandole una mano sulla spalla "Vieni, entriamo dentro.”
                                                                                                             
Di notte la mensa dell'Accademia appariva come un luogo estremamente tetro e cupo. L'ambiente era illuminato da semplici candele, poste sui tavoli a uno dei quali Klelia era seduta.“E così Ben ti ha raccontato dei Fantasmi,” cominciò a dire Luke camminando verso di lei.
"Sì, lui mi ha raccontato tante cose..."
"Tieni," disse Luke porgendole una tazza "È tè Sapir, dovrebbe aiutare a rilassarti."
Klelia lo ringraziò e prese un sorso.
"Ho notato che tu e Ben avete molta confidenza." commentò Luke facendola quasi strozzare.
Klelia si diede qualche colpo sul petto mentre posava la tazza sul tavolo, quando riprese fiato alzò lo sguardo e incontrò gli occhi del suo Maestro "Non c'è nessun legame fra me e vostro nipote."
Luke sollevò un angolo della bocca "Di solito scomparite assieme per ore, mi ritieni uno stupido, Klelia?"
Lei dischiuse le labbra.
Si sentì avvampare e pregò che nel buio non si vedesse "I Jedi non possono avere attaccamenti."
"Con me puoi stare tranquilla, io credo che le passioni non debbano essere dimenticate come è scritto nel codice Jedi, ma nemmeno manipolate e distorte per arrivare a un fine in cui solo l'ego prevale, come è scritto nel codice Sith," spiegò Luke esaustivamente "Hanno un'esigenza, un motivo di esistere. Anch'esse vivono nella Forza."
"La verità..." iniziò Klelia, le braccia attorno alle ginocchia tirate sul petto, prese un respiro profondo, l'esalazione tremante. "È che sacrificherei la mia felicità per lui in un battito cardiaco perché..." deglutì a fatica "perché tutto quello che voglio è che lui sia felice."
“Lui lo sa?" le chiese Luke prima di prendere un abbondante sorso di tè.
Klelia scosse la testa.
"Ben è un ragazzo complicato, in conflitto con se stesso da quando è nato," cominciò a dire Luke prima di sospirare "Han e Leila non erano i più stabili dei genitori, lei ha sempre avuto problemi di fiducia, lui un carattere difficile. Immagina loro due insieme come un'unica persona... gli sono state dette troppe bugie, alcune delle quali non gli sono state ancora rivelate.”
"Non so se riuscirò a essere onesta." rivelò Klelia.
 "Il legame fra te e Ben è un qualcosa di speciale, unico, forse l'unica cosa che può preservare la Luce che è in lui. "
"Credo di capire Maestro." 
"Bene, allora va' e stagli vicino."
Klelia annuì "Che la Forza sia con voi, Maestro." disse prima di alzarsi ed allontanarsi a passo svelto.
In poco tempo raggiunse i dormitori, percorse il lungo corridoio, cercando di non fare rumore e si ritrovò fuori alla camera di Ben. Lentamente sollevò la mano chiusa a pugno, avvicinandola alla porta; bussò, ma le nocche quasi colpirono il torace nudo di Ben anziché la superficie in legno: lui aveva aperto la porta di colpo, sorprendendola, prima che lei anche solo la sfiorasse. 
“Stavo per bussare.” 
“Lo so," sussurrò lui "ti ho percepita.” entrambi sorrisero lievemente a quella rivelazione.
Col capo Ben le fece cenno d'entrare, una volta chiusa la porta si prese un attimo per guardarla e notò che aveva gli occhi arrossati.
"Hai pianto. È successo qualcosa?" chiese avvicinandosi, in risposta lei fece spallucce "Se è per quello che è successo oggi, mi dispiace."

Klelia era in conflitto, da una parte non voleva che vedesse fontane, laghi, cascate di lacrime uscire dai suoi occhi- tutte per lui. Dall'altra voleva che vedesse la sua ferita, il dolore che le stava causando, perché forse se avesse visto, non lo avrebbe fatto più. Ma non le diede il tempo di decidere che la strinse fra le sue braccia; il leone furioso ed omicida era divenuto improvvisamente timido e mansueto. 
"Ti serve un posto sicuro in cui crollare, ed io sarò quel posto." sussurrò con il volto nei capelli di Klelia.
Lei ricambiò l'abbraccio; i loro corpi sarebbero potuti essere uniti, pelle su pelle, e loro si sarebbero avvicinati ancora di più, congiungendosi fino ad avere lo stesso odore. Entrambi si stesero lentamente sul letto; quello dove più volte avevano condiviso la saliva, i polpastrelli sulla schiena, i gemiti nelle orecchie ed il sonno. Si erano coricati vicini, sognando per la prima volta dopo tanto tempo, sentendosi al sicuro; per Klelia il modo in cui Ben dormiva, con il viso addolcito e le morbide braccia avvolte attorno alla sua vita, era la cosa più bella che avesse mai visto. 
"Mi sento leggera quando sono accanto a te," con calma protese la sua piccola mano, sfiorando il lato destro del viso di Ben "Tutti i miei difetti, il mio passato e i lividi spariscono quando mi tocchi."  
In quel momento Ben non poté fare a meno di chiedersi chi sarebbe divenuto se le cose fossero state diverse, se avesse avuto la possibilità di sperimentare i colori e gli avvenimenti dell'universo senza costante angoscia. Forse senza l'Oscurità sarebbe stato una persona migliore. Forse no.
"Ben," lo chiamò Klelia "Tu non sei solo."
Lo sentì respirare bruscamente al suono di quelle parole, vide una lacrima scorrere sul suo viso eppure nei suoi occhi vi era una parvenza di... appagamento.
"Neanche tu."
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Star Wars / Vai alla pagina dell'autore: Sistxh