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Autore: Myon_    07/06/2018    2 recensioni
Tre amici si ritrovano a vivere le stesse tre situazioni in un circolo vizioso di incomprensioni e chiarimenti.
Una storia in cui Kazemaru, Midorikawa e Sakuma si ritroveranno a vagare lungo lo spettro delle relazioni umane che li lega ai loro migliori amici.
[...] Probabilmente dichiararsi nella propria scuola di notte, durante una prova di coraggio e davanti a un pianoforte stregato, con i loro amici a poche aule di distanza subito dopo aver sventato una minaccia “aliena” non era stata la sua idea più romantica. [...]
...
[...] Solo Gran fungeva da ancora nel suo passato, Gran e quegli stupidi sentimenti che provava nei suoi confronti.
Gran e quegli stupidi sentimenti che anche lui provava, ma non per lui. [...]
...
[...] -Magari ci saremmo sposati anche noi o saremmo arrivati a odiarci a tal punto da non sopportare neanche di restare insieme nella stessa stanza per dieci minuti. Non ci è dato saperlo. Sappiamo solo cosa siamo ora.-
-...Una via di mezzo, quindi.- [...]

EnKaze, HiroMido e KiSaku
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: David/Jiro, Jordan/Ryuuji, Nathan/Ichirouta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Essere innamorati del proprio migliore amico, per Kazemaru, non era poi così terribile.

Era normale svegliarsi ogni mattina e avere come primo pensiero nella mente Endou, probabilmente non ricordava neanche quando avesse cominciato a pensarlo come “la propria anima gemella”.

Spesso aveva sentito dalle sue compagne di classe lamentele circa situazioni analoghe, di sentimenti fastidiosi nei confronti di amici di vecchia data e di atteggiamenti inconsueti. ma lui non aveva mai sentito alcuna forma di disagio nei confronti del suo amato, nessun imbarazzo o alcun timore che lui potesse capire i suoi sentimenti e abbandonarlo.

Forse aiutava che Endou fosse così ingenuo, così puro e così concentrato sul calcio che difficilmente avrebbe realizzato la verità dietro tutti i sorrisi che gli rivolgeva, dietro le pacche amichevoli sulla spalla, dietro la vera ragione per cui aveva deciso di unirsi al club.

O forse aiutava sapere che, in fondo, anche a Endou lui non risultasse totalmente indifferente.

Percepiva quella lieve tensione tutt'altro che sgradevole nei momenti in cui erano soli; il maggiore interesse che sembrava mostrare nelle sue condizioni dopo un allenamento più faticoso del solito, quanti complimenti gli dedicasse dopo una partita per le sue azioni, buone sì, ma non così straordinarie in confronto a quanto usciva dalla bocca del capitano.


Essere innamorati del proprio migliore amico, per Sakuma, era bellissimo.

Sentiva le critiche dei loro compagni, ma a lui poco importava.

Poco gli importava se Genda lo ammoniva per essere troppo sottomesso al loro capitano, o se Narukami esprimeva lo stesso concetto con termini meno diplomatici e alle sue spalle.

A lui bastava che Kidou gli rivolgesse uno sei suoi rari sorridi per dimenticare tutti, per sciogliersi totalmente.

Sapeva come appariva agli occhi degli altri, e francamente neanche si sentiva in dovere di contraddirli.

Era vero, tutto vero. Kidou era sempre tre passi davanti a lui, ma lui era felice di poter osservare quelle spalle larghe a cui si sarebbe poggiato quando gli altri sarebbero usciti dagli spogliatoi.

Erano un duo, il braccio e la mente. Attacco e centrocampo.

Lui era il suo confidente, il suo consigliere. Il suo più grande sostenitore ma il più severo dei critici.

Il suo compito non era camminare al suo fianco ma lievemente dietro di lui, pronto ad afferrarlo quando sarebbe caduto.

Gli altri potevano dire quello che volevano, ma un giorno avrebbero capito anche loro che il suo posto era quello che già occupava in quel momento.

E mentre gli altri erano occupati a pensare alla sua vita amorosa, lui si godeva le labbra calde e lievemente screpolate del capitano.

 

Essere innamorati del proprio migliore amico, per Midorikawa Reize, faceva schifo.

Sempre se Hiroto Gran potesse ancora essere considerato come tale, migliore amico. O amico.

Con tanto sforzo era riuscito finalmente a immedesimarsi nella sua identità aliena. Era servito tanto energia mentale, non solo quantità industriali di gel ed eyeliner. Per il bene del loro padre aveva rinnegato il sé passato tanto debole, troppo gentile per la sacra missione che doveva portare a termine. Aveva rinnegato le amicizie passate, che sarebbero state un intralcio, se non quelle con i suoi compagni di squadra. Aveva abbracciato la propria debolezza e aveva finalmente superato i propri limiti grazie al potere della pietra. La frustrazione per essere stato abbandonato, gettato nella spazzatura dai suoi presunti genitori era diventata rabbia da riversare in un pallone nero da scagliare contro l'inerme edificio di una scuola.

Solo Gran fungeva da ancora nel suo passato, Gran e quegli stupidi sentimenti che provava nei suoi confronti.

Gran e quegli stupidi sentimenti che anche lui provava, ma non per lui.

Li aveva sentiti bisbigliare in modo sinistro, quei tre.

I migliori, si definivano.

Così bravi da permettersi il lusso di guardare dall'alto verso il basso coloro con cui, fino a qualche mese prima, avevano condiviso i loro letti, il cibo, i giochi.

Sentiva il modo in cui Gran narrava le gesta del grande Endou Mamoru ai suoi compagni, conosceva fin troppo bene quel ragazzo per non cogliere l'entusiasmo celato nel suo tono di voce sarcastico, l'oculata scelta di parole utilizzate nel descrivere il portiere, la sua forza d'animo, la passione che provava nei confronti di quello sport che per loro, tutto sommato, rappresentava nient'altro che un'arma.

-Quando lo conoscerete, capirete cosa c'è di veramente attraente in lui-

Represse un fugace pensiero emerso nella sua testa, una vocina che gli diceva di gioire perché se a Gran piacevano seriamente gli uomini, un giorno forse avrebbe avuto anche lui una speranza.

Tra le fredde montagne dell'Hokkaido, sconfitta l'Hakuren, la Raimon sarebbe stata soppressa, Endou Mamoru annientato e con lui l'ultima debolezza di Reize.


Molti mesi e diverse avventure gli era bastato passare pochi giorni in loro compagnia per capire che, forse,

non era l'unico a guardare il proprio migliore amico in maniera diversa.


Il primo incontro tra Kazemaru e Sakuma dopo l'incidente è stato decisamente strano.

Forse Sakuma aveva aspettato per mesi di poter incontrare qualcuno con cui potersi aprire, che aveva provato i suoi stessi dubbi e rimorsi.

-Volevo solamente essere più forte... volevo che Kidou notasse come potessi essere in grado di lottare anche senza di lui... Mi capisci, vero Kazemaru?-

Sentì il fiato mancare quando i suoi occhi incrociarono quelli scuri di Kazemaru, pieni di comprensione e tristezza.

-Fin troppo bene...- sussurrò e per la prima volta in quella mischia di persone si sentì meno solo.


-Ti distruggerai con questo atteggiamento.- aveva provato ad approcciarlo, ma il ragazzo dai capelli verdi sembrava totalmente sordo alle sue parole.

-Sono solo dieci minuti di allenamento, Kazemaru. So benissimo cosa ha detto il mister, per questo non voglio esagerare, ma per riuscire a diventare più forte questo è il minimo.- lo aveva sminuito con un sorriso.

-...Midorikawa, ti va di venire con me in centro oggi? Devo fare delle commissioni e dato che Endou sembra essere sparito...- suggerì.

Vide il sorriso sulle labbra del compagno di squadra allargarsi e comprese di aver fatto la cosa giusta. Sicuramente non aveva risolto il problema, ma almeno per quella giornata il ragazzo avrebbe avuto modo di distrarsi dalle sue preoccupazioni.

-Andiamo, mi piacerebbe conoscerti meglio!-


Contrariamente a quanto molti pensassero, Midorikawa non provava alcun risentimento nei confronti di Sakuma.

-Chi ha cagion del suo mal, pianga se stesso.-

Gli aveva detto con un sorriso amaro quando l'attaccante l'aveva approcciato in aeroporto per scusarsi in parte di averlo sostituito nella formazione nazionale.

Tutto sommato, la colpa era solo sua.

Se solo avesse ascoltato Hiroto, se solo avesse avuto più fiducia in se stesso, forse non sarebbe arrivato a sforzare il proprio corpo in maniera tale da costringerlo a una riabilitazione così lunga.

-Combatti anche per me, in modo che io non abbia rimpianti.-

E con quel semplice scambio, era nata un'insolita amicizia che sarebbe continuata anche dopo il torneo mondiale.

 


 

Infatti, esattamente un anno dopo il fatidico scambio, tre ragazzi si erano incontrati in un caffè nel centro di Inazuma-chou.

Midorikawa guardò i suoi due interlocutori, così eleganti con le loro uniformi del liceo, ancora più belli di come li ricordasse, e sorrise mentre sorseggiava il suo frappè al pistacchio.

Parlarono del più e del meno, finché Kazemaru, per distogliere l'attenzione dalla sua relazione con Endou, non fece una battuta particolarmente spinosa che fece corrugare la fronte a uno dei due interlocutori.

-...Kazemaru, io e Hiroto non stiamo insieme. Non capisco a cosa tu faccia riferimento.-

Questa volta fu Sakuma, posata la sua tazzina di caffè nero bollente, ad assumere un'espressione contrariata.

-E' un nuovo modo in codice per dire che siete follemente innamorati e pronti per partire alla volta di Las Vegas per sposarvi, non è così?- disse cautamente.

-No, è un nuovo modo in codice per dire che lui non è assolutamente interessato a me, non partiremo mai alla volta di Las Vegas per sposarci e io sono troppo impegnato a studiare per gli esami d'ingresso per pensare ad altro.-

-Beh, non hai negato di essere follemente innamorato di lui.-

-Non penso che ci sia un motivo per farlo, no?- alzò un sopracciglio in maniera eloquente, e gli altri due capirono subito.

Seduti attorno a quel tavolino, quelle tre persone potevano capire meglio di chiunque altro la delicata situazione in cui si trovavano.

-Comunque non sono certo che Hiroto non sia per nulla interessato a te.- esordì Kazemaru dopo un lungo silenzio.

-In classe parla continuamente di te. Penso di poter elencare i voti che hai ottenuto questo semestre a memoria. E ah, a proposito...- iniziò dopo aver sorseggiato il suo cappuccino ed essersi pulito la schiuma dalle labbra. -Complimenti per il pugno sul naso a Nagumo la scorsa settimana. Hai realizzato il mio sogno proibito.-


Le cose con Hiroto stavano andando a gonfie vele.

Superato l'imbarazzo iniziale dopo l'intero fiasco con l'Aliea, i dubbi esistenziali e le crisi personali, erano tornati a essere i migliori amici di una volta.

Erano tornate le partite a calcio, le nottate sotto le stelle spese a parlare per ore, le camicie bagnate dalle lacrime dell'amico, i segreti sussurrati tra le quattro mura di una stanza.

Midorikawa aveva ragione. A Hiroto Endou piaceva, e tanto. La confessione era avvenuta non senza molto imbarazzo, occhiate nervose e lacrime lungo le gote.

La scesa a patti del suo migliore amico con la propria omosessualità era stata più dura di quanto avesse mai potuto immaginare: più e più volte nel corso dei mesi aveva dovuto ribadirgli quanto a lui non importasse verso quale sesso fosse attratto, perché per lui l'avrebbe amato comunque, sarebbe sempre rimasto al suo fianco.

Non aveva voluto fare coming out a sua volta (e si sentiva quasi un'ipocrita per questo), ma si crogiolava nella scelta dell'altro di confidarsi con lui e lui soltanto.

I sentimenti che aveva tentato di sopprimere come Reize si erano riversati come un fiume in piena su Midorikawa, e dopo il breve periodo insieme nel Football Frontier International in cui il loro rapporto si era consolidato ancora di più, aveva capito che, probabilmente, avrebbe sempre provato quell'affetto così sincero nei confronti del suo ritrovato migliore amico.

Se essere suo amico significava poter addormentarsi tutte le notti sotto le stelle con le loro mani intrecciate, lo avrebbe accettato volentieri.


Il loro secondo anniversario era stato abbastanza particolare.

Come tutta la loro relazione, del resto.

Probabilmente dichiararsi nella propria scuola di notte, durante una prova di coraggio e davanti a un pianoforte stregato, con i loro amici a poche aule di distanza subito dopo aver sventato una minaccia “aliena” non era stata la sua idea più romantica.

Il bacio che poi avevano condiviso su quel pianoforte forse lo era stato di più.

Quel bacio, impacciato e decisamente imbarazzante, aveva sancito l'inizio della loro storia, accuratamente celata agli altri.

Nulla era cambiato agli occhi dei loro compagni. Evitavano anche solo di sfiorarsi se sapevano di non essere totalmente soli, consapevoli della loro incapacità, poi, di staccarsi.

Non si tenevano per mano, i baci erano assolutamente vietati al di fuori delle loro camere. Anche le parole andavano moderate, così come gli sguardi che si scambiavano di tanto in tanto durante gli allenamenti.

L'unica volta in cui avevano trasgredito le regole era stata dopo la finale del campionato mondiale in cui, presi dall'entusiasmo per la vittoria e la riunione di Endou con suo nonno, non avevano resistito e si erano scambiati un lungo bacio negli spogliatoi, stretti e ancora accaldati, sorridenti ed emozionati.

Ma era sicuro che nessuno li avesse notati.

Dopo due anni, si sentivano pronti ad annunciare la loro relazione.

Si erano incontrati all'entrata del club di calcio, prima dell'allenamento, e avevano deciso di fare il proprio ingresso mano nella mano, aspettando che il resto del gruppo traesse le proprie conclusioni.

Contrariamente alle loro aspettative, nessuno fece commenti o battute.

Solo Hiroto, intento a cambiarsi, alzò un sopracciglio, fece un sorriso compiaciuto e prese il telefono, e da quel momento fu troppo impegnato a messaggiare per prestare attenzione alla coppia.

-Beh, pensavate veramente che ci saremmo sorpresi?- chiese placidamente Gouenji.

-Aspettavamo soltanto che foste voi a dircelo.- confermò Kidou annuendo.

-L'avevo detto io a Midorikawa, ero sicuro ci fosse qualcosa sotto, ma non mi credeva! E poi sarei io quello che non riesce a capire la gente!- ribadì Hiroto, il sorriso compiaciuto sempre presente e il telefono ancora stretto tra le dita.

-Oh, e congratulazioni! - aggiunse infine il rosso facendo l'occhiolino al suo capitano.

A Kazemaru sembrava di volare. Non solo i loro amici si erano mostrati disponibili e aperti nei loro confronti, ma a quanto pare erano riusciti a capire tutto senza bisogno di imbarazzanti discorsi.

Ora sarebbero stati liberi di vivere la loro storia alla luce del sole, senza doversi trattenere o fermare per paura dei giudizi, degli sguardi degli altri. Almeno tra i loro amici sarebbero stati liberi.

-Kazemaru, una cosa.-

Gli aveva chiesto Gouenji dopo l'allenamento rimasti soli negli spogliatoi.

-Ciò che tu ed Endou fate non mi riguarda e siete liberissimi di fare quello che volete, ma alla prossima vittoria in un torneo, se proprio volete limonare contro un armadietto, scegliete quello di Hiroto e lasciate in pace il mio, per favore.-

...O forse era effettivamente meglio continuare a celarle, certe cose.


Avrebbe dovuto ascoltare Genda, o Narukami, o chiunque altro avesse cercato di fargli aprire gli occhi.

La sua mania per Kidou non era sana. Seguendolo ovunque, pendendo dalle sue labbra, non era il suo secondo in comando.

Quella forma di dipendenza non era reciproca, e lo aveva capito a sue spese.

Era bastata una sconfitta per mettere fine al loro idillio?

Erano stati umiliati, calpestati e feriti, il loro orgoglio infranto, ma sarebbe riuscito a sopportarlo se lui fosse rimasto al loro fianco.

Invece se ne era andato, si era unito alla Raimon, lasciando alle spalle i suoi compagni, la sua squadra... e lui.

Tutte le cose che gli aveva detto durante la partita contro la Shin Teitoku non erano solo frutto dell'influenza della pietra ma della sua neo acquisita consapevolezza che erano stati veramente abbandonati.

Quante volte era venuto a trovarlo? Quante volte lo aveva chiamato? O anche solo mandato un messaggio?

-Non mi sono comportato da bravo fidanzato, vero?-

Gli aveva chiesto Kidou mentre era (di nuovo) confinato in un letto di ospedale, questa volta con qualcosa di più di una gamba rotta.

-La colpa è stata di entrambi.- strinse forte le lenzuola candide tra le mani.

Non aveva bisogno di riuscire a intravedere gli occhi cremisi celati dietro le lenti scure per comprendere i pensieri del ragazzo.

-Sakuma, senti...-

-Ho capito.- lo interruppe serio alzando una mano.

Kidou annuì, tentò di aprire la bocca ma la richiuse di scatto. Gliene fu grato.

Jirou aspettò che uscisse prima di affondare la testa nel cuscino e lasciarsi andare nelle lacrime.

Un anno dopo, andava tutto meglio.

Erano tornati a essere amici, questa volta sullo stesso piano. Il piedistallo che aveva eretto per il suo ex si stava finalmente sgretolando, poco a poco.

Aveva passato anni a venerarlo e sicuramente non sarebbe stato facile riuscire a colmare la distanza che aveva creato.

O forse sarebbe stato meglio tenerla lì, quella distanza.

Magari sarebbe riuscito ad accettare del tutto che le loro strade non sarebbero state unite per sempre.


Dieci anni dopo, accasciati contro il bancone di un pub, tre amici sorseggiavano pensosamente le loro birre.

-Lo avevo detto io.-

Due occhi neri e uno castano si posarono sulla figura che aveva appena parlato.

-Che tu e Hiroto sareste scappati a Las Vegas per sposarvi. Più o meno dieci anni fa.-

Midorikawa si strozzò con la birra e Kazemaru scoppiò in una fragorosa risata che gli costò un'occhiataccia dal barista.

-Punto primo: non stiamo scappando. E' un matrimonio perfettamente lecito e organizzato al quale, mi pare, siete stati anche invitati;

Secondo: New York non è Las Vegas. Chi vorrebbe mai sposarsi a Las Vegas? Non voglio un qualche buffone al mio matrimonio, Haruya mi basta!- ci tenne a precisare massaggiandosi la fronte con le dita.

-Ci saremmo volentieri evitati il viaggio se fosse stato possibile sposarsi qui, ma a caval donato non si guarda in bocca.-

-Almeno avete avuto la decenza di scegliere la data nella pausa estiva, non sono sicuro che il mio club mi avrebbe lasciato libero per una settimana nel bel mezzo del campionato.-

-Il tuo come quello di tre quarti degli invitati, Ichirouta. Non pensare che molte nostre amicizie siano esterne al mondo del calcio!-

-I miei ragazzi saranno fin troppo entusiasti per questa pausa forzata.- storse le labbra Sakuma, passando un dito sul bordo del boccale ormai vuoto.

-Non guardare Ryuuji così, Jirou. Non è colpa sua se entrambi gli allenatori della Teitoku sono amici di vecchia data di entrambi gli sposi.-

Sakuma allentò lievemente la cravatta e fece un cenno con la mano per chiedere un altro boccale, per poi scostarsi con un gesto secco i lunghi capelli dalla spalla.

-Sai che non sarebbe stato un problema troppo grosso se a essere persa fosse stata solo una settimana.- borbottò. -Ma dato che perderemo almeno altri due giorni per il matrimonio di...- si interruppe dopo aver sentito una fitta lancinante al fianco.

Sul volto di Midorikawa era apparsa un'espressione molto eloquente, una che aveva visto solamente in tv.

-Tieni.- disse con un sospiro cedendo la propria birra all'uomo con i capelli azzurri seduto al proprio fianco che aveva perso un po' di colore alla sola allusione.

-Facciamo un ultimo giro per brindare a Ryuuji che è riuscito a uscire dalla friendzone. Offro io.-


Si era già sdraiato sul divano quando la voce di Hiroto giunse alle sue orecchie.

-Ryuuji, è arrivata la posta.-

Midorikawa si lasciò sfuggire un rantolo gutturale al solo pensiero di dover aprire l'ennesima bolletta.

Si alzò con fatica dal divano con le spalle ancora indolenzite dopo le lunghe ore spese seduto a una scrivania al telefono con Zurigo e si avvicinò a piedi nudi verso la cucina, in cui il suo fidanzato stava già iniziando ad apparecchiare.

-Potresti controllarla tu? Ho le mani occupate e non ho voglia di rimettere gli occhiali.-

Forse, se il rosso avesse imparato ad accettarli e non toglierseli a ogni minima occasione, non avrebbe dovuto correre ogni volta dall'altro lato della casa (o, peggio, dell'azienda) per leggere anche solo un'etichetta, ma era troppo stanco per contestare.

Lanciò una breve occhiata al cumulo di missive sul tavolo e prese la prima della catasta. I loro nomi erano scritti con caratteri studiati e precisi, come se il mittente avesse impiegato molta cura nel riportarli sulla busta avorio dalla superficie lievemente ruvida.

Midorikawa corrugò le sopracciglia, dato che quella sembrava essere tutto tranne che una bolletta.

Aprì la lettera con estrema attenzione e lesse silenziosamente il contenuto con un sorriso che si andava via via allargando.

-Hiroto, vieni, presto!-

Il suo ragazzo non si fece aspettare e lo raggiunse, intrappolandolo con le braccia contro il tavolo e posando il mento sulla sua spalla.

-Endou e Natsumi ci hanno invitati al loro matrimonio!- esclamò entusiasta.

-Sono così felice, era ora! Da quanto stanno insieme? Sei anni? Spero solo che Natsumi-san abbia abbastanza buon senso per impedire al capitano di sposarsi in un campo da calcio... Anche se, conoscendolo, potrebbe essere lui a influenzare lei... Dobbiamo anche pensare al regalo! E pensi che potremo lasciare l'azienda in mano a Reina per qualche giorno? Non siamo mai stati assenti entrambi da lavoro, ne Hiroto?-

Non sentendo alcuna risposta dal ragazzo, tentò di districarsi dalla sua presa per girarsi e guardarlo negli occhi. Il suo capo aveva le labbra lievemente piegate in una smorfia, le sopracciglia lievemente corrucciate e uno sguardo lievemente assente.

-Hiroto?- tentò di richiamarlo, tirandogli lievemente l'orlo della camicia.

Il contatto fisico sembrò riuscire ad attirare l'attenzione del rosso che si schiarì la voce con un colpo di tosse.

-Che succede?- colse il disagio nei suoi occhi e questo non fece altro che impensierirlo ancora di più.

Hiroto scosse la testa e fece un sorriso rassegnato.

-Cavolo, con quale tempismo!- esclamò con una leggera risatina amara.

-Non capisco... Ti dà fastidio che si sposino?-

-Oh no, assolutamente...- rispose evasivo, allontanandosi lentamente dalla cucina per andare in salotto. Midorikawa lo seguì, non del tutto convinto della sua sincerità.

-E quindi? Quale sarebbe il problema? ...E che diavolo stai facendo?- insistette quando vide il fidanzato frugare tra i cassetti di mobili con insolito vigore.

-Vuoi una mano a cercare qualche documento particolare?-

-Resta lì, Ryuuji. Non ti muovere!- lo esortò senza neanche voltarsi nella sua direzione, facendo un gesto vago con la mano.

-Ma che ti prende oggi? E fai con più calma, ci sono dei documenti importanti in quei cassetti, non vorrei passare il fine settimana a sistemare il casino che stai lasciando!-

Non aveva neanche finito di pronunciare l'ultima parola che Hiroto si girò, le mani nascoste dietro la schiena e un sorriso sornione sul volto.

-Tra la tua impazienza e il tempismo di Endou-kun, è veramente difficile fare le cose per bene.- sbuffò, ma non sembrava particolarmente infastidito, solo lievemente nervoso. Solamente l'occhio esperto del suo compagno riusciva a notare come il suo sorriso composto fosse lievemente esagerato, come battesse il piede ritmicamente contro pavimento.

-Continuo a non capire.-

-Beh...- iniziò a dire, avanzando lentamente verso di lui. -Il nostro amato capitano potrebbe avermi rubato l'idea...-

E prima che Midorikawa potesse ben immagazzinare quella frase e razionalizzare ciò che era implicito, Kira Hiroto, nato Kiyama Tatsuya, venticinque anni, CEO di una delle più grandi aziende farmaceutiche del paese, campione mondiale di calcio, ex alieno terrorista e, sopratutto, migliore amico da una vita, si era ginocchiato davanti a lui con una scatolina di velluto aperta contenente un anello.

-Midorikawa Ryuuji, vuoi sposarmi?-


-E ora, un brindisi agli sposi! Ma non prima del discorso dei testimoni!-

Bene, era arrivato il momento che temeva da tutta la serata.

Pensieri stupidi, dato che era riuscito a vedere l'amore della sua vita attendere un'altra persona all'altare, baciare labbra diverse dalle sue davanti al celebrante e cingere una vita sottile sotto le note di quella che, perlomeno, non era la loro canzone senza scoppiare a piangere o sentire l'esigenza di scappare.

Per una sera, o per tutte le sere precedenti degli ultimi sei anni.

Parlando con Midorikawa e Sakuma, aveva appreso di essere l'unico a essere stato sorpreso dalla scelta di Endou di affidare a lui il compito di testimone.

Il ragazzo dai capelli ciano l'aveva vista come una totale mancanza di tatto nei suoi confronti, ma Kazemaru gli aveva assicurato che non si sentiva per nulla offeso.

Era quasi lusingato.

Come poteva provare rancore nei confronti dell'amore della sua vita?

Per il bene di Endou sarebbe andato in capo al mondo.

E Natsumi non poteva che essere un bene.

Non provava neanche rabbia nei loro confronti: se c'era una persona che amava l'allenatore tanto quanto lui, quella era proprio l'ex manager della Raimon. Lei era letteralmente andata dall'altra parte del mondo per Endou!

Lui, inoltre, l'amava. La guardava con lo stesso amore con cui aveva guardato lui un tempo, le dedicava le stesse parole dolci, la cingeva nello stesso identico modo, incrociando le braccia attorno alle spalle e non ai fianchi. Chissà se la baciava nello stesso modo. O se anche a lei bisbigliava i loro progetti per il futuro all'orecchio durante la notte.

Probabilmente.

Endou era sincero, sopratutto con i sentimenti. Non si sarebbe trattenuto solo perché, qualche anno prima, aveva dedicato le stesse parole a un'altra persona, sopratutto se le pensava veramente.

Cosa dire davanti a tutti quegli invitati?

-Sono stato uno stupido a lasciarti andare. Avevi ragione tu: a chi importa? A chi importa se sono convinto di non essere mai abbastanza per te? A chi importa se tra Parigi e Tokyo ci sono novemilasettecentoquindici virgola sedici chilometri? Se per sentirci avremmo dovuto fare le notti in bianco per il fuso orario? Ti amo e ti amerò sempre, non ricordo neanche di aver passato un secondo della mia vita senza pensare di voler stare al tuo fianco. Lascia questa donna che ti ama quanto la sua vita e che tu ami con altrettanta intensità e scappa con me, adesso. A Las Vegas. Lasciamo che sia un pagliaccio a celebrare le nozze.-

No, troppo sincero. Non era mai riuscito a esprimere chiaramente i suoi sentimenti.

Il tintinnio di una forchetta contro un calice di spumante e il suo nome chiamato a gran voce lo riportarono alla realtà.

-Non sono molto bravo con le parole...- esordì, e una risata proveniente dal tavolo dei suoi ex compagni della Raimon lo interruppe per la prima volta.

-Dicevo...- riprese forzando una risata -Non sono molto bravo con le parole, quindi lascerò ad Aki il compito di commuovervi fino alle lacrime.

Vorrei solo dire che Natsumi è seriamente una delle donne più forti che conosca, anche se ammetto che all'inizio non mi stava particolarmente simpatica.- aggiunse sorridendole timidamente, e la sposa si limitò ad alzare un sopracciglio e ad accennare un sorriso, divertita.

-Dicevo, Natsumi. Mi sono dovuto ricredere. Sei una donna eccezionale, leale e paziente. Forse l'unica capace di frenare il temperamento irruento del capita- oh, scusate. Spero che questo mio errore non giunga a Thiago, altrimenti chi lo sente... Comunque, grazie.- disse perdendo il falso sorriso che si era costruito. Fissò Natsumi negli occhi, sperando che lei capisse che quel discorso era indirizzato a lei e lei soltanto.

-Grazie per tutto quello che hai fatto, per quello che sono sicuro che farai per lui. Continua ad amarlo come fai oggi, rimani sempre al suo fianco, non importa cosa succederà. Dovesse non essere più convocato, dovessero tornare gli alieni, dovesse anche sparire la luna... Rimani al suo fianco, sempre. Prenditi cura del mio migliore amico.-

Chiese inchinandosi nel silenzio assoluto della sala.

Natsumi si alzò e si inchinò a sua volta, per poi rialzarsi con lui e fissarlo dritto negli occhi.

-Sempre.-


-Hiroto non fa che parlare di preparativi del suo matrimonio. Non so come abbia fatto Midorikawa ad accettare. Probabilmente tra due mesi si presenterà sulla porta di casa loro con un bambino.- sbuffò Kidou poggiandosi alla balaustra del balcone della grande villa.

-Ti senti sotto pressione perché tutti i tuoi amici stanno mettendo su famiglia mentre tu passi i tuoi sabato sera a sbraitare contro ragazzini che non riescono a percepire i movimenti degli avversari alle loro spalle?- gli chiese Sakuma aspirando dalla sua sigaretta.

-Dovresti smettere di fumare quella merda. Sei un atleta, non ti fa bene.- lo rimproverò l'amico.

-Non sono più un atleta, ricordi? Passo i miei sabato sera accanto a te su quella panchina a sbraitare contro gli stessi ragazzini. E poi cosa sei, il mio capo?- sollevò il sopracciglio con aria di sfida, piegando le labbra verso l'alto.

-...sei veramente incredibile.- sorrise Kidou, e Sakuma sentì il cuore sciogliersi. Quell'espressione, così rara, non smetteva mai di colpirlo.

-Chi lo avrebbe mai detto?-

-mh?-

-undici anni fa. Avresti mai creduto che Kazemaru ed Endou si sarebbero divisi? E che a sposarsi sarebbero stati Hiroto e Midorikawa?-

-Effettivamente, il matrimonio tra Hiroto e Midorikawa lo avevo previsto.-

-Veramente?-

-Veramente.-

Kidou sospirò ed estrasse un pacco di sigarette dal taschino della giacca.

-Hai da accendere?- chiese.

-Non sapevo che fumassi.- chiese Sakuma inquisitorio.

-Non lo faccio, infatti. Le ho appena sequestrate a Fudou. Tanto ne ha sicuramente altre.-

-Touchè.- convenne cedendogli il suo accendino.

-Allora perché lo fai?-

-Per capire cosa provi.- disse semplicemente prima di portare la sigaretta alle labbra.

Come previsto, un attacco di tosse colpì l'allenatore della Teitoku che guardò l'oggetto tra le sue mani con un espressione disgustata.

-Non hai bisogno di riempirti i polmoni con queste schifezze per farlo, basta chiedere.-

-Certe volte osservare non basta. Hai bisogno di provare sulla tua pelle.-

-Così mi fai sembrare una partita.- scherzò l'uomo.

-Vorrei che lo fossi. Non ho mai avuto problemi a leggere un campo da calcio, mentre per quello che riguarda te...- si riportò la sigaretta alle labbra e aspirò lentamente, trattenendo un'espressione disgustata.

-Cosa ci trovavi di così eccellente in... me?-

Sakuma alzò un sopracciglio.

-Stai scherzando, vero?- chiese divertito. -Eppure pensavo di avertelo detto chiaramente... Kidou, essere al tuo fianco era tutto ciò che desideravo da ragazzo. Anzi, essere te era tutto ciò che desideravo.

Tu eri forte. Tu eri potente. Un genio. Ti bastava un solo sguardo per capire la situazione, un solo sguardo per riuscire a formulare una controffensiva.

Stare al tuo fianco faceva sentire speciale persino me... essere primo nel tuo cuore mi riempiva di gioia... Ma ho capito.- disse concedendosi una pausa per aspirare, serio e pensoso. Aveva l'abitudine di ponderare le parole, ma non era sicuro che sarebbe riuscito a farlo anche in quel momento. Tutto sommato, si parlava di sentimenti. Sentimenti che provava da una vita ma che non era mai riuscito a esternare al diretto interessato, per vergogna o anche per una vera e propria incapacità fisica. Quello status quo in cui si trovavano era già precario e i suoi pensieri su di lui avrebbero potuto costituire un ulteriore ostacolo in quel rapporto così fragile, che già posava le proprie fondamenta su una situazione instabile.

- Ho capito le critiche degli altri, il nostro non era un rapporto alla pari. Non era sano. E la colpa non era tua, non totalmente. Non avevo fiducia in me stesso, nelle mie capacità, e facevo affidamento solo su di te. Dopo che ci siamo lasciati è stata dura, lo è ancora oggi... ma almeno sono riuscito a trovare me stesso.- ammise amaramente.

-Mi sono allenato duramente, sono entrato in nazionale, poi mi hanno contattato anche club esteri... e tutto per riuscire a diventare l'ancora di me stesso.-

-Sarò pure un genio, ma non ho per nulla empatia... Non riuscivo a comprendere le motivazioni per cui tu e Genda eravate arrivati a un punto di rottura tale. Non ho mai capito veramente te.- ammise dopo un minuto di silenzio. Anche quelle parole erano ponderate, riusciva a percepire con quanto sforzo ciascuna fosse stata pronunciata. E Sakuma riusciva anche a percepire lo sguardo cremisi su di sé, come ogni singola volta. Tanto profondo era il loro legame.

Forse non si erano mai allontanati veramente.

-Se ci fossimo comportati diversamente dieci anni fa, cosa saremmo ora? Hiroto e Midorikawa o Kazemaru ed Endou?- chiese il castano, con un lieve accenno di incertezza nella voce che solo lui, e lui soltanto, sarebbe riuscito a percepire.

-Non ci è dato saperlo. Chi lo sa. Magari non saremmo allenatori della Teitoku, tu non avresti finito l'università, io non sarei andato in Sud America. Non avremmo avuto altre storie che, per quanto disastrose, ci hanno aiutato. Magari ci saremmo sposati anche noi o saremmo arrivati a odiarci a tal punto da non sopportare neanche di restare insieme nella stessa stanza per dieci minuti.

Non ci è dato saperlo. Sappiamo solo cosa siamo ora.-

-...Una via di mezzo, quindi.-

-Una via di mezzo?-

-Nel mezzo di questa ambigua scala, non stiamo insieme ma non ci siamo neanche indifferenti. Siamo solo Yuuto e Jirou. E a me va bene così, a te?-

Sakuma ci pensò un attivo, poi un sorriso sincero si distese sul suo volto arrossato dall'aria fredda di gennaio e dall'imbarazzo.

-Sì, siamo una via di mezzo. Col tempo si vedrà.-


-Sapete cosa trovo veramente strano?- chiese Midorikawa guardando i suoi due amici.

-Cosa?- replicò Kazemaru alzando un sopracciglio.

-Che non siamo mai stati nella stessa situazione sentimentale in contemporanea?- azzardò Sakuma.

-A buon intenditore poche parole, eh?- rise l'uomo.

Anche gli altri due ragazzi, dopo essersi guardati interdetti, si unirono a lui.

Innamorarsi del loro migliore amico era sicuramente stata un'avventura fatta di alti e bassi. Avevano riso e pianto, e chissà quante altre situazioni avrebbero affrontato nella loro vita.

Forse un giorno i loro sentimenti sarebbero cambiati ulteriormente, magari Sakuma e Kidou sarebbero tornati insieme, le strade di Hiroto e Midorikawa avrebbero preso pieghe diverse e il rapporto di Endou e Kazemaru sarebbe tornato a essere in bilico tra la pura amicizia e qualcosa in più, ma certamente non avrebbero mai dimenticato quel viaggio che, sotto sotto, avevano vissuto insieme.


 

Angolo dell'autrice:

Salve!
L'ultima volta che ho scritto per questo fandom, con un altro profilo, avevo appena finito gli esami di terza media. 
Martedì prossimo ho il terzo esame della sessione estiva universitaria.
Come passa veloce il tempo!
Comunque, salve, sono Myon!
Okay, l'hype per Ares (che sto adorando!) mi ha fatta tornare in questo fandom che devo ammettere essere quello in cui mi sono sempre trovata meglio e, dato che la voglia di far nulla ha sempre avuto la precedenza sui doveri, ho sfornato questa one shot!
L'idea mi è nata proprio ripensando a Go in cui vediamo quelle che mi piace definire come "le coppie degli inseparabili" hanno preso delle strade diversissime tra loro: Hiroto e Midorikawa sono praticamente sposati, Endou ha sorpreso tutti sposando Natsumi e Kidou continua ad avere nei confronti di Sakuma questo atteggiamento da "Sì, sei il mio migliore amico e tvb ma ti pianto così da un momento all'altro perché la Raimon ha la priorità".
E quindi, dato che l'idea di un'amicizia tra Sakuma, Kazemaru e Midorikawa mi ha sempre attratta, ho deciso di scrivere una storia in cui questi tre si ritrovano a rivivere le tre fasi dell'ambiguità di una relazione (rottura, avvicinamento, stasi) ma in momenti diversi: sanno cosa gli altri provano, eppure non lo riescono a vivere pienamente.

La parte iniziale si svolge rispettivamente "poco dopo la fondazione della Raimon, campionati regionali del FF, prima fase del progetto Aliea".
Le altre due non hanno una cronologia precisa, e mi piace così.
E' una storia che si svolge uno spettro, dopotutto. E così la cronologia dei fatti è fluida.

Spero di non avervi annoiati e se la storia vi è piaciuta spero di ricevere una recensione, anche piccina!
Grazie mille in anticipo!
 

 

  
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