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Autore: redpassion_    08/06/2018    0 recensioni
"Mi fai stare bene, con te riesco ad essere me stesso" sussurra accarezzandomi la guancia con la punta delle dita.
"Quando stiamo insieme mi sento disconesso dal mondo" sorride prima d’imprimere le sue labbra sulle mie.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Welcome to my life



Un rumore mi fa spalancare gli occhi: infastidita, scaravento la sveglia contro il muro, ma sembra proprio non sia la mia giornata perché continua a suonare anche se non è più integra.
Maledetta scuola.
Di malavoglia mi alzo dal letto e vado in bagno per una doccia fredda, ma ad occhi ancora chiusi sbatto il mignolo contro lo spigolo della porta. Rimango paralizzata per il dolore e cerco di trattenere un urlo tra i denti per non svegliare tutti gli abitanti della città. << Maledetto colui che ha inventato le cose con gli spigoli! >> gemo sedendomi sul pavimento.
Non ho neanche il tempo di riprendermi che vengo letteralmente sovrastata da Baloo: il mio bellissimo e grassissimo Husky. << Ti devo mettere a dieta >> esclamo accarezzandolo tra le orecchie e dirigendomi una volta per tutte in bagno.

<< Si Cat, sto arrivando! >> grido alla mia migliore amica dalla mia camera mentre cerco di infilarmi la maglia e le scarpe nello stesso momento. << Kay, lo so che ancora non sei vestita, ma se non ti muovi ti lascio qui! Vado in macchina, hai circa due minuti >> mi risponde dal piano di sotto, probabilmente con un sorriso sadico sul volto.
Giuro, io ho cercato di prepararmi in tempo, ma senza accorgermene mi sono addormentata sulla tavoletta del water e mi sono risvegliata solo all’arrivo di Cat.
Prendo al volo lo zaino e scendo le scale come una furia rischiando anche di rompermi l’osso del collo, ma riesco a non spalmarmi sul pavimento per miracolo. Entro in cucina per prendere un toast al volo e saluto mia madre e mio fratello con un “ci vediamo stasera” strascicato a causa del cibo già infilato in bocca. Corro come una furia fuori, ma prima di poter aprire la portiera della macchina Cat parte lasciandomi impalata nel giardino di casa mia. Sbatto un paio di volte le palpebre prima di lanciare un urlo disumano: << Cat, non fare la stronza! >> e, inevitabilmente, sveglio tutto il quartiere.

<< Se quella di biologia mi sbatte in detenzione giuro che al posto dello shampoo ti metto la crema depilatoria >> sorrido falsamente a Cat prima di sbattere con forza l’anta dell’armadietto, facendole capire quanto sia incazzata. << Se non fossi ritornata indietro non saresti nemmeno arrivata per la prima ora! E non farla tanto tragica, era solo uno scherzetto! >> grida roteando gli occhi. << Era uno scherzo stupido e tu sei proprio stronza >> le riservo una smorfia prima di legarmi i capelli. << Ok, ok, ho capito! Scusami...a pranzo ti do la mia coca-cola >> esclama alzando le mani: ahi, colpo basso, sa quanto io adoro bere quella bevanda gassata; sta cercando di corrompermi.
<< Sai come farti perdonare >> rido schioccandole un bacio sulla guancia, perché infondo non mi va di tenerle il muso e rinunciare ad una lattina di quello che considero “nettare degli dei”. Non faccio in tempo a voltarmi che vado a sbattere contro un ragazzo: Jay Cooper, terzo anno, capitano della squadra di football e ovviamente fidanzato con il capitano delle cheerleader; beh, insomma, il solito cliché. Popolarità e bellezza sono il binomio che si lega inevitabilmente con la stupidità: perché si, in ogni scuola c’è sempre il capitano della squadra di football (tanto bello quanto stupido e arrogante) fidanzato con il capitano delle cheerleader (probabilmente bionda con occhi azzurri e sicuramente stupida).
E invece no, nel mio sfortunato caso, il capitano della squadra di football è tutto fuorché stupido: oltre ad essere bravo negli sport, è portato per le materie scientifiche e se la cava bene anche nelle altre; è persino uno dei rappresentanti di istituto! Questo non fa altro che irritarmi, infatti da quando ho avuto occasione di incontrarlo, ovvero durante una delle partite del campionato di football, mi rivolgo a lui con frasi di disprezzo cercando sempre di metterlo in difficoltà. Ma figuratevi se una persona talmente perfetta ed odiosa come lui si fa mettere in difficoltà da me! No, assolutamente, lui deve mettere in imbarazzo me! Lo odio. Quando mi accorgo di avercelo ancora davanti, cerco di superarlo: ma niente va nel verso giusto oggi, perché mi prende il braccio e, ovviamente, ride. << Williams, che fai? Scappi quando mi vedi? Non pensavo di metterti paura >> mi sbeffeggia con un sorriso sghembo e ancora la mano sul mio braccio. << Dovrei avere paura di te? Hai l’ego più grande del cervello...e anche di altro >> sorrido maliziosa spostandogli il braccio, finalmente sorpassandolo. << Dovresti prima constatarlo per affermarlo, ma non mi pare il caso, Williams… dopo non vorrei averti attaccata al sedere… o anche ad altro! >> riesce a togliermi anche l’ultima parola.
Con le orecchie rosse per l’imbarazzo e il nervoso, lo mando a quel paese con un gesto e me ne vado definitivamente. L’ho già detto che lo odio?

Vi è mai capitato di alzarvi con la sensazione che la gionata davanti a voi andrà una merda? Quando vostra madre invece di preparavi la colazione ancora dorme? Quando un ghiacciato e frizzante bicchiere di coca cola vi cade per terra?
Vi è mai capitato di entrare in classe dopo due minuti dal suono della campanella e prendere un ritardo? Beh, a me si.
<< Signorina, mi dispiace ma è in ritardo di circa due minuti. Purtroppo dopo le lezioni la devo mandare in detenzione >> come avevo immaginato la professoressa Cartwright, chiamata da tutti anche “dittatrice” e da me appena ribattezzata “la donna che aveva dei gravi problemi con i minuti”, mi aveva accolto nel peggiore dei modi: come se quella giornata non fosse già iniziata male! << Va bene Miss Catwright, cercherò di non tardare la prossima volta >> le dico sospirando rassegnata perché avrei perso un pomeriggio a scuola con studenti ribelli, sfortunati e sfigati. Per un attimo fui tentata di farle notare che “due minuti” non sono un proprio e vero ritardo, ma la leggenda narra che l’ultimo intrepido studente che lo aveva sottolineato si era beccato la detenzione per due settimane dopo una epica sfuriata della professoressa in questione. Ingoio il rospo e vado a sedermi in seconda fila, accanto a una ragazza dark con due piercing sulle narici, uno all’apice del naso, entrambe le orecchie dilatate e le sopracciglia disegnate con l’ombretto (o il rossetto?) rosso: inquietante. Ci mancava solo mi dicesse “passa dal lato oscuro della forza”, poi sì che la mia giornata sarebbe stata indimenticabile.
<< Ragazzi, andate a pagina 132. Jefferson leggi tu >>. Appoggio la fronte sul banco e sospiro delusa e amareggiata: l’incontro con Cooper, la detenzione e adesso persino la voce nasale e irritante di Josh Jefferson, chiamato da tutti “mangia-caccole”(sì, le mangiava davvero). Cosa c’è di peggio?
<< Ehi, sabato sera ci sarà un incontro degli “Satana’s followers”, vuoi aggiungerti a noi? Sai, credere in qualcuno di malvagio è forte! >> mi ritrovo sotto il naso una mano che regge un biglietto nero con delle scritte bordeaux. Non guardo la padrona di quel biglietto e mi allontano leggermente con la sedia, prima di negare il suo invito e maledicendomi per non avere con me un po’ di acqua santa da gettarle a dosso. Lei cerca di contro-ribattere, ma la professoressa la interrompe: << Williams, già sei arrivata in ritardo, vuoi anche disturbare la lezione? Fuori dalla classe! >> i suoi strilli per una volta non sembrano così fastidiosi, sono quasi tentata di sorriderle perché mi sta regalando un’ora libera.
<< E visto che ci sei, porta questi fogli per l’assemblea a Cooper >> come non detto, non c’è mai fine al peggio.

   
 
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