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Autore: Lizhp    08/06/2018    2 recensioni
“Quindi non si vede più a scuola… un ragazzo dell’ultimo anno che faceva lezioni con lui ha detto che se ne è andato in Messico”
Messico.
Ma allora perché non mi ha detto niente, in fondo mi vedeva tutti i giorni. E poi mi ha sempre detto che per qualsiasi cosa lui ci sarebbe stato.
Magari quello che stavano dicendo quei ragazzi non era vero.
“A fare cosa in Messico?”
“Dicono che sia scappato dopo aver litigato con la moglie…”
“Aveva anche due figli, no?”
“Sì… dalle voci che girano, sembra proprio che sia scappato con un uomo!”
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis, Fortunè Penniman, Paloma Penniman, Yasmine Penniman, Zuleika Penniman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 24: Un buon inizio è già metà dell'opera

26 aprile 1993
 
“Mica hai preso tutto?”
“Sì, mamma”
Che poi cosa dovrei prendere? Solo un po’ di coraggio perché giuro che mi tremano tanto le gambe e se mi tremerà così anche la voce io non…
“In bocca al lupo”.
“Sì, buona fortuna”.
“Vedrai che andrà alla grande”.
Sbuffo.
“Non dirlo Paloma, porta sfortuna”
“Ma figurati” e mi scompiglia i capelli. Mi sottraggo velocemente e prendo il mio zaino con dentro solo pochi fogli.
Papà si avvicina a me e mi fa vedere la mano; batto forte un cinque e mi sforzo di sorridergli, nonostante l’ansia.
Poi si volta verso mia sorella più piccola: “Ehi, Zuleika, cosa si dice?”
“In bocca all’ufo” e tutti ridono.
“Si dice in bocca al lupo, Zul” e lei alza le spalle, come a dire che poco importa.
Borbotto un “crepi”: in fondo, che sia un lupo o un ufo meglio andare sul sicuro. Poi esco di casa perché se ancora qualcuno mi dice qualcosa sono sicuro che le mie gambe cedono.
Per fortuna Fortuné ancora non può parlare.
Salgo in macchina della mamma e mi siedo dietro, perché dobbiamo passare a prendere Alla. Mi guardo dentro il finestrino e sistemo il papillon blu.
Quando la mia insegnante sale in macchina, non mi dice niente e io penso che lei è quella che ha capito davvero tutto di come ci si sente prima di un provino del genere.
Quando la mamma parcheggia la macchina, dobbiamo fare un pezzettino a piedi. Ci fermiamo poi davanti ad un edificio bianco, molto familiare per me: spesso infatti mi fermo a guardarlo da fuori. È enorme e ha un tetto triangolare.
Mi piace.
Quando entriamo però spalanco la bocca incredulo. Non l’avevo mai visto dentro e non so davvero trovare una parola per descriverlo. Il palco è coperto da tende rosse con i bordi color oro e gli spalti sono disposti a ovale e tutto, ma proprio tutto, è rosso e oro.
Deglutisco rumorosamente mentre osservo il palco e mi immagino lì, a cantare le canzoni che Alla mi ha insegnato.
“È bello, vero?” mi chiede la mamma, appoggiandomi una mano sulla spalla.
“Sì” riesco solo a rispondere, mentre ancora mi guardo in giro, incantato da quegli unici due colori che riesco a vedere.
“Agitato?”
Mamma, che domande mi fai.
Sto capendo che prima di un provino non voglio che nessuno mi faccia domande. Per il futuro mi farò accompagnare solo da Alla, è deciso.
“Potrei avere un po’ di mal di pancia” rispondo comunque perché quelle fitte non sono proprio piacevoli.
“Molto bene, senza un po’ di ansia non si arriva da nessuna parte” è stata Alla a rispondere, il tono di voce sempre un po’ distaccato.
Ci fanno accomodare nel retro e io mi siedo a terra, in fila dietro le altre persone.
Quando sento che per l’ordine si seguirà quello alfabeto, borbotto una parola che forse non avrei dovuto borbottare.
“Mica!” mi sgrida subito la mamma, guardandomi male.
“Scusa, mamma” mi affretto a rispondere.
Però dai, che schifo, io sono la p. Do un rapido sguardo alle persone intorno a me e mi rendo conto che come minimo dovrò aspettare ancora un’ora.
Non sono abituato a chiedere cose ad Alla, ma questa volta lo faccio, perché devo tranquillizzarmi.
“Alla, dice che possiamo provare un pochino? Solo qualche minuto, la prego”
Sembra contrariata dallo sguardo, ma non so perché alla fine cede.
“Solo poche cose Mica, altrimenti il tuo male alla pancia aumenta”.
Annuisco e mi preparo a fare quello che dice lei.
Effettivamente mi fa provare solo qualche nota, che però nonostante le gambe che tremano e il male alla pancia riesco a fare.
Annuisce e mi dice di non cantare più.
Mi risiedo tranquillo quindi e aspetto il mio turno.
 
Mi alzo quando li sento chiamare Eric Palmer, pensando che dopo potrei esserci io. Inizio a camminare avanti e indietro e né la mamma né Alla mi fermano.   
Ma dopo Palmer tocca a Patch e poi a Patel.
Sbuffo e inizio a perdere le speranze, proprio quando “Michael Holbrook Penniman Jr”
Sobbalzo e corro vicino alla tenda.
La scosto, faccio un respirone grande grande e poi esco sul palco.
Guardo le persone davanti a me, in prima fila sui sedili rossi, poi però mi sforzo di concentrarmi sul teatro.
È bello stare da questo lato.
“Quanti anni hai?”
“Nove e mezzo” mi affretto a rispondere.
“Di dove sei?”
“Londra”.
“Okay, quando sei pronto puoi cominciare”.
Chiudo per un attimo gli occhi e immagino Alla che mi dà indicazioni prima di iniziare.
Concentrati.
Devi escludere tutto il resto.
Ricorda, un buon inizio è già meta dell’opera.
Solo tu e la tua voce, tu e la musica.
Ricorda la prima nota, è alta.
Riapro gli occhi e inizio a cantare. Metto in pratica tutto quello che Alla mi ha insegnato, sia con la voce che con le espressioni del viso e la gestualità.
E ci riesco, riesco a cantare proprio come lei mi ha insegnato.
Dopo le prime note è passato tutto, le gambe non mi tremano più, la pancia non mi fa più male.
È come dice Alla, io e la musica.
E quel teatro.
Quando finisco di cantare rimango fermo; applaudono, proprio come hanno fatto con tutti gli altri, e poi mi danno il permesso di andare.
Quando torno dietro le tende la mamma mi aspetta con un gran sorriso. Prendo la rincorsa e le salto in braccio.
“Bravissimo, Mica” mi dice, lasciandomi un bacio tra i capelli.
Le sorrido e, quando lei lascia la presa, guardo la mia insegnante.
“Come pensa che sia andata?”
Trattengo un po’ il fiato mentre aspetto una risposta, perché lei prima mi fissa e non parla subito.
“Ha ragione la mamma. Se stato molto bravo, hai fatto tutto quello che ci siamo detti”.
E, nonostante tutto, rivolgo un sorriso anche a lei.

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Buonasera a tutti!
Ecco il nuovo capitolo, come al solito aspetto le vostre opinioni se ne avete voglia!
Sono un po' di fretta, quindi vi saluto.
Un GRAZIE enorme a tutti per come avete accolto il continuo di questa storia.
A presto!
Lara
   
 
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