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Autore: Vega_95    09/06/2018    1 recensioni
Marinette è scomparsa, nessuno sa più chi lei sia. Nessuno sa più chi sia Ladybug.
Tutti si sono dimenticati di lei, a eccezione di una sola persona.
Niente più Papillon, nessuna akuma, nessun super cattivo e supereroe disturbano la normale routine dei parigini e di Adrien che si ritrova a vivere una normalissima vita da studente, ma che non riesce proprio ad accettare, non senza di lei , non con la costante sensazione di aver perso qualcosa di vitale importanza e il peso di non aver mantenuto la sua promessa: di non aver protetto la sua Ladybug.
Dov'è Marinette? Cos'è successo a Ladybug?
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10
Lei è Ladybug


Restarono così, stretti l'una all'altro sotto la pioggia battente per lungo, lunghissimo tempo continuando a sfogarsi, gridando, piangendo e anche quando le loro gambe si piegarono per la stanchezza lasciandoli scivolare a terra, non si lasciarono. Si strinsero forte, finché un senso di pace e sicurezza scaldò i loro cuori e allora, solo allora, scostarono i volti dalle spalle per guardarsi negli occhi e tacquero.
La pelle era livida, erano stravolti, gli occhi gonfi, rossi e lucidi, ma non aveva importanza. I loro sguardi dicevano molto più di mille parole e un dolce sorriso li illuminava.
Richiusero gli occhi poggiandosi fronte contro fronte, assaporando la piacevole presenza l'una dell'altro, mentre Marinette accarezzava il viso del bellissimo ragazzo che la stringeva tra le braccia e gli scompigliava i capelli bagnati in dolci carezze.
Fu un gemito di dolore di Adrien a farla scostare leggermente da lui, cercando la causa di quel dolore che lei gli aveva procurato.

«non è niente» mormorò il ragazzo tenendo lo sguardo fisso sui suoi occhi. Non voleva preoccuparla, ma lei insistette scostando una ciocca di capelli bagnati dalla sua fronte e scoprendo un grosso bernoccolo violaceo dall'aspetto poco rassicurante che la fece sussultare ed emettere un gemito che voleva essere una domanda a quello sfregio.
«solo un piccolo incidente» la tranquillizzò, spostando l'attenzione sui lividi di lei, sulla camicetta logora e sul viso sporco.
«una piccola caduta» si giustificò continuando a guardarlo dritto negli occhi, mentre un brivido di terrore la pervase rigonfiando quei cristalli cerulei di grosse lacrime che si sbrigò a nascondere affondando di nuovo il viso contro il suo petto, scossa da nuovi singhiozzi. Adrien provò a calmarla, a rassicurarla, ma fu difficile, non dopo tutto quello che avevano passato, il modo in cui si era comportata.
«sh,sh». Sibilò carezzandole i capelli bagnati. «è finita. Va tutto bene»

Era davvero finita.

Ormai erano abbracciati sotto la pioggia battente da parecchio e lei non era ancora svanita, non aveva avvertito nessun senso di amnesia o un silenzio agghiacciante.
Adrien l'avrebbe tenuta stretta tra le braccia per tutta la vita, sarebbe rimasto così per sempre, ma un senso di nausea e vertigini lo travolse ancora, quella posizione lo stava stancando e sentiva il bisogno di sedersi e appoggiare la schiena.

«Marinette...» la chiamò, provando ad allontanarla, ma quando lei si accorse delle sue intenzioni sussultò aggrappandosi con ancora più forza alla sua camicia. Non c'era modo di separarla da lui, non ancora almeno e con forza ricacciò indietro quel conato che lo fece rabbrividire e disgustare, sforzandosi di restare lucido mentre le mormorava parole rincuoranti all'orecchio solleticandole la pelle con il suo fiato caldo. Premendosi contro di lui, Marinette gli ricordò degli scrigni che aveva in tasca e che lo aiutarono a distoglierla dai suoi tormenti e a lui di rilassare il suo corpo malconcio.

«devo farti vedere una cosa» mormorò attirando finalmente la sua attenzione invitandola a seguirlo al riparo, sotto al cornicione dell'ingresso.

Era silenziosa, lo osservava con gli occhi spalancati seguendo ogni suo minimo movimento. Un flebile sospirò le scappò dalle labbra quando Adrien le mostrò la scatolina contenente i suoi orecchini. Moriva dalla voglia di riabbracciare la sua piccola amica, ma si trattenne ancora qualche momento, incapace di distogliere lo sguardo da lui.
La guardava, le gote rosse e quelle ciocche nere appiccicate alla fronte, proprio come quel giorno. Era come allora, un punto di confine che avevano varcato all'ultimo momento, andando oltre i loro stessi limiti, compiendo un atto di vero amore che aveva sovrastato persino le parole.

«Marinette, è vero? » volle sapere, trovando un momento di confusione nel suo sguardo che si saziò quando la sua domanda si fece più specifica: «io... io senza volerlo ho ascoltato la tua verità... è... è vero quello che hai detto? »

Ancora imbambolata, assorta nei suoi occhi, nei suoi lineamenti perfetti, nelle sue labbra che si muovevano a ritmo delle sue parole, la ragazza annuì continuando imperterrita nel suo silenzio.

«ehi, Insettina, perché sei così taciturna? » le domandò, pensando di smuoverla con qualche provocazione: «il gatto ti ha mangiato la lingua? »

Un risultato lo ottenne, la sua pessima battuta le fece sollevare un sopracciglio, ma non era abbastanza e Adrien pensò di continuare con il suo irriverente sorriso da Chat Noir.

«vorrei proprio conoscerlo e farci due chiacchiere, perché io non ho ancora avuto l'onore... dovrei forse essere geloso? »
«non è un sogno» mormorò, finalmente Marinette. «nei miei sogni non dici cose così stupide e... non chiamarmi Insettina» si ridestò finalmente fulminandolo come solo Ladybug sapeva fare.
«vorrei proprio conoscere questo Adrien dei tuoi sogni» le sorrise, felice di sentire la sua voce.

La giovane scostò lo sguardo per un istante, imbarazzata dal pensiero che le era saltato sulla punta della lingua, ma che si era vergognata troppo a dire. Non reggerebbe al tuo confronto. Aveva pensato.
Non aveva importanza se non l'aveva detto, l'imbarazzo che le aveva avvolto il viso, fu sufficiente per Adrien da cambiare la sua espressione, mostrandole un sorriso dolce e caldo guidato da un desiderio così forte da superare anche i dolori del suo corpo ammaccato che chiedeva solo di essere lasciato in pace. Con un tocco delicato le sollevò il viso tendendosi in avanti fino a sfiorarle la guancia umida con la punta del naso, mormorando il suo nome a fior di labbra, pronto a catturarle e farle sue per molto, molto tempo. Era un momento che attendevano entrambi con ansia da parecchio e in quel luogo magico, sotto quel cielo nuvoloso, la magia stava per compiersi.

La sfortuna di cui il gatto nero era il simbolo e quella innata di Marinette, dovevano essersi combinate per creare qualcosa di così potente da separare quelle labbra frementi prima che potessero sfiorarsi e quella volta la causa fu un'esplosione che li fece sussultare e tremare la terra sotto di loro.

«dovremo smetterla di provarci» borbottò Marinette osservando una nuvola di polvere levarsi in lontananza.
«cos'è stato? » domandò Adrien voltandosi molto dopo di lei, trovandosi di fronte all'ennesimo spettacolo di distruzione. «dobbiamo mettere fine una volta per tutte a questa storia e riportare tutto alla normalità» sentenziò prendendo lo scrigno contenente il suo anello. «qualunque cosa sia, la fermeremo e la sconfiggeremo. Sei con me? »

Marinette sembrava davvero spaventata, teneva lo sguardo fisso verso il luogo da cui arrivavano le urla e il boato, ma quando sentì le mani di Adrien sulle sue spalle, mentre cercava di incrociare i loro sguardi, la sua espressione cambiò. Aveva ragione, dovevano mettere la parola fine una volta per tutte. Lo sguardo determinato di Ladybug tornò a illuminarle il viso e insieme aprirono gli scrigni liberando i kwami. Non erano sicuri che si sarebbero ricordati di loro e ne ebbero la certezza quando videro le espressioni sorprese sui loro musetti, mentre guardavano prima i due ragazzi di fronte a loro e poi si voltarono cercando una spiegazione una nello sguardo dell'altro.
I ragazzi morivano dalla voglia di salutare calorosamente i magici esserini di fronte a loro, peccato che sarebbe stato un gesto poco gradito che li costrinse a desistere.

«non abbiamo tempo di spiegarvi» disse Adrien.
«la situazione è molto grave e se non interveniamo l'intera città rischia di sprofondare» continuò Marinette porgendo la mano alla piccola kwami della coccinella: «Tikki, so che in questo momento non hai idea di chi io sia, ma fidati di me, la città ha bisogno di Ladybug. Mi aiuterai? »

In effetti Tikki era un po' perplessa, ma sapeva anche che se il Maestro Fu aveva affidato lei e Plagg a quei due ragazzi, doveva esserci un buon motivo.
Il potere persuasivo di Adrien era molto meno efficace di quello di Marinette, specialmente con quel gran pigrone di Plagg, ma sapeva anche come convincerlo.

«...se ci aiuterai avrai tutto il camembert che vorrai. Mi sembra un buon compromesso, che dici? » lo stuzzicò.
«sì, mi sembra un buon accordo, ma... perché dovremo aiutarvi? » puntualizzò il kwami della distruzione.
«voi ci date i poteri da molto tempo e insieme lottiamo contro Papillon e le sue akuma, ma l'ultima che abbiamo affrontato ha cancellato Marinette, Ladybug dalla realtà modificando la memoria di tutti. È fondamentale riportare le cose alla normalità» spiegò brevemente il ragazzo che ancora combatteva con le nausee e le vertigini e quella terribile emicrania.
«io gli credo» disse Tikki voltandosi verso l'amico.
«mmh... se dici che potrò mangiare tutto il camembert che voglio, allora va bene. Ti darò il potere» accettò anche lui alla fine.

Con il loro permesso, Marinette e Adrien indossarono i miraculous.

«Marinette, sei pronta? » le chiese il ragazzo. L'ultima volta che si erano trasformati, lei si era tirata indietro, sarebbe stato un vero problema se la stessa cosa che l'aveva paralizzata quel giorno, si fosse ripresentata, ma quella volta la ragazza ostentò un'aria molto più sicura e meno turbata.

«andiamo».

«Tikki! »
«Plagg! »

«TRASFORMAMI! »

La trasformazione si attivò, i kwami furono risucchiati all'interno dei gioielli e in un bagliore di luce i due ragazzi tornarono a indossare i panni dei supereroi parigini.
Adrien fu entusiasta di essere tornato finalmente a essere Chat Noir e ancora di più di vedere la determinazione negli occhi della compagna che aveva ormai smesso di aver paura della sua maschera.

«andiamo? »
«sì, ma prima...» la fermò Chat Noir che si lasciò scappare una piccola risata guardandola: «cos'era quel.... " AH!" » le domandò, imitando il suo movimento nel momento in cui Tikki entrò nei suoi orecchini scostandosi teatralmente una ciocca di capelli dall'orecchio.
Ladybug di certo non restò in silenzio di fronte a quella provocazione e ricambiò la sua risata posizionandogli un pugno di fronte al naso: «e tu allora? Cosa sono queste?» lo prese in giro a sua volta imitando le pose di Adrien quando richiamava Plagg per trasformarsi.
«ehi! Io sono un supereroe! E come ogni supereroe che si rispetti, devo avere la mia posa» si giustificò puntando il naso al cielo.

Allentata la tensione per l'inizio di quella nuova battaglia, tornarono seri e pronti a partire. Poco a poco aveva smesso di piovere, lasciando del temporale solo pozzanghere e nuvole nere che iniziarono a diradarsi.

«dopo di voi, M'Lady» s'inchinò Chat Noir allungando le braccia al suo fianco indicando la loro meta.
«grazie gattino» andò avanti l'eroina giocherellando un momento con il suo yo-yo per riprenderci la mano prima di lanciarlo in direzione del crollo.

Fu un piacere per Chat Noir rivedere la ragazza balzare tra i tetti di Parigi, pronta a lottare al suo fianco.
Si pietrificò quando un fischio insopportabile gli trapanò le orecchie, un dolore assordante che si unì a quella persistente nausea che non era ancora scomparsa, buttandolo a terra. Un disgustoso rigurgito acido gli risalì lungo l'esofago costringendolo a sputarlo appena invase la sua bocca.
Sospirò e ringhiò, infastidito dalla sua situazione, ma si fece forza, si rialzò e con un balzo seguì Ladybug.

All'arrivo dei due supereroi, i soccorsi erano già sul posto. L'edificio colpito era quello di Kidz+ Tv. Era notte fonda, non ci sarebbe dovuto essere nessuno, o almeno era quello che tutti credevano. Alcuni tecnici erano rimasti fino a quell'ora per terminare di montare alcuni set per i programmi del giorno seguente e furono loro le vittime del crollo. Vigili del fuoco e polizia si stavano adoperando per tirarli fuori dalle macerie e condurli in ospedale il prima possibile.

«vorrei proprio vedere questa cosa che devasta la città...» mormorò Chat Noir osservando l'ennesimo disastro e il panico diffuso per la città con sirene che strillavano a ogni dove.

I ragazzi tenevano occhi e orecchie ben aperti e pronti a captare qualsiasi rumore, pronti a intervenire e colpire la misteriosa entità. Un nuovo boato attirò la loro attenzione sulle macerie del grattacielo: un nuovo crollo, dovuto all'instabilità della struttura, minacciò gli stessi soccorritori che si videro crollare addosso alcuni detriti.
Era giunto il momento di intervenire e con le loro armi Ladybug e Chat Noir sbriciolarono i pezzi di cemento mostrandosi ai parigini che li avevano dimenticati. Scongiurato il pericolo e aiutato a portare fuori gli ultimi feriti, i supereroi si ritrovarono con gli occhi stupefatti di tutti addosso, chi si domandava se fossero una trovata pubblicitaria, chi dei ragazzini in costume, ma avevano visto tutti il loro eroico intervento e ciò bastò a rassicurare le persone radunate.
Stavano per annunciare che si sarebbero preoccupati loro della misteriosa creatura che devastava la loro città, quando un suono sordo richiamò i sensi felini di Chat Noir che strinse il bastone tra le mani e si voltò alla sua sinistra respingendo una freccia diretta proprio verso di loro.

Una malefica risata attirò l'attenzione di chiunque la ascoltò sulla cima del palazzo accanto a quello crollato.

«Oubli! » spalancò gli occhi Ladybug osservando la ragazza con la balestra in mano e già pronta a scagliare una nuova freccia.
«vedo che sei riuscita a salvarti, Ladybug» disse, come se volesse complimentarsi con lei: «buon per te, ma non ti andrà bene una seconda volta! »

Non gliel'avrebbe permesso. Con un balzo Chat Noir si alzò in aria spingendosi più in alto con il bastone riuscendo a colpirla in pieno.

«non accadrà di nuovo! » ringhiò il gatto nero restando appollaiato sul tetto, fissandola intensamente negli occhi: «Urielle arrenditi, non riuscirai a farla franca di nuovo! »
«la seconda è la volta buona» ghignò la ragazza tornando a mirare a Ladybug che nel frattempo si era spostata mettendo in salvo la gente intorno a loro. Si raccomandò con tutti perché restassero al riparo dalle frecce, ma non poté fare nulla quando Nadja e il suo cameramen arrivarono sul luogo per documentare l'arrivo di quella super cattiva.

Ben presto la notizia si propagò per tutta Parigi risvegliandola e riversando i cittadini più curiosi nelle strade in cerca dei supereroi mostrati nei filmati in diretta, mentre lottavano contro la malvagia ragazza con la spirale sull'abito che scagliava contro di loro una raffica di frecce che andavano completamente a vuoto.
Tra di loro c'era anche Alya che, disubbidendo ai suoi genitori, non resistette all'idea di filmare dal vivo i misteriosi salvatori di Parigi.
Imprudente come sempre, la curiosa studentessa, dopo aver rincorso in lungo e in largo lo scontro, si ritrovò nel suo fuoco incrociato rischiando di diventare la nuova vittima di Oubli.

Terrorizzata all'idea di perderla e dimenticarla, Ladybug legò lo yo-yo attorno al polso della sua migliore amica trascinandola via e lasciando che fosse il suo compagno a prenderla e portarla al sicuro.

«non muoverti da qui Alya» si raccomandò.
«come conosci il mio nome? » si stupì la giovane continuando a documentare ogni cosa con il suo telefono.
«beh diciamo che ci siamo già incontrati qualche volta, solo che non lo ricordi» disse tenendo lo sguardo puntato su Ladybug e Oubli. «capirai non appena avremo sconfitto questa guastafeste» disse, tornando a combattere. Si era legato al dito l'ennesimo tentativo andato vuoto di baciare la sua bella ragazza, per colpa sua e di quella misteriosa entità e non vedeva l'ora di mettere fine a quella lotta per riprovarce e per riuscire nell'impresa, doveva concentrarsi.
Mentre la lotta infuriava per le strade di Parigi, Gabriel, svegliato dal baccano, scoprì dal notiziario dell'arrivo di quella super cattiva che pareva avere a tutti gli effetti acquisito il potere da un'akuma, una di quelle di cui gli aveva parlato Adrien quel giorno.

Senza più esitare e dare retta a Nooro, abbandonò i panni del burbero stilista trasformandosi nel malvagio Papillon e nell'esatto momento in cui ebbe luogo la trasformazione, il legame con la sua vittima tornò a consolidarsi aumentando il suo potere distruttivo.

«Oubli, è un piacere rivederti» disse, guardando con i suoi occhi lo scontro che si stava consumando.

«finalmente ti sei fatto vivo, Papillon» borbottò la ragazza, prendendo in contropiede il suo padrone, non la ricordava, non sapeva quando o come l'avesse infettata con una delle sue akuma, ma colse l'occasione al balzo in ogni caso. «voglio vendicarmi di Adrien e di quella smorfiosa che l'ha fatto dimenticare di me! » sbraitò.
«prima dovrai portarmi i miraculous» mise in chiaro Papillon: «non ho intenzione di aspettare ancora! »

I patti erano chiari e Oubli non voleva rinunciare al suo potere, ecco perché si lanciò con più rabbia sulla ragazza in rosso scaraventandola a terra con un calcio e preparandosi a colpirla con una freccia.
Stordita dalla caduta, Ladybug fu salvata da Chat Noir che la deviò rispedendola al mittente.

«e ora a...»

Il capogiro quella volta fu così forte da oscurargli la vista per un momento costringendolo a inginocchiarsi a terra, premendosi la mano sulla testa dolorante.

«Chat Noir! » si spaventò la sua compagna correndo a salvarlo dalla loro nemica. «cos'hai?! »

Non riuscì a risponderle e non ne ebbe nemmeno il tempo, la cosa che da giorni devastava Parigi e che li aveva costretti a intervenire, fece sentire la sua presenza colpendo gli edifici che circondavano i ragazzi, cercando di seppellirli vivi sotto le macerie.
Il boato fu udito per diversi chilometri e ancora risuonava nelle orecchie dell'eroina in rosso mentre adagiava delicatamente il suo compagno sul divanetto di un negozio di vestiti risparmiato dai crolli premurandosi di essere ben nascosti.

«cosa ti succede? » gli chiese con più calma, spaventata a morte dal suo stato di stordimento e quella smorfia di dolore che non riusciva a scacciare dal viso.
«non...» provò a tranquillizzarla con un mormorio, sollevandosi, ma il dolore fu ancora più acuto costringendolo ad arrendersi ad esso.
« Chat Noir»
Non le rispose finché non sentì le fitte alla testa affievolirsi e allora sollevò la schiena cercando il suo sguardo sforzandosi di sorridere, malgrado la sua smorfia.
«non so se te l'ho detto, ma mentre venivo da te ho preso un autobus... cioè lui ha preso me... in pieno» ammise, cercando di usare un tono scherzoso che di scherzo aveva ben poco e che spaventò a morte la ragazza
«non farne una tragedia Insettina» tentò di calmarla, come se dopo aver sganciato una bomba del genere potesse pretendere che lei stesse calma e serena: «non è nulla di grave, solo un bernoccolo»
Sapevano entrambi che era molto più grave di come lo descriveva a parole lui e il grosso gocciolone rosso che gli scivolava dal naso ne fu la prova evidente; una domanda sorse spontanea a Marinette.
«se avevi il miraculous con te, perché hai rischiato in questo modo? Potevi usare i poteri di Chat Noir e arrivare a scuola in un attimo... adesso non saresti...»
«adesso tu non saresti qui» la interruppe guardandola dritta negli occhi, con la voce più limpida che riuscì a usare: «non potevo scegliere la strada più facile, dovevo lottare. Era una cosa che dovevo fare io con le mie sole forze, per te. Varcare la soglia del nostro legame da solo, come Adrien, come un ragazzo normale che ti ama e che non ti avrebbe mai lasciata andare» disse stringendole la mano « lotterò sempre per te, per Marinette, per Ladybug, per ciò che sei e ciò che amo. Per questo non mi importa di cosa mi è successo, se non l'avessi fatto, non avrei mai potuto dirti queste cose».

Poteva capirlo, ma allo stesso tempo un nodo alla gola la portò a coprirsi la bocca con la mano, mentre due grosse lacrime gonfiarono i suoi occhi blu per bagnarle immediatamente le guance.
Si zittì. Non credeva che sentirgli dire quelle cose l'avrebbe fatta scoppiare a piangere in quel modo nascondendo il viso con i palmi, mentre i singhiozzi scuotevano il suo corpo ammaccato dal volo dalle scale di qualche ora prima.
«ehi, che fai, piangi? » ridacchiò Chat Noir, dopo essersi ripreso dalla sorpresa, cercando di allentare la tensione, ma non fu sufficiente.
«s-stupido...» singhiozzò la ragazza: «no...non dirmi... q-queste...cos...»

Il gesto di Chat Noir le mozzò la voce in gola, mentre le spostava le mani dal viso premurandosi di asciugarle le lacrime facendo attenzione a non graffiarla con gli artigli, mentre strofinava le dita sulla pelle bagnata.

«non piangere, M'Lady. Sei più bella quando sorridi» mormorò godendosi il caldo tepore della guancia di Ladybug contro il suo palmo.

Restarono così per un po', assaporando l'una il tocco dell'altro, chiudendo gli occhi lasciandosi trasportare, ma dovettero fermarsi prima che il loro istinto avesse il sopravvento. Se avesse continuato, Ladybug avrebbe lasciato scivolare il viso contro quel palmo permettendo alle sue labbra di accarezzare il guanto nero e Chat Noir avrebbe mosso le dita lungo il suo collo sottile. Peccato che non fosse il momento e non appena si resero conto di essersi lasciati trasportare dalla situazione, si ritirarono, imbarazzati, cominciando a balbettare qualcosa di incomprensibile che sovrappose le loro voci, finché non tacquero per un momento. Trovarsi in quella situazione, con il ragazzo ferito gravemente, una pazza che cancellava dall'esistenza chiunque le capitasse a tiro e un mostro invisibile che devastava la città, ricordarono alla giovane qual era la priorità, caricandola anche di tanta rabbia. L'adrenalina che aveva in corpo cresceva cancellando la stanchezza e la spossatezza di quei giorni e con uno scattò si levò in piedi.

«metterò fine a questa storia. Non muoverti da qui» disse tenendo lo sguardo puntato su di lui, pronta ad andarsene.
«fai attenzione». Chat Noir sapeva che non l'avrebbe potuta fermare, come sapeva di non essere in grado di seguirla, l'unica cosa che potè fare fu raccomandarsi con lei perché tornasse indietro sana e salva. Non avrebbero avuto una seconda occasione e forse fu proprio questa consapevolezza che lo portò a trattenerla richiamando ancora una volta la sua attenzione.

«Marinette, so che chiedertelo è superfluo, ma...quando questa storia sarà finita, tu... vuoi essere la mia ragazza? »

Non vide imbarazzo o incertezza nel suo sguardo, non fece una piega.
Ormai con l'adrenalina in circolo, la ragazza fece un passo indietro tenendo stretta la sua mano e si chinò su di lui prendendolo del tutto alla sprovvista. Fu caldo e piacevole, ma estremamente rapido. Per un solo momento le loro labbra si toccarono in un bacio rubato a cui Chat Noir non ebbe nemmeno il tempo di rispondere.

«ehi aspetta! »

Il tempo di rendersi conto di cosa era successo e Ladybug era già sulla porta dandogli le spalle.

«te lo restituirò più tardi» disse: «comunque, la mia risposta è » aggiunse prima di sparire tra i palazzi in cerca di Oubli.

Le era costato davvero molto farlo, ma non voleva avere rimpianti, semmai avesse fallito di nuovo.
Mentre saltava da un tetto all'altro in cerca della vittima di Papillon, avvertì uno spostamento d'aria anomalo e l'istinto le disse di cambiare direzione. In quel modo riuscì a evitare il colpo dell'entità invisibile.

«finalmente sei tornata, Ladybug» l'accolse Oubli mostrandosi a lei e con la balestra ben puntata. « dammi i tuoi orecchini o sparirai di nuovo e questa volta per sempre» la minacciò.
Colpi di yo-yo e scocchi di freccia si susseguirono per le strade di Parigi, l'eroina non si sarebbe mai lasciata sopraffare, avrebbe lottato con tutte le sue forze e sconfitto anche quell'akuma.
Doveva prenderle a tutti i costi il cerchietto dalla testa, ma sembrava impossibile avvicinarsi e il nemico invisibile che faceva di tutto per contrastarla la stava mettendo in seria difficoltà.
Ancora una volta si ritrovò scaraventata a terra da quella che sembrava una coda o una qualche appendice che si muoveva in maniera cadenzata travolgendo qualunque cosa gli si parasse davanti.
I muscoli delle gambe erano dolenti, l'adrenalina stava poco a poco svanendo facendo ritornare quei dolori che si era sforzata di scacciare; i piedi, le gambe, l'addome, le spalle, la testa. Tutto faceva male, ma doveva resistere, per sé, per Adrien, per i suoi amici e per la sua famiglia. Voleva disperatamente tornare da loro, riabbracciarli e leggere l'amore per lei nei loro occhi. Rivoleva indietro i caldi abbracci del suo papà, il dolce sorriso della sua mamma e la complicità di Alya che in quel momento la osservava da lontano con aria spaesata.

«rivoglio indietro la mia vita! » gridò contro Oubli, tornando all'attacco, carica e motivata più di prima.

Balzò da un edificio all'altro disorientando la nemica che iniziò a lanciare frecce a caso, sentendosi colpire ripetutamente dallo yo-yo dell'eroina che svaniva e riappariva, attaccandola con colpi toccata e fuga che impressionarono Alya, intenta a osservare e filmare tutto con il suo cellulare.
Con un lancio ben congegnato riuscì a circondare la nemica con il filo dello yo-yo e con uno strattone la imprigionò riuscendo a farle cadere di mano l'arma che si premurò di allontanare il più possibile con un calcio.

«questa supereroina è mitica! ». Sentì gridare la sua migliore amica, entusiasta coma la prima volta che la vide in azione.

«è finita Oubli» sentenziò avvicinandosi a lei, pronta a rompere il cerchietto e catturare l'akuma.

Avrebbe dovuto aspettarselo, quella super cattiva si era fatta un amico potente e invisibile, se così si poteva definire, che accorse in suo aiuto provocando un terremoto e diversi crolli. Ladybug si scansò appena in tempo, ma quando la nuvola di polvere sollevata dalla caduta delle macerie si diradò, Oubli si era liberata dal suo cavo riappropriandosi della balestra. Provò a fuggire e schivare le frecce, ma quando inciampò e cadde la sensazione di essere in trappola s'impossessò di lei pietrificandola. Sarebbe accaduto di nuovo e quella volta Adrien non avrebbe potuto riportarla indietro. Chiuse gli occhi, pronta a riprovare quel dolore che tra poco le avrebbe perforato il petto, dando l'ultimo addio al suo amore.
Lo stridio del metallo le fece riaprire gli occhi trovandosi di fronte ad un'ombra scura posta in sua difesa, ci mise qualche secondo a mettere a fuoco la figura di Chat Noir, in posizione d'attacco a quattro zampe, le labbra contratte e sollevate a scoprire i denti, le orecchie schiacciate sulla testa, soffiando e ringhiando come un gatto selvatico contro la nemica.

«giù le mani! » ringhiò rimettendosi in piedi.
«Chat Noir...» si sorprese Ladybug a cui venne una fitta al petto nel momento in cui realizzò che era accorso in suo soccorso, non seppe dire se per la gioia di vederlo in piedi o per la preoccupazione per il suo stato.
«e così il randagio è tornato per salvare la sua fidanzatina? » sghignazzò Oubli.
«problemi? » le domandò Chat Noir raddrizzando la schiena.
«davvero credi di potermi affrontare, randagio? » lo schernì guardando la grossa goccia di sangue che gli solcò le labbra macchiando la tuta nera, prima che lui potesse pulirsi.
«ovviamente» sogghignò restituendo lo yo-yo alla ragazza che si rialzò affiancandolo. «andiamo M'Lady. Insieme! »
«Insieme! » rispose Ladybug balzando con a lui verso la nemica che si ritrovò in svantaggio numerico e disorientata su chi colpire senza essere soggetta a sua volta ai loro attacchi.
Si muovevano in perfetta sincronia alternando i loro attacchi, per poi colpire insieme, sostenendosi a vicenda in mosse e contromosse con una complicità che non avevano mai trovato prima. Il perfetto connubio tra i loro poteri, tanto diversi quanto complementari e complici.
Il Guardiano dei miraculous aveva fatto la sua scelta molto tempo prima e quella fu l'ennesima prova di quanto giuste fosse stata corretta, un alternarsi fluido e costante che portò ben presto i ragazzi a mettere Oubli in trappola.
Il ritorno dei supereroi doveva aver fatto arrabbiare molto la creatura, per l'ennesima volta si accanì sulle strade e quella volta la sua vittima sarebbe stata la povera Alya se i ragazzi non si fossero accorti in tempo del pericolo.

Chat Noir si lanciò verso l'amica traendola in salvo appena in tempo.
Quella distrazione permise a Oubli di liberarsi, ma non per molto, l'eroina di Parigi l'avrebbe rimessa presto in gabbia e con quella sicurezza, ricominciò a saltarle intorno rotolandole intorno lo yo-yo con movimenti acrobatici che continuarono a meravigliare ed estasiare Alya.

«è sensazionale! » esclamò la ragazza tornando a riprendere la scena, senza perdersi un primo piano del ragazzo gatto che fissava lo scontro con ammirazione. «chi è quella supereroina? » volle sapere da lui risvegliandolo dai suoi pensieri e lasciando apparire sul suo viso un dolce sorriso.
«Ladybug...» mormorò muovendosi verso di lei: «il suo nome è Ladybug». Affermò a voce più alta voltandosi verso la telecamera, pronunciando quel nome e infondendo in esso tutta la fiducia della città. « e io sono Chat Noir» aggiunse balzando via. Non si sarebbe certo lasciato scappare l'occasione di mettersi in mostra.
Ladybug osservò la loro nemica svolazzare sulle loro teste, stanca di giocare. Non era l'unica e, dopo aver avuto un cenno da Chat Noir, lanciò il suo potere speciale.

«Lucky Charm! »

In un bagliore rosa, un flacone volò tra le mani della ragazza che lo osservò alquanto perplessa.

«del silicone in schiuma? E che dovrei farci? » si stupì osservando la confezione pronta all'uso.
«mi sembra un po' misero per rimettere in sesto tutti questi edifici» notò sarcasticamente pulendosi ancora una volta le gocce di sangue che scivolavano dal naso e solleticavano il labbro superiore, preoccupando non poco Ladybug. «tranquilla, finirà presto». La rassicurò ancora. «allora, qualche idea? »
La ragazza ci pensò un attimo cercando in giro indizi su come usare quel Lucky Charm e poi lo capì.
«coprimi» mormorò dividendosi da lui.

Mentre il gatto distraeva Oubli colpendola ripetutamente e costringendola a difendersi, la sua complice si appollaiò su un lampione in attesa nel momento propizio in cui la vide con le spalle al muro e allora si scagliò verso di loro lanciando il flacone a Chat Noir.

«tocca a te! » lo chiamò.
«Cataclisma! »

Senza pensarci due volte, colpì la bottiglia che esplose imprigionando Oubli dalla testa ai piedi in una morsa di schiuma a presa rapida che la incollò al muro permettendo così ai ragazzi di prenderle il cerchietto e romperlo.

«niente più malefatte piccola akuma» disse sbloccando il potere di purificazione nello yo-yo e lanciandolo in direzione della farfalla nera intenta a fuggire. «Deakumizzazione! » gridò catturandola e lasciando che tutto facesse il suo corso.
«ciao, ciao farfallina! » sorrise guardando l'insetto bianco volare via e la sua vittima riacquistare le sue sembianze, disorientata, ma incolume.

Stava per rilasciare anche il Lucky Charm, ma esitò guardandosi intorno. C'era troppo da sistemare e non era solo la città devastata il problema, c'era da modificare i ricordi di centinaia se non migliaia di persone. Riportare indietro chi era scomparso e restituire la loro memoria a chi l'aveva persa, c'era da riportare quella realtà sconvolta sul suo giusto cammino. Di solito a quel punto era una passeggiata, lanciare in aria l'oggetto, lasciare che il potere della creazione rimettesse tutto a posto e la battaglia poteva dirsi conclusa, ma non quella volta. Sarebbe stato lungo e difficile e le avrebbe richiesto uno sforzo immane, energie che aveva consumato ormai da molto.

«prendi il mio potere» s'intromise nei suoi pensieri il ragazzo dagli occhi verde mela tendendole la mano.
«sai che non possiamo, è vietato...» obbiettò, credendo che le stesse offrendo l'anello.
«voglio dire prendi la mia forza, dividiamoci questo peso e facciamolo insieme» fu la sua spiegazione un po' più esaustiva.
«sei sicuro di farcela? » si preoccupò, ancora impressionata dalle croste di sangue che si accalcavano attorno alla sua bocca e alle narici man mano che cercava di pulirsi.
«tra poco il tuo Lucky Charm mi rimetterà a nuovo» ammiccò prendendole la mano: « facciamolo! »

Convinta, Ladybug lanciò in aria la bomboletta

«Miraculous Ladybug! » gridò tenendo la mano tesa verso il cielo dove l'oggetto magico esplose in una miriade di luminose coccinelle che si sparsero e spansero ovunque. Il potere di Ladybug raggiunse ogni angolo del mondo restituendo persone e memorie a chi li aveva perduti.

I ragazzi avvertirono le forze venire prosciugate poco a poco dal loro corpo, mentre i raggi luminosi portavano calore e benefici a tutti. Gli stessi Chat Noir e Ladybug goderono dei benefici di quel potere ristabilendosi dai loro incidenti.
Ancora pochi minuti e poi tutto finì, sotto lo stupore generale di una Parigi che si svegliò di scattò conscia di ciò ce aveva perso e felice di averlo ritrovato.

Il sole stava cominciando a sorgere quando finalmente tutto ebbe fine, Parigi era stata ricostruita in pochi minuti, giusto in tempo per dare il saluto al nuovo giorno.
Gli stessi eroi rimasero fermi a guardare quella meravigliosa alba rosea, tenendosi ancora stretti per mano.

«è finita» mormorò Ladybug sentendosi finalmente rilassata, potendo tirare un sospiro di sollievo che contagiò anche il suo compagno.
 

Ancora una volta Papillon venne sconfitto, sebbene in quell'occasione ne sentì quasi il sollievo, rendendosi perfettamente conto di aver donato troppo potere a quella ragazzina che aveva generato un tale disastro, sconvolgendo la loro realtà.

«per questa volta accetto la sconfitta Ladybug, ma non cantare vittoria tanto facilmente, perché presto mi impossesserò dei vostri miraculous! » tuonò al vuoto, richiudendo la grande vetrata che gli dava da sempre un'ampia visuale di Parigi.

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L'importante è crederci PAPIllon

So... ragazzi è finita. il male è sconfitto, per ora, Marinette è tornata da Adrien. 
Che dire... è stato un piacere, ciao.

 

 

Dai che scherzo! Manca un degno epilogo a tutto!
Cavolo però... la mia prima fanfiction su miraculous è quasi finita... ora sono io che piango T^T
Se penso alle maledizioni che mi ero mandata perchè disegnavo la copertina anzichè la tesi e quando stavo alzata fino alle quattro di notte perchè VOLEVO scrivere un capitolo...
Mi sento un po' vuota adesso...
Se fate un salto sulla mia pagina instagram vi beccate pure qualche fanart spoiler (se la riconoscete eheh)

vegaria95

Al prossimo e ULTIMO (piango) capitolo! 

*si asciuga le lacrime*

Vega

   
 
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