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Autore: marea_lunare    09/06/2018    1 recensioni
La razza umana è ormai estinta da migliaia di anni, la Terra è stata conquistata da angeli e demoni, i quali ne sono entrati in possesso combattendo tra di loro una feroce battaglia, conclusa con un armistizio.
Tra le popolazioni vige l'obbligo di non fare del male a nessuno della razza opposta o di intrattenere un qualsiasi tipo di rapporto, per il timore di poter compromettere la pace.
John Watson però non è come tutti gli angeli: lui crede in un possibile legame tra i popoli. Sarà proprio lui, infatti, a conoscere un demone particolarmente acido ma geniale, che lo affascinerà fin da subito. Sa bene però, che la loro amicizia potrebbe compromettere gravemente la situazione di stallo che permane tra le loro razze.
I dubbi sono tanti, le speranze diminuiscono giorno dopo giorno.
Tra una divinità potente e sconosciuta e due mondi opposti ma al contempo simili, si sviluppa la storia di John Watson e Sherlock Holmes, coloro che potrebbero cambiare o distruggere il loro mondo.
Genere: Drammatico, Fantasy, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Quasi tutti, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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IX – Calore                                                                                                                                                                         Love Is A Battlefield – Luke Evans

 

Due giorni dopo torno di nuovo al monastero.

We are strong
No one can tell us we're wrong
Searching our hearts for so long
Love is a battlefield

 

Arrivo davanti al crocifisso di legno, guardandomi intorno. Osservo ogni piccola crepa nelle pietre, scorgendo poco distante un particolare che non avevo mai notato. Oltre la terrazza noto una lunga vetrata trasparente.

La seguo per tutta la sua lunghezza, scoprendo un lungo corridoio illuminato dal sole a cui la vetrata fa da parete.

Il muro di fronte ad essa è riccamente decorato con scene di vita quotidiana del luogo quando ancora era abitato.

Sotto l’ultima sequenza di immagini, noto una porticina di legno con un lucchetto tremendamente arrugginito a chiudere la serratura.

Mi basta prenderlo tra le mani e tirare violentemente verso il basso per spezzarlo.

Spingo delicatamente verso l’interno, ritrovandomi in una piccola stanza completamente spoglia. Dentro ci sono solo una specie di altare di legno e dei mozziconi di candela appoggiati su due mensole attaccate alle pareti laterali.

In alto, appeso al muro, vedo un quadro raffigurante un uomo con una corona di spine. Indossa solo uno straccio attorno alla vita, entrambe le mani e i piedi sono inchiodati alla croce.

Nell’immediato, quell’immagine mi inquieta: che senso ha quella figura? Perché rappresentare una morte così dolorosa?

Pensieroso, raggiungo la mensola sulla sinistra e creo una piccola fiammella sulla punta dell’indice, accendendo le candele una ad una.

Alla fine la stanza non è di certo più accogliente, ma almeno c’è più luce.

Mi siedo, appoggiando la schiena contro la pietra umida. Chiudo gli occhi, ascoltando il crepitio delle fiamme.

Mi abbandono contro il muro, rilassando i muscoli e godendomi il silenzio di quel luogo.

“Stai bene?” chiede una voce dalla soglia.

They're begging me to go
Then making me stay
Why do you hurt me so bad?
It could help me to know
Do I stand in your way?
Or am I the best thing you've had?

Believe me
Believe me
I can't tell you why
But I'm lost by your love
And I'm chained by your side

Corrugo la fronte in un’espressione contrariata, nonostante io non sia sorpreso.

Immaginavo che mi presto o tardi mi avrebbe raggiunto.

Apro lentamente gli occhi, vedendo Sherlock che mi osserva attentamente,

Non so come rispondere alla sua domanda.

Se mento, lo saprà, se non mento, saprà comunque quello che si agita in me.

Un’opzione vale l’altra.

“Sì, sto bene” rispondo, fissando il pavimento.

“Stai mentendo” ribatte, facendo un passo verso di me.

Appunto.

“Anche se fosse?” sbotto.

Lui rimane in silenzio per qualche secondo, vagando con lo sguardo in quel tugurio.

“Non mi hai mai mostrato questo luogo” dice, non nascondendo una nota di disappunto.

“Lo avrei fatto, se non lo avessi scoperto proprio oggi. Piuttosto, hai una minima idea di che cosa rappresenti quel quadro?” chiedo, indicando il muro di fronte a lui con un cenno della testa.

Il suo sguardo si sofferma sul quadro sopra l’altare.

“Lo riconosci, non è vero?”

“Gli umani lo chiamavano Gesù. Era considerato il figlio di Dio, da molti era anche conosciuto come il Messia. È finito sulla croce per mano di quelle stesse persone che lui aveva cercato di salvare. In punto di morte, ha chiesto perdono al padre per i suoi stessi carnefici”

“Deve essere una morte orribile” sussurro, guardando il sangue che cola ai piedi del soggetto.

“Direi di sì”

Un silenzio tombale cala su di noi.

Lui continua a fissare Gesù, mentre io trovo particolarmente interessanti le crepe del pavimento.

Mi impongo di non commettere errori, sapendo di dovermi mostrare il più impassibile possibile, ma so che Sherlock probabilmente mi ha già mascherato.

Arrivo al limite della sopportazione. Mi alzo in piedi e mi pulisco i pantaloni, dirigendomi verso la porta.

Non appena metto piede sul primo dei tre gradini, mi sento tirare per la maglia.

Mi volto di scatto, guardando la mano che mi ha afferrato un lembo della maglietta, arrivando al viso di Sherlock.

Pessimo errore.

Lui mi fissa con espressione indecifrabile, inchiodandomi sul posto.

Mi sento come un animale in gabbia.

Cerco di fargli allentare la presa, ma lui mi afferra un braccio.

“Non stavolta” sibila.

“Smettila, Sherlock” dico, cercando di convincere più me stesso che lui.

“John, per favore” dice, stringendomi ancora di più.

“Sherlock-”

“Mi dispiace” sussurra.

Di colpo smetto di oppormi, con lo stupore più puro impresso in volto.

“Che cosa hai detto?”

“Ho detto che mi dispiace, John” mormora.

Le parole mi muoiono in gola.

Il demone incatena i suoi occhi ai miei.

Ricordo il sguardo il giorno in cui mi ha ferito, la spietata noncuranza che mi ha rivolto. Ora, invece, scorgo una luce nuova, un sentimento diverso.

Se prima vi era indifferenza, ora ricevo solo calore dal suo sguardo, un calore che mi spinge a voltarmi completamente verso di lui.

Sherlock non accenna a smettere di leggermi nell’anima, ma so che non potrei fare nulla per impedirglielo.

O forse, non voglio impedirglielo.

Così, mi arrendo, sapendo che è tutto inutile.

Mi azzardo ad allungare una mano, sfiorandogli lo zigomo con delicatezza. Lui si appoggia al palmo della mia mano, spingendoci contro la guancia.

Sento la sua pelle fredda contro i polpastrelli, che mi causa un brivido.

Il demone chiude gli occhi, lasciandosi andare a quel tocco delicato, dandomi tutta la sua fiducia.

Con la mano ancora chiusa nella sua presa, lo spingo lentamente verso di me. Chiudo gli occhi anche io, avvicinandomi finché non sento le sue labbra morbide sulle mie.

Un fremito mi scuote dentro, aumentando quando sento la sua mano incerta appoggiarsi dolcemente tra i miei capelli.

Un’ondata di calore si espande dal petto e lo stomaco, passando per il bassoventre ed arrivando alla testa.

Un profondo senso di stordimento mi coglie quando, un bacio dopo l’altro, avvicino bruscamente il mio corpo al suo, facendolo sobbalzare.

Sento un feroce desiderio ardermi dentro come fuoco quando il respiro di Sherlock si fa più pesante.

We are young
Heartache to heartache we stand
No promises
No demands
Love is a battlefield

We are strong
No one can tell us we're wrong
Searching our hearts for so long
Both of us knowing
Love is a battlefield

Per un momento non esiste più nulla.

Le nostre nature di angelo e demone scompaiono, totalmente offuscate da ciò che ci domina ora, rinchiusi in quella stanza fiocamente illuminata.

Spingo Sherlock verso la parete opposta, fermandomi quando la sua schiena vi cozza contro con un tonfo.

Mi stacco da lui per riprendere fiato, incrociando il suo sguardo, notando le pupille dilatate e le guance leggermente arrossate.

Alzo un angolo della bocca in un sorriso sbilenco, la mente talmente annebbiata da non riuscire a mandare alcun impulso nervoso al corpo.

Intrufolo il viso nell’incavo del suo collo, infiammandogli la pelle col mio respiro caldo.

Gli lascio lenti baci sotto il mento, vedendolo rabbrividire.

Appoggio le mani sul suo petto, iniziando a giocherellare col primo bottone della sua camicia. Lui mormora qualcosa che non riesco a capire e mi fermo un momento, in attesa.

Sherlock non apre bocca, rispondendo alla mia tacita richiesta con un profondo sospiro, costringendo le mie labbra a scontrarsi di nuovo con le sue e sfiorandomi entrambi i polsi in un desideroso invito.

Slaccio tutti i bottoni uno dopo l’altro, facendogli scivolare l’indumento lungo le spalle, finché non cade a terra.

Accarezzo ogni centimetro di quella pelle così liscia, sentendolo ritirarsi quando arrivo al basso ventre.

“Scusami…” mormoro bloccandomi di colpo.

“No…Va bene…” mi risponde.

When I'm losing control
Will you turn me away?
Or touch me deep inside?
And when all this gets old
Will it still feel the same?
There's no way this will die

But if we get much closer
I could lose control
And if your heart surrenders
You'll need me to hold

Con un sorriso incerto riprendo a baciarlo, facendolo scivolare piano sul pavimento.

Mi lascia tenere il controllo. Si rilassa al mio tocco, baciandomi col mio stesso trasporto.

Mi permette di possederlo, di spogliarlo completamente e di prendermi ogni singola fibra del suo essere.

Geme e mi stringe le spalle, guardandomi con gli occhi brillanti di lussuria, tirandomi verso di sé per avermi ancora più vicino.

Mi piego su di lui finché le nostre labbra non si sfiorano, senza mai unirsi in un bacio verso e proprio.

So che quello che stiamo facendo è sbagliato. So che se qualcuno lo venisse a scoprire ci saranno delle gravi conseguenze.

Nessuno approverebbe mai quello che sta accadendo ora, ma non ci importa.

Lo vedo piegare la testa all’indietro, lasciando scoperto quel collo candido su cui mi appreso ad affondare il viso quando raggiungiamo l’orgasmo. Un brivido mi scuote violentemente e soffoco un grido tra i denti. Sherlock si lascia sfuggire un gemito gutturale, facendo poi cadere pesantemente le braccia a terra.

Mi accascio contro di lui, esausto.

Rimaniamo fermi così per minuti, forse ore.

Sherlock fa dei piccoli cerchi con i polpastrelli, accarezzandomi lentamente la schiena.

Io alzo la testa e gli sorrido.

“Direi che è il caso di rivestirci” commenta lui poco dopo, iniziando a sentire freddo.

Mi alzo in piedi e gli tendo una mano per aiutarlo, restituendogli i suoi indumenti.

Prima di uscire dalla stanza spengo tutte le candele per sicurezza, richiudendomi poi la porta alle spalle.

Quando torniamo sulla terrazza, mi stupisco nel vedere l’arancione del tramonto spuntare dietro gli alberi.

“Ci siamo stati molto lì dentro, eh?” domando ridendo.

Sherlock ride leggermente, assentendo.

Mi incammino verso l’uscita del monastero, venendo bloccato dal richiamo del demone.

“Riguardo la nostra discussione, io...” esita.

“Non dire nulla” lo interrompo.

Lui mi osserva, con una punta di timore che gli aleggia nello sguardo.

Gli sfioro un braccio in segno di rassicurazione.

“Non hai bisogno di dirmi nulla” dico con un sorriso sincero “Ora le cose sono diverse. Non sarei dovuto fuggire in quel modo, cacciarti via senza averti dato modo di parlare. Ti..Ti chiedo scusa”

We are strong
No one can tell us we're wrong
Searching our hearts for so long
Love is a battlefield

We are strong
Heartache to heartache we stand
No promises
No demands
Both of us knowing
Love is a battlefield

Lui mi sorride e io colgo al volo l’occasione per accostarmi e baciarlo.

Sherlock socchiude gli occhi e si avvicina a sua volta, ma la sua espressione cambia bruscamente.

Apre la bocca per dirmi qualcosa, afferrandomi per le spalle e spingendomi con forza di lato.

Cado a terra senza capire cosa stia succedendo. Mi volto di scatto, giusto in tempo per vederlo venir sbalzato lontano dopo aver ricevuto un pugno in pieno viso da un demone alto e muscoloso.

“Sherlock!” urlo, tentando di andargli incontro.

Lui si rialza a fatica, ancora stordito dal colpo, gridandomi di fare attenzione.

Non riesco neanche a reagire, perché subito dopo qualcosa mi colpisce alla testa. Scivolo di nuovo a terra, sbattendo violentemente la guancia contro il pavimento.

Provo ad alzarmi, ma un peso sconosciuto mi spinge a terra. Un piede mi schiaccia il petto, mozzandomi il fiato.

Annaspo nel dolore, provando a guadagnare aria senza alcun successo.

Sherlock tende una mano nella mia direzione e fa per raggiungermi, ma l’energumeno di prima lo afferra per il collo.

In preda alla rabbia appoggio le mani a terra e faccio leva per alzarmi, ma non riesco a liberarmi.

Mi dibatto come una furia, ma nulla sembra smuoverlo.

Sento qualcosa colpirmi di nuovo alla testa, stavolta più forte, stordendomi. La vista si offusca e tutto diventa ombra.

L’ultima cosa che vedo prima di perdere completamente coscienza è Sherlock che si difende dal demone che lo ha aggredito, la rabbia che gli deforma il volto mentre regge un arco nero tra le mani.

Love is a battlefield
Love is a battlefield
Love is a battlefield

   
 
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