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Autore: JAPAN_LOVER    09/06/2018    1 recensioni
Misa fece spallucce e, inarcando maliziosamente un sopracciglio, punzecchiò il ragazzo rachitico che le era affianco:
“Non sarai mica gay, Ryuzaki?”
“No, Misa – rispose lui, con la solita voce priva di emozioni – non sono affatto gay!”
“Allora dimostramelo – lo incalzò, con tono di sfida – baciami!”



Sospettata di essere il secondo Kira, Misa era tenuta sotto stretta sorveglianza al Quartier generale. Questo, in fondo, le stava bene perché avere accanto un Light che sembrava non volerne sapere niente di lei, era più facile da riconquistare.
Se è vero che le migliori armi di seduzioni per una donna sono la bellezza e la gelosia, lei su queste cose era sicurissima di poter contare.

L era il più grande detective del mondo impegnato sul caso Kira. Lucido, freddo, razionale, era disposto a ricorre a ogni mezzo pur di catturare il suo nemico. Figuriamoci se si fosse fatto scrupoli ad approfittare di un’ingenua e innamoratissima modella, per raggiungere i suoi scopi.

Uniti da un tacito accordo, chi per primo tra i due verrá meno al patto?
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Misa Amane
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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LIBERTA' CONDIZIONATA


L aveva già lasciato la suite del Teito Hotel per trasferirsi nel nuovo quartier generale. Mentre i prigionieri erano ancora richiusi nelle rispettive celle, il detective si era già insediato nella sala monitor – su al primo piano – e si messo comodo sulla sua poltrona girevole, davanti a una gran quantità di schermi. Da lì osservava i prigionieri.
Misa si era svegliata da poco e aveva capito di essere sola. Di solito, quando il suo aguzzino era nei paraggi, percepiva qualche minimo rumore.
“Hey, signor maniaco! Dove sei? – disse Misa – so che puoi sentirmi!”
Il giovane detective lasciava cadere, a una ad una, le zollette di zucchero nella tazzina di caffè. Poi, in uno dei monitor inquadrò l’arrivo di un automobile, nel parcheggio sotterraneo: il signor Yagami era arrivato.
“Mogi, Aizawa – chiamò atono L – procedete pure con il nostro piano!”
I due poliziotti si lanciarono un’occhiata e annuirono.
“Subito!” risposero all’unisono, prima di sparire oltre le porte automatiche.
Nella sala monitor, nuova sede della task force, rimasero soltanto L e Matsuda, mentre Watari si trovava nella sala comandi, all’ultimo piano dell’edificio.
“Fammi uscire di qui! – continuava a dire la bionda, con sempre più insistenza – non ce la faccio più!”
“Oh, povera Misa-Misa! – commentò il giovane poliziotto, sospirando – ha dei nervi saldissimi, al posto suo sarei già crollato da un pezzo. Sono ancora più orgoglioso di essere un suo fan!”
L continuò ad ignorare tutto quel baccano, concentrato di più sul figlio del sovrintendente Yagami. Il ragazzo era sul punto di essere prelevato da Mogi e Aizawa, per essere condotto nel parcheggio interno, dove ad attenderlo c’era, in un’auto di servizio, Souichiro Yagami.
“Papà?” domandò perplesso il ragazzo castano, dopo che Mogi lo ebbe fatto accomodare sui sedili posteriori.
“Ciao, Light!” disse l’uomo, senza mostrare alcuna emozione. Eppure era più di un mese che padre e figlio non si vedevano.
“Papà, cosa sta succedendo? – domandò Light – perché siamo qui?”
“Tu e Misa Amane state per essere liberati!” disse semplicemente l’uomo.
Tuttavia un pessimo presentimento cominciò a tormentare il ragazzo: cosa ci faceva in quell’auto? perché era ancora ammanettato, se era vero che stava per essere liberato?
Nel frattempo, Mogi e Aizawa erano tornati indietro. Quando entrarono nella stanza in cui era tenuta prigioniera Misa, trovarono la ragazza nella stessa posizione in cui l’avevano legata un mese prima.
I due poliziotti si lanciarono un’occhiata piena d’imbarazzo. Certo che L era stato crudele nel tenere una ventenne in quelle condizioni estreme per tutto quel tempo.
Quando i due si avvicinarono, Misa non riconobbe nei passi l’andatura del suo solito carceriere.
“Hey voi, chi siete?” domandò, impaurita.
Aizawa si morse le labbra e cominciò a sciogliere i legacci di cuoio, mentre Mogi si occupò di sganciare gli anelli metallici che le imprigionavano le caviglie.
Non sentendo alcuna risposte, la bionda deglutì percependo la presenza così vicina di quegli uomini.
“No, lasciatemi! – urlò Misa, cominciando a divincolarsi – chi siete?”
Mogi e Aizawa, fecero una gran fatica a tenerla ferma.
“Stai buona, calmati! – le sussurrò bonariamente Mogi – stiamo per liberarti!”
“L…liberarmi?” domandò Misa, incredula.
Il respiro della bionda cominciava, pian piano a regolarizzarsi. Quando fu libera da tutte quelle legatura che l’avevano costretta alla sbarra metallica, le furono ammanettati i polsi dietro la schiena e finalmente le fu tolta la benda. La luce nella stanza, seppur flebile e artificiale, le ferì gli occhi.
“Andiamo!” esortò l’uomo con i capelli vaporosi.
“D…dove andiamo? – chiese piano Misa, cercando di capire cosa stesse succedendo – e perché mi avete messo le manette, se sto per essere liberata?”
Gli uomini non risposero e, in completo silenzio, scortarono la prigioniera fino all’auto del sovrintendente.
Quando Misa entro nell’abitacolo, il suo volto si illuminò nel vedere Light.
“Liiight! – urlò lei, piena di felicità – quanto mi sei mancato!”
Con le lacrime agli occhi, si appoggiò sul petto del ragazzo che amava, nell’impossibilità di poterlo abbracciare.
In una situazione diversa, avrebbe provato tanta vergogna a mostrarsi a lui in quelle condizioni, ma qualcosa le suggeriva che anche a Light era stato riservato un trattamento simile.
“Misa, anche tu qui?!” sussultò Light, continuando a chiedersi cosa stesse realmente succedendo.
A quel punto, l’auto con a bordo il sovrintendente e i due ragazzi partì.
“Papà cosa significa tutto questo? – domandò il ragazzo castano, mentre il sovrintendente imboccava la tangenziale a tutta velocità – spero che a questo punto i sospetti su di me si siano dissolti!”
Misa sobbalzò sorpresa. Non immaginava che quell’uomo dall’aria cupa e stanca alla guida dell’auto fosse il padre di Light.
Il sovrintendente continuava a tenere fissi gli occhi sulla strada.
“No, ora vi porterò sul patibolo perché siate giustiziati – disse l’uomo con tono grave – il luogo dell’esecuzione è stato segretamente allestito nei sotterranei di un edificio, e io mi sono offerto volontario per condurvi là!”
I due ragazzi si guardarono e strabuzzarono gli occhi, impietriti.
“Cosa?” gridò Misa.
“Esecuzione? – scandì Light, pieno di terrore – ma cosa stai dicendo papà?”
“Sta scherzando, vero?” strepitò la bionda, sempre più incredula.
Il loro incubo non era ancora finito.
“Fate silenzio! – ordinò l’uomo – L ha stabilito che Light Yagami è Kira e che Misa Amane è il secondo Kira ed è giunto alla conclusione che giustiziandovi, cesserà la serie di omicidi!”
L? Misa Amane cercò di fare mente locale. Durante il lungo periodo di isolamento, la ragazza aveva perso il senso del tempo e della realtà, ma pian piano cominciò a ricordare. L era il famoso detective che stava dando la caccia a Kira. ‘E così è vero! – sussultò tra sé la ragazza – sono stata arrestata con l’accusa di essere il secondo Kira, per davvero’
“Allora questo significa che gli omicidi non si sono interrotti? – chiese Light sgomento – eppure Ryuzaki ha continuato per tutto il tempo a dirmi il contrario!”
“No, le morti stanno continuando ancora – spiegò il sovrintendente – ma questo non ha più importanza! Tutti i principali organi dall’ONU al governo, hanno accolto di buon grado la proposta di uccidervi entrambi per fermare i delitti”
“Papà è assurdo! – urlò Light – io non sono kira!”
“E’ vero, cosa le passa per la testa? – piagnucolò Misa – Light è suo figlio, no? Crede più agli altri che a lui?”
“Non sono stato io a decidere, ma è stato L ad ordinarmelo – spiegò il signor Yagami corrucciato – lui ha risolto molti casi in passato, senza mai sbagliare una volta. Inoltre, L ha anche detto che se ciò non farà fermare la catena di omicidi, se ne assumerà la piena responsabilità togliendosi la vita!”
Misa non riusciva a credere alle sue orecchie. Tutto le sembrava un terribile errore: tutto ciò che stava ascoltando, tutto ciò che aveva passato fino a quel momento era sbagliato. Disperata, guardava Light che non aveva modo di rassicurarla, in una situazione del genere.
“Dannato L – biasciò Light, a denti stretti – ma che cosa gli passa per la testa? Effettivamente, basandosi sugli indizi raccolti finora, è logico che la pensi così, ma si sta sbagliando! Non sono Kira!”
“Eccoci, siamo quasi arrivati!” annunciò il sovrintendente, un attimo prima di imboccare a tutta velocità la rampa della corsia di decelerazione .
Con grande sorpresa, finirono in uno spiazzo isolato poco distante da un corso d’acqua. Era tramonto e nei dintorni non c’era segno di anima viva. Lì la macchina si fermò bruscamente.
“Papà, perché ci hai portati qui? – domandò il ragazzo, guardandosi attorno - siamo in un posto sperduto!”
“In effetti si, siamo in un luogo isolato – ammise mestamente il sovrintendente – io sono un poliziotto, Light, ma ho delle responsabilità in quanto padre. Adesso io ti ucciderò e poi mi toglierò la vita. Tu, Amane, non morirai qui. Non ci vorrà molto, prima che i miei colleghi ti trovino. Verrai portata nei sotterranei dove eravamo diretti e lì sarai giustiziata!”
“Non può uccidere Light solo perché L è convinto che lui sia Kira – gridò Misa, con le lacrime agli occhi – per favore, lo lasci stare!”
“Papà, smettila. Misa ha ragione!” urlò Light, in un ultimo estremo tentativo di persuadere il padre – ripensaci.. siamo ancora in tempo! Se morissimo ora, non si saprà mai la verità!”
“No, è troppo tardi! – concluse l’uomo torvo – tanto non hai scampo e, visto che le cose stanno così, preferisco che tu muoia per mano mia!”
Il poliziotto, livido in volto, si voltò verso i due ragazzi smarriti, impugnando una pistola.
“P...papà!” balbettò Light, terrorizzato.
“La prego, si fermi …” supplicò Misa, mentre si stringeva tutta tremante a Light.
“Addio, Light – disse il sovrintendente, puntando la pistola contro suo figlio – ci vediamo all’inferno, nel girone degli assassini!”
Misa e Light si strinsero l’uno all’altro, chiudendo sistematicamente gli occhi in attesa del peggio.
Quando il poliziotto premette il grilletto si sentì un baoto.
Non sentendo nulla, Light dischiuse egli occhi nocciola con un po’ di esitazione . Vide suo padre sospirare lungamente e adagiarsi in avanti sullo sterzo, come se avesse appena compiuto uno sforzo immane.
“Era caricato a salve!” sospirò Light, a sua volta.
Misa aveva smesso di respirare ma, piano piano, i suoi polmoni cominciarono nuovamente a riempirsi e a ossigenarsi.
“Perdonatemi, entrambi. Era l’unico modo per tirarvi fuori di prigione – sussurrò il sovrintendente, prima di rivolgersi al detective – Ryuzaki, spero che ora ti riterrai soddisfatto!”
Il detective aveva seguito tutta la scena, grazie a una telecamera a circuito chiuso posizionata sopra lo specchietto retrovisore.
“Direi di sì! ottima interpretazione, signor Yagami! – rispose il detective – ho ragione di credere che se Misa Amane fosse stata il secondo Kira, l’avrebbe uccisa prima ancora che lei sparasse a suo figlio. Quindi, come promesso, porrò immediatamente fine alla loro prigionia!”
Il volto di Misa e Light si distese.
“Light!” sospirò lei.
“Infine, sempre stando a i patti – continuò il detective, ponendo freno all’entusiasmo della bionda – anche se Misa Amane si ostina a ribadire la sua innocenza, abbiamo ancora molte prove a suo carico, perciò la terremo sotto stretta sorveglianza!”
“Ma perché? – gridò la ragazza tutta allarmata – possibile che ancora sospettiate ancora di me?”
Il suo terrore più grande era rivivere l’incubo a cui l’avevano costretta per tutto quel tempo.
“Devi stare tranquilla – cercò di rassicurarla il sovrintendente – potrai tornare alla tua vita normale. Se tu non sei colpevole, sarà un po’ come venire scortata dalla polizia, non trovi?”
“Certo che sono innocente – rispose la ragazza esasperata – in questo caso, ne approfitterò per avere delle guardie del corpo!”
Il detective soddisfatto, si rivolse poi a Light:
“Per quanto riguarda te, Light, non dovrai allontanarti dalla mia vista e dovrai darmi una mano nelle indagini, finché non risolveremo il caso!”
Light non si oppose, dopotutto era un amante delle sfide.
***
***
***
CIAO A TUTTI E BUON WEEK-END!
DOPO L’ULTIMA ONDATA DI PAURA, MISA RITORNARA’ ALLA REALTA’ E SI RITROVERA’ A FARE I CONTI CON TUTTO CIO’ CHE ERA RIMASTO IN SOSPESO, PRIMA DELLA PRIGIONIA.
QUALI SONO I SENTIMENTI DI LIGHT NEI SUOI CONFRONTI? CHI E’ TAKADA? COSA PROVA LIGHT PER QUEST’ULTIMA? QUESTI SONO TUTTI INTERROGATIVI DEI QUALI MISA, CERCHERA’ DISPERATAMENTE RISPOSTA.
QUINDI – RULLO DI TAMBURI – DAL PROSSIMO CAPITOLO LE COSE INIZIERANNO A FARSI PIU’ INTERESSANTI PER I NOSTRI PERSONAGGI!
A PRESTOO!
JAPAN_LOVER < 3
   
 
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