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Autore: mystery_koopa    10/06/2018    7 recensioni
Dintorni di Messina, Impero Romano d’Oriente, febbraio del 697 d.C.
Una raccolta di flash che racconta la storia di due ragazze, due amate sorelle che, tra il calare del VII secolo e il sorgere dell'VIII, cercheranno di vivere le proprie passioni e trovare la libertà in un mondo monotono e preimpostato: ancora non lo sanno, ma le loro vite s'intrecceranno indissolubilmente al corso di uno dei principali imperi che la Storia ricordi.
[Questa storia è uno Spin-Off della mia long "Cronache Bizantine", ma penso sia leggibile anche singolarmente, in quanto prequel della suddetta storia.]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Fenice Purpurea'
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La nave giunse nel porto nordafricano all’alba, lentamente, immersa nei primi bagliori rosati del giorno. Le due sorelle scesero lungo la breve passerella di legno seguendo il padre, che strinse la mano ad un imponente uomo vestito con un ampio abito di color bianco sporco; le due giovani si guardarono sorridendo, incuriosite dallo strano abbigliamento dell’uomo. “Sempre meglio dei damerini del cortile…”, sussurrò la sorella maggiore, mentre la minore rideva di gusto; entrambe, però, erano velate di una leggera malinconia.

Un passo indietro rispetto all’uomo, un giovane ragazzo osservava i nuovi arrivati: era il figlio del ricco mercante, Mohammed Ibn-Maghrib: in particolare, la sua attenzione si concentrò su una delle due ragazze che erano scese dalla piccola barque: aveva la pelle leggermente più scura rispetto a quella dell’altra ragazza, che molto probabilmente era sua sorella. I suoi capelli castani e leggermente ramati erano sospinti dal vento a coprirle la faccia, caratterizzata da un genuino sorriso; Ibn abbassò poi lo sguardo: le forme del suo corpo erano perfette e armoniose, come quelle di una dea dei racconti classici che saltuariamente gli era permesso leggere; anche i suoi occhi emanavano una dolce luce azzurra, apparendo liquidi come gocce in un mare di nuvole.
 
***
 
Leonora intravide il giovane ragazzo arabo situato dietro all’uomo dall’abbigliamento inconsueto; doveva essere suo figlio, ma i suoi vestiti erano molto più simili a quelli di un capitano navale veneziano piuttosto che a quelli di uno straniero. La sua carnagione olivastra faceva risaltare i suoi capelli leggermente ricci e i suoi occhi, neri come braci ardenti, che rendevano unico il suo volto.

L’uomo più anziano parlò, in un latino dal suono molto duro, dicendo al suo interlocutore di far presentare le sue figlie al proprio; il padre delle ragazze le fece andare avanti volentieri, dopo essersi raccomandato decine di volte, più che altro per togliersele dai piedi durante la trattativa. Chryssa sbuffò: non aveva alcuna intenzione di parlare con il marinaretto tripolitano, come lo aveva già rinominato; il sorriso di Leonora, invece, aumentò a dismisura, e la diciassettenne si precipitò a presentarsi in latino al giovane sconosciuto, che tuttavia le rispose in uno stentato greco: “Io sono Mohammed Ibn-Maghrib, vengo da Occidente. Se volete, potete chiamarmi solamente Ibn”.
  
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