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Autore: Shade Owl    10/06/2018    4 recensioni
La musica è un'arte, e chi la coltiva sa bene quanto sia complessa e gratificante. Un violino, poi, è tra gli strumenti più difficili di tutto il mondo della cultura sonora.
Questo lo sa bene Orlaith Alexander, che fin da bambina ha sviluppato un'autentica passione per il violino e la musica. Il giorno in cui Dave Valdéz, uno dei migliori produttori discografici di New York, scopre il suo talento, la sua vita cambia drasticamente, e da lì comincia il successo.
Tuttavia, il successo ha molte facce, proprio come le persone. E per scoprirle, Orlaith dovrà prima conoscere aspetti della sua musica che prima ignorava lei stessa...
Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Epic Violin'
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Il volto non c'era.
Non aveva praticamente lineamenti, a parte la bocca: gli occhi e il naso erano totalmente assenti, e la testa era solo una specie di... di sporgenza grumosa, come latte cagliato e poi saldato insieme perché non si disfacesse. E la bocca, l'unica apertura in quella massa di carne informe, era un foro a forma di mezzaluna dalle punte rivolte verso il basso, grande e priva di labbra.
Orlaith lo fissò ad occhi sgranati per il terrore per un tempo indefinito, serrando la presa sulla custodia del violino. Riprese a tremare, stavolta spaventata come mai nella vita.
Nessuno sembrava prestargli molta attenzione, tutti quanti avevano visto solo un barbone ubriaco. Non avevano scorto cosa c'era sotto il cappuccio, né avevano fatto caso alla sua reazione.
La cosa mosse alcuni passi incerti che scossero il suo corpo da cima a fondo, neanche fosse fatto di budino o gelatina, strascicando i piedi sul pavimento. Sembrava avesse qualche problema a sollevare le gambe, e così si accontentava di trascinarsi, di arrancare verso la propria destinazione.
Se corro lo semino!
Si voltò velocemente verso la scala e mosse alcuni rapidi passi per uscire di lì.
Si allontanò il più in fretta possibile, diretta verso i gradini, ben decisa ad andarsene e a non tornare mai più. Sarebbe tornata in strada, e per il resto della sua vita avrebbe viaggiato in superficie, e al diavolo il traffico. Niente metropolitana per lei, né ora né mai nella vita.
Quando arrivò in fondo alla rampa, tuttavia, si bloccò terrorizzata mentre, con lentezza, vedeva avanzare un'altra creatura identica alla prima fino a portarsi al centro della scala semideserta. Stava china per non farsi vedere in faccia, così da sembrare un barbone, ma per lei che sapeva era impossibile non capire cosa fosse davvero.
Nessuno doveva riconoscere quelle due cose, ma a lei si erano mostrate, non gli importava di nascondersi ai suoi occhi. Questo pensiero le fece capire una tremenda verità.
Ce l'hanno con me...
Indietreggiò di un passo prima di ricordarsi che ne aveva un'altra alle spalle, e a quel punto si girò di scatto per non perdere d'occhio nessuna delle due.
Ma aveva esitato un istante di troppo, e infatti non aveva nemmeno finito di voltarsi che le arrivò un pugno alla gola, talmente forte che temette le si fosse rotto l'osso ioide, mentre sentiva il sapore del sangue.
Crollò a terra tossendo, perdendo la presa sul violino e portandosi le mani al collo, inspirando disperatamente. Aveva il fiato mozzo, e le stavano salendo le lacrime agli occhi per il dolore. Poi una mano estranea la agguantò con forza per la faccia, sollevandola con una facilità incredibile, e si sentì trascinare indietro. Nonostante l'andatura tremolante, quella cosa riuscì a muoversi e a sostenere il suo peso senza la benché minima difficoltà.
- A...iu...to...- rantolò, la voce soffocata dopo il colpo ricevuto.
Purtroppo il rumore dei treni era troppo forte, e le persone in attesa sul binario erano tutte di spalle, distratte dalle loro faccende. Allontanandosi aveva fatto il gioco di quelle creature, che adesso la stavano portando oltre le transenne dei lavori in corso.
Cercò di allentare la stretta sulla sua faccia e di scalciare, ma quell'essere era troppo forte per lei, e a nulla valsero i suoi tentativi di liberarsi. La trasportò a lungo, e anche se aveva gli occhi quasi totalmente coperti comprese che si stavano spingendo sempre più in profondità nel tunnel: i rumori della stazione si fecero più distanti a ogni passo, e la luce cambiò rapidamente, finché non rimasero solo le lampadine di servizio.
Quando furono talmente distanti da essere circondati solo da un opprimente silenzio, finalmente, il mostro la lasciò andare, gettandola come una lattina vuota nella galleria semibuia.
Accasciata nella polvere, Orlaith tossì e singhiozzò disperata, raggomitolandosi in preda a un tremito irrefrenabile. Non riuscì a voltarsi, non voleva vedere quello che le avrebbero fatto.
Ti prego, fa che sia rapido...
- Va bene... scommetto che adesso lo vuoi il mio aiuto, vero?-

Una voce, una umana, maschile, addirittura vagamente familiare riecheggiò nel tunnel, proveniente dalla stessa direzione da cui erano arrivati lei e i due mostri. Si arrischiò a sbirciare da sotto il gomito, e vide che le creature si erano voltate verso i due intrusi appena arrivati.
Riconobbe immediatamente l'imponente figura di McGrath, al fianco del quale c'era Jayden Allwood. Il primo aveva in mano la custodia del suo violino, mentre l'altro tirava il fumo da una sigaretta e osservava i mostri strizzando gli occhi.
- Mmmh... due Homuncui.- disse - E pure di pessima fattura. Non si è impegnato granché, stavolta.-
- Suppongo che siano qui come intimidazione.- osservò McGrath, sistemandosi gli occhiali - Per una cosa del genere sono sufficienti, a mio modesto parere.-
Le due creature (gli Homunculi, come li aveva chiamati Allwood) lanciarono versi graffianti e cominciarono ad avanzare verso di loro, senza mai perdere quel grottesco incedere tremolante.
- Beh, sarà una cosa veloce, almeno.- disse Allwood, prendendo quello che sembrava un drappo di stoffa da una tasca della felpa.
Lo dispiegò con un gesto e lo stese a terra. Sopra c'era disegnato un qualche tipo di simbolo, ma da dov'era Orlaith riuscì a malapena a distinguere un cerchio pieno di segni. Quando lo ebbe posato al suolo mise una mano al centro della figura, e subito successe qualcosa.
Una luce intensa e fredda si accese, illuminando Allwood dal sotto in su, come se fosse il disegno stesso a risplendere. Poi la luce si raccolse intorno alla sua mano e rimase lì, anche quando l'uomo si alzò, serrando il pugno. Diede un'ultima aspirata alla sigaretta, che poi gettò con la mano libera, e puntò la mano avvolta dalla luce verso le creature.
Quando separò le dita, la luce eruppe con violenza contro di loro, circondandoli. Una sorta di anello si avvolse intorno ai corpi degli Homunculi, serrandosi come se cercasse di stritolarli, e all'istante i due si bloccarono sul posto, cercando inutilmente di divincolarsi, lanciando ancora le loro strida furibonde.
- Ben fatto, signore.- disse McGrath.
Allwood si strinse nelle spalle.
- Capirai... li ho solo paralizzati, non so dov'è il loro Cerchio... ma a tutto c'è rimedio.-
Trasse fuori dalle tasche altri drappi, poi fece un cenno con la mano; gli anelli che trattenevano gli Homunculi si sollevarono, portando i mostri con loro e tenendoli sospesi ad alcuni centimetri da terra.
- Prendi la ragazza.- ordinò Allwood, avvicinandosi alle creature.
Mentre lui sistemava i drappi di stoffa sotto i piedi di quei mostri, McGrath li superò tutti e tre per raggiungere Orlaith, inginocchiandosi al suo capezzale.
- Sta bene, miss Alexander?- chiese in tono gentile, tendendole una mano - Ha bisogno di aiuto? È ferita?-
Orlaith deglutì, poi scosse lentamente la testa e si mise a sedere, ma non afferrò la sua mano. Tremava come una foglia, e non se la sentiva ancora di alzarsi in piedi.
McGrath fece un sorriso comprensivo e ritirò la mano.
- Suppongo che questo sia suo.- disse.
La ragazza guardò la custodia nera per un attimo, poi la afferrò rapidamente e indietreggiò, spostando lo sguardo da lui al suo padrone, che ora aveva finito di stendere i due lembi di stoffa sotto gli Homunculi.
Adesso che era seduta e lui più vicino, Orlaith riusciva a vedere chiaramente il disegno impresso sopra, identico su entrambe le pezze: si trattava in effetti di un cerchio perfetto, all'interno del quale era stata tracciata una stella a cinque punte. Dentro ognuna di esse c'era un ulteriore disegno, diverso a seconda della punta, e alcune scritte che non capiva riempivano gli spazi tra l'una e l'altra.
Mentre lei era ancora intenta a guardare, Allwood si rialzò e batté con forza le mani, chiudendo gli occhi: all'istante i cerchi di entrambi gli stracci si illuminarono come aveva fatto il primo, ma dopo pochi attimi la luce divenne più intensa, e alcune piccole scintille elettriche comparvero sulle linee dei disegni.
Andarono ad aumentare sempre di più, fino a quando non ebbero ricoperto tutto il cerchio e la stella al suo interno, facendo quasi sembrare che si fossero aperti due fori crepitanti sotto gli Homunculis immobilizzati.
A un cenno di Allwood gli anelli che li trattenevano svanirono, lasciandoli ricadere e, quando i loro piedi toccarono le scintille, quelle esplosero in due identiche eruzioni di energia.
Orlaith cacciò un urlo (o almeno, quello che in condizioni normali sarebbe stato tale) e sussultò talmente tanto che per poco non le cadde di mano il violino.
Quando i fasci di scintille crepitanti si furono esauriti e la luce emanata dai disegni si fu spenta i due Homunculi erano spariti.
- Bene...- disse Allwood, prendendo un pacchetto di sigarette e accendendone una nuova - Credo che ora sia meglio andare, che ne dite?-
Orlaith si strinse al petto il violino, fissando il punto in cui erano scomparsi i due Homunculi senza accennare a muoversi. McGrath si rimise in piedi, sospirando e pulendosi gli occhiali.
- Temo sia sotto shock.- decretò - Non la biasimo, dopotutto. Un'esperienza spaventosa.-
- Non abbiamo tempo.- disse Allwood, sbuffando fumo. Si avvicinò a lei e si piazzò a meno di un metro di distanza, senza chinarsi - Senta, Orlaith, so che è spaventata da quello che ha visto, ma non possiamo rimanere qui. Se verrà con noi potremmo proteggerla e spiegarle cosa sta succedendo, ma deve rimettersi in piedi.-
Orlaith deglutì, senza smettere di tremare, ma annuì lentamente e, un po' alla volta, appoggiandosi alla parete del tunnel, si rimise in piedi. Subito McGrath la prese gentilmente per un gomito, sostenendola e al tempo stesso sospingendola di nuovo verso la stazione.

Se non altro Allwood è arrivato a salvarla. Già... almeno quello.
Ringrazio come sempre John Spangler, che mi segue sempre, e aggiungo anche Kira16, mia lettrice storica, e Old Fashioned, nuova conoscenza. A presto!

   
 
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