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Autore: benny_mclypso    11/06/2018    0 recensioni
Ayla è una ragazza di 17 anni che sta per concludere l'ennesimo anno scolastico nel suo noioso quartiere frequentato solo da studenti modello e vicini impeccabili. A farle compagnia in questi mesi è stato Ira, un ragazzo riservato e freddo, del quale non si conosce la provenienza, che prova simpatia solo nei confronti di Ayla.
Sarà una tempesta estiva a dare inizio al loro viaggio verso Welcome, il mondo parallelo dalla quale provengono entrambi.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ultima settimana di scuola. Come al solito, cammino lungo le strade di Furnace Green, un piccolo quartiere di Crawley, dove tutti sono "amici" di tutti. Non mi lamento del mio vicinato, ma penso che qui le persone si sforzino ad essere gentili e ospitali pur di avere una buona reputazione in quanto le voci girano facilmente. Ad esempio, quando vennero tutti a sapere che la Signora Adenora aveva una relazione con un ragazzo di 17 anni, per poco non la denunciavano, ma vabbè, questo è un discorso a parte. Anche a scuola la situazione non è diversa, per piacere agli altri devi essere uno studente modello, che socializza con tutti, organizzato nello studio e che sa già cosa fare in futuro. E poi ci sono io. Una ragazza di 17 anni iperattiva ma pigra allo stesso tempo, disorganizzata a livelli assurdi e che sa a malapena i nomi dei suoi compagni, figurati il suo futuro. Fisicamente non mi distinguo granché: ho i capelli lunghi castani, gli occhi marroni e sono alta e magra il giusto. L'unico compagno con il quale vado d'accordo è Ira, un ragazzo arrivato quest'anno, che proviene da non si sa dove, ma che sa il fatto suo. Come me, non gli importa granché del giudizio degli altri e continua a farsi i cavoli suoi nel banco nel quale solo io sono la benvenuta (e mi chiedo ancora il perché). È un ragazzo difficile da capire, è molto riservato e freddo ma, da quando abbiamo iniziato a conoscerci meglio, ho scoperto un lato scherzoso del suo carattere. Suona la campanella e, come sempre, entra in classe a testa alta, spostando delicatamente con una mano i ciuffi neri che stavano coprendo i suoi altrettanto scuri occhi. ‹‹Heylà Ayla!›› mi dice divertito dal gioco di parole che ha scoperto un mese fa e che continua ad usare ogni santa mattina. ‹‹Ah ah ah. Ma quando hai intenzione di smetterla? Non fai ridere.›› dico scherzosamente. Si siede nel posto accanto al mio e mi mostra il suo quaderno di "cazzeggio" (lo chiamo io così in quanto lo usa per scarabocchi o per scrivere in cento modi diversi la sua firma). Mi fa vedere il calendario del mese che aveva disegnato nell'ultima pagina mentre segna una "X" sopra la casella del giorno. ‹‹Mancano solo 4 giorni›› dico entusiasta scuotendolo per le spalle. ‹‹Finalmente.›› afferma lui staccandosi dalla mia presa. Le lezioni iniziano e le ore passano più veloci del solito, forse perché, essendo fine anno, consistono in un semplice ripasso del programma svolto. L'ultima ora non tarda ad arrivare e, quello che prima era un cielo soleggiato, ora è un ammasso di nuvole grigie. Frugo dentro la borsa in cerca di un ombrello che so già di non avere e vedo Ira fare lo stesso per poi rivolgermi uno sguardo disperato. Ci risiamo. Anche oggi una gioia domani. Suona la campanella dell'ultima ora e lasciamo che i corridoi si liberino un po' prima di incamminarci giù per le scale. ‹‹Ira...›› dico sbattendo le palpebre velocemente con fare "grazioso". Lui mi guarda sapendo già cosa volevo chiedergli e mi passa il casco che teneva sotto il braccio. ‹‹Solo per questa volta.›› mi dice prima di uscire dal portone della scuola lasciandosi bagnare dalla pioggia. Infilo il casco e lo seguo ai parcheggi dove tiene il motorino e salgo dietro aggrappandomi alla sua uniforme ormai fradicia. Devo ammettere che mi sento in colpa, ma se non avesse potuto o voluto avrebbe rifiutato, no? Con l'asfalto bagnato ogni curva è un incubo, non che non mi fidi di Ira, ma è oggettivamente difficile guidare un motorino sotto quello che sembra il diluvio universale. Questione di pochi minuti e mi ritrovo davanti alla mia piccola ma dolce casa. Questione invece di secondi e insieme al rumore della pioggia si unisce quello dei tuoni. D'estate. ‹‹Ti va di entrare fino a quando il tempo non migliora? Almeno un minimo...›› dico insistendo. Inizialmente non mi sembrava granché convinto ma ci volle meno di quanto mi aspettassi prima che si convincesse del fatto che era la cosa migliore da fare. Apro la porta di casa con un po' di difficoltà dovuta ai pupazzi che uso come portachiavi (si, sono cosciente di essere un pochino infantile) e sento Ira ridacchiare alle mie spalle. Mi giro fulminandolo con lo sguardo mentre abbasso la maniglia riuscendo finalmente ad entrare e lo invito a lasciare le scarpe all'ingresso. Con passo svelto prendo degli asciugamani dal bagno e glieli porgo. ‹‹Scusa la domanda, ma vivi da sola o semplicemente hai casa libera oggi?›› mi chiede mentre si passa l'asciugamano fra i capelli. ‹‹Vivo da ormai 2 anni qui, non ho mai conosciuto i miei genitori e mia zia mi ha accudita per poi cedermi questa casa che usava per prendersi una vacanza dalla trafficata Londra.›› ‹‹Ah, capito.›› dice con neanche troppo stupore. Grazie al cielo adoro i vestiti maschili XXL e quindi gli ho portuto dare almeno una maglietta di ricambio che non avesse Hello Kitty stampata sul davanti. Il tempo non sembra dar segni di miglioramento, così mi avvicino in cucina cercando per la prima volta una pentola per due. Dico così perché è da 1 anno che nessuno entra in casa mia per i pasti. Cioè, i vicini e mia zia si avvicinano per un tè o una torta, ma niente di più. Riesco a trovarla e la riempio d'acqua mentre prego in tutte le lingue del mondo di riuscire a preparare una pasta degna di mia zia, la quale tiene molto alla sua tradizione e mi ha insegnato tutto quello che c'è da sapere della cucina italiana. ‹‹Che prepari?›› chiede con curiosità mettendosi sulle punte dei piedi per sbirciare. ‹‹Hai mai assaggiato la pasta?›› gli chiedo mentre accendo i fornelli. ‹‹No...›› dice con tono preoccupato. ‹‹Tranquillo, ti piacerà. In caso contrario puoi anche uscire da questa casa e stare sotto la pioggia da solo.›› dico sorridendo in maniera innocua. Si accomoda a tavola e fruga dentro lo zaino cercando di salvare qualche appunto di scuola. Passano alcuni minuti e ad un certo punto Ira si ferma di scatto e alza lo sguardo incrociando il mio. ‹‹Posso avere un bicchier d'acqua?›› dice con gli occhi sgranati, come se fossimo sul punto di una catastrofe. Io lo guardo preoccupata ma non mi faccio troppe domande, insomma, è Ira, è sempre stato un po' strano. Apro lo sportello di un mobile prendendo il bicchiere più vicino possibile cercando di non far cadere gli altri impilati in maniera poco raccomandabile. Lo riempio d'acqua e glielo passo. Nel mentre scolo la pasta e la rimetto in pentola insieme al sugo che avevo preparato ieri. Quel che era venuto fuori non era niente male ma non ebbi il tempo di ammirare che sentii una forte presa al polso. Era Ira. ‹‹Ma sei scemo?›› gli dico ridendo per poi accorgermi di essere l'unica a scherzare. ‹‹Dobbiamo andarcene, ora.›› -------- Ciao a tutti, vi ringrazio innanzitutto per aver letto tutto questo capitolo e spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto!  Questo libro in realtà l'avevo iniziato 4 anni fa,solo che, non essendo ai tempi capace di coniugare i verbi decentemente o di scrivere qualcosa che potesse effettivamente proseguire senza risultare troppo pesante, l'ho dovuto cancellare e rincominciare da zero. Sono davvero carica e non vedo l'ora di scrivere e pubblicare nuovi capitoli e spero che qualcuno possa trovare la storia tanto interessante da leggere i prossimi aggiornamenti. Grazie ancora, alla prossima!
   
 
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