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Autore: AllisonHermioneEverdeen    12/06/2018    1 recensioni
Henry Stark. Iris Foster. Chloe e Jennifer Rogers. Scott Greyworld.
Cinque ragazzi brillanti, figli degli eroi più potenti della Terra.
Si può vivere tranquilli con un'eredità del genere sulle spalle? E' tutto rose e fiori come gli altri credono?
I cinque ragazzi saranno trascinati in una storia più grande di loro. Riusciranno a scoprire che fine ha fatto Natasha Romanovv? E perché Thor non torna sulla Terra da settimane?
Ma soprattutto: chi tra loro è la preda di qualcuno molto potente, e perché?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo due



Musica sparata nelle orecchie. Capelli biondi spettinati. Occhiaie terrificanti senza un minimo di sforzo di coprirle con il trucco. Henry scese dal bus sulle note di Heart of Glass, camminando verso la scuola, attraverso il cortile gremito di studenti. La cosa buona della musica era che non doveva ascoltare tutte le conversazioni inutili che si ripetevano ogni mattina con poche modifiche.
Non riuscì ad arrivare all'entrata: un uragano dai corti capelli castani la travolse, le cuffie blu le si tolsero dalle orecchie proprio sul più bello e nel cadere le tirarono qualche ciocca di capelli.
- Credo di aver capito dove abbiamo sbagliato! - esclamò Chloe senza darle il tempo di riprendersi.
- Buongiorno anche a te, - sbuffò Henry, liberando i capelli dalla morsa delle cuffie e mettendo in pausa la musica che, fino a tre secondi fa, ascoltava in pace.
- Durante il terzo passaggio abbiamo calcolato che la x doveva essere uguale a 3,54, - continuò imperterrita Chloe. - Ma doveva essere 3,55, come ho calcolato stamattina a mente fresca, - e tirò fuori dalla borsa di cuoio a tracolla un fascio di fogli. - Ho rivisto gli ultimi calcoli, e con questa correzione oggi dovremmo riuscire a ripetere l'esperimento senza far esplodere niente! - e le porse i fogli.
- Fantastico, - si limitò a dire Henry, prendendoli e ricontrollandoli per sicurezza. Non voleva suonare sgarbata nei riguardi di Chloe, che sembrava davvero entusiasta per essere riuscita a scoprire l'errore in così poco tempo, ma il mal di testa la stava uccidendo e l'ennesima notte insonne cominciava a farsi sentire con un vago senso di nausea.
- Oggi pomeriggio puoi chiedere a tuo padre se possiamo andare nel suo laboratorio per l'esperimento? - chiese intanto Chloe.
- Oh, sì, - fece Henry, sarcastica. - Approverebbe di certo l'idea dei suoi preziosi oggetti ed esperimenti che esplodono... -
- Ma stavolta lo faremo funzionare! - ribattè Chloe, testarda.
- D'accordo, ci proverò, - sospirò Henry: tanto non sarebbe riuscita a dissuadere l'amica per nulla al mondo, quando Chloe si metteva un'idea in testa, non c'era verso di smuoverla.
- Henry! -. Una voce familiare le fece voltare: Iris avanzava verso di loro, i lunghi capelli castano scuro legate con cura in una treccia. Le raggiunse in pochi secondi.
- Hai notato... -
- ...i fogli della tua ultima composizione? - completò per lei Henry, tirandoli fuori dalla borsa nera. Iris li prese con un sospiro di sollievo.
- Grazie al cielo! - disse. - Avevo paura fossero esplosi o altro... -
- La mia camera è messa male, è vero, - replicò Henry. - Ma non così male! -. Chloe ed Iris si scambiarono uno sguardo significativo, ed Henry sbuffò.
Non poterono continuare a discutere dell'argomento, però, perchè Scott arrivò tutto trafelato, gli occhiali di traverso, i capelli rossi spettinati e due profondissime borse sotto gli occhi.
- Vi devo parlare, - affermò subito.
- Che succede? - chiese Iris, allarmandosi.
- Quando manca all'inizio delle lezioni? - la ignorò il ragazzo.
- Dieci minuti e quindici secondi, - rispose immediatamente Chloe. - Ma cosa...? -. Scott non la lasciò finire: si diresse veloce verso la scuola, e le ragazze non ebbero altra scelta che seguirlo.

Jennifer li guardò dall'altra parte del cortile. Chissà cosa avevano combinato stavolta quelle quattro mine vaganti... Sembravano preoccupati... Sopratutto Scott...
Scrollò le spalle: non doveva interessarle. In fondo -pensò con una fastidiosa fitta al petto- quelli erano gli amici di Chloe, non suoi.
Si dipinse un sorriso radioso in viso e per sentirsi meglio baciò a sorpresa Erik, il suo ragazzo, quarterback della squadra di football della scuola.
- Buongiorno anche a te, - le sorrise questi. Jennifer si strinse a lui, rispondendo al sorriso: non aveva bisogno di tre sfigati come amici per essere felice, stava benissimo così...

Scott continuò ad ignorare le loro domande finchè non entrò nella classe di informatica, a quell'ora vuota, chiudendo la porta non appena le ragazze furono entrare dietro di lui.
- Adesso hai intenzione di dirci cosa sta succedendo? - sbottò Henry, incrociando le braccia al petto. Scott frugò nella tasca e tirò fuori una chiavetta.
- Qui dentro ci sono informazioni top secret prese direttamente dal Pentagono, - spiegò rapidamente.
- Il Pentagono?! - esclamò Iris, scioccata.
- SSSHHH!! - la zittì con rimprovero il ragazzo.
- Scusa, - abbassò la voce Iris. - Ma hai rischiato di metterti seriamente nei guai! -
- C'erano il novantotto per cento di possibilità che ti scoprissero, - le diede man forte Chloe.
- Non avevo scelta, - ribattè Scott, seccato. - Mamma non torna dalla sua missione, doveva stare via solo un mese, ma oggi sono già due mesi e mezzo che non dà sue notizie, le è sicuramente successo qualcosa, ma nessuno vuole dirmi niente -.
- Anche mio padre ci sta mettendo più tempo del previsto a tornare a casa! - esclamò Iris, sgranando gli occhi. - Mamma non mi spiega mai il motivo, dice solo che ha un contrattempo... -
- Lì dentro potrebbero esserci informazioni sulla loro assenza? - chiese Henry, indicando la chiavetta.
- E' quello che spero, - annuì Scott. - Ma non appena la attaccherò al mio computer, considerando tutte le protezioni che ho installato, avrò più o meno sette minuti per cercare le informazioni che mi servono, poi il Pentagono si renderà conto dell'intrusione, perciò devo farlo in un luogo in cui nessuno possa disturbarmi -.
- A casa mia, - disse subito Henry.
- Ma Jarvis... - provò a dire Chloe.
- C'è una stanza nuova, nei sotteranei, in cui ancora non può arrivare, - spiegò Henry. - Scott può sistemarsi lì, e nel caso mio padre capiti da quelle parti, io e Chloe penseremo a distrarlo con calcoli e ipotesi sul nostro nuovo esperimento -.
- Può funzionare... - annuì Scott. Si sentiva più tranquillo ora che avevano un piano: sua madre era in pericolo, ne era assolutamente certo, e se nessuno voleva intervenire o informarlo ci avrebbe pensato da solo.
La campanella suonò, e i quattro amici sobbalzarono: si erano quasi dimenticati di essere a scuola!
- Dobbiamo andare a lezione, - affermò Iris. - Nessuno deve sospettare che abbiamo in mente qualcosa -. Gli altri tre annuirono, pienamente d'accordo.
Uscirono a turno dalla stanza vuota: Iris sgattaiolò via per prima, diretta a lezione di arte, poi toccò a Scott, che invece aveva ginnastica, per sua grande gioia...
Chloe ed Henry condividevano la prima ora di matematica, perciò uscirono insieme. Mentre si guardava intorno per controllare se qualcuno le stesse guardando, però, Henry sentì per un attimo il terreno mancarle sotto i piedi. Si appoggiò alla parete, chiudendo gli occhi e facendo dei respiri profondi.
- Ehi? - la chiamò la voce preoccupata di Chloe. Henry riaprì a fatica gli occhi: si sentiva sfinita.
- Tutto bene? - le chiese ancora l'amica. Agli occhi di Henry era una figura sfocata, ma si sforzò di metterla a fuoco, respingendo la stanchezza e la nausea.
- Sì, - annuì. - Sto bene, sto bene... Adesso andiamo, o faremo tardi -. Chloe la guardò dubbiosa, ma per il momento non insistette.

Scott odiava profondamente lezione di ginnastica: il suo cervello era completamente inutile, il professore non faceva che sbraitare e i giocatori di football si divertivano a fargli lo sgambetto quando meno se l'aspettava.
Quando la lezione finì, era più che felice, ma il suo sollievo durò poco: il tempo di entrare nello spogliatoio e scoprire che qualcuno aveva preso la sua giacca, la giacca che conteneva la chiavetta con le risposte che tanto agonava...
- Chi l'ha presa? - chiese subito, guardandosi intorno. Invece di rispondere, i compagni sogghignarono.
- Sono serio! - esclamò Scott, il panico che gli faceva pompare a mille il sangue nelle vene...
- Perchè ti agiti tanto, Greyworld? - fece Erik, avvicinandosi a lui con un ghigno. - Hai forse perso qualcosa? -. Gli altri sogghignarono ancora più forte.
- Dov'è la mia giacca? - chiese a denti stretti Scott. Non poteva permettere che degli idioti palestrati mandassero a monte il lavoro di tre notti in bianco!
- Provato nel magazzino? - rise Erik.
Ovvio. Certo che l'avevano messa lì. Che razza di idioti...
Il magazzino, come lo chiamavano gli studenti, era un piccolo edificio fuori dalla scuola, sul retro, dall'altra parte del campo da football: per recuperare la giacca, Scott ci avrebbe messo come minimo un'ora e mezzo, perdendosi il resto delle lezioni mattutine, e il bello era che l'unico ad avere le chiavi era il coach, che per niente al mondo gliele avrebbe date...
In silenzio, cercando di ignorare i sogghigni che lo circondavano, uscì dallo spogliatoio e si diresse verso il retro della scuola.

- Signore, nel terzo passaggio c'è un errore -.
Ci risiamo pensò Henry, scuotendo la testa: Chloe correggeva l'insegnante dalle elementari. Anche lei vedeva gli errori che troppo facilmente venivano fatti, ma al contrario dell'amica non alzava mai la mano per farli notare: aspettava che il cervello lento del professore di turno ci arrivasse da solo. A volte ci voleva tutta l'ora...
- Grazie, Rogers, - replicò a denti stretti il professor Manx. Chloe sorrise di rimando: lei era davvero convinta di fare un favore, non le passava neanche per l'anticamera del cervello che potesse risuonare fastidiosa; il professore, d'altro canto, sapendo della genialità della ragazza e dei suoi genitori, non le rispondeva mai male.
In un altro giorno Henry avrebbe preso in giro l'amica, ma quel giorno si sentiva davvero male: la testa le girava così tanto che doveva attaccarsi al banco per non crollare per terra, la vista si faceva sfocata ogni pochi secondi e la nausea sembrava peggiorare ogni minuto che passava. Si chiese se non fosse il caso di chiamare casa... Ma poi si immaginò suo padre che veniva a bordo di un elicottero, preoccupato da morire, e decise che avrebbe cercato di resistere.
Sentì in lontananza la campanella che suonava, ma alzarsi in quel momento le sembrava un'impresa impossibile: avrebbe solo rischiato di vomitare.
Intravide una figura vicino a lei, ma non riusciva a metterla a fuoco... c'erano anche delle voci... sembravano preoccupate...
- Sto... - sussurrò. - Sto bene... -. Un attimo dopo, una fitta le attraversò lo stomaco, facendola piegare in due. Il dolore si diffuse per tutto il corpo... senza sapere come, si ritrovò per terra... sentiva qualcuno gridare... no, era lei stessa a gridare...
Si lasciò sprofondare nell'oscurità, lontano dal dolore, con sollievo.

Luogo Sconosciuto
- Signore? -. Il primo ufficiale era arrivato a fare rapporto.
- Ebbene? - lo incitò l'uomo con la cicatrice.
- Abbiamo un riscontro, - rispose l'ufficiale. - Signore... l'abbiamo trovata -.

ANGOLO MALATA DI MENTE
57 visualizzazioni in poche ore (e continuano a crescere!), 50shadesofLOTS_Always che segue e la recensione positiva di DianaSparks49?!?!?!
Non mi sarei mai aspettava un'accoglienza tale per il mio piccolo e pazzo esperimento, davvero, grazie!
Per ringraziarvi, ecco il secondo capitolo!
Spero che i personaggi vi stiano piacendo, intanto sto sviluppando la storia meglio possibile, in modo che possa appassionarvi. Per ora, siamo agli inizi, i vari pezzetti del puzzle vengono disposti sul tabellone in attesa di formare, poco a poco, il quadro completo.
Spero a presto!
AllisonHermioneEverdeen

   
 
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