Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Segui la storia  |       
Autore: alexisdeadinside    13/06/2018    0 recensioni
Una storia che racchiude molti cliché intenzionalmente.
Jungkook si è trasferito in america all'età di dodici anni per il lavoro del padre, ora frequenta il terzo anno di liceo in una piccola cittadina ed è il capitano della squadra di football.
Jimin ha deciso di fare l'ultimo anno di superiori all'estero, quindi, dalla corea del sud, è andato in america e gli è toccato frequentare il corso d'inglese di due livelli inferiore.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V, Park Jimin
Note: AU, Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Seppur l'ora d'inglese fosse iniziata da meno di dieci minuti per Jungkook sembravano passati anni.
Il ragazzo odiava quella lingua, anche se da quando viveva in America era stato obbligato ad impararla. I quattro anni vissuti in quel paese, e l'imminente quinto, non erano serviti a fargli apprezzare l'idioma.
Ormai era diventato di routine sedersi all'ultimo banco vicino alla finestra per disegnare, tanto che i suoi compagni di corso gli lasciavano tutte le volte il posto libero.
La sua mano, intenta a scarabocchiare l'angolo destro in alto del foglio, fu interrotta dal richiamo della sua migliore amica, Becky, la quale con un sussurro gli fece alzare lo sguardo verso la porta.
La persona che aveva varcato la soglia era un suo coetaneo, forse un po' più grande, dotato di tratti asiatici e un sorriso dolce, caratterizzato da uno incisivo inclinato.
Jungkook era rimasto quasi ammaliato dal nuovo ragazzo, tanto da essere rimasto a bocca schiusa e occhi quasi spalancati.
Un altro bisbiglio di Becky raggiunse l'orecchio del corvino, facendogli capire che la sua bisessualità nascosta si stava facendo troppo evidente.
Il ragazzo si ricompose, provando a trattenere le sue emozioni visibilmente accese dal nuovo studente.
"Lui è Jimin Park e da oggi frequenterà questo corso di inglese."
 La professoressa lo introdusse alla classe indicandogli il posto di fianco a Jungkook, pensando che si sarebbe trovato più a suo agio con un ragazzo delle sue stesse origini.
Il ragazzo dai capelli corvini deglutì guardando la figura del moro avvicinarsi per sedersi vicino a lui. Il nuovo studente si presentò di nuovo, tendendo un braccio verso il compagno.
"Sono Jimin, ma credo che questo tu già lo sappia."
Sussurrò il moro, curvando le labbra carnose verso l'alto.
"Mi chiamo Jungkook."
Rispose stringendogli la mano, ricambiando il sorriso. 
La lezione proseguiva come al solito, o almeno così sembrava: durante la spiegazione il più piccolo continuava a guardare di soppiatto il vicino il quale, pur essendo consapevole delle sue occhiate, non lo aveva mai colto con le mani nel sacco.
Il suono della campanella si divulgò per tutta la scuola, dando fine a tutti i corsi e facendo in modo che gli studenti si potessero dirigere verso l'aula dove si sarebbe tenuta l'ora seguente.
La classe si svuotò velocemente, dentro quelle quattro mura rimasero soltanto Jungkook e Jimin che, oltre agli sguardi durante la lezione, non avevano interagito dopo essersi presentati.
"Mh... Cos'hai adesso Jimin?"
Chiese il più piccolo mentre guardava il ragazzo sistemare il proprio materiale scolastico.
Il moro alzò lo sguardo dal suo zaino, rivolgendo un sorriso mozzafiato a Jungkook prima di rispondere alla domanda.
"Scienze. Tu invece?"
Rispose per poi rigirargli la domanda, abbandonando la sedia sulla quale aveva passato quasi un'ora.
"Matematica."
Una smorfia seguita da un verso disgustato si formò sul viso di Jungkook, al quale non dispiaceva la materia più di molto quella materia, però molto spesso la trovava noiosa. Una risatina fuoriuscì dalle labbra del ragazzo maggiore, provocando del rossore sulle guance del corvino.
"Questa scuola è bella grande, se hai bisogno d'aiuto per ambientarti chiedi pure a me."
Jungkook cambiò immediatamente argomento, nascondendo il palese imbarazzo che stava provando in quel momento.
"Mi farebbe molto piacere essere aiutato da te, è un bel casino qui."
Jimin rise di nuovo grattandosi la nuca, facendo sciogliere il cuore del ragazzo più alto.
"Ora devo proprio scappare, che ne dici di vederci dopo le lezioni davanti al cancello principale?" 
Concluse il moro afferrando lo zaino e dirigendosi verso il laboratorio di scienze, dopo aver avuto la conferma dal suo compagno di corso.
Fuori dalla classe c'era Becky ad attenderlo che non aspettò un secondo per avvolgere un braccio intorno alle spalle del suo migliore amico.
"Guarda, guarda. Il mio piccolo Jungkook si è forse preso una cottarella?"
Chiese la ragazza ridendo, dirigendosi con lui verso la classe di matematica.
Il corvino divenne completamente rosso per quelle parole e, poiché si vergognava ad ammettere la palese attrazione che provava per il nuovo studente, provò a negarlo nel miglior modo possibile fallendo miseramente.
Becky fece finta di crederci sapendo che il suo migliore amico non avrebbe ammesso quel piccolo sentimento che, in un breve futuro, sarebbe sbocciato in qualcosa di più grande.
I due ragazzi entrarono in classe sedendosi direttamente in ultima fila, nei banchi vicini a Trevor, vicecapitano e ultima parte mancante del loro trio.
L'ora di matematica passò velocemente, i tre ragazzi trascorsero la lezione a chiacchierare, non provando nemmeno a stare attenti o ad impegnarsi per capire la spiegazione.
"Ragazzi, vi va di venire a casa mia a pranzo? Ho casa libera e non ho compiti."
Propose Trevor iniziando a sistemare il suo quaderno, ancora chiuso dall'inizio dell'ora.
"Io ci sono, ma Jungkook non può. Deve "dare una mano" al ragazzo nuovo."
Rispose Becky ridendo, non dando la possibilità al ragazzo corvino di parlare per sé.
"Per prima cosa: origliare non è educato. Secondo: quel "dare una mano" significa davvero che devo aiutarlo."
Disse Jungkook leggermente irritato, ricevendo in risposta due pacche sulle spalle, una da parte di ognuno dei suoi migliori amici, che gli assicuravano che non erano seri e gli augurarono buona fortuna prima di salutarlo e andarsene.
A quel punto il sedicenne si avviò verso il cancello principale, luogo nel quale si sarebbe dovuto incontrare a breve con Jimin.
Il moro non tardò ad arrivare. Si presentò davanti a lui con un sorriso smagliante e, dopo averlo ringraziato, si diressero entrambi all'interno della scuola in modo che Jungkook potesse guidarlo.
In mezz'ora avevano finito di girovagare per l'istituto e si ritrovarono nuovamente fuori.
"Non so proprio come ringraziarti, sei stato gentilissimo ad aiutarmi."
Disse per l'ennesima volta il nuovo arrivato, sarà stata la terza volta che pronunciava una frase del genere.
"Stai tranquillo, Jimin. È stato un piacere."
Rispose di nuovo Jungkook, non potendo fare a meno di sorridere per la dolcezza del ragazzo più grande.
"Vorrei sdebitarmi in qualche modo..."
Smise di parlare per qualche secondo per riflettere.
"Che ne dici di venire a cena da me un giorno?"
Gli chiese con il viso illuminato da un sorriso smagliante.
Jungkook non rispose subito, troppo preso dal squadrare il ragazzo, perdendosi in un fiume di pensieri.
"Certo!"
Disse con forse un po' troppo entusiasmo, visto che il moro si era messo a ridere.
Il ragazzo dai capelli corvini arrossì e, pur essendo consapevole del colorito vivace delle sue guance, fece finta di niente e cambiò argomento.
"Abiti molto lontano da qui?"
Si ripeté la stessa scena di qualche ora prima, appena le sue sensazioni venivano esposte provava a far finta di niente, non riuscendoci mai.
"No, in realtà vivo poco dopo il parco. Tu invece?"
 Gli occhi di Jungkook si aprirono più di quanto non lo fossero già, formando così la sua tipica espressione quasi scioccata. 
"Siamo praticamente vicini di casa."
Rise leggermente poi si avvisarono insieme verso le proprie abitazioni, iniziando a conoscersi meglio.
Il tempo volò e in men che non si dica i due si ritrovarono davanti a casa di Jimin, durante il tragitto sembrò che trai due si fosse instaurata una strana infinita, che li portò a stringere subito amicizia, ringraziando anche la passione per il canto e il ballo da parte di entrambi.
"È stato bello passare del tempo con te, Jungkook."
Disse Jimin arrestando il passo davanti il proprio condominio, iniziando a cercare le chiavi nello zaino.
"Lo penso anch'io..."
Il ragazzo dai capelli neri non voleva che finisse così però, doveva trovare alla svelta una scusa per vedersi un'altra volta.
"Mh... Jimin, visto che tanto dovremmo fare la strada in ogni caso, ti andrebbe di andare a scuola insieme la mattina?"
Non sapeva il motivo, ma il più piccolo sentiva una strana ansia mista ad agitazione smuoverlo da dentro, probabilmente dovuta al possibile rifiuto da parte dell'altro ragazzo.
"Mi farebbe molto piacere."
Un sorriso sincero si formò sul viso del moro, alleggerendo il cuore del corvino e facendogli curvare le labbra a sua volta.
I due adolescenti si salutarono e, dopo essersi accertato che Jimin non lo potesse vedere, Jungkook iniziò a correre verso casa, sentendo l'irrefrenabile impulso di raccontare tutto ai suoi migliori amici, tanto da chiamarli su Skype non appena arrivato a casa.
"Ragazzi, voi non avete idea... Sento che quel ragazzo mi manderà fuori di testa."
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: alexisdeadinside