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Autore: nikita82roma    13/06/2018    4 recensioni
Ambientata prima dell'ultimo episodio della prima stagione. Castle e Beckett sono sulla scena del crimine di un duplice omicidio, una coppia di coniugi con una bambina in affido: Joy entrerà prepotentemente nella vita di castle e ancora di più in quella di Beckett. Il passato si scontrerà con il futuro, scelte, errori e decisioni vecchie e nuove porteranno i nostri dentro un percorso dal quale uscirne non sarà facile, dove giusto e sbagliato non sono così netti e dove verranno prese decisioni sofferte.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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Prese coscienza di essere sveglia prima di riuscire ad aprire gli occhi. Aveva ricordi confusi e non capiva dove fosse. Ci mise un po’ prima che i suoi sensi rispondessero alle sue domande silenziose. Sentì il bip bip dei macchinari che diventava sempre più ravvicinato e poi percepì un tocco leggero e costante sulla sua fronte, il fastidio della mascherina che tirava sul volto ed un dolore confuso ovunque soprattutto quando provava a respirare più a fondo. Capì che si trovava in ospedale, che dovevano averla trovata, che si era salvata, anche se non ricordava molto. Ricordava il corpo a corpo con Karn, di avergli sparato, la fitta al ventre e poi il buio che la inghiottiva, il resto non sapeva se lo aveva sognato, sperato o se era realtà. Aprire gli occhi le sembrava come scalare una montagna provò a concentrarsi su quel tocco che si fermò poco dopo e scese sulla tempia, dalla parte opposta a dove un dolore pulsante che ora sentiva bene la fece per un attimo sussultare.
- Katie… - Si sentì chiamare e capì che quella mano che la accarezzava non era di chi pensava e sperava che fosse vicino a lei. Ora riconobbe il tocco delicato e incerto di suo padre, timoroso di farle male tanto quanto di mostrare i suoi sentimenti.
Aprì gli occhi e provò a parlare, ma uscì solo qualche suono indistinto attenuato dalla mascherina per l’ossigeno. Vide un sorriso contratto nel viso scavato di suo padre, si sentì in colpa anche per lui, non meritava di soffrire ancora.
Non fece in tempo a fare o dire nulla che di lì a pochi istanti Jim fu fatto allontanare e lei circondata da infermieri e da un medico che le faceva varie domande prendendole la mano e chiedendole di rispondere stringendola.
Sa chi è? Sa dove si trova? Si ricorda cosa è successo?
Sì, sapeva chi era, che era in ospedale e ricordava cosa era successo. Controllarono quei macchinari vicino al suo letto mentre lei cercava con lo sguardo suo padre che non era più lì. Le tolsero la mascherina e si sentì sollevata. Le dissero di non affaticarsi e poi fecero rientrare Jim mentre loro uscivano. Il loro rapporto non era mai fatto di grandi parole e discorsi. Sguardi, piccoli gesti e tanti silenzi che loro capivano. Con suo padre non aveva mai parlato tanto, era sua madre la sua confidente, quella alla quale apriva il suo cuore, con lui non lo aveva mai fatto e lui non l’aveva mai forzata a farlo. Era così il loro rapporto, profondo, sincero ma senza bisogno di troppe parole, loro si capivano ed andava bene così ad entrambi.
- Mi hai fatto preoccupare, Katie. - Ammise sincero.
- Scusa papà. - Riuscì a dire sentendo la sua voce più roca di quanto pensasse. Le avvicinò il bicchiere, aveva il permesso di bere solo pochi sorsi, nonostante appena si bagnò le labbra si rese conto che aveva molta sete.
- Castle? - Chiese dopo aver tenuto fin troppo dentro quella domanda che avrebbe voluto fargli non appena si era resa conto che lui non era lì.
- È a casa con Joy. L’ho avvisato che ti sei svegliata, sta arrivando.
- No… no…  digli di stare con Joy… - Era giusto che fosse così, doveva stare con lei, prendersi cura di lei, lui che ne era in grado, non come lei.
- Non credo che riuscirei ad impedirglielo in ogni caso, lo sai. Devi rimanere calma, Katie, non ti agitare. - Le prese la mano e lei chiuse gli occhi cercando di dargli retta. Era talmente stanca ed ancora sotto l’effetto dell’anestesia che non si accorse nemmeno di stare per addormentarsi ancora.
 
Questa volta riconobbe subito il tocco morbido e sicuro di Castle che le accarezzava la mano e sentiva il calore che le trasmetteva. Fu istintivo accarezzargli le dita con il pollice facendolo sobbalzare.
- Ehy… - Gli sussurrò aprendo gli occhi ed incontrando i suoi, tremanti, felici.
- Ciao Beckett. - Le baciò il dorso della mano e sentì il cuore che le scoppiava in petto. Rick sorrise, perché la macchina che monitorava i suoi battiti subito registrò il suo cambiamento che si assestò quando lui la tenne vicino al suo volto. Anche se avesse voluto, non avrebbe potuto nascondergli la felicità di vederlo lì.
- Joy?
- È con tuo padre, l’ha portata a fare colazione in una caffetteria qui dietro.
- È qui? Perché? Lei no… - Provò a ribellarsi ma lui le portò due dita sulle labbra per farla tacere.
- È tua figlia, voleva venire, non mi avrebbe mai lasciato uscire se non l’avessi portata. Sono riuscito solo a convincerla che prima doveva fare colazione e poteva vederti dopo.
Le strappò un sorriso ed evitò di dirle tutto il resto. Di come era stato difficile raccontare a Joy del suo ferimento, calmare le sue lacrime e i suoi singhiozzi, tranquillizzarla quando si era buttata tra le sue braccia. Era impaurita ed arrabbiata. Non accettava le spiegazioni che lui le dava sul perché quello era accaduto, sul perché sua madre dovesse preferire rischiare la vita piuttosto che stare con lei. Per Castle quella volta era stato veramente difficile trovare un punto d’incontro con lei e provare a spiegarle quella che era la vita di Beckett, perché in fondo capiva perfettamente le paure della bambina e le condivideva. Le parole dure di Joy erano state un pugno dello stomaco per Rick, quando gli aveva detto che non le aveva mai voluto bene, che era meglio che non l’avesse mai trovata e che non la voleva. L’aveva pregata, scongiurata di non dire mai quelle cose perché non erano vere, perché Kate la amava più di ogni cosa ed averla ritrovata era stata la cosa più bella della sua vita. Aveva pianto, aveva provato a sottrarsi al suo abbraccio e lui l’aveva stretta di più, accarezzata, cullata, le aveva sussurrato tutto l’amore che aveva e che anche Kate provava per lei. Era stanco, esausto, svuotato e non sapeva da dove stava prendendo quelle energie fisiche e mentali per consolare lei, ma lo doveva fare, per Joy ed anche per Kate. Non voleva che i dubbi si insinuassero di più in sua figlia, voleva anzi dissiparli, anche se non sapeva se ne fosse capace quella volta. Rimase con Joy tra le sue braccia sul divano fino a quando non si fu calmata e fino a quando non ricevette la telefonata di Jim che Kate si era svegliata. Poi erano iniziate le contrattazioni, lui non la voleva portare, non fino a quando non si fosse accertato delle condizioni di Beckett, ma alla fine aveva dovuto cedere, anche perché credeva fosse giusto prima di tutto per Joy, almeno questo glielo doveva.
Beckett chiuse gli occhi e si voltò dalla parte opposta a dove si trovava Castle, sembrava quasi avesse potuto sentire tutti i pensieri di Rick.
- Beckett… Kate… Ehy… - la chiamò dolcemente per attirare la sua attenzione, quando si girò per guardarlo le vide gli occhi umidi. Le sorrise con tenerezza, asciugandole con una carezza le lacrime.
- Mi dispiace Castle… Io… non volevo che andasse così… è stato…
- Shhh… Non importa adesso, ok?
- Non doveva andare così ieri sera… non ieri… - Si lamentò ancora lei veramente addolorata e non perché gli antidolorifici stavano diminuendo la loro azione.
- Lo so… cioè, credo di sapere cosa voleva dire quella cena per te. Ma ci torneremo, lì, insieme. E sarà diverso, perché te lo meriti e ce lo meritiamo, tutti e tre.
Scosse la testa, non sapeva come lui faceva ad essere così tollerante verso di lei, a capirla così bene senza bisogno che lei gli dicesse nulla. Chiuse di nuovo gli occhi e provò a raccogliere le proprie forze e provare a calmare il tumulto di emozioni che la avvolgevano, fin quando sentì Castle accarezzarla, concentrandosi sul suo tocco gentile e rassicurante. Quando il contatto tra loro si interruppe aprì gli occhi preoccupata e non riuscì a capire se quello che vedeva era vero o era una visione dettata dagli antidolorifici e anestesia.
- Castle ma…
- Mi vuoi sposare? - Le chiese serio tenendo in mano un anello. Lei lo guardò senza riuscire a dire niente, stupita, sorpresa, scuoteva la testa incredula, e le era impossibile trattenere le lacrime. - Volevo chiedertelo da tempo, avevo deciso per ieri sera e poi dopo quello che è successo mi sono detto che lo avrei fatto appena possibile. Non esiste un momento perfetto, l’ho cercato, ma non esiste. Allora nonostante tutto voglio rendere perfetto questo e non voglio perdere altro tempo. Katherine Beckett, vuoi diventare mia moglie?
- Sì… - Lo disse in un sussurro piangendo, mentre Castle, probabilmente andando contro a tutte le regole dell’ospedale, le faceva scivolare l’anello al dito, prima di darle un bacio sfiorandole appena le labbra.
- Appena ti riprendi però, voglio un bacio vero. - Le disse facendola sorride e baciandola ancora.
- Promesso. - Sorrise anche lui perdendosi nel suo sguardo. Nonostante tutto non le era mai sembrata così bella.
- Ci conto Beckett.
- Rick io… ti amo. Ho pensato di morire ieri e - fece una pausa lui le disse di non continuare, ma lei scosse la testa, doveva farlo, aveva la stessa sua urgenza, dettata dalla paura avuta di non aver più tempo - una delle cose che mi dispiaceva di più era non avertelo detto… non abbastanza. Ti amo e…
Non riuscì ad andare avanti questa volta e fu lui ad andarle incontro ancora.
- Lo Kate, lo so. Anzi, lo sento. Ti amo anche io e l’unica cosa che voglio è che tu esca da qui e non perdere più tempo in cose stupide. Sai avevo fatto le cose per bene, avevo chiesto il permesso a tuo padre ed anche a Joy e mi hanno dato entrambi l’ok, quindi sono in regola, possiamo sposarci.
La fece sorridere ancora e pensò che quando sorrideva era la cosa più bella del mondo, in qualsiasi situazione fosse. Era difficile contenersi quando avrebbe solo voluto prenderla e stringerla a sè, tenerla il più vicino possibile, festeggiare quel momento in tutt’altro modo. Doveva limitarsi a tenerla la mano e la aiutò a sollevarsi appena con la schiena. Tenne la testa vicino a quella di lei, guardandola sempre, anche quando lei aveva chiuso gli occhi, non riuscendo ancora a rimanere vigile troppo a lungo.
- Avevo preparato anche un bel discorso… - Le sussurrò.
- Se vuoi farlo ti ascolto. - Le disse lei stringendogli la mano.
- Non sono sicuro di ricordarmi tutto però volevo che tu sapessi che era una cosa che volevo fare da tanto, ma avevo paura che non mi avresti preso sul serio per i miei precedenti, ma sono serissimo. Voglio costruire il nostro futuro insieme e renderti felice come tu rendi felice me. Voglio esserci per ogni tuo successo ed ogni tuo fallimento, per gioire insieme e consolarti…
- Castle… - Alzò la mano per accarezzare le sue labbra e farlo tacere, aveva voluto ascoltarlo ma non era così sicura di essere pronta…
- Ho avuto paura, Kate. Ho avuto paura di perderti… - Le confessò.
- Mi dispiace, Castle… Io…
- Non voglio chiederti di rinunciare a quella che sei, a quello che fai, ma non posso fare a meno di essere terrorizzato all’idea di perderti. - Disse sincero.
- Lo so… ti prometto che…
- No, non promettermi niente che non puoi mantenere. Ne parleremo poi, ok? - Le diede un bacio proprio mentre sentirono un lieve bussare alla porta che si aprì senza aspettare una risposta. Joy fece capolino incerta nella stanza. Kate provò a sollevarsi senza successo, fino a quando non fu Rick a farlo anche se si spaventò della sua espressione sofferente, ma lo sguardo fu chiaro di quello che voleva.
- Joy… amore… - Allungò una mano verso il vuoto invitando sua figlia a raggiungerla.
Joy lo fece a piccoli passi incerti, spaventata da quella situazione. Si era resa conto solo in quel momento della situazione di sua madre e non era sicura di esserne pronta. Castle capì il suo disagio ripensando anche a come aveva reagito poche ore prima alla notizia e non poteva dire di non aver paura di cosa avrebbe detto a Kate. Avrebbe voluto proteggerle entrambe e non sapeva come.
Non era quella l’immagine di sua madre che si aspettava, perché per Joy, Kate come tutte le mamme per i figli, era imbattibile e non era preparata a vederla così, fragile e indifesa. Si sentì in colpa per tutto quello che aveva pensato, per le cose cattive che aveva detto su di lei. Si vergognava a guardare Rick che sapeva ed anche ad avanzare di più. Castle si alzò dalla sua sedia e fece cenno a Joy di mettersi al suo posto, vicino a sua madre. Prese coraggio e si avvicinò sedendosi in silenzio, ripensando a quando quella notte l’aveva vista in tv ferita e aveva paura, proprio come in quel momento e lei era arrivata a casa, solo per abbracciarla perché entrambe volevano quell’abbraccio. Avrebbe voluto abbracciarla anche in quel momento, ma non trovò il coraggio di farlo né di dire nulla. Sapeva che Kate la stava guardando ma non riusciva a fare lo stesso, tenendo lo sguardo basso sulle sue mani giunte fino a quando non vide sopra quelle la mano di sua madre.
- Scusami Joy. Non ho mantenuto la mia promessa. Sono una pessima madre… Mi dispiace…
Stava per lasciare le mani di sua figlia quando Joy la fermò, tenendola tra le sue.
- No! Non lo sei. Ero arrabbiata, ho pensato tante cose brutte. Avevo paura che mi lasciavi ancora. - Le disse Joy tra le lacrime.
- È l’ultima cosa che vorrei fare, Joy. Non vorrei lasciarti più, non avrei mai voluto farlo…
- Ho pensato cose cattive. - Le disse ancora perché pensava che non avesse capito, credeva che meritava di essere rimproverata.
- Non importa, amore. Ho pensato anche io tante cose cattive su di me.
Joy tirò su con il naso mentre le lacrime cadevano dai suoi occhi bagnando le mani, sue e di sua madre e fu in quel momento che si accorse dell’anello.
- Glielo hai chiesto? - Chiese a Rick che annuì sorridendo.
- E ha detto sì allora? - Esclamò ancora con un timido sorriso.
- Ho detto sì. - Rispose Kate sorridendo anche lei.
- Posso essere la tua damigella? - Chiese allora Joy a sua madre prendendola di sorpresa. Lei di certo non aveva pensato ancora così lontano, e invece sua figlia sembrava aver già le idee molto chiare.
- Devi esserlo, amore. - Le rispose Kate, lasciando che finalmente Joy l’abbracciasse.
 

Questo è il penultimo capitolo. Il prossimo sarà l'epilogo della storia che si svolgerà qualche mese dopo. Grazie per averla seguita.
   
 
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