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Autore: MatthewTheAuthor    13/06/2018    0 recensioni
È un circolo vizioso quello che lega Umani e Notturni: i primi gli danno inconsciamente vita, mentre i secondi banchettano per sopravvivenza con i loro corpi.
Per nostra fortuna, in tempi passati, un Arcangelo ascoltò le nostre preghiere e scese in terra per creare un antico ordine di valorosi combattenti, pronti a tutto pur di proteggere il mondo per come lo conosciamo. Le Fate.
Anche nelle vene di Madelaine Mayfair, di sedici anni, scorre inconsciamente il sangue di questa specie che, ancora oggi, affronta nell'ombra questi mostri demoniaci e vogliosi di carne umana.
Durante una serata trascorsa in un nightclub, in compagnia del suo migliore amico NJ, si ritrova invischiata in uno scontro senza precedenti, che non farà altro se non dare il via ad un cambiamento così radicale della sua vita da non darle un secondo di tregua. Dopo questo scontro infatti segreti che dovevano rimanere tali le verranno rivelati, antiche magie che erano state usate anche su di lei verranno annullate e vecchi nemici mortali, che sarebbe stato meglio se fossero rimasti nella tomba (come tutti credevano) risorgeranno dalle tenebre di una città che non dorme mai.
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Fairies'
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Da qualche parte tra Europa e Asia
1200 d.C.

L’aria si era fatta rarefatta e irrespirabile. Puzzava di sangue ancora fresco dove giacevano i corpi putrescenti e dilaniati dei crociati; di fumo dove gli alberi della boscaglia erano diventati esili sterpaglie, avvolte da una nebbia cinerea; di morte dove si stagliava quell’esercito di mostri affamati e sanguinari, immortali. I loro occhi erano minacciosi e ardenti come tizzoni ancora caldi, le loro carni unte e nere come inchiostro di seppia, gli artigli sguainati e le zanne in mostra, pronte per essere usate per strappare la carne di altri uomini dalle loro stesse ossa.
Il cielo si era fatto oscuro sopra le teste degli ultimi superstiti, una coltre di denso fumo grigio lo ricopriva fino all’orizzonte, fino a dove i loro sguardi sgomenti potevano spingersi. Lingue di fuoco alte come torri sembravano danzare e agitarsi come serpenti là, dove quell’enorme creatura antica marciava, incurante di tutto quello che si trovava sul suo cammino. Le sue zampe erano talmente possenti e distruttive che gli alberi ingrigiti si spezzavano come stuzzicadenti sotto al loro grave peso, le rocce si frantumavano come noci e le ossa degli uomini scricchiolavano e si disintegravano come foglie autunnali strette in una mano.
Era una delle creature infernali più grandi che avessero mai visto fino a d'ora, più grande addirittura di un dinosauro, ma con le fattezze di uno di quegli animali che in passato camminavano sovrani e indisturbati sulle nostre terre. La pelle ruvida e nera sembrava ricoperta da una sorta di armatura di pietre d’ossidiana, un'impenetrabile corazza dura e spessa; i quattro grandi occhi brillavano tra la nebbia come stelle scarlatte; sulla schiena era ben visibile la sua spina dorsale, come frammenti di roccia che sbucavano da un terreno melmoso. Sopra alle enormi narici spalancate, che sembravano fumare a ogni suo respiro, nasceva un corno duro e affilato quanto la lama di una spada, così come dalla sue tempie, dove si sviluppavano due corna ricurve simili a falci di luna. La bocca era aperta e fiotti di bava strisciavano tra quei suoi denti taglienti come coltelli, fino a ricadere sul terreno polveroso. Agli angoli della mascella prominente altre due corna, dure e acuminate.
Mosse l’enorme testa verso un raggio di sole che filtrava debolmente dal fumo e produsse un verso da prima roco e profondo, che sembrò uscirgli dalla gola e svilupparsi nel suo interno, ma che si fece poi più acuto e assordante. I crociati indietreggiarono, spaventati da quell’enorme demonio, divenuti bianchi per il terrore e il fetore che gli aleggiava attorno come una presenza costante.
Un uomo valoroso, stanco di assistere inerme a quella continua distruzione, strinse le mani in un pugno, fino a conficcarsi le unghie cesellate nella carne e a sanguinare, quindi si fece avanti. Sferrò la sua lancia contro il ventre della creatura, con la speranza di ferirla, ma quella rimbalzò e si spezzò contro la sua carne dura. Il mostro si voltò verso di lui, guardandolo con i suoi occhi impenetrabili e luminosi, che sembrarono pietrificarlo, e si avvicinò come una frana. Le fauci erano spalancate e i denti raspavano il terreno e tutto quello che c’era al di sopra. Piante arse dal rogo, corpi umani smembrati. Era già a pochi metri dal crociato, pronto a divorarlo, quando una luce si sprigionò alta nel cielo grigio, un bagliore bianco ed iridescente come un sole che si faceva spazio tra la coltre di fumo mutevole.
Davanti agli occhi increduli di uomini e mostri, davanti a quella stella che brillava dietro le sue spalle larghe, si presentò una figura celestiale e dal fascino innaturale. Un profumo dolce, di fiori freschi e luce, sempre se la luce può avere un qualche tipo di odore, soffocò la puzza di cadaveri.
Quella figura aveva il fisico prestante e pallido, simile a una statua di marmo completamente messa a nudo davanti ai suoi spettatori e dalla schiena si spalancavano due enormi ali dalle piume color neve. Il viso era angolare e dai lineamenti taglienti come i frammenti di vetro dispersi al suolo, gli occhi piccoli e dalle iridi dorate, senza pupilla, luminosi come lucciole. Ciocche di capelli argentati gli ricadevano sulle piccole orecchie, mossi da una leggera brezza resa calda dalle lingue di fuoco. Sopra la testa una aureola brillava a mezz'aria, come fosse la sua corona. Sul petto, appena sopra a dove gli batteva il cuore, un marchio nero simile a un cuore fiammeggiante.
Nella mano destra brandiva una lunga spada, dalla lama scintillante come polvere di stelle, che rivolse al coraggioso crociato che aveva scagliato la lancia contro quell'enorme demone.
[…]
Lasciò poi cadere la sua arma che, sibilando come se squarciasse l'aria stessa, si andò a conficcare nel terreno.
Il crociato la impugnò con presa salda e sicura. Era un'arma dalla lunga lama d’argento, pesante, meravigliosa e ultraterrena, che sembrava sprigionare un’elettricità statica molto strana da quell’elsa dorata, dalle sembianze di una rosa abbellita da cristalli. Un’elettricità che lo spinse ad alzarla in direzione di quel grosso mostro, dalle fattezze di un dinosauro cornuto, e che lo portò a guidare i suoi compagni in battaglia, contro i Notturni, per proteggere gli Umani.
[…]
   
 
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