Ella's pov
Osservo
lo schermo del computer ticchettando con le dita sulla tastiera senza
scrivere effettivamente nulla di concreto. Sembrano essere passati anni
da quando mi sono stesa sul divano con il pc addosso. Questa tesi non
vuole essere scritta, niente, non ho ispirazione. Avrei dovuto vedere
il mio relatore due settimane fa ma non ci sono potuta andare per ovvie
ragioni. Sono stufa di stare a casa tutta sola, comunque. Sono cinque
giorni che sono uscita dall'ospedale e inizio a voler fare qualcosa di
più che starmene chiusa nella mia camera senza riuscire a
scrivere neanche una dannata tesi. Di questo passo la laurea si
allontana sempre di più.
Sbuffo infastidita da questa situazione e appoggio il pc sul tavolino
affianco a me abbassando lo schermo. È inutile continuare a
fingere di fare progressi.
Controllo il cellulare per vedere se è arrivato qualche
messaggio, ma nessuno mi ha pensata. Pazienza.
Mi alzo controvoglia e mi trascino in cucina decisa a farmi uno
spuntino. Ormai riesco a mangiare quasi tutto ma decido comunque di
sgranocchiare qualcosa di leggero come un po' di frutta.
Da quando sono tornata a casa, Devon passa tutti i giorni a farmi
compagnia quando Audrey non c'è e quando i turni glielo
permettono. Ho cercato di confessargli i miei sentimenti ma non era mai
il momento giusto! Una volta ci ha interrotti Richard, una volta era
l'ospedale, un'altra ancora non ho avuto il coraggio, così
ho finito per tacere. Non credevo fosse così difficile
dichiararsi ad una persona! Di solito viene naturale, no..?
Mi sento un po' avvilita e perfino Audrey ha cercato di darmi qualche
consiglio per riuscire in questa missione impossibile.
Le mie riflessioni vengono interrotte da un baccano proveniente
dall'ingresso.
Mi affaccio e vedo la coppietta entrare e Richard lanciarsi sul divano
esasperato. Esco allo scoperto osservando i miei amici.
« Ella! Audrey ha cercato di uccidermi! » La guardo perplessa e la modella alza gli occhi al cielo infastidita.
«
Non è vero! Non ascoltarlo. » Fa la linguaccia al
suo fidanzato dandogli poi le spalle.
« Sì che è vero! Non guiderai mai
più con me nella macchina! » Scoppio a ridere
capendo la situazione solo ora.
« Smettila! Non ho visto uno stop, cosa sarà mai!
»
« Ci hai quasi uccisi!»
« Il solito esagerato...»
« Ok, basta abbiamo capito! » Intervengo mettendomi
tra i due e guardando la mia amica.
« E tu smettila di attentare alla vita delle
persone...» Mi guarda con la bocca spalancata mentre Richard
si illumina non aspettandosi che prendessi le sue difese. Diciamo che
le doti da guidatrice della mia coinquilina non sono proprio il massimo.
« Grande! » Esclama Rick battendomi il cinque e allargando le braccia così che possa abbracciarlo. Mi abbasso per raggiungerlo ma finisco per cadere con la schiena sulle sue gambe. È troppo difficile alzarsi, perciò resto così a fissare il soffitto.
« Siete dei bastardi! Quando sarò l'ultima guidatrice dell'universo scordatevi che vi dia un passaggio per sfuggire all'invasione aliena che vi rapirà e farà di voi degli umanoidi! » Scoppiamo tutti a ridere compresa lei.
« E poi sarei io il drammatico! » Esclama Richard aiutandomi finalmente a tirarmi su. Mi appoggio sul bracciolo in modo da restare in bilico.
« Bando alle ciance, ho bisogno del vostro aiuto. » Audrey estrae una pendrive dalla borsa e si frega il mio pc per inserirla. Gira lo schermo dopo qualche secondo mostrandoci alcune sue foto tratte da un recente servizio fotografico.
« Vorrei farne stampare qualcuna. Fra queste due quale vi piace?» Ce ne mostra una in costume da bagno sulla spiaggia e un'altra in intimo su un letto. Sgrano lo sguardo notando subito un particolare ambiguo.
« Perché hai una mano in mezzo alle gambe nella foto sul letto? Forse è meglio quella al mare...» Sia Richard sia Audrey si sporgono immediatamente attaccandosi allo schermo. Possibile che l'abbia notato solo io?
«
Oddio, non me n'ero resa conto...»
« Audrey, ma chiamami invece di ricorrere a questi metodi!
Questa me la tengo io, comunque.» Dice Richard ridacchiando
mentre la mia amica arrossisce.
«
Non vogliamo sapere che cosa ci farai...» Lo derido.
« Non ho bisogno della foto, tranquilla.» Mi fa
l'occhiolino lui mentre Audrey alza gli occhi al cielo. Chiudiamo tutto
evitando altri commenti e ci spostiamo in cucina per farci un
caffè.
« Sono ancora arrabbiata con te, sappilo.» Esordisce la mia amica guardando il fidanzato. Egli, dal canto suo, fa spallucce.
« Dovrei essere io quello arrabbiato dato che mi hai quasi fatto fuori! Meno male che non era la mia macchina...» La bionda alza gli occhi al cielo mentre io ridacchio. È già bella ed intelligente, se avesse avuto anche il dono della guida, sarebbe stato troppo.
« Tu non ridere! » Mi intima Audrey puntandomi il dito contro mentre io alzo le mani in segno di resa.
« Non rido, stavi per uccidere Rick!» La prendo in giro anche io mentre il ragazzo mi dedica un sorrisone.
«
Grazie Ella, tu sì che mi capisci!»
« Bravi alleatevi! Sappi che non avrai ciò che ti
avevo promesso! » S'imbroncia.
« Ma come? Sei sleale..»
« Così impari a deridermi. »
« Non ti ho deriso ho detto la verità,
è diverso..» Audrey non sa più che cosa
ribattere perciò decide saggiamente di chiudere la
questione. Sono esilaranti quando fingono di litigare.
«
Facciamo pace? » Domanda retoricamente la bionda
avvicinandosi al ragazzo.
« Solo se prometti di non guidare
più...» La mia coinquilina finalmente ridacchia e
annuisce. Suggellano l'avvenuta riconciliazione con un bacio.
«
Mi aggiungo anche io! » Esclamo lanciandomi addosso ai due.
Vorrei davvero evitare che esagerino davanti ai miei occhi.
« Una cosa a tre? » Domanda Audrey sconcertata
mentre sul viso di Rick si dipinge un sorrisone.
« Perché no, mi sento esclusa!» Ribatto.
« Il mio letto è grande! » Conclude
Richard facendo ridere tutti. Sono impossibili ma mi fa davvero bene
passare del tempo con loro. Mi distrae dai costanti pensieri che
lottano nella mia testa per farmi impazzire.
Mi sento in colpa per avere il nome della moglie defunta di Devon.
Vorrei dirgli ciò che provo ma ho paura di rovinare tutto.
Devo rischiare e ne sono consapevole e ora sono forte abbastanza da
sopportare le conseguenze.
Se dovessi ricevere un rifiuto, lo accetterò a testa alta.
Ma lui ha bisogno di amore, ha bisogno di avere qualcuno accanto che
gli ricordi che non è solo, che non lo sarà mai
perché merita la felicità come tutti gli esseri
umani.
Ha bisogno di qualcuno che gli tenda la mano affinché possa
risalire dal burrone nel quale è precipitato e credo proprio
di poter sostenere entrambi adesso.
Ho visto il panico nei suoi occhi quando mi sono svegliata dal coma, ho
visto quanto era preoccupato e di come ha allontanato Derek.
Tutto ciò deve pur significare qualcosa, no?
Forse anche lui prova qualcosa per me, ma non ha ancora trovato il
coraggio di ammetterlo a se stesso.
« Ella ci sei? » Richard mi risveglia dalle mie riflessioni sventolandomi una mano davanti agli occhi.
«
Sì, ci sono scusatemi. Che dicevate? »
« Niente, Richard è stupido. » Brontola
la modella. Il ragazzo mette il broncio offeso per poi passare un
braccio intorno alle mie spalle.
« Parliamo di cose più interessanti. Ancora niente con il tuo bel conte? » Vuole davvero essere ucciso oggi. Lo guardo storta mentre Audrey alza per l'ennesima volta gli occhi al cielo.
«
Smettila.. o ti faccio salire in macchina con Audrey, di
nuovo...» Lei mi guarda divertita mentre Rick sbuffa.
« Ed io che volevo sapere qualche dettaglio piccante! Che
noiosi davvero! »
« Perché non ci racconti i tuoi, mh? »
Gli rispondo prontamente mentre la mia amica scuote la testa.
«
Lascia stare, meglio che tu non li sappia...» Finge delusione
facendo imbronciare di nuovo Rick.
« Ahia, questa me la segnerei. » Ridacchio nel
guardare come Richard se la stia prendendo per questa conversazione.
« Vorresti insinuare che non sono abbastanza soddisfacente??
» Scoppio a ridere mentre Audrey gli accarezza la spalla.
« Non ho detto questo! »
« Dai Rick non prendertela! Non puoi saper fare tutto. » È troppo divertente! È facile indovinare i punti deboli di un uomo. Mi appoggio alla mia amica mentre ridiamo per lo sguardo sconvolto del ragazzo che ci guarda dall'alto. Prende un respiro e poi vedo comparire il suo ghigno malizioso sulle labbra.
« Chi ci può dire come sei tu, invece? » Mi punta il dito contro mentre spalanco la bocca alla domanda.
« È un colpo davvero basso, Richard. » Incrocio le braccia sotto al seno e la bionda gli da uno schiaffo sul petto per farlo stare zitto.
«
La smetti?! » Egli fa spallucce, come se avesse chiesto la
cosa più normale del mondo.
« Se ti interessa, puoi andare a chiedere al tuo amico
la...»
« Non me lo direbbe mai! » Ma gli uomini non
adorano condividere dettagli sulle loro conquiste?
« Sei mia amica, perciò. » Aggiunge
prima che Audrey lo spinga verso la porta.
« Non chiederà proprio niente e ora sta andando
via, vero tesoro? » Questa volta è il suo turno di
alzare gli occhi al cielo per poi aprire la porta di casa.
« Va bene signore, vi lascio ai vostri pettegolezzi. Ci vediamo! » Ci dedica uno dei suoi occhiolini eloquenti e sparisce all'orizzonte.
Posso
tirare un sospiro di sollievo. Ultimamente si comporta in modo un po'
strano, come se volesse sistemare le cose che il mio incidente ha
distrutto. Mi chiedo se non sappia qualcosa che io ignoro riguardo il
misterioso dottore.
Sta pressando troppo affinché mi dichiari il che non
è proprio da lui. Di solito si limita a darmi consigli.
«
Lo so, è insopportabile alle volte! » Esclama la
mia amica esasperata lanciandosi sul divano.
« Cerca solo di aiutarmi, in realtà..»
Mi siedo accanto a lei portandomi le mani dietro la testa.
«
Sì, lo so. E se vuoi anche un mio parere, dovresti invitarlo
a casa una di queste sere. Organizza una cena, ma niente di troppo
romantico, e approfittane per dirglielo. Sono sicura che
andrà benissimo. »
Le sorrido risollevata. Questa idea non è niente male e poi
mi sono stancata di aspettare il momento giusto che in
realtà non esiste. Non facciamo altro che attendere e
attendere sperando che le cose si sistemino da sole perdendo solo
tempo. Se c'é una cosa che ho capito dopo quest'incidente,
è che la vita è troppo breve per rimandare e non
ho più voglia di farlo.
È tempo di agire.
Devon's pov
Raggiungo
a passo svelto il piano dove è situato il pronto soccorso.
Decine di medici ed infermieri vagano freneticamente alla disperata
ricerca dei loro pazienti cercando di salvar loro la vita.
Mi hanno chiamato per una ferita d'arma da fuoco all'addome. Temono che
il proiettile si sia conficcato nell'aorta. Se così fosse,
dovrò estrarlo immediatamente.
Nonostante tutto ciò, oggi sono di buon umore e credo se ne
siano accorti anche i miei colleghi e specializzandi. Mi fissano in
modo inquietante.
«
Dottor Reinfield quale onore! »
« Dottoressa Morrison da quanto tempo.» Ci
salutiamo con due baci sulle guance. Sembra una vita che non capitiamo
sullo stesso paziente!
«
Ti trovo bene.» Mi dice apparentemente sincera spostandosi
una ciocca bionda dal viso.
« Grazie. Il paziente?» Taglio corto
perché non abbiamo tempo da perdere con i convenevoli, ce ne
occuperemo più tardi.
« Ecco la sua cartella, lo portiamo in sala operatoria
immediatamente. Preparati. » Annuisco e vado a lavarmi, come
si suol dire, dirigendomi verso le sale operatorie sorridente.
È eccitante estrarre proiettili perché non sai
mai dove si sono intrufolati di preciso perciò bisogna
improvvisare. Sorrido tra me e me mentre mi preparo per operare.
Oggi è una bella giornata di luglio, calda ma non afosa. Il
sole splende e Ella sta finalmente bene.
Sono passato a trovarla quasi tutte le sere per constatare di persona
come stesse ed è migliorata giorno dopo giorno. Ora mangia
regolarmente e non le fa più così male la
cicatrice.
Dopo averle confessato di mia moglie e mia figlia, è come se
mi fossi levato un peso dal cuore spezzato. Finalmente non sono
più costretto a nascondere la verità e in questo
modo spero che si sia tranquillizzata anche lei.
So quanto fosse in pena non sapendo cosa mi affliggesse. Non che ora
stia meglio per questo, ma almeno sa tutta la storia. A saperlo l'avrei
fatto prima! Forse ci saremmo risparmiati un incidente.
Mi sveglio da questi pensieri ed entro finalmente in sala, pronto per
incidere il mio paziente.
Qualche
ora più tardi, sono fuori. L'uomo si rimetterà
alla grande, anche se dovrà avere una lunga conversazione
con i poliziotti. Per oggi il mio lavoro è finito e posso
tornare a casa. Vorrei passare da Ella, ma ho promesso a Richard che
avremmo chiacchierato un po' tra uomini perciò mi reco al
suo lussuoso hotel.
Quando arrivo lascio le chiavi all'addetto che mi accoglie all'esterno
e mi reco alla reception nella quale trovo Richard ad aspettarmi.
«
Eccomi qui Rick. » Gli vado incontro dandogli una pacca sulla
spalla che ricambia.
« Andiamo nel mio ufficio, vieni. » La sua
espressione non troppo solare mi preoccupa. Che sia successo qualcosa?
Decido di restare in silenzio finché non saremo da soli.
Qualche piano di ascensore dopo, giungiamo alla meta. Richard chiude la
porta alle nostre spalle e si accomoda sulla sua poltrona.
«
Siediti. Ti offro da bere.»
« Sono appena le cinque del pomeriggio...»
« Dettagli, da qualche parte del mondo sarà
sicuramente l'ora di un drink perciò niente
storie.» Lo assecondo e lascio che mi offra un bicchiere di
scotch. Ha scelto uno dei nostri preferiti. Ricordo ancora la prima
volta che provammo a bere qualcosa di superalcolico. Eravamo giovani e
spensierati all'epoca.
Afferro il bicchiere di cristallo e ne prendo un sorso. Ho
l'impressione che me ne servirà parecchio.
«
Va tutto bene?» Gli chiedo guardandolo negli occhi color
nocciola, ora impensieriti.
« Credo di sì... Ti ricordi di quella cosa che ti
dovevo dire? » Annuisco prendendo un ulteriore sorso,
più lungo del precedente.
«
Sì certo. »
« Volevo aspettare che Ella stesse meglio e ora sta benissimo
perciò vorrei parlarti di questa mia decisione. »
Prende un grosso respiro buttando giù altro liquore.
« Va bene, sputa il rospo Rick. »
« Torno a Dubai. » Lo guardo perplesso e con lo
sguardo leggermente sgranato. Sta dicendo sul serio?
« Perché? »
« Non ho altra scelta. » Sospiro alzando gli occhi
al cielo. Ci risiamo.
« Non è vero. Dimmi cosa è successo.
»
« La solita storia, il mio patrigno ha combinato ancora una
volta un casino e se voglio salvare il salvabile, devo tornare a
Dubai.» Mi sporgo appoggiando il bicchiere sulla scrivania di
vetro che ci separa.
« Ascolta, se credi che tu debba tornare a Dubai, non sarò di certo io a fermarti, ma hai pensato alle conseguenze? » L'idea che torni ad essere lo schiavetto del suo patrigno non mi entusiasma, ma non sono io a dover decidere della sua vita.
« Certo che ci ho pensato altrimenti sarei già andato via. Ho degli affetti qui e tu rientri tra questi. » Mi guarda mentre si prende una piccola pausa per poi continuare il discorso. So dove vuole andare a parare, ha paura che commetta qualche stronzata e non vuole lasciarmi da solo a New York e neanche io voglio che vada via. È l'unico amico che ho.
«
Audrey? »
« Non sa ancora niente. Volevo parlarne con te prima che con
chiunque altro. » Sospiro. Non capisco se vuole essere
dissuaso a non partire o convinto a farlo.
« Dovresti parlargliene. » Sospira sapendo che ho
ragione.
« Lo so. » Appoggia il bicchiere vuoto sulla
scrivania insieme ai gomiti.
«
Pensaci bene Rick. Lo sai com'è il tuo patrigno. Fa sempre
così e tu scappi da lui. Ti sta usando.» Gli dico
alzandomi dalla sedia.
« Ci penserò... » Risponde sconfitto
alzandosi con me dalla sua lussuosa poltrona rossa. Fa il giro del
tavolo per accompagnarmi alla porta.
«
Grazie come sempre. » Mi dice lasciando trasparire un leggero
sorriso. Annuisco dandogli una pacca sulla spalla sperando che faccia
la scelta giusta.
E poi non dovrebbe farsi scappare Audrey! È una brava
ragazza e non merita questo, ci resterebbe davvero molto male e come
biasimarla. Senza contare Ella! È molto amica di Richard e
so che lui le vuole un immenso bene, forse in un modo così
profondo che non è comprensibile neanche per me.
Anche se Rick non me l'ha confessato, so per certo che le da moltissimi
consigli e che si confidano a vicenda.
Mentre esco dall'Astoria, mi arriva una strana chiamata da Audrey.
Penso subito che si tratti di Ella perciò mi precipito a
rispondere.
«
Audrey dimmi. Che succede? »
« Niente! Non posso chiamarti per sapere come stai?
» Ridacchia nervosamente al telefono.
« Mi hai visto ieri...»
« Vero! Ehm.. cosa mi racconti?»
« Audrey parla... Prima che mi stufi e ti attacchi il
telefono in faccia. » Sento che sbuffa dall'altro lato.
« Va bene! Sei con Richard per caso..?»
« Fino a poco fa, perché? »
« Ah grazie al cielo...» Sospira sollevata come se
si fosse levata un grande peso dal petto.
« C'è qualcosa che dovrei sapere?»
« No niente, ciao! » E attacca la chiamata. Ma sono
tutti impazziti oggi? Guardo il display per qualche secondo realizzando
cosa è appena successo.
Lasciamo perdere che forse è meglio.
Torno verso la mia auto pensando alla questione di Rick. Spero con
tutto il cuore che alla fine faccia la scelta giusta e che resti a New
York con noi, ma non posso fare altro che attendere la sua decisione
definitiva.
Ella's
pov
23 luglio 2015
Fisso
l'armadio senza riuscire a scegliere qualcosa di carino e decente da
mettere.
Che rottura! Sbuffo pesantemente dando un'occhiata alla stanza che
ormai giace nel caos più totale. I miei vestiti sono sparsi
un po' dovunque e rispecchiano perfettamente la mia confusione mentale.
Sono in ansia perché fra poco Devon sarà qui ed
io non sono ancora pronta.
Continuo a ripetermi che oggi è la giornata giusta, oggi gli
parlerò ma sto andando letteralmente nel panico. Mi lascio
cadere sconfitta sul letto premendomi il cuscino sul viso. Resto
così per cinque minuti meditando sul da fare. Alla fine ho
seguito il consiglio di Audrey e ho invitato Devon a casa.
Non voglio che si renda conto troppo presto delle mie intenzioni,
perciò ho deciso di improvvisare senza avere nulla di
programmato da fare. Farò solo ciò che mi sento,
ma almeno vorrei apparire carina!
Sbuffo alzandomi dal letto e decido di indossare uno dei miei vestiti
preferiti. È celeste e s'intona ai miei occhi e ha dei
semplici ricami sulle spalline e sul davanti. Non è
eccessivo né troppo corto dato che è lungo fino a
poco più su del ginocchio. Lascio i capelli sciolti e metto
un filo di trucco per non sembrare troppo pallida. La ferita ormai sta
guarendo e mi hanno assicurato che alla fine non si vedrà
quasi più nulla per fortuna.
Indosso l'abito e sistemo la mia camera. Se tutto va secondo i piani,
il letto mi servirà più tardi! Scaccio questo
pensiero dalla testa prima che mi faccia esaltare più del
dovuto, ripulendo il casino che fino a poco fa regnava in questa
camera.Ora non resta altro che attendere il suo arrivo.
Ho pensato di fare un dolce per l'occasione perciò indosso
il grembiule sull'abito per mettermi all'opera. Lo farò al
cioccolato, panna e fragole come piace a lui. Sorrido al pensiero, ma
dopo neanche una ventina di minuti, sento bussare alla porta.
È già qui?! Ma che ore sono??
Lascio la ciotola con l'impasto sul bancone della cucina e mi lancio ad
aprire dimenticandomi di levare il grembiule. Mi sistemo la frangia
schiarendomi la voce e apro la porta sorridendo come un ebete.
« Ehi ciao! » Gli dico prendendomi un attimo per osservarlo. È bello da togliere il fiato come sempre con i suoi capelli ribelli e quell'aria misteriosa che lo contraddistingue.
«
Stavi cucinando? » Mi sorride ed io mi sciolgo come neve al
sole invitandolo ad entrare.
« Sì, stavo facendo un dolce. » Chiudo
la porta alle nostre spalle per poi fargli strada fino in cucina. Tanto
vale finire l'opera...
«
Come stai oggi? » Mi chiede appoggiandosi con la schiena al
bancone.
« Sto bene, anzi benissimo. » Faccio il giro del
tavolo per tornare ad impastare ciò che stavo preparando
sorridendogli.
« Mh.. Credevi che volessi un'altra delle tue torte? » Mi prende in giro sogghignando. Perché non ammette che sono una pasticciera fantastica e basta?
«
Mi sono sbagliata? » Gli faccio l'occhiolino mescolando i
vari ingredienti per ottenere un composto omogeneo.
Non mi risponde, dedicandomi invece una smorfia di finto disgusto.
Può dire quello che vuole, ma la sua espressione parlava
chiaro quella volta nel suo studio.
«
Non vedi l'ora di assaggiarla eh? » Gli dico ridacchiando e
lui fa altrettanto avvicinandosi un po' al tavolo.
« Come hai fatto a capirlo? » Risponde ironico
guardandomi negli occhi. Giuro che ci potrei annegare. Scuoto la testa
mettendo giù la frusta per non fissarlo troppo
esplicitamente.
«
Perché so che adori le mie creazioni culinarie. »
« Ma se ne ho assaggiata a malapena una! » Ribatte
poggiando le mani sul tavolo.
« E l'hai adorata! » Rido e prendendo dell'impasto
tra le mani per testarne la consistenza, ne approfitto per
lanciargliene un po' addosso.
« Ma se ne hai mangiata più tu! » Si ritrova sporco del mio dolce su viso e collo lanciandomi uno sguardo truce. « Ehi! »
« Te lo sei meritato e ho preso solo due morsi e metà del cuore che tu, e sottolineo tu, mi hai ceduto. Ti dona l'impasto sul viso lo sai? » Mi porto una mano alla bocca per trattenere le risate alla sua espressione omicida.
«
Guarda che questa me la paghi! » Si guarda intorno per
cercare qualcosa con la quale pulirsi.
« Davvero? Tremo dalla paura! » Sbuffo tornando
tranquilla al mio dolce.
« Dovresti tremare, è vero. » Afferra
due tovaglioli tamponandosi il viso e leccando parte dell'impasto con
le labbra.
« Avrei potuto lanciarti le uova, dovresti essere tu a
tremare. »
« In quel caso la punizione sarebbe stata
peggiore...» Fa spallucce e poi il giro del tavolo per dare
una sbirciata nella ciotola venendomi alle spalle. Un brivido mi
attraversa la colonna vertebrale appena avverto il suo respiro sul
collo.
«
Cos'è, comunque? »
« Lo scoprirai a lavoro finito. » Allontano la
ciotola affinché non possa più guardare al suo
interno.
« Perché non posso saperlo adesso? » Fa
una smorfia quando gli allontano l'impasto da sotto il naso.
«
Perché non sarebbe più una sorpresa! »
« Non vedo perché dovrebbe esserlo...»
Si allontana tornando nella sua posizione originale appoggiandosi al
frigorifero.
« Perché oggi è il tuo compleanno,
è grave che tu non lo sappia. » Gli sorrido
alzando il viso dal tavolo e incontrando la sua espressione sorpresa.
Ero sicura che non se lo sarebbe aspettato.
Meno male che Richard mi ha fatto da spia o non lo avrei mai saputo!
« Oh.. immagino ci sia Richard dietro..» Sorride scuotendo la testa. Spero non gli abbia dato fastidio questa mia improvvisazione. Ero quasi sicura che si sarebbe chiuso in casa ed è triste stare da soli al proprio compleanno, perciò ho insistito affinché venisse oggi da me. Come regalo spero proprio che accetti anche la mia dichiarazione...
« Un po' sì, ma non arrabbiarti. L'ho obbligato io a dirmelo. » Si acciglia come se non fosse un problema. Ed io che pensavo non volesse parlare dei fatti suoi, è davvero bipolare!
« Non sono arrabbiato. Sei stata dolce, come sempre. » Arrossisco, non mi aspettavo questa reazione da parte sua, ma mi fa davvero piacere che abbia apprezzato il mio gesto.
« Di nulla.. mi passeresti il latte per favore? Renditi utile dai..» Lo prendo in giro per smorzare l'atmosfera mentre Devon apre il frigo porgendomi la bottiglia.
« Grazie... hai dell'impasto tra i capelli comunque! » Rido per la sua espressione esasperata e per il suo tentativo di pulirsi.
«
Ma vedi che sei stronza, invece? »
« Sei tu che hai giocato con il fuoco! » Raccoglie
l'impasto tra i capelli e me lo lancia contro.
« Non ho fatto niente e tu mi hai attaccato! »
« Tu fai sempre qualcosa. » Paro i colpi come posso
per poi afferrare una manciata di farina e tirargliela contro.
«
Sei prevenuta. »
« Solo con te! » Alza le braccia per ripararsi dal
mio tiro contraccambiando allungandosi anche lui alla farina.
Ci scambiamo uno sguardo di sfida e scatto da un lato per non farmi
prendere.
«
Non mi prenderai mai! »
« Scommettiamo? » Con uno scatto molto
più atletico del mio, mi afferra un lembo del vestito
trattenendomi e riuscendo a sporcarmi i capelli di farina.
« Come hai osato! » Quasi cado in avanti quando mi
afferra per l'abito, ma mi sorregge con un braccio prontamente. Mi
volto nella sua direzione imbronciata. Grondo di farina da tutte le
parti.
Come risposta ottengo una sua grassa risata che non ha il buon gusto di
trattenere.
«
Mi sono solo vendicato. »
« Soddisfatto adesso? Ora pulisci tutto prima che ci cadiamo.
»
« Non ci penso proprio! » Non finiamo neanche di
parlare che inciampo io stessa nella farina ai nostri piedi finendo sul
pavimento. Devon scoppia nuovamente a ridere scrollandosi la farina di
dosso e guardandomi dall'alto. Ma che gentile...
Mi siedo incrociando le braccia al petto offesa.
« Non è affatto divertente..» Sghignazza un altro po' prima di sedersi esattamente di fronte a me sul pavimento.
« Ti sporcherai i pantaloni così..» Gli faccio notare. « Ho molta farina nei capelli? »
« Le lavanderie esistono a posta! E parli tu che hai iniziato a sporcarmi tutto il resto.» Alza gli occhi al cielo e si sporge in avanti per scompigliarmi i capelli con una mano. « Ora non più. »
« Ho iniziato perché mi hai provocata o non l'avrei fatto. » Sorrido quando sento la sua mano tra i capelli. « Oh grazie, ora stanno anche peggio di prima! »
« Stai bene infarinata e quando ti avrei provocata? » Torna al proprio posto e mi guarda negli occhi.
«
Quando hai insinuato che la mia torta non fosse buona... oh era un
complimento?» Lo derido e mi sistemo come posso. Ormai sono
tutt'altro che presentabile.
Devon, dal canto suo, scuote la testa per entrambe le mie affermazioni.
«
Non l'ho insinuato, non era davvero buona ed io non faccio complimenti.
»
« Sei un pessimo bugiardo...» Replico alludendo ad
entrambe le sue risposte.
« Ammetti che era buona. »
« Forse lo era...» Arriccia le labbra e poggia la
nuca al mobile dietro di lui. Sorrido soddisfatta e mi alzo dal
pavimento aiutandomi con due mani. Mi è appena venuta
un'idea geniale.
«
Ho deciso di concederti un assaggio della torta però ad
occhi chiusi, ci stai? »
« Mh, un assaggio al buio quindi? Ci sto! » Mi
segue a ruota alzandosi da terra e si pone affianco alla ciotola
dell'impasto. Dai Ella, questo è il tuo momento, non
sprecarlo.
« Bene, chiudi gli occhi. » Annuisce e fa come gli dico. Prendo un grosso respiro e mi allontano per prendere le fragole dal frigorifero. Avevo intenzione di usarle anche per la decorazione della torta ma ora mi serviranno per attuare il mio piano. Ne afferro una e mi avvicino a lui.
« Apri la bocca..» Obbedisce mentre taglio la punta del frutto e la immergo nella cioccolata che avevo sciolto precedentemente, in modo da potergliela imboccare e così faccio.
« Mm... Fragola e cioccolato, ottima combinazione. » Commenta leccandosi le labbra provocandomi un altro brivido. Mi rendo conto di voler essere io a farlo, perciò mi faccio coraggio per la mia prossima mossa. Non posso più aspettare, adesso o mai più.
«
Ora ti faccio assaggiare l'ingrediente più
importante...» Annuisce senza aprire gli occhi. Non sto
più nella pelle, ormai! Se tutto fila come ho immaginato,
finalmente potrò lasciarmi tutta la tristezza alle spalle e
iniziare qualcosa di nuovo e bello con lui.
Mi avvicino cautamente decisa a compiere la mia missione. Gli poso
dolcemente una mano sul viso. Mi allungo sulle punte dei piedi e
proprio mentre sto per far unire le nostre labbra, il cellulare di
Devon mi fa letteralmente saltare. Maledizione! Non è
possibile, non ci credo!
Mi allontano bruscamente, come se mi fossi appena scottata, per non
fargli intuire ciò che avevo intenzione di fare. Mi rendo
conto che il cuore mi sta esplodendo nel petto per l'adrenalina.
Apre gli occhi puntandoli nei miei e gli indico la tasca con lo sguardo
come per invitarlo a rispondere. Tanto ormai è tutto
rovinato....
« Scusami...» Lo afferra e corruga la fronte leggendo il nome sul display.
« Pronto..? » Mi appoggio al bancone mentre cerco di non guardarlo mentre parla. Non è giusto! Sono furiosa...
«
Che cosa?! » Mi volto nella sua direzione preoccupata. Il suo
sguardo lascia trapelare un'emozione che ho visto solo una volta nel
suo sguardo: terrore.
Che cazzo sta succedendo?
Mi avvicino ma è così sconvolto che mi allontana
con una mano. È cadaverico e non riesco a capire cosa stia
accadendo.
« Arrivo subito. » Attacca la chiamata e mi guarda negli occhi, l'espressione di chi ne ha passate troppe da non poter sopportare altro.
« Ella... scusami, devo...devo andare via.» Lo guardo sbalordita non muovendo un passo.
Lo
osservo inerme mentre mi lascia sola in cucina con un immenso vuoto al
posto del cuore. Avevo deciso, stavo per baciarlo. Gli avrei detto
tutto ma il destino non ha voluto e non riesco a smettere di chiedermi
che cosa sia potuto accadere di così sconvolgente.
Solo ora capisco che la tranquillità di queste settimane
dopo il turbamento dell'incidente che ci ha coinvolti, era solo la
calma prima di una nuova tempesta.
E se non riuscissimo ad uscirne questa volta?
Angolo autrice:
Buonpomeriggio
a tutti.
Siamo giunti finalmente/purtroppo alla fine di questa storia. Come
avrete di sicuro immaginato, non è proprio la fine
perché ho intenzione di scrivere un seguito!
Le storie di Ella e Devon erano troppe per racchiuderle in un solo
racconto, così ho pensato di dividerlo in due parti.
Secondo voi che cosa ha saputo Devon di così spaventoso da
scappare letteralmente da casa di Ella?
Vi aspetto, quando sarà, al prossimo libro per scoprirlo
insieme e colgo l'occasione per ringraziare tutti coloro che hanno
commentato o che hanno semplicemente letto in silenzio questa storia.
Spero di rivedervi tutti prossimamente.
Grazie infinite,
Kisses.