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Autore: giucri89    14/06/2018    1 recensioni
Il sogno di Kim NaNa è quello di diventare una segretaria di direzione ma non ama gli straordinari, in quanto persona pigra o come ama definirsi "a risparmio energetico". Al contrario Park ChanYeol è un tipo dinamico; è Chaebol di III generazione a cui sta stretto questo titolo. L'ultimo dei suoi desideri è, infatti, quello di sedersi in un ufficio tutto il giorno. il suo sogno è sfondare con la band da lui creata insieme ai suoi amici, gli EXO. Cosa succederà quando le strade lavorative di Nana e ChanYeol s'incontreranno? Soprattutto dopo un evento particolarmente imbarazzante che li ha coinvolti qualche giorno prima...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chanyeol, Chanyeol
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 36
 
 
Vacci a sbattere tre volte,
anche se piangi sei volte.
Se lo superi cinque volte,
puoi vedere la fine.
Più correrai avanti,
più cose importanti perderai.
Lasciati più tempo per te stesso,
così potrai riprendere fiato,
come il sole che sorge sempre nello stesso punto.
3.6.5-EXO
 
 
- ChanYeol -
 
 
Non ricordo neanche quando è stata l’ultima volta che ho visto i miei genitori, per di più insieme, contemporaneamente nello stesso momento. Ho invitato i miei genitori a pranzo in un locale non proprio al centro di Seoul, anche se è impossibile sfuggire agli occhi onnipresenti del nonno, almeno voglio rendergli più difficile la ricerca. Lo ammetto. Ho attirato i miei con l'inganno. Mio padre non sa della presenza di mia madre e, viceversa, mia madre non sa della presenza di mio padre. Chissà che faccia faranno quando si rincontreranno. Avrei voluto invitare anche YooRa, ma lei ha un carattere un po' troppo impulsivo. Non riesco a gestire facilmente le sue reazioni. Sarà già difficile occuparmi solo dei miei, figuriamoci occuparsi nello stesso istante anche di YooRa. Ho, comunque, intenzione d'incontrarla presto. Magari con MinSeok hyung. Vorrei davvero che le cose tra loro andassero finalmente bene. Con diversi pensieri che mi frullano per la testa, apro la porta del ristorante. Il cameriere mi accoglie gentilmente, comunico di avere una prenotazione a nome Park e che siamo in tre. Il cameriere mi accompagna al tavolo. Sono arrivato leggermente in anticipo rispetto all'orario comunicato ai miei genitori. Volevo essere presente quando loro sarebbero arrivati. E poi voglio utilizzare questi minuti che restano per prepararmi psicologicamente al loro arrivo e soprattutto a quello che dovrei dire. Ieri mattina ho interpretato la parte del temerario senza paura che aveva un piano ben delineato in mente. Cioè, un piano ce l'ho, ma a dire la verità non è poi così delineato. Quello che ho detto ieri a MinSeok hyung e NaNa sembrava abbastanza convincente. Anch'io ne sarei stato convinto se non sapessi in realtà i particolari, ovvero, che non ho la minima idea di cosa dire ai miei ed a YooRa per convincerli a tornare indietro. Capisco perfettamente come si siano sentiti sotto le direttive pensanti del nonno. Più volte ho pensato di fare quello che loro hanno fatto. Scappare via il più lontano possibile. Più volte ho provato a formulare un possibile discorso per oggi, ho provato anche a buttare qualcosa giù sulla carta, ma alla fine il risultato è stato semplicemente riempire il cestino adibito ai rifiuti cartacei. Tra poco NaNa e la sua famiglia saranno sfrattati a causa mia, se davvero va male oggi, non so cosa fare, sul serio. Forse aveva ragione MinSeok hyung, aveva ragione quando parlava di pensare ad un piano B. Ma è stato già abbastanza complicato riuscire a pensarne uno. Inoltre, non posso completamente abbandonare il centro commerciale. Fortunatamente ho un vice CEO e una segretaria di direzione che lavorano sodo. Un sorriso si dipinge automaticamente sul mio volto. Oggi NaNa, infatti, ha ripreso il suo posto come mia segretaria. Spero che non circolino ancora più voci sul nostro conto, anche se penso sia, alla fine, inevitabile. Nonostante il nonno tenda a insabbiare tutto quello che riguarda la nostra vita privata, le notizie in qualche modo trovano il modo di circolare. Spero che non abbia troppi problemi e più di tutto spero che il nonno non abbia la brillante idea di presentarsi al centro commerciale proprio oggi che io non sono presente. Fortunatamente MinSeok hyung e JongDae-ya sono con NaNa, questo mi rende un po' più tranquillo, anche se non al 100%. È da un po' che fisso la porta d'ingresso nella speranza di vedere i volti familiari che sto aspettando. Tra il via vai delle persone, noto la figura di mio padre. Non ci vediamo da diversi anni, mi riconoscerà? Istintivamente mi alzo e scuoto la mano al fine di attirare la sua attenzione. Mio padre sembra notarlo e si dirige subito verso il tavolo dove sono seduto. «Appa…», fuoriesce dalle mie labbra senza volerlo. Sembra aver perso molto peso, o forse ero io che da piccolo lo immaginavo più robusto e forte? «ChanYeol-ah, sei cresciuto così bene e così tanto che quasi stentavo a riconoscerti», afferma leggermente con gli occhi lucidi. Proprio quando ci mettiamo a sedere dalla porta entra anche mia madre. Mi alzo nuovamente di scatto, mio padre di spalle disorientato si alza automaticamente anche lui. Si volta e la scena che mi si para dinanzi non so se definirla drammatica o comica. La mamma si avvicina al nostro tavolo, ma sembra essere fortemente imbarazzata dalla presenza di papà. Entrambi sono sorpresi. Dalla loro reazione deduco che se fossi stato sincero e li avessi avvisati della presenza dell’altro sicuramente avrebbero boicottato l’invito. Sembrano due adolescenti alla presa con la loro prima cotta. «Omma, ti trovo bene», asserisco nel tentativo di alleggerire l’atmosfera. «Ma che dici ChanYeol-ah. Di sicuro tu stai messo molto meglio di me. Sei diventato un bellissimo uomo», che altro potrebbe dire una madre al proprio figlio? Ma a sentire una frase così semplice da mia madre, il mio cuore sussulta. Ho sempre desiderato avere mio padre e mia madre al mio fianco come tutte le famiglie normali. A stento cerco di trattenere una lacrima. Non è il momento di farsi vedere debole, devo essere quanto più forte e convincente possibile. «Grazie omma, be’, adesso accomodiamoci ed ordiniamo», propongo.
Abbiamo ordinato e adesso stiamo quasi per finire il pranzo, ma la conversazione non è proprio decollata. Non mi hanno fatto domande specifiche, tipo di cosa mi occupo attualmente o cosa il nonno pretende da me, sicuramente perché sapranno già tutto. Quando finisco di masticare il mio ultimo boccone di carne, decido che è arrivato il momento di svuotare il sacco, inutile perdere ulteriormente altro tempo prezioso. «Omma, appa, so che vi starete domando perché vi ho chiamati qui insieme. Non nego che la voglia di rivedervi è stata tanta. Prima di tutto scusatemi se non mi sono fatto vivo prima. Scusa omma per tutti i messaggi che mi hai mandato ogni giorno che non hanno mai avuto una risposta. Avevo paura a contattarvi, volevo rompere ogni legame definitivamente perché così credevo finalmente di non dover soffrire più. Credevo, semplicemente, di essere stato abbandonato. Adesso che sono cresciuto e che ho sperimentato determinate cose sulla mia pelle, ho iniziato a pensare che forse non era così. Voi siete stati costretti a lasciarmi e io non ho fatto mai nulla per trattenervi. Scusatemi se sono stato troppo egoista», dopo aver pronunciato quest’ultima frase, mi alzo e piego il capo in segno di scuse. «ChanYeol-ah! Ma che stai dicendo? Tu non devi incolparti di nulla. È colpa nostra che non abbiamo saputo fare niente di meglio che lasciati in quella prigione dorata», esclama mia madre alzandosi anche lei dalla sedia. «ChanYeol-ah, ti prego non addossarti colpe che non sono tue. Ti prego smetti di assumere questa posizione e torna a sedere, mi fai sentire ancora più miserabile di quanto già io non sia», chiede mio padre. Faccio come mi dice. Torno a sedermi. La mamma con ancora un’espressione sofferente sul volto si siede anche lei. «Non è solo per questo che, comunque, vi ho voluto oggi qui insieme. Sarà anche sfacciato da parte mia, ma davvero, sarò sincero, è l’unica soluzione che sono riuscito a pensare. Vi prego, non prendetemi subito per pazzo ed ascoltate fino alla fine», affermo con finto sguardo deciso. In realtà, internamente sto morendo dalla paura di un loro possibile rifiuto. I miei annuiscono, così decido di raccontargli tutto quello che mi sta succedendo a grandi linee, anche se molto probabilmente sanno già tutto, e ad illustrare il mio piano. «Omma, appa, io ho bisogno di voi come non mai in questo momento. Non so cosa voi sappiate nel dettaglio, ma la storia in breve è questa qui. Inizialmente pensavo di poter vivere sotto le direttive del nonno, purché ogni tanto fossi riuscito a scappare per raggiungere la mia adorata batteria. Purtroppo non avevo fatto i conti con un imprevisto chiamato amore. Non credevo nell’amore, semplicemente pensavo non esistesse. Ho avuto diverse donne, ma erano solo un gioco alla fine, la maggior parte di loro si avvicinava a me solo perché ero il “nipote di”. Ma all’improvviso una donna è piombata nella mia vita. Una vera e propria bomba che ha messo sottosopra il finto mondo perfetto che ero riuscito a crearmi per cercare di soffrire il meno possibile. Ci siamo innamorati, lei è la mia segretaria di direzione. Più volte abbiamo cercato di mettere a tacere i nostri sentimenti ed andare avanti come se nulla fosse, sono stato addirittura invischiato in un matrimonio combinato, fortunatamente adesso andato in fumo. Tante volte mi sono allontanato da lei con la scusa di proteggerla. Con il passare del tempo ho capito che non potevo vivere senza di lei, ma soprattutto che non potevo vivere senza amore. Ho iniziato a pensare che forse anche voi siete stati costretti a lasciarvi per proteggervi l’un l’altro. No, omma ti prego, fammi finire. So cosa stai per dire, che non è vero, che avete divorziato perché non vi amavate più, ma in realtà io so benissimo che il vostro divorzio non è mai stato registrato. Era solo una diceria. Voi vi amate ancora ma fate finta che non sia così. Quello che voglio dirvi quest’oggi, è che il mio obiettivo adesso è ricostruire la nostra famiglia. Sono stufo di perdere in continuazione le persone che amo a causa di una maledettissima azienda. Appa, io vorrei tanto che tu tornassi a prendere il tuo posto alla Park’s Enterprise, sai benissimo quanto il nonno si ostini a far finta che non gli importa niente di averti perduto, ma credo che rimpianga te e la mamma ogni giorno della sua vita. Se noi tornassimo ad essere una famiglia unita, non ci sarebbe nessun problema che non potremmo affrontare insieme. Ovviamente parlerò anche con YooRa di tutto ciò. Ho scoperto da poco, da una famiglia che stimo tantissimo, che le famiglie unite sono davvero forti, possono affrontare di tutto insieme, e in questo momento è quello che desidero anch’io per noi», credo di non avere più saliva in gola per via del mio lungo discorso. Nel volto dei miei genitori leggo molta preoccupazione. «ChanYeol-ah, sai che quello che dici è difficile, se non addirittura impossibile?» sapevo che non sarei riuscito a convincerli subito, ma perché fa male lo stesso? «Perché è difficile, appa? Perché non possiamo provarci tutti insieme ad affrontare il nonno per una volta? Lui è solo uno, noi, invece, siamo molti di più», devo riuscire a convincerlo. «ChanYeol-ah, ha ragione tuo padre, qui non si tratta di numeri, in ballo c’è qualcos’altro. Sai benissimo che io e tuo padre non abbiamo più potere perché siamo stati diseredati. Non abbiamo più nulla a che fare con quella maledettissima azienda», continua mia madre abbassando lo sguardo. «Anche se vi ha diseredati voi siete sempre la sua famiglia. Il nonno, prima o poi capirà che da solo non potrà far nulla, noi dobbiamo semplicemente farglielo capire prima», la mia speranza sta iniziando a spegnersi. «Non lo so ChanYeol-ah…», asserisce mio padre. «Ok, avete ragione ad avere i vostri dubbi in proposito, prendetevi uno o due giorni per rifletterci su, per svariati motivi, che non sto qui a raccontarvi, non posso darvi più tempo. Io domani andrò a parlare con YooRa. Spero davvero che voi cambiate idea. Ci spero davvero tanto», così facendo mi allontano, mi dirigo alla cassa, pago il conto ed esco dal locale. Spero davvero che riflettano bene, sono davvero preoccupato di un loro possibile rifiuto.
 
Dopo aver girovagato per le strade di Seoul ho deciso di raggiungere la sala prove del mio gruppo, oggi non dovrebbe esserci nessuno. Non posso andare al centro commerciale o a casa, non vorrei incontrare adesso NaNa o MinSeok hyung e dirgli che molto probabilmente il mio brillante piano fallirà. Ho spento anche il cellulare. So che non posso continuare così ancora per molto. È un comportamento molto infantile da parte mia, lo riconosco, ma certe abitudini sono dure a morire. Ad un tratto sento girare la chiave della porta e qualcuno entrare. «ChanYeol-ah?». «JunMyun hyung?», domando stupito. «Che ci fai qui?», domanda a sua volta. «È una storia lunga, tu, invece?». «Io sono venuto per organizzare le ultime cose della scaletta dell’esibizione di domani. Come al solito non ci sarai, vero? Ormai trovare un batterista sostitutivo sta diventando davvero stancante, sai?», afferma ridendo. Senza volerlo sto causando anche parecchi problemi alla band. «Sto scherzando ChanYeol-ah non fare quello sguardo serio e triste. Dimmi, come mai sei qui, ho abbastanza tempo da sentire la tua “lunga” storia», adoro la sua dolce schiettezza. Non è il nostro leader per niente. «Vedi JunMyun hyung… io…», gli faccio cenno di sedere insieme a me e decido di raccontargli nei dettagli tutto quello che mi è successo. Lui è una persona sincera e leale, sicuramente saprà ben consigliarmi sul da farsi, o perlomeno saprà bene come consolarmi. Ed in questo momento ne ho un forte bisogno di persone comprensive nei miei confronti.
«Capisco. La situazione non è certo tra le più semplici. Non sappiamo ancora cosa decideranno di fare i tuoi, ma non demordere ChanYeol-ah. Tu sei una persona grande e forte, non devi temere nulla. Se non andrà bene questo piano che hai formulato, vedrai che ne riuscirai a pensare un altro. Tu hai le capacità per farlo. Durante la tua vita hai dovuto spesso affrontare problemi molto più grandi di te ma non ti sei dato mai per vinto. Sei stato coraggioso e devi continuare ad esserlo fino alla fine perché diverse persone contano su di te, ma questo non vuol dire che devi essere infallibile per forza. Si può cadere, ma allo stesso tempo ci si può sempre rialzare e ricominciare nuovamente. Finché avrai vita non smettere di lottare per i tuoi sogni ChanYeol-ah!», le parole di JunMyun hyung mi hanno dato una carica e una forza che credevo di non riuscire più a recuperare. «JunMyun hyung, grazie!», lo abbraccio istintivamente, più che altro lo stritolo, ma poco importa, adesso devo andare perché mi è venuta una voglia matta di andare ad abbracciare qualcun altro. «ChanYeol-ah, così mi stritoli!», esclama JunMyun hyung. «Scusami ma adesso devo proprio scappare hyung, ti tengo aggiornato! Bye!», e mi volatilizzo alla velocità della luce, lasciando un JunMyun non poco scioccato.
 
Per strada mi sono fermato a compare dei fiori, non mi andava proprio di presentarmi a mani vuote. Ogni giorno, con tanti piccoli gesti, voglio far sentire NaNa speciale. Finalmente arrivo sotto casa sua. Decido di chiamarla. «Principessa, non è che potrebbe scendere un attimo? Il suo principe è proprio sotto casa sua e ha una voglia matta di vederla», NaNa non dice nulla, anzi riaggancia subito. Possibile che sia arrabbiata con me? In effetti, potrebbe anche essere, sono già le 20. Non ci siamo sentiti praticamente per tutto il giorno. All’improvviso la porta della caffetteria si apre con forza. «Chan-ah, sei qui!», esclama NaNa sorpresa. Non sembra essere arrabbiata. Probabilmente avrà chiuso per precipitarsi qui il prima possibile. Che carina, ha anche il fiatone. «Sì, sono qui e questi sono per te», affermo porgendole i fiori. Lei di tutta risposta lascia i fiori nelle mie mani e mi abbraccia forte. Sorrido a questa scena, forse i fiori avrei anche potuto risparmiarmeli. «Finalmente siamo insieme. Mi sei mancato tanto», che lei non mi chieda fin da subito come sia andato l’incontro con i miei, che metta me e la nostra relazione prima di tutto, mi consola non poco e questo alleggerisce il mio cuore. «Anche tu mi sei mancata NaNa», asserisco, infine, ricambiando il suo abbraccio.     
  
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