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Autore: gigliofucsia    14/06/2018    1 recensioni
Io mi chiamo Eco Rondòn, è la prima volta che ti scrivo in tutti i vent'anni della mia vita e sono molto nervoso. Qualche mese fa non avrei potuto nemmeno provandoci. Vedi; è proprio di questo che vorrei scriverti. Vorrei confidarti cosa è cambiato in un mese. So che forse non mi crederai visto quanto è incredibile; ma so che non mi negherai la tua attenzione. Sono felice di parlare con te, o meglio, di scriverti in questo caso.
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mio padre mi accompagnò da lui e quando venne a sapere che ci vedevo quasi non ci credeva. I suoi occhi si spalancarono.

– Mi... mi puoi vedere?! – esclamò indicandosi con il dito – ma è fantastico! Come è successo? –

Mio padre alzò le spalle e gli spiegò il problema.

– Quindi avete bisogno che qualcuno insegni a lui come si parla... va bene, posso fargli da mentore ma voglio un compenso e naturalmente le spese necessarie saranno a vostro carico.

Il solito tirchio. Mio padre si mise a contrattare per lunghi minuti finché non si decise un prezzo adeguato per il corso e il materiale. Veniva in casa mia una volta al giorno dopo l'ora di pranzo per insegnarmi i gesti che i sordomuti usano per farsi capire che non fu difficile da memorizzare ma forse ero io che morivo dalla curiosità. Ad ogni fine di lezione cercavo di esercitarmi.

Passai qualche mese ad imparare e ogni giorno mi facevo sempre la stessa domanda. E cioè, Come avrei fatto a parlare con Pio la Zappa. Sembrava l'inizio di una barzelletta: “Ci sono un muto e un cieco...”

Questo fu la parte più difficile. Pio la zappa non mi avrebbe lasciato spiegare se non avesse sentito la mia voce, mi aveva riconosciuto solo per quello. Avrei aspettato la fine del corso e poi avrei spiegato a gesti cosa era successo ai miei genitori.

Arrivò l'ultima lezione. Dico mi disse di spiegare come ero riuscito a vedere. Portò i miei genitori nella mia camera per assistere all'ultima lezione. Cominciai dal principio e arrivai alla fine e loro ci rimasero piuttosto straniti.

– impressionante, non ci avrei mai pensato – esclamò mia madre.

– be, non posso dire se io sarei stato contento dello scambio ma, se sei contento tu – mormorò mio padre. Io gli lanciai un sorriso un po' malinconico. Dopo tutto ero contento che capisse.

– Direi che ora sei pronto per affrontare il grande mondo, e mi raccomando, se hai bisogno di aiuto “grida” – pronunciò Dico con una risatina. Io incrociai le braccia e alzai il mento con lo sguardo più indifferente e offeso che riuscii a trovare. La stanza scoppiò a ridere.

Adesso era il caso di imparare a leggere e scrivere, ma prima volevo fare una visita a Pio La Zappa, probabilmente si stava chiedendo che fine avessi fatto. Lasciarlo solo in casa non mi piaceva affatto. Chissà cosa avrebbe detto se ci fossi andato da solo: “chi sei?! L'esattore delle tasse?... ah, ho capito, guarda che non mi freghi, tu sei un poco di buono... chiamo le guardie se non sparisci”. Quindi, volente o dolente, dovetti farmi accompagnare da mio padre in modo da spiegargli. Era una delle poche persone di cui il vecchio Pio si fidasse “ciecamente”.

  
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