Lampi verdi. I miei genitori. Un mare verde. Shepard. Onde che mi travolgono. Fotogrammi impazziti sulla mia retina. Misero fantoccio, non posso fare niente, non sono niente. Una barca di legno nell’uragano. La luce di un faro puntata verso di me. Mamma. Papà. Sebastian. Sento ripetere il mio nome. Un salvagente accanto a me nella tempesta. Mi ci aggrappo con tutte le mie forze. Il mio cervello ripete “Mi è stato detto di sopravvivere” come in un mantra. Vengo portato al sicuro su una spiaggia. Il faro mi circonda di una luce candida.
Una sala rotonda. Una sedia. Me stesso legato a quella sedia. C’è dell’acqua verde sul pavimento. Comincia a salire. Provo a strattonare braccia e gambe. Niente. L’acqua sale. Provo a usare i miei poteri biotici, non rispondono. L’acqua sale sempre più in fretta. Arriva al petto. Arriva al mento. Prendo un respiro il più profondo possibile mentre penso -Assurdo-. Mi sommerge. Apnea.
10 secondi.
20.
30.
Sento delle bollicine d’aria sulle labbra.
35.
Non resisterò a lungo.
40.
Non ce la faccio più.
45.
I miei Cari, tutte le persone con cui ho scambiato amore in questa vita. Tra qualche istante sarò lì.
Comincio ad aprire la bocca.
Non soffrirò più.
L’aria imprigionata nei polmoni esce di getto.
La mia Guerra finisce adesso.
Respiro.