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Autore: Mr Lavottino    17/06/2018    8 recensioni
*STORIA AD OC*
Duncan, grazie all'aiuto dell'amica Zoey, trova lavoro presso un campo estivo. Qui conosce i ragazzi partecipanti e tutto sembra andare per il meglio, finché non salta l'elettricità e viene trovato un cadavere all'interno di uno degli alloggi.
Tra di loro c'è un assassino che, lentamente, inizia a mietere vittime in tutto il gruppo.
Riuscirà il nostro eroe a salvarsi? Lo scoprirete solo leggendo!
Genere: Horror, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Chris McLean, Duncan, Nuovo Personaggio, Zoey
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Moonlight Camp'
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Il pullman, diretto al campo estivo, non aveva un gran numero di ragazzini. Negli scorsi anni erano stati di più, mentre per quell'anno erano riusciti ad ottenere una mediocre partecipazione.
Ovviamente, per far sì che almeno quei marmocchi andassero al campo estivo, avevano dovuto abbassare il prezzo totale del soggiorno, facendo non poco storcere il muso al proprietario, con l'unico fino di ottenere il minimo richiesto per consentire all'attività di aprire.
Erano stati addirittura costretti ad organizzare il viaggio di andata, aggravandosi dunque delle spese per il pullman, ma alla fine ce l'avevano fatta.
Gwen, con il suo solito modo di fare scorbutico, si era dovuta sorbire l'intero viaggio, della durata complessiva di quattro ore, assieme a quei ragazzini completamente alienati per i fatti loro. Eppure avevano, più o meno, tutti sedici anni, avrebbero dovuto pur provare a parlare l'uno con l'altro.
L'unica cosa che poté fare fu accettare la cosa, ormai era risaputo che la gioventù erano sempre più discutibile. Inoltre conosceva bene il suo capo ed era sicura che, se quei bimbi avessero parlato male di lei ai propri genitori e la voce si fosse diffusa, le avrebbe abbassato lo stipendio.
Già prendeva una miseria, un ulteriore diminuzione l'avrebbe portata alla pari dei mendicanti che impestavano i marciapiedi di Toronto.
Così, alla fine, si era limitata a fare qualche schizzo sul suo quaderno nella vana speranza di isolarsi da tutto e tutti. Ciò le veniva difficile perché, oltre alla presenza dei ragazzini, l'autista le guardava le gambe ad ogni occasione.
Anche per quello aveva le mani legate. "Sopporta in silenzio, Gwendolyn, sopporta in silenzio" questo era ciò che si ripeteva in continuazione, nella vana speranza di convincersi di potercela fare. Affossava tutti quei pensieri in ogni riga grigiastra lasciata dal lapis sul quaderno.
Il disegno che stava facendo, una fenice che fuoriusciva dalla cenere, era venuto fuori tutto sballato per colpa delle buche prese dal pullman.
Solo dopo essersi arresa si accorse che, mancando solamente mezz'ora all'arrivo, doveva fare l'appello. Le era stato detto di farlo due volte, alla partenza e all'arrivo. Non ne capiva l'utilità, ma si trattava solo di leggere un po' di nomi pertanto lo fece senza obiettare.
- Allora, vi chiamerò per nome e voi risponderete presente, d'accordo?- si rivolse verso di loro, senza però venir minimamente considerata. Stava perdendo, o per meglio dire aveva già perso, decisamente la pazienza. Chiuse gli occhi, trasse un respiro profondo, strinse i pugni più forte che poté e poi urlò, senza preoccuparsi delle conseguenze.
-Guardatemi!- immediatamente piombò il silenzio per tutto il pullman. L'unico rumore era quello delle ruote che, a contatto con l'asfalto, balzavano. Dopodiché tutti portarono i loro occhi su di lei.
- Ottimo.- sorrise, rendendo il tutto più inquietante - Adesso faremo l'appello. Tutto chiaro?- assottigliò lo sguardo ed osservò uno ad uno tutti i ragazzi, provando un'estrema felicità nel vederli spaventati ed ammutoliti.
- Iniziamo. Claire VonGallen. - si guardò intorno alla ricerca della ragazza. Questa non ci mise molto ad identificarsi.
- Presente.- disse timidamente con un braccio alzato. Era piuttosto carina: magra, alta e di bell'aspetto. I capelli, legati in uno strano ciuffo sopra la testa, castani si abbinavano perfettamente alla pelle olivastra ed ai suoi occhi marroni. Aveva un piccolo neo vicino al sopracciglio e lo sguardo puntiglioso.
Odiava le persone come lei. Lo aveva capito solamente guardandola, era una ragazza indecisa, piene da sé, ma non consapevole di ciò che volesse davvero.
- Bene.- tagliò corto, concedendole un'occhiataccia che la mandò in paranoia - Nathaniel Grinford.- attese che si facesse avanti, mentre batteva con il lapis sull'elenco con forza lasciando dei leggeri puntini grigi.
- Presente.- lui, un tipo magro, dai capelli neri e gli occhi azzurri, si alzò in piedi, ricambiando il suo sguardo seccato. Aveva un piercing sul labbro e l'espressione di chi era stato costretto ad andare in quel campo. Tutto ciò la portò a prendere in simpatia.
- Passiamo a... Margaret Castelli.- sentendosi chiamata all'improvviso, la ragazza si alzò in piedi in preda al panico.
- E-Eccomi! Cioè, volevo dire... presente!- aveva i capelli neri lunghi fino alle spalle, gli occhi marroni, con i quali gettava di tanto in tanto qualche sguardo verso Gwen, ed il suo fisico era pressoché perfetto. Guardandole il seno provò immediatamente gelosia.
Non si degnò nemmeno di risponderle, proseguì passando al nome successivo senza pensarci troppo. Poggiò la penna accanto al rigo giusto per poi farla scorrere verticalmente.
- Jason Black.- lo cercò con lo sguardo, venendo ricambiata da un ragazzino seduto infondo al pullman. Probabilmente doveva essere un dark o una cosa simile, e lei aveva avuto qualche esperienza al riguardo, perché aveva dei capelli neri, gli occhi marroni, la carnagione chiara ed il suo vestiario, ovviamente scuro, non lasciava spazio ad alcun segno di vita.
Inoltre la sua espressione facciale dava palese conferma al pensiero che le si era formulato nella testa dopo averlo visto: "Questo qua è depresso".
- Presente.- sussurrò, annientando completamente ogni dubbio con quel suo tono monotono e malinconico. Gwen lo guardò storto per qualche secondo per cercare di capire quale fosse il suo problema. Anche lei un tempo era stata così, ma non era mai giunta fino a quel livello.
Sembrava quasi essere stato costretto di forza ad andare lì. Al confronto lo sguardo di Nathaniel era vispo e pieno di gioia e bastò questo ad allarmarla.
- Bene... adesso abbiamo... Robin Foster.- la lettura di quel nome venne immediatamente seguita da un vivace urlo proveniente dal fondo del pullman.
- Sono io!- il ragazzo si identificò, sorridendole in maniera quasi innaturale. Aveva i capelli rossi, ricci e tenuti tutti disordinati, gli occhi verde ed il volto pieno di lentiggini. Muoveva continuamente la mano per farsi vedere, inconsapevole che così facendo non faceva altro che alimentare la voglia dell'animatrice di staccargliela, mentre scuoteva la testa movendo tutti i ricci.
- Sophy Wallas.- pronunciò il nome dopo in maniera estremamente veloce nella speranza che quel rosso la piantasse di agitarsi come un pesce fuori d'acqua.
- Presente.- quella si identificò alzando svogliatamente la mano. E non appena i loro occhi entrarono a contatto capì di aver trovato la se stessa del passato.
Capelli castano scuro fino alle spalle, occhi marroni, carnagione pallida e corpo esile. Per poco non si mise a piangere per la gioia, mentre lei, avendo notato qualcosa che non andava, la guardava con le sopracciglia alzate ed un'espressione quasi spaventata.
- Tutto a posto?- ad interrompere quel, magico, momento si intromise Robin. Gwen lo fulminò con un'occhiataccia.
- Sì. Georgia Donvan.- rischiò di spaventarsi non appena la vide. Aveva i capelli rossi raccolti in una coda di cavallo, occhi verdi ed il volto pieno di lentiggini. Per un attimo pensò potesse trattarsi della gemella del rosso, cosa che escluse non appena lesse i cognomi. Dal portamento sembrava leggermente meno irruenta e socievole, seppur quei suoi occhi da cerbiatta la lasciavano leggermente interdetta.
- Isaac Vass.- la risposta non si fece attendere. Vide una mano ricoperta di tatuaggi issarsi dai posti a di mezzo del pullman.
- Sono io. - il ragazzo le sorrise, mostrandosi in tutto il suo bell'aspetto. I capelli riccioli, che scostò con u gesto della mano, gli coprivano gli occhi color nocciola. Il suo volto era pieno di piccole lentiggini ed aveva gli angoli della bocca perennemente all'insù. Quell'aria così calma e pacata la inquietava leggermente, ma decise di non dargli troppo importanza.
- Abbiamo finito. Tra mezz'ora arriveremo al campo, dopodiché vi faremo fare un giro della struttura e vi diremo le vostre stanze.- spiegò acidamente.
- Le decidiamo noi oppure sono già state scelte?- domandò Robin , accompagnando la frase con la mano alzata.
- Non lo so. - tagliò corto lei. Non si degnò nemmeno di guardarlo, per poi rimettersi a sedere e ricominciare a disegnare.
 
Dopo l'appello la situazione all'interno del pullman iniziò a farsi meno pesante. Alcuni ragazzi iniziarono a parlare tra di loro, infastidendo Gwen e allo stesso tempo facendole credere che forse non tutto era perduto.
Claire, seduta nel posto dietro Margaret, aveva già finito di leggere il suo libro e si era focalizzata su quello della mora. Con la coda dell'occhio leggeva alcune frasi nel tentativo di capire di quale si trattasse. Era piuttosto grosso, ad occhio e croce circa mille pagine, ed era più che sicura di aver già visto la copertina, di cui intravedeva solamente un piccolo rigo nero sui bordi.
Le bastò leggere due o tre pagine per capire di che romanzo di trattasse. Sorrise e, cercando di essere meno invasiva possibile, le si avvicinò all'orecchio.
- È "It" di Stephen King?-  domandò. Quella, presa alla sprovvista, tremò rischiando di far cadere il libro dalle sue mani. Lentamente si voltò verso di lei e, con un sorriso forzato, le rispose.
- Sì. - vide gli occhi di Claire illuminarsi non appena ebbe conferma della sua ipotesi.
- Ti piace Stephen King?- domandò, portandosi una mano alla bocca con fare teatrale.
- È il mio autore preferito.- rispose l'altra, facendola quasi svenire dalla gioia. Nella sua città aveva sempre cercato una coetanea che, come lei, amasse quel genere di libri, eppure aveva trovato solamente vecchi dalle dubbie abitudini che proponevano incontri in bar sconosciuti per parlare di "libri", a cui non aveva mai avuto il coraggio di andare.
- Anche il mio! Hai letto "Il Miglio Verde"? E "Cujo"? E "Carrie"? Oh, sono tutti bellissimi!- così facendo la castana diede inizio ad una conversazione che continuò perfino quando il pullman arrivò al campo estivo. Entrambe erano più che entusiaste di poter parlare di libri con qualcuno che capisse il fulcro dell'argomento. Claire, come prevedibile, pareva decisamente più preparata di lei, anche perché Margaret non aveva una grande esperienza nel campo, ma solamente una infarinatura generale che le permetteva comunque di poter sostenere quella discussione.
Qualche posto dietro di loro, Jason ascoltava la loro conversazione e rideva divertito da quella che si stavano dicendo. Era fin troppo palese che stessero cercando un punto di accordo, o almeno lui la vedeva così. Claire, che sembrava la più preparata, marciava su quella presunzione e guidava il discorso, mentre Margaret si accodava ed esprimeva la sua, timida, opinione.
Per come la vedeva lui quella conversazione era del tutto inutile. Quelle due avevano una linea psicologica piuttosto facile da tracciare. Dai gesti, dalla tonalità, dalle parole o anche solamente dalle pause tra una parole e l'altra comprendeva che in realtà l'unica cosa che avessero in comunque fosse la passione per Stephen King.
- Potresti smetterla di osservarle così? Sembri uno stalker.- Nathaniel, seduto dietro di lui, lo incalzò guardandolo con gli occhi socchiusi.
- Uh, perspicace. Mi piaci. Tu sei Nathaniel, vero? Posso chiamarti Nat?- si girò verso di lui, smettendo di ascoltare la conversazione delle due, che era arrivata in un punto morto molto poco interessante.
- Fai come ti pare. - a quelle parole Jason rise, mostrandogli i denti bianchi. Il suo sorriso venne ricambiato con un'occhiataccia da parte del moro.
- D'accordo, vada per Nat.- puntò i suoi occhi grigi contro quelli azzurri dell'interlocutore e continuò a guardarlo con quell'espressione vispa.
- Non ti fidi di nessuno, eh? Su, siamo in un campo estivo. Prima o poi dovremmo socializzare.- si morse un labbro, rischiando di staccarselo per via dei suoi denti affilati.
- Nemmeno tu mi sembri il tipo da socializzare.- tagliò corto l'altro, ottenendo una risata piuttosto forte come risposta.
- Ad aver fatto il primo passo, però, sei stato tu. - a quelle parole Nathaniel distorse lo sguardo, portando Jason ad avvicinarsi verso di lui con il volto.
- Non c'entra nulla.- con quella frase tentò di chiudere bruscamente la discussione, senza però riuscirci. Jason continuò a provocarlo per tutto il resto del viaggio portando la sua pazienza al limite.
 
Robin si sentiva estremamente a disagio. Le persone all'interno del pullman avevano un'aria piuttosto ostile e tutto ciò lo rendeva irrequieto. Inoltre a due posti da lui c'era Sophy. Non aveva grandi capacità nel relazionarsi con l'altro sesso, motivo per cui l'avere così vicino una ragazza così carina lo mise in ansia.
Di tanto in tanto le gettava qualche occhiata contemplandole nel più completo imbarazzo e facendolo sembrare, a tutti gli effetti, un vero e proprio molestatore. Non appena vedeva che la ragazza ricambiava, confusa, il suo sguardo lo distoglieva alla velocità della luce.
Così facendo non sapeva che la ragazza al suo fianco stava lentamente esaurendo la pazienza. Non era tipa da lasciarsi guardare da qualcuno di indesiderato senza dirgli nulla. Di fatti ci volle poco, bastò un'altra occhiata di soppiatto di troppo.
- La smetti?- domandò, senza nemmeno guardarlo negli occhi.
- Eh?- chiese Robin, colto di sorpresa.
- Smettila di guardarmi.- disse acidamente, senza cercare nemmeno di addolcirgli la pillola.
- Ehm... eh... no... cioè, volevo dire sì. - il rosso piombò nel panico, imbarazzato per la figuraccia appena fatta. Voltò la testa, diventata più rossa dei capelli, verso il finestrino sperando di morire. Odiava fare figuracce, eppure era solito farne piuttosto spesso.
- Uh, questa brucia.- una voce, proveniente da due posti davanti a lui, lo risvegliò dal suo isolamento volontario. Isaac, con il suo solito sguardo criptico, aveva le braccia poste sul seggiolino e la testa appoggiata sopra.
- Direi di sì. - si grattò la testa sorridendo, quasi come se si fosse dimenticato della figuraccia appena fatta. Isaac lo guardò con un sopracciglio alzato, quasi sconvolto. Possibile che gli fosse già passato tutto? Solitamente, una persona media, avrebbe dovuto restare in silenzio per una decina di minuti, eppure quello era già tornato come prima, portandolo a pensare che, probabilmente, avrebbe potuto rifare la stessa brutta figura in eterno.
- Potresti provare con un altra ragazza, magari ti andrà meglio.- scherzò lui, facendo ridacchiare l'altro.
- Chi lo sa?- Robin si limitò ad alzare le spalle, di due di picche nella sua, breve, vita ne aveva ricevuti parecchi. A quelle parole Isaac rise malignamente.
- Proviamoci. Ehi, tu... come ti chiami... sì, Georgia, vero?- chiamò a gran voce la rossa, seduta della fila opposta alla sua. Quella si voltò lentamente, non capendo cosa stesse accadendo.
- Mi hai chiamato?- domandò, guardandolo stranita.
- Sì, questo bel ragazzo qua vorrebbe fare la tua conoscenza.- indicò Robin e gli fece l'occhiolino, ridendo mentre boccheggiava confuso.
- È pericoloso alzarsi dal pullman in movimento.- fece notare. Il rosso provò un imbarazzo ancora superiore rispetto a quello di prima - Possiamo conoscerci dopo.- a quelle parole sollevò di scatto la testa, che aveva rintanato in mezzo alle gambe pochi secondi prima, e le rivolse un sorriso confuso e felice allo stessi tempo.
- Visto? Basta solamente essere un po' più intraprendenti.- Isaac gli fece la linguaccia, che venne ricambiata da uno sguardo luminoso da parte dell'altro.
Il resto del viaggio fu piuttosto tranquillo. Di tanto in tanto l'autista prendeva qualche buca, provocando delle scosse che rischiavano di fare cadere tutti i passeggeri, oppure si sentiva un brutto rumore, proveniente dal motore, che non lasciava pensare a nulla di buono.
Eppure, dopo la famigerata mezz'ora, riuscirono ad arrivare sani e salvi al campo estivo. La prima cosa che videro fu l'enorme insegna di legno recitante "Moonlight Camp - il migliore posto dove passare una settimana!", che sapeva di frase per accalappiare giovani anche se con poco effetto.
- Scendici lì. - Gwen si avvicinò all'autista, ignorando le occhiate che le rivolgeva, e gli indicò un enorme spiazzo che fungeva da parcheggio. C'erano parcheggiate soltanto due auto, una mezza schiantata, che capì appartenere al nuovo animatore assunto, e quella di Zoey, tenuta con cura, cosa risaltante dal confronto con l'altra.
Il pullman si fermò a pochi metri dalle due, spaventando Gwen che già si vedeva coinvolta in un incidente.
- Scendete tutti e prendete i vostri bagagli.- si rivolse verso i ragazzi e, con il tono più sgarbato possibile, gli ordinò cosa fare. Dopodiché scese dal mezzo ed attese di sotto.
Estrasse il telefono di tasca e chiamò il numero di Zoey per sapere dove si era cacciata. Dopo qualche squillo la rossa rispose.
- Ehi, dove ti sei cacciata? I marmocchi sono arrivati.-
- Di già? Arriviamo subito, stavo portando Duncan a fare un giro della struttura.- si giustificò lei, facendole alzare gli occhi al cielo.
- Muoviti.- detto ciò riattaccò. Si voltò verso i ragazzi, che nel frattempo avevano preso i loro bagagli, per di più zaini, per poi iniziare a spiegare le cose essenziali da sapere sul campo.
- Verrete divisi in due dormitori, uno maschile ed uno femminile. Ovviamente è severamente vietato andare l'uno in quello dell'altro. La sveglia sarà alle otto, il pranzo alle due e la cena alle dieci. Insomma, le solite cose da campo estivo. Tra poco arriverà un'animatrice che vi spiegherà le cose meglio.- tagliò corto, cercando di essere la più coincisa possibile.
- E anche con più voglia.- la provocò Jason, ottenendo solamente un'occhiataccia come risposta.
- Eccomi!- sentirono una voce in lontananza. Era Zoey che, con Duncan qualche passo più indietro di lei, gli stava andando in contro sbracciando.
- Era ora.- commentò stizzita Gwen, facendola sentire leggermente in colpa.
- Io sono Zoey e lui è Duncan - indicò l'amico, che si limitò ad alzare una mano in loro direzione - e noi tre - comprese anche l'altra nella conta - saremo i vostri animatori per questi fantastici sette giorni. A breve dovrebbe arrivare anche l'altro.- guardò l'orologio, notando che fosse in lieve ritardo.
- Bene, detto ciò, Duncan vi accompagnerà ai vostri dormitori.- fece l'occhiolino al ragazzo che, completamente preso alla sprovvista, si limitò a boccheggiare.
Zoey e Gwen si diressero da tutt'altra parte, lasciandolo da solo con quel gruppetto. Si guardò intorno, completamente spaesato. La rossa gli aveva detto dove si trovassero gli alloggi, però non ricordava l'ubicazione precisa.
- Allora, dove dobbiamo andare?- domandò Sophy, spazientita.
- La borsa pesa. - la supportò Isaac, rivolgendole un'occhiata che venne prontamente ignorata.
- Sì, in effetti non vedo l'ora di gettarmi su un letto.- anche Robin si unì al vocio. Il tutto stava mandando ancora di più in paranoia Duncan, occupato a fare a botte con la sua memoria.
- Cavoli, ma quanta roba mi ci ha messo mia mamma?- le parole di Georgia furono la bocca che fece traboccare il vaso.
- Per l'amore di Dio! Aspettate un attimo, non sono qui nemmeno da un'ora!- urlò, stizzito - Di qua.- disse infine, senza nemmeno controllare se venisse seguito dal resto del gruppo.
- Sono tutti così aggressivi in questo campo?- chiese Claire, più a sé stessa che agli altri.
- Temo di sì. - concluse Nathaniel scuotendo la testa.
Gli otto si limitarono a seguire l'animatore, visibilmente alterato, nella ricerca dei dormitori, consci che, molto probabilmente, quella "vacanza" non sarebbe andata come speravano. 
 
ANGOLO AUTORE:
Ed ecco a voi il primo vero e proprio capitolo di "Moonlight Camp"! Sono finalmente riuscito a completarlo, scusate l'attesa.
Beh, per adesso mi sono solamente limitato ad un'introduzione generale degli OC, dal prossimo capitolo entreremo nel vivo della trama, abbiate pazienza.
Detto ciò ci rivedremo, spero, a breve!
   
 
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