13)SONO LE TRE E
MEZZA DI NOTTE E TUTTO VA...MALE!
La settimana era
come volata, in un attimo era arrivata la notte della partenza, precisamente
erano le tre di notte e per parafrasare un film di Walt Disney tutto andava
male.
Eli era disperata, era alle prese con una
ventenne quasi narcolettica, con un diciannovenne che
era chiuso da una buona mezz’ora in bagno e non dava segni di voler uscire in
tempi brevi e con una quindicenne in fase di ostruzionismo.
Scosse Aisha che si era addormentata con le braccia incrociate sul
tavolo, accanto al caffè, si chiese se per caso Bill avesse incontrato Pennywise nel bagno
e decisa bussò alla porta, cercando di non fare troppo rumore, gli altri
condomini dormivano ancora.
“Bill, accidenti
sei ancora vivo o Pennywise ti ha ammazzato?”
“No, mi sto
preparando!”
“Datti una mossa,
cavolo, che qui la situazione è tragica!”
“Si si…”
Eli sbuffò, quel tono voleva dire che non
l’avrebbe rivisto per un altro quarto d’ora.
“Aisha!”
La sua amica si
riscosse di colpo , si era addormentata con la tazza in mano.
“Stella, ce la fai
ad arrivare fino alla macchina?
Ti prego, aiutami!
Bill si è trincerato in bagno e Lisa non vuole alzarsi!”
Le rispose un
silenzio eloquente, si era di nuovo addormentata, accidenti!
Marciò alla volta
della camera di Salias, dove Lisa aveva messo una
brandina da campeggio per dormire e aprì la porta di scatto, la ragazzina era
ancora avvolta nelle coperte nonostante i suoi strilli.
Era troppo, con un
gesto nervoso tolse tutte le coperte e mentre lei protestava la tirò in piedi,
fortunatamente almeno le valigie erano fatte, così si limitò a tirarle un paio
di jeans e una maglietta scelti a caso.
“Cosa devo fare
con questi vestiti?”
“Mangiarli…
Metterteli no?
Accidenti! Non so chi salvare tra te, quello che si sta restaurando in bagno e
quella che ronfa sul tavolo!”
“Che palle”
Mugugnò lei, cominciando a togliersi il pigiama.
Un problema era
risolto, la porta del bagno che si apriva annunciò che anche il secondo stava
per sistemarsi, ora bisognava solo operare misure drastiche per eliminare il
terzo.
Tornò in salotto,
scosse Salias, le fece bere il caffè ormai freddo a
forza, le infilò una sigaretta tra le labbra e gliela accese, forse con
caffeina e nicotina in corpo sarebbe riuscita ad arrivare alla macchina.
“Dove sono gli
altri?”
Chiese con voce da
oltretomba.
“Lisa si sta
vestendo, Bill è appena uscito dal bagno.”
“Nell’orrore non
ci stiamo tutti, Lisa deve andare con Sara.”
“Ok….”
Non diede troppo
peso a quelle parole, in fondo era semi addormentata, no?
Lisa fece il suo
ingresso perfettamente vestita, anche se con un’aria leggermente torva.
“Eccomi.”
“Ok, ci siamo tutti…Iniziamo a portare giù le valige. Bill quante ne hai
prese?
In macchina non ci
stanno!”
“Cosa ti avevo
detto, Eli?”
Sarebbero mai
partiti? Ci avrebbero messo meno tempo loro a partire o
“Calma Eli, calma….”
Mormorò afferrando
una valigia per mano e sbuffando, Aisha era
inciampata e quasi era caduta per terra, iniziava a essere preoccupata per
quella sortita in Sardegna.
In qualche modo,
tra gli sbuffi di Lisa, i numeri da circo di Aisha e
le lamentele di Bill, riuscirono a portare tutte le valigie dabbasso, Nana
inclusa, a chiudere l’appartamento e a caricare alcune cose in macchina, come
pronosticato quelle della ragazzina rimasero desolatamente a terra.
“E Adesso?”Esclamò
spazientita lei” Non mi avrete buttata fuori dal letto per niente?”
“No, stai calma!
Ti farò venire con noi, anche se fosse l’ultima cosa che dovessi fare nella mia
vita! Tra poco arriveranno Sara e quell’altro.”
“Uffa! Così la
conversazione sarà bandita!”
“Eh?”
“Massì! Sara crede che le conversazioni siano come le porte,
devono essere chiuse!”
“Lisa, sono le tre
e mezza di notte, cazzo, siamo in ritardo, quei due sono affidabili come due
asini zoppi e ubriachi, non ti ci mettere pure tu!”
Uno stridio di
freni annunciò l’arrivo di Sara, la ragazza scese borbottando qualcosa seguita dal fratello di
Bill, che imprecava in tedesco.
“Alla buon’ora…Cos’ è il problema, Eli?”
“Che quelle
valigie nella macchina non ci stanno, quindi perché non ospiti loro e Lisa?”
“Che palle!”
“Vedilo come un
incentivo a non ammazzare quel tizio…”
“Tra a te e Aisha non so chi sopporto di meno.”
“Ti vogliamo bene
anche noi, Sara Maria Eleonora!”
“Odio quando mi si
chiama con i miei tre nomi!”
“Hai tre nomi?”
“Si, Tom.”
Si voltò scocciata
verso il rasta.
“ Perfetto! ti
chiamerò Eleonora!”
“Proprio il nome
che odio di più!” mormorò a denti stretti per poi mettersi a urlare che quelle cavolo
di valigie andavano caricate e lei, off course, non
ci avrebbe pensato.
Eli ridacchiò , Bill le guardava a occhi
sgranati, Lisa aveva incrociato le braccia e Aisha
aveva ripreso a dormicchiare appoggiata alla macchina.
“La vedo male…”
“Molto male.” Le
fece eco Lisa con una valigia in mano.
“Sono caricate!
Possiamo partire, Lisa vieni!”
“Arrivo!” la
ragazzina la salutò e salì in macchina, con uno strano sogghigno stampato in
faccia.
“Aisha!” urlò per l’ennesima volta, lei si svegliò ed entrò,
seguita da Bill, lasciando a lei l’onore della guida, ma almeno stavano per partire.
Bill si sentiva
assonnato, ma non riusciva a dormire, Eli aveva
infilato nel lettore un cd dei Rancid di Aisha che non gli conciliava affatto il sonno, senza contare
che la corvina si era messa a cantare a un certo punto.
Accanto a lui Salias aveva uno sguardo perso, quello di chi è non del
tutto in sé, a metà tra sonno e veglia.
“Che aria maligna…”
“Chi?”
“Il san
Cristoforo, sembra darci degli idioti in blocco…”
“Che bello! Non
sono l’unico a cui dà questa impressione!”
“Se una cosa è
maligna, è maligna!”
“Cosa diranno i
tuoi?”
“C’è un temporale
laggiù e si avvicina, come tanti anni fa quando andavo in vacanza con i miei…C’è sempre un cazzo di temporale che si avvicina, la
tua abilità è sapere rimanere in piedi, tra fulmini e pioggia e sai come devi
fare? Devi seguire il tuo istinto…”
Si addormentò di
botto, la testa le si inclinò pericolosamente e si appoggiò alla sua spalla,
con una strana espressione pensierosa.
Non aveva capito
del tutto la storia del temporale, ma era sicuro che si potesse adattare alla
sua domanda, doveva solo essere se stesso e sperare che il signor Salias apprezzasse quella politica.
Chissà se
somigliava alla figlia?
I Rancid continuavano a non lasciarlo dormire, Aisha aveva preso possesso di una spalla, Nana gli si era
addormentata in grembo, il sonno si allontanava sempre più.
“Eli, spegnili…”
Lei non lo sentì,
iniziò un monologo in italiano di cui non capì nulla, forse credeva di parlare
con Aisha, non si era accorta che la sua amica si era
addormentata.
“Aisha?”
Aggiunse qualcosa.
“Aisha?”
“Dorme!” Sussurrò
lui.
“Capisco….”
“Tu perché non
dormi?”
“Mi danno fastidio
quelli!”
“Quelli si
chiamano Rancid e ringrazia che Salias
dorme o ti avrebbe menato, comunque qual è il vero problema? Sei preoccupato
per il padre di Aisha?”
“Si.”
“Non ti
preoccupare, vedilo come un sogno che stai vivendo, o un incubo se preferisci,
in fondo non è molto lontano dalla realtà.
Un giorno ti sveglierai
e avrai solo dei vaghi ricordi, sensazioni e ti chiederai se è stato vero o no,
ma ti dimenticherai di rispondere e tutto cadrà nell’oblio.
Non ci pensare e
vivi come capita, c’è già abbastanza gente che passa tutta la vita a rincorrere
quelle sensazioni che ti dà un sogno senza sapere cosa le abbia originate…”
“Rincorrere un
sogno non è sprecare una vita…”
“Idealista come Salias, ma forse adesso nemmeno lei ci crede così tanto…”
“Cosa è successo
con Alex?”
“Ha ucciso o
almeno ferito gravemente un sogno.”
Chissà cosa voleva
dire?
Sentì che
aggiungeva altre cose, ma non riuscì a seguire il discorso, le palpebre
cominciavano a farsi pesanti e i contorni delle cose indefiniti, si stava
addormentando finalmente.
Avrebbe dovuto
esserne contento, ma continuava a risentire le parole di Elisa e a chiedersi
quanto di vero ci fosse in esse e finì per concludere che era più o meno la verità.
Aisha si svegliò con del nero davanti agli
occhi, li stropicciò un paio di volte
prima di rendersi conto che erano i capelli di Bill finiti chissà come davanti
alla sua faccia.
-Accidenti! Si è
addormentato! Ma come mai non ci muoviamo più?-
“Eli?”
Chiamò piano per
non svegliarlo.
“Ohi.”
“Perché siamo
fermi?”
“Siamo in un
autogrill, potremmo fare colazione, sveglialo.”
“Ok.”
“Aisha, stai attenta, stella.”
Non rispose, si
spostò piano e scosse il ragazzo, lui fece una faccia perplessa e si guardò
attorno spaesato.
“Cosa c’è?”
“Ci siamo fermati
a fare colazione, tu vieni?”
Si, ok!”
Si stiracchiò,
raccolse il giubbino e scese dalla macchina, lei lo segui, ancora un po’
intontita, Eli era dietro di loro.
L’autogrill era
già pieno di cose natalizie, ma lei non le calcolò molto, si diresse al
bancone, ordinò per tutti e tre cappuccio e brioches.
“hai visto che
carino quel babbo natale? Ce lo portiamo a casa?”
“Ma Bill a che
serve? Io non faccio nemmeno l’albero!”
“Eretica!”
“Uffa! se ti piace
prendilo, ma all’uscita!”
Il cappuccino e la
brioche arrivarono.
“Posso consumarle
fuori?”
Il barista annuì.
“Perché?”
“Perché intanto posso
fumare!”
“Posso venire
anch’io?”
“Se ti fa piacere…”
Afferrò la tazza e
la brioche, si diresse all’uscita seguita da lui, che lanciò un’altra occhiata
al babbo natale, fuori l’aria era fredda, ma lei si sedette comunque sulla
scalinata che portava all’entrata con lui accanto.
“Allora?”
“Allora cosa?”
Mormorò lei, dopo
aver bevuto un sorso di cappuccino, lui addentò una brioche e poi rispose.
“Ti stai abituando
all’idea che tuo fratello si sposi?”
“Lascia stare gli
interrogatori! Sto mangiando!” disse mentre si accendeva una sigaretta.
Lui annuì,
ripresero a mangiare e lui mantenne la promessa, solo quando lei gettò via il
mozzicone tornò all’attacco, ma lei scantonò abilmente con la scusa delle tazze
da riportare.
“Aisha non potrai scappare per sempre!”
“Io…Senti a me non interessa che si sposi, voglio solo che
stia lontano dalla mia vita, sembra che sia sempre arrabbiato con me e non so
perché, era lui il figlio perfetto, quello che non faceva casini, che aveva
tanti amici, bei voti ed era iscritto a Medicina.
Io ero quella
incasinata, asociale, con pochi amici e strani anche quelli, che aveva scelto
una scuola di tossici che non mi avrebbe potuto dare un futuro, quella a cui
seguiva sempre un sospiro dopo il nome, che era brava ma aveva sempre un ma.
Non è colpa mia se
ha buttato a puttane la sua vita sono stanca di dovermi sempre scusare, senza
nemmeno sapere per cosa.
In definitiva,
avrei fatto a meno di venire, sono qui per mio padre, mia madre e mio nonno,
gli altri parenti sono scocciatori e non vedo l’ora di essere di nuovo a casa,
Questo è quanto,
ok?”
“Dovreste
parlare!”
“Senti, non siamo
tutti come te e Tom, io non voglio iniziare una conversazione che non so dove
possa portarmi, forse nessuno di noi due è pronto.
So che stiamo
temporeggiando, ma ognuno ha tempi diversi.
È arrivata Eli, andiamo.”
Si incamminò alla
macchina irritata, la sua amica la guardò interrogativa, ma lei le fece segno
che non era nulla e aprì la portiera, Bill arrivò poco dopo.
“Quanto manca a
Genova?”
“Non molto, poi ci
imbarchiamo.”
“Eli, metti gli Shandon?”
“Pensavo volessi
dormire ancora!”
“Mi è passato il
sonno!”
Partirono e
rimasero in silenzio per tutto il viaggio, o meglio Bill rimase in silenzio,
lei ed Eli si lanciarono in uno dei loro deliri senza
capo ne coda di cui lui non avrebbe capito una mazza.
“Ecco Genova!”
Lui grugnì
qualcosa, lei lasciò perdere, non sapeva perché ma rivedere quella città le
dava il buon umore,uscirono dall’autostrada e come da tradizione si persero
nella ricerca del porto.
“Com’è che ci
perdiamo sempre?
Quel cazzo di
porto non si può spostare ogni volta!”
“E che ne so! È tutta colpa del coniglio di Donnie Darko!”
“Questa risposta
non ha senso Aisha, te ne rendi conto?
E poi perché
quello tace?Di solito anche se non sa quello che stiamo dicendo interviene a
caso e non riesci più a fermarlo.”
“Mi sa che ci è
rimasto male per una mia rispostaccia, mannaggia a me che mordo quando si parla
di Dave.”
“Oh! Il porto!”
Eli entrò, Aisha
rimediò tre biglietti e fece un segno di saluto a Sara che era già in coda con
la macchina per imbarcarsi, poi si misero diligentemente in fila anche loro.
Stavano per andare
in Sardegna, lo realizzò appieno quando vide la nave, non era un incubo,
avrebbe rivisto tutti e suo fratello si stava per sposare con Jessica.
Avrebbe avuto Jess come cognata, una persona che odiava e da cui era riodiata!
Non che non ci
avesse pensato, Bill glielo aveva ricordato molto spesso in quella settimana,
ma non aveva realizzato appieno il tutto.
Jess.
Jess che, come era vero Dio, probabilmente
aveva già fatto crescere in testa a suo fratello più corna di un alce e che
sapeva manovrarlo come un burattino, brava abbastanza da rivoltarglielo contro.
Jess.
Cazzo.
“Possiamo scendere
ora, Aisha prendi le carte!”
“Si.”
Scesero tutti e
tre, lei con Nana in gabbia e le carte e salirono verso il ponte, trovarono un
tavolino, Tom ,Sara e Lisa e visto che non c’era nulla di meglio da fare
iniziarono a giocare a scala quaranta.
Lisa vinse quattro
partite di seguito, Tom e Sara erano parecchio seccati, a lei e ad Eli veniva da ridere e dovettero trattenersi o avrebbero
rischiato di beccarsi un calcio sotterraneo dalla dark e i suoi anfibi non
erano certo fatti di gomma.
“Oh, ma dov’è tuo
fratello?” Berciò Sefarei.
“Non lo so. Vado a
cercarlo.”
“Non ci provare,
coso! Devi fare un’altra partita!”
“Vado io a cercarlo…Voi due non fatevi stracciare ancora da una
ragazzina!”
“Vaffanculo Salias!”
“Vi voglio bene!”
Iniziò a vagare senza
una meta precisa, finché non lo vide sul ponte esterno, appoggiato al
parapetto, uscì curiosa e gli si avvicinò senza fare rumore.
“Tutto bene?”
Lui sobbalzò.
“No, non sto tanto
bene…”
“E allora
allontanati dal parapetto! Non vorrai cadere di sotto!”
“No no, mi gira la
testa, mi viene da vomitare.”
“Senti ci sediamo
su quella panchina, così ti riprendi un po’ e poi entriamo, fa freddo.”
Lo aiutò ad
arrivare alla panchina e lo fece sdraiare., lasciando che le mettesse la testa
in grembo.
“Scusa per prima,
ero nervosa, ma un po’ avevi ragione.
Non voglio che mio
fratello si sposi con quella, me lo mette contro.”
“Scusa tu, sono
troppo invadente!”
Rimasero in
silenzio per un po’.
“TI senti meglio?”
“Bene. Ora
entriamo che qui non fa per niente caldo.”
Lo aiutò a
rientrare, era più pallido del solito temeva crollasse da un momento all’altro,
così, dopo aver litigato con una signora riuscì a farlo sdraiare, Tom arrivò
poco dopo e come al solito si sentì di troppo.
Quei due avevano
un rapporto incredibile, si capivano con una sola occhiata, erano empatici, se
uno stava male, arrivava subito l’altro, sospirò allontanandosi e raggiungendo
Lisa e Sara che stavano ancora giocando,
ovviamente la ragazzina vinceva.
“Allora?”
“Avrà mal di mare,
non so..c’è suo fratello con lui.
Posso fare anch’io
una partita?”
“Conclus…AHIA!”
Sorrise a Lisa
dopo averle dato un calcio sugli stinchi.
“Ma Aisha!”
“Distribuisci le
carte, Farina e non perdere tempo in cazzate!”
“Per quello basti
già tu per tutte e due!”
Ripresero a giocare,
poi mangiarono i panini fatti da Eli e iniziarono a
chiacchierare, Lisa tentò vanamente di cavarle qualcosa, in ogni caso rividero
quei due quando ormai stavano per sbarcare.
“Tutto bene?”
“Si…”
“Ma se sei pallido
come un morto! Avresti dovuto dirlo che stavi male sulla nave, ti avremmo preso
delle medicine!”
“Sara pietà!”
“Pietà l’è morta!”
“Si, cita i Modena
a sproposito, eretica!”
“Chiudi l’anfibio Salias!”
“L’anfibio?”
“Hai mai visto un
punk girare in ciabatte?”
“Vado a buttarmi a
mare!”
Arrivarono in
macchina, finalmente erano in Sardegna, alleluia!
“Eli portiamo a casa te per prima, ok?”
“Si!”
Salias guidò fino a casa della mora.
“Siamo arrivate!”
Le due ragazze
scesero dalla macchina e scaricarono le valigie di Elisa, si abbracciarono, lei
fece un segno di saluto a Bill.
“Stella ci vediamo
domani!”
“Ciau socia!”
Risalì in macchina
e riprese a guidare.
“Quella è casa
mia!”
“Mmm!”
“Stai calmo!”
Parcheggiarono
davanti a un villetta a due piani, con un giardino abbastanza curato, lei scese
e suonò il campanello, un uomo dai lunghi capelli grigi legati in una cosa uscì
dalla porta.
“Aisha!”
“Papà!”
Si abbracciarono.
“Come stai,
piccola?”
“Bene, tu?”
“Bene, si insomma…immaginerai quanto è arrabbiata la mamma….”
“Lo percepisco,
sento il suo istinto omicida che si propaga come gas.”
“Scema…Chi è il tuo coinquilino?
Ciao Sara, ciao
Lisa!
È lui?”
Chiese indicando
Tom.
“No, è suo
fratello!”
Suo padre fece una
smorfia come a dire”peccato, mi stava simpatico!”.
“è lui!”
Indicò che Bill che
scendeva dalla macchina, la faccia dell’egregio Michele si distorse per un
attimo in un ghigno, il ragazzo non gli stava simpatico.
“Lui è Bill.”
“Io sono Michele,
piacere!
Aisha accompagnali dal nonno!
Voi entrate pure!”
Salias e i due gemelli rientrarono nella Panda.
“Mi odia!”
“No.”
Mise in moto.
“Mi odia, ti
dico!”
“Deve solo
abituarsi a te!”
“Mi odia.”
“Ti odia.”
Arrivarono a casa di suo nonno, non si stupì più di tanto
di trovarlo già seduto fuori dall’abitazione, si abbracciarono e si scambiarono
i convenevoli.
“Allora, chi è
quello che vive a casa tua?”
“Lui, si chiama
Bill.”
Lo indicò per
l’ennesima volta
“Meglio dell’altro
coglione biondo, brava piccola di nonno tuo!”
Si sorrisero.
“Lui è mio nonno
Gavino!”
“Piacere” si
strinsero la mano e poi iniziarono a portare le valigie dentro casa.
Era andata, poteva
tirare un sospiro di sollievo, si accese una sigaretta intanto che aspettava
che gli uomini finissero di trafficare con i bagagli.
Uscirono di nuovo
tutti e tre, si salutarono, poi Tom e suo nonno rientrarono in casa,
borbottando qualcosa probabilmente sulla cena, Gavino stava rivelando
un’inaspettata conoscenza del tedesco, rimasero solo lei e Bill nel cortile
deserto.
“Almeno a mio
nonno stai simpatico…”
“Così pare…tu piuttosto cerca di non fare troppi danni!”
Senza preavviso le
diede un casto bacio sulla bocca e poi corse dentro casa di suo nonno
lasciandola di stucco, in compagnia solo del vento freddo di fine novembre.
Cosa diavolo stava
succedendo?
ANGOLO DI LAYLA
Le cose iniziano a muoversi….lentamente…
Ringrazio:
Fragolottina
_Pulse_
_PkSl_